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Autore: eleCorti    13/09/2017    3 recensioni
Ultima chiamata per il volo diretto a Londra... ecco la tanto attesa chiamata. Mark guardò per l’ultima volta l’entrata dell’aeroporto, ma di lei nessuna traccia. Sbuffò e prese il suo trolley, pronto a dirigersi verso il gate.
“Mark! Aspetta!” una scarica di adrenalina lo pervase. Si voltò: Strawberry stava correndo verso di lui. Le sorrise di rimando. Aveva sperato fino all’ultimo che la sua ragazza arrivasse in tempo e finalmente era giunta lì.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un lieto inizio
 
 
Correva, più veloce che poteva. Aveva il fiato corto, mentre le lacrime scendevano copiose dal suo viso. Voleva sprofondare, voleva sparire. Come aveva creduto possibile di riuscire a vederli insieme senza provare un ben che minimo di gelosia o tristezza? Voleva tornare a casa e rinchiudersi nella sua stanza. Poi avrebbe potuto sprofondare nella più totale disperazione.
Anche Ryan correva, voleva raggiungerla e fermarla. Vederla in quel modo, gli provocava un tuffo al cuore. Voleva capire cosa fosse successo, il perché del suo comportamento. Ecco, l’aveva raggiunta. Allungò il braccio, afferrandole la mano, bloccandola e facendola voltare verso di sé. Aveva gli occhi rossi e rigati dalle lacrime. Ryan perse un battito.
“Strawberry...” tentò di dire, ma lei continuava a divincolarsi dalla sua salda presa.
“Lasciami! Non voglio parlare con te!” gridò, scossa dai singhiozzi. Ryan aumentò la presa. Voleva sapere cosa le aveva fatto. Perché non voleva più parlargli? Voleva, doveva saperlo.
“Si può sapere cosa succede?” urlò a sua volta, accentuando ancora di più la salda presa. Lui non perdeva mai la calma, ma sentire pronunciare quelle parole proprio da lei, lo feriva. E assai.
“E a te cosa importa? Perché non te ne vai dalla tua ragazza? Si sentirà sola!” c’era una punta di disprezzo in quelle parole, e il giovane lo capì. Il problema, forse, era più evidente di quanto pensava. Diminuì la forza della presa, scosso dall’effetto di quel discorso.
“Strawberry, ascolta...” tentò di dire, ma la giovane ne approfittò per divincolarsi da quella morsa.
“No, non c’è più niente da dire. Tu stai con Berry e ciò che è successo tra di noi è stato solo un errore. Non è vero?” disse. Tremava. Era scossa. E Ryan capì: aveva origliato la conversazione che aveva avuto con Berry il giorno prima. E ciò era un male, perché aveva pronunciato quelle parole solo per tranquillizzare la sua ragazza. Questo non voleva per forza dire che le pensava veramente.
“No, aspetta! Hai capito male... se ho detto quelle parole era solo per tranquillizzare Berry... io non penso che il nostro bacio sia stato un errore. Mi è piaciuto...” spiegò, avvicinandosi a lei e tentando di afferrarle le mani. Strawberry abbassò il capo. Non sapeva che pensare.
“Strawberry, ti prego devi credermi. Io sono innamorato di te” si avvicinò ancora di più. Strawberry guardava le mattonelle del marciapiede. Le alzò il viso con due dita messe sotto il suo mento, e lo avvicinò al suo.
Un bacio, ecco cosa le posò. Timido, casto, puro. Un bacio senza pretese. Un bacio che voleva dire tutto e niente. Un bacio che sprizzava tenerezza e dolcezza da tutti i pori. Un bacio che aprì gli occhi a tutti e due.
Strawberry gli cinse il collo, mentre Ryan posava una mano sulla sua schiena, attirandola di più a sé. E quel piccolo, tenero bacio si approfondì. Divenne travolgente e passionale. Le loro lingue esploravano le loro bocche, desiderandosi, non volendo interrompere quel contatto. Ryan aveva iniziato a percorrere su e giù la sua schiena, mentre Strawberry aveva affondato le mani nei suoi morbidi capelli biondi, accarezzandogli. Entrambi volevano di più. Si staccarono per riprendere fiato, non ancora sazi dell’uno e dell’altra.
“E con Berry?” domandò la giovane, rimanendo a un passo da quelle invitanti labbra.
“Le parlerò” le sorrise Ryan. E lei ricambiò quel sorriso.
Ancora e ancora unirono le loro labbra in bollenti baci. Si desideravano, e assai. Qualcuno, però, li stava osservando. E, capendo di avere ormai perso, fuggì. Si sentiva distrutta e umiliata. Decise che avrebbe dato le dimissioni e avrebbe messo un punto a quella storia.
Si staccarono, poiché si erano accorti che qualcuno era corso via. E vedendo la chioma bionda che svolazzava al vento, capirono subito chi poteva essere.
“Berry...” dissero entrambi all’unisono. Ed entrambi si sentirono in colpa verso l’amica. Per averla pugnalata alle spalle. Ma che ci potevano fare se avevano capito da poco di non potere fare a meno dell’uno e dell’altra?
“Le parlerò domani al Caffè” la tranquillizzò Ryan. Poi le afferrò la mano, accompagnandola a casa. Entrambi erano al settimo cielo. Ora era ufficiale: erano una coppia.

 
****
 
 
Erano davanti alla porta d’ingresso di casa Motomiya. Si stavano baciando. Ancora e ancora. Proprio non volevano staccarsi. Ryan la stringeva a sé, le accarezzava la schiena e il viso niveo, mentre Strawberry teneva stretti i suoi capelli, come se non volesse farlo fuggire. Furono costretti a staccarsi, poiché qualcuno aveva aperto la porta: i genitori di Strawberry. E, a giudicare dall’espressione del padre, Ryan avrebbe fatto meglio a fuggire se voleva salva la vita.
“Papà! Ecco... lui è Ryan. Ti ricordi di lui?” cercò di sdrammatizzare la situazione. Ma conoscendo bene il padre era inutile. Era molto geloso e protettivo, e già sapeva che non avrebbe reso la vita facile a Ryan.
“Sì, mi ricordo...” rispose il padre con aria superiore. Squadrò il giovane che aveva davanti a sé, che sostenne il suo sguardo.
“Gestisci ancora quel Caffè?” domandò l’uomo, iniziando, così, il suo interrogatorio.
“Sì, signore” rispose Ryan con molta educazione e cortesia. L’uomo fece qualche secondo di pausa, colpito dal buon comportamento del suo interlocutore.
“Bene. Ed ora sei il ragazzo di mia figlia, corretto?” domandò, assumendo un’aria di sfida.
“Sì, signore. Io amo vostra figlia” rispose Ryan, senza scomporsi. Lo stava sfidando anche lui.
“Va bene. Può bastare. Ryan, è stato un piacere conoscerti” gli strinse la mano, sorridendogli. E Ryan capì che aveva abbassato l’ascia da guerra. L’uomo, poi, seguì la moglie dentro casa, lasciando ancora una volta i due giovani da soli.
“Perdonalo...” Strawberry era rossa in volto. Per tutta la durata della discussione, aveva temuto che suo padre potesse agire avventatamente. Invece, per sua fortuna, così non era stato.
“Tranquilla. Non penso ci darà altri problemi” adorava quando le sorrideva. Si sentiva tranquilla, come se nulla le potesse più accadere.
“Allora, a domani” si alzò in punta di piedi, depositandogli un piccolo bacio sulla guancia.
“A domani” Ryan la guardò sparire oltre la porta e richiuderla. Aveva il cuore che batteva come un tamburo. Se non era amore quello, allora non sapeva cosa significasse.

 
*****
 
 
Quando quel giorno avevano aperto il Caffè Mew, Ryan e Strawberry avevano sperato di parlare con Berry e spiegarle tutto, che non avevano intenzione di ferirla. Ma non l’avevano trovata, al suo posto avevano ricevuto da Kyle un biglietto in cui c’era scritto che lei rassegnava le dimissioni.
Mi dimetto. C’era scritto. E poi: non venitemi a cercare. È stato bello condividere quest’esperienza con voi, ma proprio non posso più restare. Capirono che la colpa era loro. Dovevano chiarire. Ma come potevano se non voleva che la cercassero?
“Avrà avuto i suoi motivi” aveva detto Pam, quando tutti si erano riuniti per discutere dell’accaduto.
“è inutile piangere sul latte versato” aveva poi aggiunto. Tutti annuirono. Sebbene dispiaciuti per la dipartita di Berry, non potevano contrariare una sua decisione.
Dopo il lavoro, Ryan e Strawberry erano andati al piano di sopra, nella stanza di Ryan. Erano finiti a letto. Si erano baciati, si erano spogliati. Ryan, mentre le baciava il collo, le ripeteva sempre le stesse parole, poiché si voleva accertare che anche lei lo volesse.
“Sicura?” le ripeteva sempre con voce roca, mentre ricopriva di bollenti baci il suo niveo collo e tastava con le mani i suoi piccoli seni.
“Sì” era la sua risposta, mentre si faceva vincere dal piacere. Era la sua prima volta, stavano insieme da poco, ma sentiva che ciò che provava per lui era amore.
Si fece trasportare anche lui dal piacere, mentre le baciava quei piccoli seni sodi. E capì che quello era fare l’amore, che quello che aveva fatto con Berry era solo sesso, un modo soltanto per provare godimento, ma niente più. Con Strawberry, invece, era diverso. Voleva essere una cosa sola con lei, sentiva che era il pezzo mancante di quel puzzle, il suo puzzle.
Tolti i due intimi, prima di unirsi a lei, il giovane Ryan si bloccò. Voleva esserne certo.
“Sicura?” le domandò per l’ultima volta. Non voleva commettere errori, voleva che la sua donna fosse sicura di ciò che voleva. Che non se ne pentisse in seguito.
“Sì” fu la sua risposta. E Ryan capì che anche lei lo voleva.
“Farà male...” disse. Poi si posizionò meglio sopra di lei.
Un urlo di dolore squarciò il silenzio della stanza, mentre le lenzuola si tingevano di rosso. Ora erano una cosa sola.
“Tutto bene? Vuoi che esca?” le domandò, con un tono premuroso. Strawberry cercò di sorridere, accarezzandogli i capelli.
“No, sto bene. Dammi solo un minuto...” disse. E Ryan aspettò. Riprese a baciarle il collo, i seni, il ventre.
Poi iniziò a spingere, lentamente. Strawberry inarcò la schiena. Ryan gemeva di piacere. Era come stare in paradiso per lui. A poco a poco, il dolore si tramutò in piacere. Entrambi furono trasportati da questa danza di corpi che li portò all’orgasmo. Vennero, insieme e, sempre insieme, si accasciarono abbracciati sul letto.
“è stato bellissimo...” disse Strawberry, riprendendo fiato.
“Ti amo...” sussurrò Ryan, anche lui con il respiro corto e con il cuore che batteva come un tamburo. Strawberry alzò la testa. Aveva sentito tante volte dire ti amo – lo stesso Mark più volte glielo aveva riferito – ma sentire pronunciare quelle due paroline magiche da lui, la fece sciogliere come neve al sole.
“Oh Ryan... ti amo anch’io!” esclamò, vinta dalla gioia. Si diedero un ultimo, tenero bacio. Poi entrambi caddero tra le braccia di Morfeo. Perché era ovvio che Strawberry, quella notte, non sarebbe tornata a casa. Quello fu il loro lieto inizio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: ed eccoci arrivati alla fine. Lo so, è un finale un po' aperto, ma nella mia testa l’ho pensato così. Sono contenta di avere portato a termine questa storia, anche se mi ci è voluto quasi un anno. Ringrazio tutti voi che mi avete seguito in quest’avventura, sia silenziosamente sia recensendo la storia. E spero di tornare presto su questo fandom.  
   
 
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