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Autore: LazySoul    11/09/2017    2 recensioni
Salve a tutti :)
In questa storia si alterneranno le vicende delle due coppie protagoniste: Luna/Blaise e Pansy/Theodore.
La vicenda è ambientato in un sesto anno alternativo, dove il Signore Oscuro e i suoi Mangiamorte sono riusciti a conquistare Hogwarts, Harry e Ron sono fuggiti, mentre Hermione, Luna e altri ragazzi sono trattati come servi nella loro stessa scuola. Malfoy e Zabini aiuteranno le due ragazze (se volete sapere il perchè vi consiglio di leggere "Mai scommettere col nemico" e "Mai fidarsi del nemico") e le nasconderanno all'interno della scuola. Ed è così che Blaise e Luna dovranno condividere la stessa stanza, finendo con l'avvicinarsi sempre di più l'uno all'altra. Riuscirà Blaise a confidarsi con lei? E Luna sarà in grado di farlo innamorare?
Nel frattempo Pansy e Theodore sono in missione con Greyback alla ricerca di alcuni professori che sono riusciti a fuggire da Hogwarts. Pansy vorrebbe rivelare al giovane i propri sentimenti, ma ha paura di rovinare l'amicizia tra loro così impone a se stessa di non dirgli niente. Cosa succederà quando Theodore le dirà di chi è innamorato? Sarà lei la fortunata?
Bene, detto ciò, non mi resta altro che augurarvi una buona lettura! ^^
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Luna Lovegood, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Pansy/Theodore
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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Capitolo decimo
(Blaise's point of view)



Luna era seduta a gambe incrociate sul mio letto, in mezzo alle ginocchia aveva un volume antico e polveroso che avevo recuperato in biblioteca, il quale avrebbe dovuto suggerirle alcuni dei più antichi passaggi segreti di Hogwarts. In realtà, dall'espressione scocciata sul suo viso delicato, intuivo che erano ben poche le informazioni utili che stava ricavando dalla lettura.

Avevamo finito di cenare da poco e lei si era intestardita sul voler cercare ancora un po' prima di andare a dormire. Non ero riuscito a dirle di no e avevo deciso di intrattenermi sfogliando "Storia di Hogwarts", nella speranza di trovare qualcosa di utile a mia volta.

In realtà non stavo propriamente leggendo il volume che avevo in grembo, continuavo a perdermi tra le righe e il mio sguardo virava sovente verso il centro del mio letto, verso una invitante cascata di capelli biondi fini e una bocca dalle labbra imbronciate che avrei voluto far distendere in uno dei suoi dolci sorrisi, magari con un bacio.

Mi morsi il labbro inferiore, ideando un piano nella mia mente.

"Ok, ti alzi, senza farla insospettire, ti avvicini al letto con nonchalance e poi, quando meno se l'aspetta, la placchi e..."

Toc. Toc.

Aggrottai le sopracciglia e mi voltai verso la porta. Chi diavolo...?

L'uscio si aprì, rivelando la chioma bionda e il naso aristocratico del mio migliore amico.

«Blaise, Lovegood», salutò, richiudendosi la porta alle spalle e passandosi una mano sui pantaloni; sembrava volesse togliere un'imperfezione inesistente.

Ci eravamo visti prima di cena per parlare della bellissima missione suicida in cui eravamo invischiati fin sopra i capelli. Cosa voleva ancora?

«Potter attaccherà il castello col suo branco di amici sfigati questa notte, dovete parlare con la Dama Grigia al più presto, abbiamo bisogno del diadema», annunciò Draco, mentre si rimirava le unghie come se niente fosse.

Rimasi per qualche secondo immobile a fissare la porta scura alle spalle del mio amico, cercando di comprendere ciò che aveva appena detto.

Luna si alzò, abbandonando il volume che stava leggendo sul mio letto e si fece più vicina a Malfoy: «Harry ha deciso di attaccare questa notte?»

Mi portai una mano tra i capelli, la frustrazione ben visibile sul mio volto.

E io che stavo programmando di saltare addosso alla Lovegood e passare il resto della serata a farla arrossire in quel suo modo dolce e affascinante.

«Potter si deve trovare un hobby», borbottai, lanciando un'occhiata furiosa al mio amico.

Malfoy sollevò un sopracciglio e sfoderò il suo ghigno migliore: «Sono d'accordo, Blaise».

Luna rise del nostro scambio di battute e mi guardò di sottecchi: «É sicuro andare fino alla torre di Corvonero a quest'ora?», chiese.

Era nervosa, lo vedevo chiaramente dal modo che aveva di giocherellare con i suoi lunghi capelli biondi, che le sfioravano la vita. Mi sarebbe piaciuto spogliarla e vederla con solo l'oro della sua chioma a coprirle la pelle bianca come il latte.

Presi un profondo respiro e distolsi lo sguardo; quello non era proprio il momento per fare certi pensieri.

«Con la maschera da Mangiamorte non vi riconoscerà nessuno, dovreste cavarvela senza problemi», disse Malfoy: «In bocca al mannaro».

Draco fece dietrofront, diretto verso la porta, quando si bloccò di colpo, guardando la Lovegood negli occhi: «Suggerimenti su come domare una belva feroce?»

Dall'espressione sul volto del mio amico intuii che con "belva feroce" intendesse "Hermione Granger" e non potei trattenermi dal sorridere sotto i baffi.

Luna sembrava spaesata: «Come scusa?»

Draco sbuffò e fece un gesto con la mano, come a voler dire "fa niente" e scosse la testa con rassegnazione: «Vado».

Dopo cinque secondi era scomparso oltre la porta, lasciando nuovamente me e Luna da soli.

«Temo di non aver capito a cosa facesse riferimento Malfoy con la domanda a proposito della "belva feroce"», disse, mostrandomi la sua espressione confusa.

«Probabilmente ha litigato con la Granger», dissi, dirigendomi verso l'armadio per recuperare due mantelli pesanti e la maschera da Mangiamorte, che duplicai con un semplice incantesimo.

La comprensione modificò l'espressione precedentemente persa della Lovegood: «Ooh», disse semplicemente, con un sorriso sulle labbra.

Non mi trattenni e le rubai un bacio, facendo scontrare in modo impacciato i nostri nasi.

Il profumo di lavanda, misto all'odore della sua pelle, mi fece irrimediabilmente sorridere.

Ora ero pronto ad affrontare qualsiasi cosa, anche un fantasma donna che si diceva non fosse particolarmente cordiale con gli studenti di Serpeverde.

Allontanai il viso dal suo e le porsi un mantello e una maschera. Aveva il volto arrossato e i suoi occhi mi scrutavano con dolcezza; non disse niente, limitandosi ad afferrare ciò che le tendevo.

Nel giro di due minuti eravamo fuori da camera mia, entrambi nascosti dietro alle maschere e coperti dai mantelli. Essendo notte e il castello poco illuminato riuscivamo facilmente a confonderci nelle ombre ed eravamo riusciti a passare inosservati un paio di volte, incrociando altre figure scure. Lasciai che fosse Luna a guidarmi lungo i corridoi; di sicuro era più esperta di me su dove si trovasse la torre di Corvonero e non volevo rischiare di sbagliare strada.

Fingevamo cenni di saluto agli altri Mangiamorte, camminavamo rasenti al muro e non emettevamo suono. Cominciai a pensare che forse sarebbe stato meglio chiedere a Draco parte della pozione polisco che aveva rubato alle scorte di Piton; in modo tale da non avere nulla di cui preoccuparsi, nemmeno se avessimo incontrato Bellatrix Lestrange o Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato in persona.

Coperto dello spesso mantello, avevo una mano stretta fortemente intorno alla mia bacchetta, l'altra invece era leggermente sollevata, pronta ad afferrare Luna e trascinarla alle mie spalle in caso di pericolo.

La tensione a cui era sottoposto il mio corpo diminuì solo quando, percorrendo un corridoio con una serie di logge che davano sul cortile interno di Hogwarts, scorsi una figura perlacea che lievitava a pochi passi dagli archi.

Non avevo mai avuto l'onore di discorrere con la Dama Grigia e di persona dovevo averlo scorta in sei anni di scuola solo un paio di volte, probabilmente perché non era solita frequentare i sotterranei; eppure non ebbi dubbi di trovarmi in sua presenza.

Luna appena la scorse si voltò verso di me, indicandola col capo, confermando ulteriormente la mia supposizione.

Senza che potessi fermarla, la Lovegood si tolse la maschera da Mangiamorte e si diresse con passo leggero verso il fantasma. Rimasi un istante basito, a chiedermi per quale motivo avesse deciso di scoprire il suo volto in un corridoio illuminato dai raggi della luna, dove avrebbe potuto comparire da un momento all'altro chiunque e scoprirla.

Mi sfilai anche io la maschera e la seguii con passo deciso, intenzionato a farla ragionare, quando il fantasma si voltò verso di noi. Inizialmente sembrò sulla difensiva e intenzionato ad andarsene al più presto, quando però i suoi occhi si posarono sul viso di Luna, i suoi lineamenti sembrarono addolcirsi in modo impercettibile.

«Buonasera», disse la Dama Grigia, scrutandomi con diffidenza.

Luna sorrideva, a pochi passi dalla figura perlacea e mi faceva segno di raggiungerla.

«Buonasera», dissi in modo impacciato, fermandomi alle spalle della Lovegood che con voce rilassata e sicura la salutò a sua volta: «Buonasera, Helena Corvonero».

Sentire il nome della Dama Grigia mi fece sussultare. Non mi ero mai informato su chi fosse da viva, ma di sicuro non avevo mai pensato fosse la figlia di Priscilla Corvonero, una delle fondatrici di Hogwarts. Inoltre quel nome, "Helena", mi ricordava qualcosa, ma non sapevo cosa.

«Avremmo bisogno di sapere se sa dove si trova il diadema di sua madre», disse Luna, con tono di voce basso e gentile.

Il fantasma fluttuò all'indietro, sembrava stupita e indignata dalla domanda: «Non pensavo fossi come tutti gli altri», disse la Dama Grigia: «Volere il diadema per acquisire la conoscenza assoluta... In molti mi hanno tormentata per metterci le mani sopra, ma da te, non me lo sarei aspettato!»

Luna sussultò, portandosi le mani al petto: «Oh, no! Ha frainteso, non mi serve per quello, ho bisogno di sapere dove si trova per sconfiggere Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato».

La spiegazione della bionda non sembrò convincere la figura perlacea a pochi passi da noi, che con freddo contegno ci guardava con sospetto e scherno: «E pensate che diventando più saggi sarete in grado di sconfiggere l'uomo che si fa chiamare...»

Stanco del teatrino davanti a me che non sembrava portare a nulla, mi feci avanti, attirando l'attenzione del fantasma, che lasciò la frase in sospeso: «Non vogliamo indossare il diadema, ci serve sapere dove si trova perché pensiamo sia importante, è un'informazione che ci serve per vincere la guerra contro Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Può dirci tutto quello che sa sul diadema di sua madre?».

Lei rimase sospesa a mezz'aria, immobile. Aveva uno sguardo indecifrabile in viso, tanto che temetti per qualche secondo che non ci avrebbe detto nulla.

«Tutto quello che so?», chiese con un filo di voce, fluttuando in modo nervoso: «Volevo diventare più intelligente di mia madre, così le ho rubato il diadema e sono fuggita».

Mi sarei aspettato di tutto, tranne quelle parole; rimasi letteralmente a bocca aperta e Luna, al mio fianco, era altrettanto stupita.

«Mia madre nascose il furto, non voleva che si sapesse, non voleva che fossi additata come una ladra. Quando si ammalò chiese di vedermi un'ultima volta e mandò a cercarmi un uomo che aveva più volte provato a conquistare la mia mano, ma che io avevo sempre rifiutato. Lui mi trovò e, quando mi rifiutai di tornare al castello con lui...»

La Dama Grigia lasciò la frase in sospeso, scostando i lembi del suo mantello e percorrendo con le dita evanescenti la scura ferita che le sporcava il petto bianco.

«Lui era geloso della mia libertà, furioso per il mio rifiuto. Il Barone mi pugnalò e quando si rese conto di ciò che aveva fatto, si tolse la vita con lo stesso pugnale con cui mi aveva uccisa».

Con gli occhi sbarrati dalla sorpresa mi resi conto che la Dama Grigia stava parlando del Barone Sanguinario, il fantasma di Serpeverde. Ecco spiegato anche dove avessi già sentito il nome Helena, ogni tanto il Barone lo farfugliava con così tanto rimorso e sentimento da farti domandare se in fondo non avesse avuto anche lui un cuore. Era sconvolgente rendersi conto che sì, il Barone aveva amato talmente tanto nella sua vita da uccidere e uccidersi per quel sentimento.

Fu Luna a spezzare il silenzio, i grandi occhi azzurri pieni di tristezza: «Cosa ne fu del diadema?»

La Dama Grigia si riscosse: «Rimase nella foresta, all'interno di un albero cavo, dove l'avevo nascosto».

«La Foresta Poibita?», chiesi, sperando vivamente di sbagliare.

Il fantasma rise, la sua era una risata di scherno: «Certo che no, mi ero nascosta in una foresta in Albania».

Non andava bene, come avremmo fatto ad andare in Albania a cercare quel diadema?

Potter avrebbe attaccato il castello quella notte stessa, probabilmente nell'arco di qualche minuto o di qualche ora al massimo, come avremmo fatto a distruggere il diadema prima che arrivasse?

«Aveva raccontato questa storia anche a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?», chiese Luna.

La Dama Grigia sembrava a disagio e con tono titubante mormorò: «Io non sapevo... pensavo che capisse, che potesse comprendere come mi ero sentita...»

Luna annuì, lo sguardo colmo di compassione: «Sa dov'è nascosto? É qua nel castello?»

Helena Corvonero annuì, debolmente: «É qui, nel castello, nel posto in cui tutto è nascosto. Se devi chiedere non lo saprai mai. Se lo sai, devi solo chiedere».

La figura perlacea della Dama Grigia si fece sempre più sbiadita, fino a quando non scomparve oltre la parete del corridoio, lasciandoci soli.

Luna si voltò verso di me, gli occhi illuminati dalla speranza: «Tu hai idea di cosa intendesse con "il posto in cui tutto è nascosto?"»

Avrei voluto dirle di sì, ma al momento non riuscivo a ricordare dove avessi già sentito quel nome.

Sentii rumore di passi in avvicinamento e mi affrettai a indossare la maschera da Mangiamorte, coprendo con la mia stazza Luna mentre faceva lo stesso.

Alle mie spalle comparve un'ombra uguale a noi, con mantello e maschera a coprirne qualsiasi caratteristica corporea che avremmo potuto usare per identificarlo. Feci un gesto con il capo a Luna, iniziando a camminare incontro allo sconosciuto, con lei alle mie spalle.

A parte un generico cenno del capo, non fummo trattenuti o interpellati, così riuscimmo a sgusciare verso la porta di un'aula vuota e a chiuderci al suo interno.

«Lumos», la punta della mia bacchetta si illuminò permettendomi di assicurarmi di essere effettivamente finiti in una stanza inutilizzata, poi puntai la luce su Luna, che si era già tolta la maschera da Mangiamorte e mi sorrideva con le guance arrossate: «Per un pelo!», sussurrò, appoggiandosi di schiena alla parete.

«Rimetti la maschera!», le ordinai a bassa voce, preoccupato che qualcuno potesse irrompere nell'aula e scoprirci.

Luna sussultò ed eseguì la mia imposizione senza fiatare.

Mi pentii subito per aver usato un tono di voce tanto brusco; lei non si meritava un trattamento simile: «Scusa, ma non voglio che qualcuno ti veda. Se succedesse saremmo in un mare di guai».

Il volto coperto di Luna annuì, ma avrei voluto che non indossasse quella maschera lugubre, così da poter vedere sul suo viso il perdono.

«Dove pensi che possa trovarsi il diadema?», le chiesi, appoggiandomi al banco più vicino a lei, la punta della bacchetta verso il basso, ad illuminare il pavimento sporco di polvere e gli orli dei nostri mantelli scuri.

«Non ne ho proprio idea, non ho mai dovuto nascondere qualcosa», disse con tono di voce dispiaciuto.

La Dama Grigia avrebbe potuto fare uno sforzo e indicarci la strada, invece di fare indovinelli e supporre che noi li avremmo risolti.

Guardando Luna di fronte a me mi sentii travolgere dalla rassegnazione. Come avremmo potuto farcela? Noi, un piccolo gruppo di ragazzi, ad aiutare il Bambino Sopravvissuto a sopravvivere ancora? Rimanevo dell'opinione che Potter dovesse trovarsi, al più presto, un hobby. Come quando Theo era tornato in stanza con quella scacchiera magica truccata che faceva vincere sempre e solo i neri. Nott si era divertito a giocarci per guadagnare spiccioli e aveva smesso di lamentarsi dell'indifferenza di Daphne nei suoi confronti, preferendo trastullarsi con qualcosa di più...

«La Stanza delle Necessità!», esclamai, scostandomi dal banco e facendo un paio di passi avanti, verso Luna: «Nott mi ha raccontato di aver scoperto una stanza dove si trovano centinaia di migliaia di oggetti abbandonati e dove lui ha trovato parecchie cose interessanti e a sua volta nascosto qualcosa».

Il capo di Luna, basso, si alzò di colpo: «Dici che il diadema è nascosto lì?»

«Vale la pena tentare», dissi: «Nox».

Uscimmo dall'aula, percorrendo i freddi e bui corridoi di Hogwarts con apparente calma. Avremmo voluto correre, ma non volevamo destare sospetti e sapevamo che l'unico modo per farlo era mantenere un passo controllato.

Arrivammo al settimo piano senza incontrare nessuno e, una volta di fronte all'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll, pensai "Ho bisogno del luogo dove si nasconde tutto" passando davanti alla parete per tre volta, prima di veder materializzarsi una porta.

Una volta varcato l'uscio mi trovai ad ammirare un luogo ampio come una cattedrale e somigliante a una cittadina, con pareti alte fino al soffitto e costituite da oggetti impilati, negli anni, gli uni sopra gli altri.

«Non ci posso credere», sussurrai, sconvolto alla vista che mi si presentava di fronte a da ciò che significava: non saremmo mai riusciti a trovare il diadema di Corvonero in quel mare di oggetti, era impossibile.

Luna si sfilò la maschera da Mangiamorte e si guardò intorno con gli occhi sbarrati dalla sorpresa e dalla meraviglia.

Rimanemmo in silenzio per qualche istante, poi Luna parlò: «Prova a richiamare il diadema con un Accio».

La sua proposta mi diede un po' di speranza, ma quando provai l'incantesimo e mi resi conto che non funzionava, tornai nello sconforto più totale: «Non ce la faremo mai», diedi voce ai miei pensieri, sfilandomi a mia volta la maschera da Mangiamorte.

«Non dire così, dobbiamo provarci», disse Luna, appoggiando la mano sul mio braccio infondendomi con quel semplice e timido gesto un po' della sua positività: «Tu vai a sinistra, io cerco a destra».

Dividersi in effetti sembrava l'unica cosa intelligente che potessimo fare per ottimizzare i tempi e, anche se l'idea di abbandonarla non mi andava particolarmente a genio, decisi di fare come mi aveva detto, iniziando a percorrere il corridoio di sinistra.

C'erano oggetti di qualsiasi tipo e bisognava fare attenzione a dove si mettevano i piedi per non rischiare di inciampare o rompere qualcosa.

Libri, vestiti, bauli, specchi, armi, bambole, sedie, lampade, tavoli.

Quella cacofonia di oggetti faceva venire il mal di testa e per non rischiare di perdermi nessun dettaglio ero costretto a muovermi molto lentamente.

Quando mi trovai di fronte ad un bivio decisi di prendere il corridoio di cianfrusaglie sulla destra, inoltrandomi verso quello che sembrava essere il centro della stanza.

Un paio di volte mi fermai alla vista di qualcosa che brillava, spiccando rispetto agli oggetti intorno; la prima volta trovai un braccialetto d'oro bianco impreziosito da diamanti, la seconda una collana tempestata di rubini.

Non avevo idea di che aspetto avesse il diadema, forse avremmo dovuto chiedere alla Dama Grigia una veloce descrizione, ma ormai era troppo tardi.

«Luna, trovato qualcosa?», gridai, sperando che la Corvonero mi udisse e riuscisse a rispondermi.

«Ancora niente!», urlò lei di rimando, facendomi sbuffare.

Cominciavo a perdere le speranze e a darmi per vinto, percorrendo i corridoi senza prestare attenzione a dove stessi andando; ormai mi ero abituato a vagliare le mura di oggetti in pochi secondi, così da procedere più in fretta.

Sospirai e mi appoggiai ad un busto bianco, guardandomi intorno per decidere quale strada prendere, quando notai, incastrato tra un volume spesso e rilegato in pelle e una parrucca d'altri tempi color grigio topo un diadema dall'aspetto fragile e inestimabile valore.

«Luna!», la chiamai, sporgendomi per recuperare l'oggetto che era grande come il palmo della mia mano: «Penso di averlo trovato!»

Ci impiegammo parecchi minuti per trovarci, era difficile capire la posizione l'uno dell'altra all'interno di quella specie di cattedrale, le voci rimbombavano ed era difficile capirne l'origine.

Quando le mostrai la tiara, gli occhi azzurri di Luna si riempirono di stupore e gioia: «L'abbiamo trovato, Blaise! Il diadema!»

Tenendolo tra le mani era impossibile non sentire il potere oscuro che era rinchiuso al suo interno e mi chiesi se il piano di Draco e la Granger avrebbe davvero funzionato. Saremmo davvero riusciti a distruggere un oggetto all'apparenza tanto potente?

Luna mi gettò le braccia al collo e mi stampò un semplice bacio sulle labbra.

«Dobbiamo subito portarlo a Hermione e Malfoy!», esclamò, prima di regalarmi un altro bacio e un dolce e timido sorriso, accompagnato dal soffuso rossore sulle sue guance.

Lasciai scivolare il diadema nella tasca nel mio mantello, poi presi il volto della ragazza che avevo di fronte e la baciai a mia volta, approfondendo il contatto.

Le sue gote erano rosso fuoco, le sentivo bruciare sotto le mie dita e le sue mani, piccole e delicate, si immersero tra i miei capelli scuri, tenendo il mio viso vicino al suo.

Quando aprii gli occhi mi immersi nell'azzurro torbido delle sue iridi e nel dolce sorriso sulle sue labbra.

Avevo intenzione di continuare a baciare quella bocca per il resto della mia vita.

Con Soledad non ci ero riuscito, avevo permesso che mi venisse portata via, senza combattere, senza oppormi.

Non avevo intenzione di commettere lo stesso errore, non avrei permesso alla guerra di portarmela via; l'avrei tenuta al sicuro e mi sarei assicurato che nulla di brutto le accadesse.

«Andiamo», dissi, porgendole la mano.

Quando le nostre dita s'intrecciarono in uno stretto abbraccio, iniziai a dirigermi verso dove ricordavo essere la porta d'ingresso della stanza dove tutto era nascosto.

Prima avremmo portato il diadema a Draco ed Hermione, prima saremmo riusciti ad avere un po' di tempo solo per noi nella mia camera da letto. Avevo bisogno di godermi qualche ultimo minuto con lei, in un luogo sicuro, senza rischiare di essere interrotti da qualcuno.

Avevo bisogno di assaggiare le sue labbra ancora un po', così da memorizzarne il sapore e combattere con la certezza dentro di me di farlo anche per lei e non solo per me.

Avrei fatto di tutto pur di vincere la guerra e tornare tra le sue braccia.

Qualsiasi cosa.




 

*************

Ciao a tutti! :D

Eccovi il nuovo capitolo, perdonatemi se ci ho messo un po' a scriverlo, ma ho avuto l'esame (che ho passato! Yay!) e inoltre, non sapevo se basarmi sul libro o sul film per la scena con la Dama Grigia (decidendo infine di prendere spunto da entrambi).

Luna e Blaise hanno trovato il diadema, ormai gli Horcrux sono quasi tutti distrutti o sul punto di esserlo, Harry a breve sarà a Hogwarts e tutto quello che vuole Blaise è poter baciare ancora per qualche minuto la nostra fortunata Luna. Non so voi, ma io lo trovo molto dolce *-*

Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di lasciarmi recensioni per farmi sapere la vostra opinione :)

Un bacio,

LazySoul

 
  
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