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Autore: Soul of dreams    11/09/2017    1 recensioni
«È giusto avere timore?», dico in un sussurro.
«Di cosa?», mi chiede la voce di rimando.
«Dei propri sogni. È normale provare paura dinanzi ad essi?».
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola stella


Non so come spiegarlo, è freddo e caldo insieme.
Un vaneggiare nostalgico che mi trascina in una spirale allucinata, contornata da ambizioni, voglia di spiccare il volo e vuoto.
Si, vuoto.
È sempre lì, non mi ha mai abbandonata, negli anni credevo che si fosse assopito, credevo che fosse addirittura scomparso, ma mi sbagliavo.
Ha solo atteso nell'ombra, pronto, affamato di gloria e rivalsa.
Un cacciatore paziente che non ha mai smesso di tener d'occhio la sua preda dall'anima errante.
«È giusto avere timore?», dico in un sussurro.
«Di cosa?», mi chiede la voce di rimando.
«Dei propri sogni. È normale provare paura dinanzi ad essi?».
«Beh, credo che tutti, a questo mondo, si siano dovuti fronteggiare con tale quesito, presenziando, il punto del bivio, dove ti trovi tu adesso...»
«Non è questo, io non provo paura nel permettere che esso si avveri. Ho paura del sogno, della sua portata, dell'essere schiacciata».
«...». La voce tace per un attimo, neanche un sibilo viene emesso in tale frangente.
«Schiacciata?», mi chiede dopo un po'.
«Si, è doloroso. I sogni non dovrebbero essere piacevoli?
Non dovrebbero far tremare il cuore?
Invadere il tuo animo di forza e grinta?
I sogni non dovrebbero renderti combattivo?
Non dovrebbero aiutarti a stringere i denti e a focalizzare con tenacia la vetta?
I sogni non dovrebbero essere semplicemente sogni?
Perché fa male?
Perché l'unica cosa che provo è dolore?
Un bruciore acuto che avvolge il muscolo imprigionato nella mia cassa toracica, facendolo sussultare e sanguinare?».
La voce continua a stare in silenzio.
«E se mi stessi sbagliando?
Se questa non fosse la strada giusta?
No, queste sono domande alle quali ho già dato risposta. La via è corretta, e allora cos'è che non va?
Io?».
Lo sguardo spento che ho ammirato poco fa allo specchio mi sorride beffardo. Sospiro, è l'unica cosa che può dare un significato a tutto quello che vortica nella mia mente.
I fili ingarbugliati dei miei pensieri si diramano, lasciando che lo schema perda la logicità che li caratterizzava, almeno per un istante.
Non so a chi o cosa mi sto rivolgendo, e non so se il mio discorso possa avere un senso o possa penetrare nell'animo di qualcun'altro, ma ho bisogno di esternare i miei sentimenti.
Le mie emozioni fanno a gara per riemergere da quella fortezza gelida nella quale sono imprigionate.
Ne ho bisogno, non ho nient'altro.
Necessito del mio sogno, ti prego, mia dolce stella non permettere che esso mi venga strappato via.
Io... io.
Non sono nulla senza di esso.
«Ho come l'impressione di barcollare nel buio», mormoro, mentre le lacrime rigano il mio volto.
«Mi è stato chiesto cosa vedessi nel mio futuro, quale fosse l'intensità della luce che avrebbe rischiarato il mio cammino e lo ammetto, dinanzi a quella domanda, il mio animo battagliero si dimostrò entusiasta.
“Molto intensa.” risposi.
“Signorina, potrebbe calibrare la sua portata da una scala da 1 a 10?”, mi chiese con meraviglia il mio interlocutore.
“10!”, risposi di getto.
Era così, credevo realmente in quello che ho detto, perché nella mia mente si figurò uno scenario immerso in un bagliore confortevole e rassicurante.
Uno scintillio che nella costanza del tempo è sfiorito lentamente e ora sono qui. Sull'orlo di un precipizio, aggrappata ad un filo sottile, ancorata a quel sogno che racchiude in sé l'essenza del mio spirito. Non mi resta che attendere.
Già, aspettare, sperando che nel frattempo il mio appiglio non si spezzi. Devo pazientare e accumulare il coraggio sufficiente che mi permetta di ammirare, senza nessuna esitazione, i frutti che ho gelosamente coltivato.
Oh, piccola stella, abbi cura del cuore di questa sognatrice incallita, trepidante nell'ottenere quell'insignificante momento di libertà, che le permetta, finalmente, di essere ciò che ha sempre desiderato di essere.

  
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