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Autore: BlueSoul95    18/06/2009    0 recensioni
Iduschka, una giovane ragazza cresciuta in una famiglia che le vuole bene, nutre fin da piccola un certo amore per l'avventura.
E' stanca di restare a Xofis, nonostante sia il posto più amato dalle ragazze di Yskhola.
Era un posto romantico, e poi è li che si trovava il palazzo reale doveva viveva il re e i principi, di cui molte ragazze erano completamente cotte.
Ma Iduschka non era interessata a questo. Lei aveva voglia di divertirsi, e per lei il divertimento era avventura... solo pura avventura.
Per questo quando, a 18 anni, riceve il suo primo incarico, non se lo fa scappare due volte...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ciao a tutti =)!! E' la prima fan fiction d'avvenuta che scrivo, questo è solo il prologo!! Non mi è riuscita molto bene, ma credo che sia perchè scrivo uno schifo!! Perchè comunque mi vengono sempre cose strane per la testa, e la fantasia ce l'ho xD! Comunque, vi lascio a questa storia appallante xD (Il prologo è veloce, mentre dal prossimo capitolo in poi li avvenimenti verranno descritti meglio, per questo è palloso!!)




Il fiume Tzobhe non aveva smesso di scorrere sangue. Intorno, la radura era ricoperta di cadaveri di ogni genere: uomini, gnomi ed elfi erano sparsi a terra, molti senza testa. C’era sangue ovunque.
Aveva iniziato a piovere e i fulmini illuminavano quella folta foresta, quella foresta incantevole, ma adesso così schifosa e nauseante. Thujia e Glodone, anch’essi ricoperti di sangue ma senza una ferita, stavano ancora cercando tra i cadaveri l’unica cosa che, forse, gli rimaneva dopo quella lunga e terribile guerra. Avevano appena finito di sistemare l’ultimo nemico, quando poi si accorsero che qualcuno aveva rapito il bambino. Giravano sullo stesso punto da circa mezz’ora, sapevano che si trovava da quelle parti: fino a quando aveva pianto, sentivano il suono delle sue grida provenire da li. Poi, mentre Glodone fissava il fiume rosso scorrere veloce, bastò un altro fulmine a mostrargli purtroppo la triste realtà. Dall’altra sponda del fiume, disteso proprio in bilico, si trovava un piccolo bambino neonato, anche lui tutto ricoperto di sangue.
“Iduschko!” grida Glodone infilando le gambe in quell’inferno d’acqua “Iduschko!” ripetè.
Ma lui non poteva sentire. Thujia iniziò anche lei a strillare il suo nome, corse insieme al marito, più veloce però, visto che lei non aveva alcuna paura di ciò che avrebbe potuto vedere… perché lei sapeva già cosa avrebbe visto. Si gettò subito, senza nemmeno fermarsi, su quel piccolo cadavere in riva al fiume, e cercò di levargli velocemente il sangue. Lo riconobbe subito: era lui, Iduschko, il loro primo ed unico figlio. Poco dopo arrivò anche Glodone, gli occhi pieni di lacrime, ma che brillavano ancora di speranza.
“Non ha la collana! Non è lui… Iduschko aveva il ciondolo d’oro, quello che hai trovato tu nelle vecchie cose di tua nonna!!” Thujia lo svestì velocemente. Un urlo di disperazione e orrore si levò libero nell’aria. Il ciondolo c’era, adesso la speranza era morta davvero. In quell’enorme foresta, a dirla tutta, in realtà, non c’era niente di vivo ormai. Nemmeno Glodone e Thujia infatti potevano più chiamare vita quell’inferno che li aveva avvolti a poco a poco, e da cui non si poteva uscire più.
Thujia prese il bambino, e lo gettò in acqua. Si usava così li a Flews, era la tradizione, era il loro dio che lo pretendeva. Ogni bambino morto in guerra doveva essere gettato in mare, o in acque che lo conducessero comunque all’oceano. Ma quell’acqua, forse, non era così pura come avrebbe dovuto essere. Passarono due ore. I due, ormai, avevano finito tutte le lacrime che il loro corpo poteva versare, e si distesero li, in mezzo a una miriade di morti e una pioggia incessante. C’era silenzio… uno strano silenzio… sembrava quasi che nemmeno il rumore delle gocce facesse rumore. Poi, a un tratto, un lamento… erano dei singhiozzi… un pianto… un bambino che piange, precisamente.
Thujia, senza sapere bene il perché, si alzò in piedi e corse verso quel suono invitante, che la chiamava e l’attirava sempre più.
Glodone invece era rimasto li. Era esausto, stava dormendo, e comunque non avrebbe seguito la moglie che cercava di salvare un bambino che non era suo figlio.
Thujia raggiunge presto un albero, dal quale usciva fuori quel pianto ininterrotto. Ma l’albero era perfetto, non c’era nemmeno un taglio… sembrava quasi che quel pianto venisse da dentro di lui. Poi guarda in alto e la vede. Una bambina graziosa, sembrava quasi un miracolo: era avvolta da una semplice pezza bianca, e anche se l’albero era molto alto si poteva vedere benissimo quella pelle così rosa da invidia. Thujia allora, aiutandosi coi pugnali, sale velocemente verso il ramo più grosso, il più resistente, ma anche il più alto.
Non ci volle molto, lei era abituata a questo genere di cose.
Raggiunse presto la bambina, la strinse a se, sorrise, e mormorò qualcosa alle sue orecchie
“Iduschka…”
  
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