Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Yasha 26    12/09/2017    6 recensioni
- Ho deciso di andarmene. –
- Dove andrete? –
- Ovunque mi porterà il destino, ma certamente il più lontano possibile da qui. – affermò il giovane.
Ci fu un lungo silenzio, in cui nessuno dei due sapeva bene cosa dire. Fu Kagome ad interromperlo.
- Il motivo per cui siete venuto qui… era per dirmi questo? – domandò esitante.
- Non lo so, perché non so cosa sceglierete di fare. – rispose l’han’yō.
- La mia scelta... – ripeté Kagome pensierosa, abbassando lo sguardo.
- Ritenete di non averne una? – chiese Inuyasha.
- Ho sentito molte persone chiamare questo luogo la "Gabbia dai fili d'oro". – esordì la giovane, alzandosi e guardandosi tristemente attorno. - Non importa quanto questo posto sia bello all'esterno; all'interno è ancora una gabbia. In qualità di donna che vive in un mondo governato da uomini e demoni, quale scelta pensate io possa avere Inuyasha-sama? –
- Chi vive all'interno di una gabbia può scegliere, a volte, di continuare a rimanere in essa, oppure può provare a fuggire. -
- E se vi dicessi che ho scelto di rimanere qui? –
- Perché? –
- Alcuni sostengono che il destino di una donna sia come una gabbia. Finché sono vive, non importa dove siano, loro non saranno in grado di uscirne. -
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non dimenticare che le cose finiscono perché altre migliori accadano.
I cicli si concludono per lasciare spazio a nuovi inizi.
Ma quante volte non riusciamo a lasciare andare il passato, ancorandoci a una realtà che non esiste più?
Quante volte abbiamo paura di non rivivere le stesse emozioni, di non essere più felici come eravamo?
Osserva come i fiori di ciliegio sono portati via dal vento per lasciare il posto alle ciliegie.
Ricorda che in ogni fine c’è sempre il seme di un nuovo inizio,
che i cicli sono perpetui e che le relazioni spesso cambiano per diventare migliori e più profonde. 
Abbraccia il cambiamento e non ci sarà limite al meglio.

 
 

 
Seduto all’ombra di un albero di sakura, il più grande e rigoglioso della vallata, lesse quella frase per l’ennesima volta, così come aveva fatto con il resto del memoriale che stringeva tra le mani. Le pagine iniziavano ad usurarsi, tuttavia non riusciva a passare un giorno senza leggerne i versi ed i pensieri incisi con elegante calligrafia.
L’odore dei fiori invadeva le sue narici sensibilissime, riportandolo indietro di cinquant’anni, a quando quelle riflessioni erano state scritte su quei vecchi fogli che aveva fatto rilegare.
L’arrivo della primavera era l’inizio della rinascita della natura, l’inizio della vita, e quello era il tema su cui verteva quel manoscritto per lui più prezioso della vita stessa. Pagine intere dedicate al fiore di ciliegio, simbolo della forza che giace nella fragilità di ogni essere umano, emblema di purezza e lealtà.
Un fiore cadde sulle pagine aperte dello scritto, interrompendo la sua lettura, e Inuyasha lo prese per osservarlo. Inizialmente, i fiori di quell’albero erano bianchi, ma negli anni si erano tinti di sfumature sempre più rosate. Evidentemente la leggenda legata ai sakura era vera, pensò. Alzò lo sguardo e vide volteggiare molti fiori che iniziavano già a cadere.
- Ammira la bellezza insita in ogni istante. Il fiore di ciliegio, appena raggiunge il massimo del suo splendore, si stacca e, portato via dal vento, si disperde. Non dimenticare mai che la vita è un dono meraviglioso ed ogni attimo racchiude una sua unica bellezza.ripeté ad alta voce, ricordando la frase a memoria.
Sospirando, Inuyasha riportò l’attenzione ai fogli ingialliti e ai versi successivi:


 
Godi di ogni attimo della vita: domani è già tardi.
La fioritura del ciliegio dura al massimo due giorni e ci ricorda che saper essere nel momento presente, ci porta nel cuore della vita stessa e ce ne fa godere appieno.
Non dimenticare di goderti ogni singolo attimo, esprimi ciò che provi per le persone che hai accanto, sii presente per la tua famiglia, ridi di gusto, segui le tue passioni e fallo oggi.
La vita è precaria e puoi viverla pienamente solo tenendo sempre presente che un giorno, un qualunque giorno, essa avrà fine e che è ora il momento giusto per vivere davvero.

 
 
- Le tue parole sanno di presa in giro sai? – mormorò, accarezzando con tristezza le ultime parole.
La sua attenzione, poi, si spostò al rosario che portava avvolto al polso destro ed i ricordi lo investirono nuovamente come un fiume in piena.
Erano passati cinquant’anni e avrebbero potuto passarne anche altri mille, ma il dolore non lo avrebbe mai abbandonato, così come i ricordi legati al memoriale e al rosario…
 
 

 
 
- Inuyasha, stai già dormendo? Razza di sfaticato! – esclamò un giovane demone dai capelli castani legati in un codino, colpendolo col piede e svegliandolo.
- Lasciami stare Miroku! Non abbiamo missioni, quindi non rompere! – si rigirò il mezzo demone dai lunghi capelli argentei, ignorando l’amico.
- Come cavolo puoi passare il tempo a dormire su questo stupido albero, quando ci sono cose più divertenti da fare? La vita è breve sai? – affermò Miroku, togliendo alcune foglie chi si erano attaccate al suo prezioso kimono di seta grigio.
- Siamo demoni, imbecille! La nostra vita dura secoli. – sbuffò irritato l’han’yō.
- Il tempo non è mai abbastanza quando si parla di belle donne e le umane invecchiano velocemente purtroppo. – sospirò con rammarico Miroku, sedendosi sul ramo su cui riposava l’amico e facendo tintinnare il particolare rosario che teneva avvolto alla mano destra.
- E allora cercati una demone invece di rompere le palle a me ogni giorno! L’ultima battaglia mi ha stancato e voglio riposare. – brontolò l’albino.
- Hai ancora problemi con la ferita? – chiese serio lo yōkai.
- Si è rimarginata completamente, ma il veleno di quel demone serpente è stato difficile da eliminare. – ammise infastidito il giovane.
Essere demone solo per metà aveva i suoi limiti in guerra contro demoni maggiori e questo lo irritava. Miroku, invece, era molto più forte in quanto demone completo e il fatto di possedere un vortice aspiratutto nella sua mano destra, lo favoriva notevolmente in battaglia. Non che si sentisse debole rispetto all’amico, ma i suoi artigli e la sua spada non potevano fornirgli la resistenza e la veloce guarigione dai veleni come invece accadeva a Miroku.
- Allora niente nottata allegra a bere suppongo. Però puoi venire a vedere con me la nuova concubina del Generale! Dicono sia di una bellezza unica! – propose il giovane demone, elettrizzato dalla nuova arrivata.
- Dici sempre la stessa cosa di ogni nuova concubina. –
- Ma questa dicono sia diversa dalle altre! Le guardie erano meravigliate quando l’hanno condotta nella Pagoda Dei Ciliegi Rossi. –
- Dici sempre anche questo. – replicò l’han’yō, alzando gli occhi al cielo.
- Dai, andiamo a vedere! Alzati pelandrone! – lo tirò su Miroku, guadagnandosi lo sguardo truce di Inuyasha, che lo seguì suo malgrado.
Saltando tra i vari palazzi, i due demoni arrivarono al piano più alto della Pagoda Dei Ciliegi Rossi, un edificio a cinque piani dove le concubine venivano condotte prima di incontrare il Generale. I suoi interni erano arredati da preziosi ornamenti in oro che riflettevano la luce delle lampade in carta di riso finemente decorata. Meravigliosi dipinti di maestosi ciliegi in fiore ricoprivano i pannelli della grande stanza in cui una ragazza, seduta ad un chabudai⁽¹⁾, era intenta a scrivere qualcosa.
- Mmmh, le guardie non avevano torto quando hanno detto che è bella. Le darei nove punti su dieci! Non è vero amico mio? – domandò Miroku, senza però ottenere risposta, poiché Inuyasha non guardava nemmeno, ma osservava il cielo stellato. Lo yōkai storse il naso e lo affiancò. - Inuyasha, posso farti una domanda? – chiese improvvisamente il demone.
- Quale? –
- Per caso non ti piacciono le donne? Non è che preferisci gli uomini? – domandò perplesso Miroku.
- C-c-che? – balbettò a bocca aperta e occhi sgranati l’han’yō.
- Ci pensavo da tanto sai? – esordì il demone, portandosi una mano sotto il mento con fare pensieroso. - Ti conosco da molti anni, ma non ti ho mai visto interessato ad una donna. Ho indovinato? – chiese infine, aspettando la sua risposta.
- Non mi piacciono gli uomini! – negò con sdegno il giovane, fulminando con gli occhi l’amico. - E non sono neppure interessato alle cose noiose che piacciono a te, idiota! A me interessa solamente uccidere i soldati in battaglia e potenziare Tessaiga! –
- Non uccidiamo solo quelli. – rispose lo yōkai, perdendo improvvisamente il sorriso al pensiero di tutte le vite innocenti che le loro mani avevano spezzato, anche lontano dai campi di battaglia.
- Ti stai pentendo del nostro lavoro? –
- Non ho bisogno di pentirmi. Ci sono vite che passano lentamente in questo mondo caotico e in guerra, mentre alcune sono prese da qualcun altro in un momento fugace. Noi controlliamo le vite di altre persone, ma non sappiamo se possiamo controllare le nostre. – replicò Miroku con una leggera nota di amarezza.
- Siamo incapaci di controllare il nostro stesso destino? – chiese pensieroso a se stesso il mezzo demone.
In effetti era così, si rispose.
Entrambi prendevano ordini da un altro demone, il Generale dell’esercito dell’Imperatore. Non solo erano le sue guardie personali, ma soprattutto i suoi sicari. Molte volte si erano ritrovati a compiere ordini che non avrebbero voluto eseguire, ma tradire il Generale sarebbe stato come tradire la Morte in persona; non sarebbe stata di certo una fine misericordiosa.
- Beh, tanto ormai non possiamo farci nulla! Ora girati e rifatti gli occhi con quella bellezza! Forza! – ordinò Miroku, voltando con forza la testa dell’han’yō che, sbuffando, accontentò l’amico e guardò finalmente la giovane.
Inuyasha ne osservò i lineamenti delicati, le labbra rosse e piene, i lunghi e lucidissimi capelli d’ebano che ricadevano come una cascata sulle sue spalle e terminavano sul pavimento in modo composto, seguendo il prezioso kimono che indossava; gli occhi erano di un insolito colore ceruleo e la pelle appariva chiarissima come la luna. Non sembrava nemmeno giapponese. Sembrava più un demone, notò il ragazzo. Non aveva mai visto un’umana più bella. Miroku aveva ragione una volta tanto.
Annusando intensamente l’aria, Inuyasha non poté fare a meno di stupirsi nel sentire un forte odore di fiori di ciliegio. Eppure mancavano ancora alcuni giorni alla fioritura dei sakura.
- È lei ad odorare di fiori. – spiegò Miroku, notando come l’amico annusasse attentamente attorno a sé.
- I suoi capelli… - mormorò l’albino, avvertendo l’odore più intenso provenire da quei lunghi fili di seta nera, mossi dalla leggera brezza della sera che entrava dalle finestre lasciate aperte.
- Userà qualche prodotto da donne per la cura dei capelli a base di fiori di ciliegio. – ipotizzò lo yōkai.
Inuyasha non rispose, ma restò ad osservare la ragazza mentre scriveva su un piccolo foglio. Miroku lo guardò soddisfatto e sorrise.
- Allora? Che mi dici? Non è bella? –
- Penso che sia bella, però lei è nelle mani del Generale Naraku. – rispose voltandosi e distogliendo lo sguardo. - Tutti i finali saranno gli stessi. – aggiunse, prima di saltare giù e ritornarsene al suo albero.
- Almeno ha dato segni di vita stavolta. – ghignò lo yōkai, saltando giù dalla pagoda a sua volta.
 
Nei giorni che seguirono, Inuyasha si trovò ad osservare la giovane da lontano, seduto sull’albero più alto del giardino del palazzo di Naraku, assente per affari con uno dei ministri dell’Imperatore e che sarebbe ritornato a breve, segnando così l’uscita della giovane dalla Pagoda Dei Ciliegi Rossi.
Ogni volta che la osservava, l’aveva notata intenta a scrivere sullo stesso pezzo di carta. Evidentemente non aveva altri fogli su cui farlo. Si era chiesto più volte quanto spazio riuscisse a trovarvi ancora per aggiungere qualcosa.
“Cosa starà scrivendo?” si domandò incuriosito.
- Vedo che ultimamente ti piace pattugliare quest'area del palazzo. – affermò Miroku, apparendo al suo fianco silenziosamente.
Inuyasha lo ignorò, continuando a guardare la pagoda.
- Ho chiesto il suo nome alla servitù. – dichiarò lo yōkai, osservando nella stessa direzione in cui guardava l’amico, ma Inuyasha continuò a non parlare. – Non vuoi saperlo? – chiese dunque Miroku.       
- Non m’interessa. – mentì il giovane, distogliendo lo sguardo dalla ragazza.
- Davvero non t’interessa? La tua espressione dice tutt’altro. – ridacchiò Miroku, per poi proseguire. - Quella ragazza è strana. In questi giorni è apparsa serena, senza segni di cedimento. Le altre, prima di lei, piangevano tutto il giorno, ma lei no. Anche le sue origini sono un mistero. – aggiunse, ma l’han’yō ancora non reagiva. – Lascia perdere, ho capito. Faccio a prima a dirtelo io. Il suo nome è Kagome. – gli rivelò infine.
- Kagome… - ripeté Inuyasha in un sussurro malinconico, ritornando a guardarla.
- Attento amico mio. Guardare il sole fa diventare ciechi. – lo avvertì Miroku, prima di lasciarlo nuovamente solo con i suoi pensieri.
 
Inginocchiata davanti all’enorme specchio posto in un angolo della sua camera, Kagome pettinava i suoi capelli con l’aiuto di un pettine dai denti in oro, così come quasi tutti gli oggetti presenti in quelle stanze eccessivamente lussuose. Acconciò i capelli, lasciando la parte inferiore sciolta, e aggiunse come ornamento i suoi kanzashi⁽²⁾ a forma di fiore di ciliegio, ricordo di sua madre, e sospirò.
I sakura sarebbero presto sbocciati, ricoprendo così le colline di bianco candido, alternato a delicate sfumature di rosa. L’odore della vita che rinasceva l’avrebbe accompagnata verso quel cammino di morte che stava per intraprendere.
Lo sapeva.
Sapeva cosa accadeva alle concubine che passavano per la Pagoda Dei Ciliegi Rossi. Naraku si sarebbe divertito qualche giorno e poi l’avrebbe uccisa per limitare il numero delle sue amanti.
Era il destino di molte concubine, soprattutto umane, quello di non potersi sottrarre ai voleri dell’uomo. Tuttavia non si disperava di ciò. Conosceva da molto il suo destino ed era preparata.
Un’improvvisa folata di vento all’interno della camera la fece voltare. Eppure non sembrava essere una giornata ventosa, pensò. Quando si alzò per guardare fuori dalla finestra, la sua attenzione fu catturata da qualcosa poggiato sopra al tavolino. Allungò la mano quasi con timore e accarezzò incredula i numerosi fogli srotolati di washi⁽³⁾ apparsi dal nulla. Si sedette e prese il suo prezioso yatate⁽⁴⁾ nascosto nell’obi del kimono, iniziando finalmente a scrivere come desiderava fare da giorni.
In breve tempo riempì quattro fogli e altrettanti ne scrisse fino all’arrivo del tramonto. Il nono foglio di quella pregiatissima carta decorata con fili d’oro, fu invece destinato per una breve pittura. Non poteva permettersi altro non avendo con sé la scatola con l’occorrente per lo shōdo e il sumi-e⁽⁵⁾, quindi non poteva realizzare nessuna sfumatura, ma si riteneva comunque soddisfatta dell’albero di sakura che aveva disegnato.   
Inuyasha l’aveva osservata per tutto il giorno, restando a contemplare il sorriso che le aveva adornato le labbra mentre scriveva. Il suo viso si era illuminato appena il pennello aveva toccato la carta e poteva affermare di non aver mai visto niente di più bello.
 
La stessa scena si ripeté anche nei giorni successivi. La guardava scrivere e sorridere serena in continuazione, fino a quando spegneva le lampade per andare a dormire. Aveva fatto bene quindi a portarle una cinquantina di quei rotoli, che aveva aperto uno per uno per togliere i sigilli di Naraku.
- Non trovate sia scortese restare ad osservarmi ogni giorno senza mai mostrarvi? – gli si rivolse Kagome, continuando a scrivere tranquillamente.
Uscendo dal suo nascondiglio, Inuyasha entrò nella stanza, osservando stupito la ragazza che gli dava le spalle. Come faceva a sapere che era lì?
- Sapevate già che vi osservavo dunque? Perché non lo avete detto prima? –
- Perché speravo vi mostraste di vostra spontanea volontà. – rispose la giovane, voltandosi a sorridergli.
Inuyasha sentì una strana sensazione alla vista di quel sorriso completamente rivolto a lui, ma non sapeva descrivere che genere di sensazione fosse. Era opprimente ma piacevole. Anche il delicato suono della sua voce era qualcosa che trovava destabilizzante.
- E cosa vi ha spinto a farlo adesso? – chiese, facendosi più avanti, fino ad arrivare allo scrittoio della ragazza.
- Volevo ringraziarvi per il dono. L’ho molto apprezzato. – disse Kagome, piegando in avanti la testa come in un inchino per ringraziarlo.
- Come sapete che è un mio dono? –
- Intuito. – continuò a sorridergli dolcemente.
Inuyasha la osservò confuso. Come aveva fatto a capire che era stato lui se neppure lo conosceva? Tuttavia non pose altre domande, tranne quella che più lo interessava da giorni.
- Posso chiedervi cosa state scrivendo? – domandò, piegandosi per prendere uno dei fogli.
- Non toccatelo! – esclamò Kagome, togliendolo prontamente dalla traiettoria delle mani del giovane, che la guardò interrogativo. – Scusatemi, ma l’inchiostro è ancora umido e potreste sporcarvi o rovinarlo. – si scusò lei, poggiando il foglio altrove.
- Oh, capisco. – rispose un po’ confuso l’han’yō.
- Per rispondere alla vostra domanda… - esordì la ragazza, passandogli un foglio asciutto. - Sto scrivendo le mie riflessioni. I pensieri sulla vita basati sui fiori di ciliegio. –
- Cosa c’entra il fiore di ciliegio con la vita? – chiese lui, leggendo alcuni dei versi che gli aveva passato la giovane.


 
Accetta le tue fragilità, sono la tua forza.
Come la forza del ciliegio è insita nella fragilità e nella purezza dei suoi fiori, la tua forza si trova nelle vulnerabilità che ti rendono unico.
Non temere le tue debolezze, abbracciale, perché è proprio lì che risiede il tuo coraggio, e accettarle è il segreto per essere te stesso.

 
 
- Il fiore di ciliegio è come la vita degli esseri umani. Esso è forte quando sboccia, tuttavia resta comunque un fiore delicato, con le sue vulnerabilità, ma non per questo ritenuto meno bello. Sapevate che il sakura incarna e simboleggia le qualità del samurai? La purezza, la lealtà, la sincerità, il coraggio. Come il fiore di ciliegio, effimero e fragile, nel pieno del suo splendore muore quando lascia il ramo, così il samurai, nel nome dei principi in cui crede, è pronto a lasciare la propria vita in battaglia. – spiegò Kagome.
- Fragilità della vita… Per i demoni è un concetto difficile da comprendere. – rispose Inuyasha, che era in vita da oltre duecento anni.
- Siete fortunato, o sfortunato, dipende dai punti di vista. – replicò Kagome, ritornando a scrivere.
- Perché dovrebbe essere una sfortuna? – domandò curioso l’han’yō.
- Vivere in eterno vuol dire veder morire tutti quelli che amiamo. Soprattutto se umani. –
- Chi vi dice che io ami qualcuno? Un fragile umano poi! – sbottò risentito.
- Siete un han’yō, quindi uno dei vostri genitori era umano. Siete stato felice quando ha lasciato questo mondo? –
Quella frase turbò Inuyasha. Sua madre era umana ed era morta quando lui era ancora piccolo. Essere impotente davanti alla sua morte era stato un dolore immenso per lui e tante volte aveva desiderato che quella con sangue demoniaco fosse la madre, non il padre, che non aveva neppure mai conosciuto. Purtroppo non era stato così e si era ritrovato da solo ad affrontare la vita.
- Anche i demoni muoiono se uccisi da demoni più forti. Non sono diversi dagli umani. - intervenne la voce di Miroku, seduto sul cornicione della pagoda a pochi passi dalla finestra, dando loro le spalle. - Tutti lottano per restare in vita in questo mondo, anche i demoni. Vivere più a lungo dà solamente la possibilità di godere di più tempo. Il vero quesito da porsi è: Perché c’è gente che sembra impassibile davanti alla morte? –
La mano di Kagome si bloccò, macchiando il foglio con l’inchiostro del pennello che vi rimase poggiato troppo a lungo, ma la sua espressione non mutò minimamente, restando appena sorridente. Riprese a scrivere nuovamente, incurante della macchia e senza dire nulla.
- Il vostro yatate è davvero molto bello Kagome-sama. Le sue decorazioni sono davvero particolari. – aggiunse Miroku, sotto lo sguardo incuriosito di Inuyasha che si voltò a guardarlo, poiché non aveva fatto minimamente caso all’oggetto. Sembrava un comune yatate in bronzo ma, osservandone i dettagli, notò delle incisioni con ideogrammi a lui sconosciuti poco sopra la testa dell’oni che ornava il piccolo contenitore dell’inchiostro.
- Vi ringrazio. È un ricordo della mia famiglia. – rispose solamente la ragazza.
- Ancora non esci? – chiese Miroku al mezzo demone, quasi come un ordine e, seppur a malincuore, Inuyasha lasciò la stanza e saltò giù dalla pagoda insieme al suo amico.
 
Tutto era spento, solo la luce della luna piena illuminava l’interno della stanza di Kagome. Lei dormiva già da parecchio, ma Inuyasha era rimasto per ore ad osservare da lontano la finestra aperta della sua camera, come faceva ormai negli ultimi giorni. Provava l’irrefrenabile voglia di entrarvi e guardarla dormire, ma aveva paura di essere scoperto dalle guardie. Anche se era uno dei fidati guardiani di Naraku, farsi scoprire nelle stanze della sua concubina era pericoloso. Tuttavia, la tentazione era maggiore della ragione quindi, cercando di essere il più veloce e silenzioso possibile, raggiunse l’ultimo piano della pagoda, introducendosi così nella camera della giovane.
Il suo viso addormentato, illuminato appena dai riflessi della luna, sembrava ancora più etereo di quanto non fosse alla luce del sole. Non era semplicemente bella, trasmetteva serenità ogni volta che il sorriso curvava le sue delicate labbra. Labbra che avrebbe voluto baciare ogni volta che entrava in camera sua a farle visita quando scriveva.
Era la prima volta che si sentiva attratto da una donna fino al punto da volerla solo per sé. Purtroppo per lui, aveva scelto l’unica che non avrebbe mai potuto toccare se non nei suoi pensieri.
Si voltò per andar via, quando i suoi occhi si posarono sul tavolino posto vicino alla finestra. Prese uno dei fogli della giovane e ne lesse i versi:


 
Godi di ogni attimo della vita: domani è già tardi.
La fioritura del ciliegio dura al massimo due giorni e ci ricorda che saper essere nel momento presente, ci porta nel cuore della vita stessa e ce ne fa godere appieno.
Non dimenticare di goderti ogni singolo attimo, esprimi ciò che provi per le persone che hai accanto, sii presente per la tua famiglia, ridi di gusto, segui le tue passioni e fallo oggi.
La vita è precaria e puoi viverla pienamente solo tenendo sempre presente che un giorno, un qualunque giorno, essa avrà fine e che è ora il momento giusto per vivere davvero.

 
 
“Domani è già tardi… Ed io non posso fare nulla per impedire che ciò accada.” pensò amareggiato, mentre una lacrima lasciò i suoi occhi. La raccolse incredulo con il dito indice, osservandola scivolare via dal polpastrello fino a terra.
L’ultima volta che aveva pianto per qualcuno era stato per sua madre, quando era ancora un bambino.
Avvolse il foglio di washi e lo nascose nel kimono, volgendo un’ultima volta lo sguardo alla ragazza per poi uscire dalla sua stanza.
Avrebbe conservato quei versi come il suo tesoro più grande.







Note:
 
⁽¹⁾ Il chabudai è il tipico tavolino basso.
 
⁽²⁾ I kanzashi sono degli ornamenti per le acconciature dei capelli delle donne giapponesi. Molti di questi spilloni decorativi venivano anche usati come arma dalle donne ninja.
 
⁽³⁾  Washi è il nome della carta artigianale giapponese realizzata dalla corteccia di alberi: il gelso kōzo (carta Choshi ), il ganpi  (carta Hishi o Ganpishi), il mayumi (carta Danshi), il mitsumata (carta Mitsumatagami) oppure con fibre di canapa asa (carta Mashi) o fibre di riso (carta Warashi).
Era ed è tutt’oggi impiegata per la calligrafia (Shodō) la pittura (Sumi-e) decorazione di lanterne, componenti architettoniche (shōji), stampa, suppellettili (ventagli, ombrelli), imballaggi, ecc.
 
⁽⁴⁾ Il nome yatate significa letteralmente “supporto per frecce” (ya 矢 freccia / tate 立 supporto). È un attrezzo per scrittura a forma di pipa. In genere è composto da una parte cilindrica cava che contiene un pennellino, a volte anche un tagliacarte, e ad un’estremità si allarga formando uno scompartimento (sumitsubo) che ospita del cotone imbevuto abbondantemente d’inchiostro.
La sua invenzione risale all’epoca Kamakura (1185-1333) per rispondere alla necessità di avere sempre a disposizione uno strumento di scrittura pronto all’uso, senza dover portare con sé tutto  l'occorrente per lo shodō. L’evoluzione moderna dello yatate è la fude pen: una penna con la punta a pennello, che permette al calligrafo di tracciare i caratteri con tutte le variazioni di pressione necessarie.
Yatate di Kagome QUI 
Altri yatate  QUIQUIQUI
 
⁽⁵⁾ Shodō, l’arte della calligrafia. Sumi-e, l’arte della pittura monocromatica. 
Secondo la tradizione, i principali strumenti usati in calligrafia sono:
– il pennello (fude)
– la barretta d’inchiostro (sumi)
– la pietra per sciogliere e contenere l’inchiostro (suzuri)
– la carta (kami, principalmente quella washi)
 Immagine strumenti QUI
Essi vengono definiti i “Quattro tesori” del calligrafo perché il loro impiego è indispensabile e corrispondono contemporaneamente agli strumenti usati nella pittura tradizionale cinese e nel Sumi-e, una pittura realizzata usando varie gradazioni di inchiostro (tanto più viene diluito il sumi, tanto più diventa chiaro) e può essere definita una pratica Zen di meditazione, poiché richiede concentrazione e un approccio con la natura.



Angolo autore:
 
Ma salve gente, come va? ^.^/
Passate bene le vacanze? Spero di sì.
Non aprivo il profilo di EFP da una vita XD scusatemi se non ho risposto a molti messaggi, ma non li avevo proprio visti, così come le nuove recensioni T^T scusatemi ma ho avuto davvero parecchio da fare.
Avevo parlato di questa OS (che ho dovuto dividere in più capitoli perché troppo lunga) già mesi fa e finalmente eccola. Era da tanto che non scrivevo qualcosa ambientata nel Giappone medievale ^.^
Inizio col precisare che questa storia nasce da più spunti. In primis dal lungometraggio “Il canto degli uccelli nella valle cava”, appartenente ad una serie animata cinese, che ho rielaborato per questa fan fiction. Il secondo nasce dalla bellissima OST del suddetto film, “È troppo tardi per sognare”, che dà il titolo alla storia e di cui vi allego il video con la traduzione https://www.facebook.com/A.Tutto.Oriente/videos/858752890938970/ (fatto da me, abbiate pietà XD) Ascoltatela perché è stupenda. L’ultimo spunto viene dall’immagine di un vecchio contest (a cui non ho partecipato per vari motivi) del gruppo Takahashi Fanfiction Italia, che era un fiore di ciliegio tra le pagine di un quaderno e di cui mi sono innamorata.
Alcune citazioni vengono dal Bushidō (La via del guerriero) il codice di leggi del samurai e dal sito Onama.
La base è una OS anche se a capitoli, quindi non sarà molto lunga o dettagliata, 3 o 4 capitoli al massimo.
Inutile ricordarvi che è una storia con personaggi assolutamente OOC, AU, Sentimentale/Malinconica/Triste, vero? Lo specifico per evitarvi delusioni/sorprese  XD è tutto ben specificato, quindi, se avete voglia, vi aspetto al secondo capitolo, sempre se volete leggerlo XD  ditemi voi ^^’  magari le mie storie vi hanno annoiato XD
Baci Faby <3 <3 <3 <3
 
P.S. Sempre doverosi i ringraziamenti alle mie amiche cui smarono sempre le balle con le mie continue incertezze su ciò che scrivo X’’D grazie per la pazienza <3 e ringrazio soprattutto Marika <3 che mi ha permesso di apprezzare la storia originale grazie alle sue traduzioni <3 <3 <3
   
 
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