Caro diario,
visto che nello scorso
capitolo mi sono dimenticata di scrivere recupererò adesso
eehehehehehehehehe
anche perché non so se avrò molto tempo per farlo
dopo anzi forse non avrò
tempo per niente lolololol!!!!
L’appuntamento col robo-star
è andato davvero una merda. Non solo mi ha appesa sopra il
pozzo di lava, ma
non sono nemmeno riuscita a baciarlo in diretta, e Sans non si
ingelosirà
mai!!! Giuro, peggiore idea della mia vita. E poi, sono pure in primo
giorno di
ciclo, che merdaaaaaaa!!!!
Se potessi esprimere
un ultimo desiderio sarebbe, ummmmm… vorrei tanto che
girassero un film sulla
mia vita e diventassi una star tipo… tipo Padre Pio, ecco!
Così almeno sarei
famosa e tutti…
“Cosa diavolo hai da blaterare
sull’orlo della morte,
sciocca
umana!? Guarda che la diretta è finita!”
“NON MI ROMPERE I COGLIONI MENTRE STO AGGIORNANDO IL MIO
DIARIO SEGRETO, PINGUINO DE LONGHI DI STOCAZZO! ORA TE LA SEI GIOCATA,
SE AVEVI
ANCORA UNA VAGA POSSIBILITA’ CHE IO TE LA DESSI,
L’HAI PERSA DEL TUTTO!!!”
Sousy scalciò dalla rabbia mentre il robot la teneva appesa
per il colletto sopra la lava nello stanzino del Core, indignata per
quella
gravissima intrusione nella sua intimità. Nessuno poteva
interromperla mentre
aggiornava il suo diario, e anche se si era vista costretta a declamare
a voce
alta invece che scrivere (dato che non poteva usare le mani per usare
articoli
di cancelleria), questo non cambiava nulla, anzi! Quello stupido
quadrilatero
di latta non si era minimamente accorto che la diretta stava
continuando, e lui
non aveva fatto altro che interrompere i suoi ultimi momenti di
vita di
fama televisiva!
“Sta ferma!” si lagnò il robot mentre il
suo monitor veniva
bombardato di piedate.
“Se c’è una cosa che non hai capito
– ringhiò Sousy – è che
in questo buco di caverna c’è solo una
persona che ha il permesso di
tentare
di uccidermi!!!”
“Questo si vedrà, sacchetto
di carne!”
E partì la rissa.
Sans apparve con uno lieve schiocco
di fronte alle porte del
Core, con la felpa ancora piena di briciole di noccioline e gli occhi
pesti per
prolungata esposizione al programma televisivo, pronto a scattare.
Quella
stupida struttura era stata progettata per essere riorganizzata a
piacimento
per rendere più difficili le intrusioni, e Mettaton ne aveva
approfittato sicuramente:
lui e la mocciosa potevano nascondersi ovunque lì dentro.
Razza di idiota,
stupida, stupida Sousy. E stupido, stupido Sans. Quella situazione di
merda era
tutta colpa sua: se non avesse tirato così tanto la corda
con la ragazzina,
adesso lei non starebbe correndo pericolo di vita con quello
psicopatico di un
arrivista robotico…
Certo, se lei fosse morta l’anima poteva sempre essere usata
per rompere la Barriera – che era stato il suo piano
d’azione per i primi 30
secondi di frequentazione che aveva avuto con Sousy – ma,
adesso, l’anima se la
sarebbe assorbita Mettaton per inseguire i suoi sogni di gloria nel
mondo in
superficie. E comunque Papyrus si era affezionato a lei, nonostante
fosse
piacevole come un mattoncino Lego nelle pantofole, e Sans non poteva
permettersi di lasciarla morire così. Dopotutto, anche lui
si stava divertendo
con lei, e il suo cuore non era ancora diventato così tanto
arido dal rimanere
insensibile di fronte alla morte di una bambina con la quale aveva
passato
tanti momenti di qualità, spezzando la monotonia dei
riavvolgimenti temporali.
Il piccolo scheletro scattò nel corridoio principale della
centrale termica deciso a setacciarne ogni anfratto nel minor tempo
possibile, evitando
il teletrasporto per non correre il rischio di ritrovarsi dentro a un
pozzo di
lava per sbaglio: l’ansia gli divorava tutti i pensieri.
“Merdamerdamerdamerdamerda dove vi siete
cacciati…?”
Svoltò a un angolo correndo a velocità folle e
qualcosa di
molto duro, che si muoveva alla sua stessa rapidità ma in
direzione opposta,
gli si schiantò addosso, sbattendogli sul cranio e
spingendolo indietro a gambe
all’aria. Fece appena in tempo ad aprire gli occhi e
recuperare un minimo di
lucidità che si trovò di fronte una ninfa blu
muscolosa e urlante. In pigiama.
“SANS PENSAVO CHE FOSSI METTATON NON CORRERE IN GIRO
COSI’
SENZA AVVISARE CHE È UNA SITUAZIONE DI EMERGENZA!”
Undyne gridava fuori di sé dimenando le braccia,
arrabbiatissima. Sans si rialzò in piedi a fatica, sentendo
la spina dorsale
indolenzita protestare dolorosamente. Ma non avevano tempo da perdere.
“Ehy – disse lo scheletro – carino l’outfit.”
Undyne indossava una cannottierina beije e un paio di
pantaloni di plaid rosa, decorati con teneri coniglietti.
“STA ZITTO! – rispose lei arrossendo rabbiosamente
– SONO
DOVUTA USCIRE COSI’ COM’ERO! HAI VISTO IN
TV!?”
“Certo che sì, dobbiamo sbrigarci, prima che Sousy
finisca
ammazzata.”
“STAI SCHERZANDO!?!?”
Sans si voltò allibito verso il comandante della Guardia
Reale, e la vide ancora più paonazza e incazzata, con le
zanne scoperte come un
piranha che ha appena avvistato la preda – decisamente
terrificante.
“È UMANA! È UNA UMANA!!! CI HA PRESO
TUTTI PER IL CULO! LA
AMMAZZO IO QUELLA STRONZA!!!!”
Sans deglutì, temendo di finire arrostito da quello sguardo
di fuoco.
“Veramente…”
“NON POSSO PERMETTERE CHE METTATON PRENDA L’ANIMA
CHE SPETTA
DI DIRITTO AL RE!!! MUOVIAMOCI!!!”
Sans decise di rimandare il problema su come impedire a
Undyne di fare a fette Sousy a dopo che l’avessero trovata,
anche perché poi
avrebbe fatto a fette anche lui una volta che avesse scoperto che
l’aveva
aiutata a nascondersi per tutto quel tempo.
Ovunque la si girava, la situazione faceva schifo in ogni
sua possibile riuscita, come una sardina in padella.
Aprirono tutte le porte che incrociarono nel corridoio, si
infilarono in ogni svincolo, sbagliarono strada tutte le volte e ogni
volta la
tensione saliva sempre di più, e l’irreparabile
sembrava più vicino.
Sans ormai era quasi entrato in uno stato di trance, quasi
come se quella ricerca fosse ormai come una sorta di punizione
purgatoriale
infinita per tutte le cazzate che aveva combinato negli ultimi giorni,
quando
spalancò l’ennesima porta e si trovò di
fronte ad uno spettacolo orribile:
Mettaton a terra, con lo schermo rotto e sprizzante scintille, e Sousy
riversa
vicino a lui zuppa di sangue.
Undyne lo raggiunse subito dopo e si raggelò:
“Oh maledizione – mormorò –
qui è successo un casino.”
Sans era completamente immobilizzato. La consapevolezza di
essere arrivato troppo tardi arrivò solo un attimo prima che
Sousy muovesse un
piede, riaccendendo qualche speranza di aver schivato
l’irreparabile.
Lo scheletro corse da lei per vedere quanto gravi fossero le
sue ferite e la trovò a occhi chiusi, con espressione
sofferente.
“…Sans…” mormorò
la ragazza, strizzando gli occhi nel
tentativo di aprirli almeno un po’.
“Sousy, ma cosa mi combini?”
sdrammatizzò lui, spaventato
dal suo colorito pallido.
“…alla fine sei arrivato… -
continuò lei, e lui fece
spallucce - …sapevo che saresti venuto per
me…”
“Non è il caso che ti sforzi di parlare, ora
corriamo a
chiamare un medico…”
“No! Per me è
troppo tardi ormai…” Sousy tossì, e
Sans le prese le spalle e se la spostò
sulle ginocchia, mentre Undyne sorvegliava tutto ad occhi spalancati.
“…e dire che ho organizzato tutta questa messa in
scena solo
per farti tornare da me, eppure guarda come sono
finita…”
“Come al solito, sei una esagerata
Sousy…”
“Farei qualsiasi cosa per te! *coff
coff* Ma ormai è tardi… ma dimmi
almeno, se ne è valsa la
pena… mi ami almeno un po’…?”
Sans si girò verso Undyne, costernato e un po’
imbarazzato,
e la trovò con gli occhi tutti luccicanti di lacrimoni.
Tormentandosi le labbra
coi denti, il capo della Guardia Reale accennò con la testa
di assecondare
quella poverina, che tanto ormai era alle sue ultime parole.
“Massì Sousy – rispose quindi Sans,
rivolgendosi alla
giacente – massì che ti amo.”
Sousy sorrise: “…e se non stessi per morire, un
giorno
magari mi avresti portata all’altare?”
“Eh!?”
La faccina sofferente di Sousy sembrava non poter patire una
risposta negativa.
“…magari, un giorno, chi lo
sa…”
“No!” Con
estremo
sforzo Sousy si sollevò, delirante, e Sans dovette tenerla
ferma a forza
temendo che potesse uccidersi da sola per sbaglio con un movimento
sbagliato.
Undyne, ormai lasciatasi trascinare dall’emotività
della scena, cercava di
nascondere i singhiozzi.
“Non esiste magari,
rispondimi sì o no, Sans!”
Lo scheletro sollevò gli occhi al cielo, costernato.
C’erano
due cose ora che poteva fare: essere stronzo fino in fondo, e con un
bel NO!
informare Sousy che la stava prendendo in giro fin
dall’inizio, oppure tentare
di avere pietà, e lasciarla andarsene almeno con i suoi
sogni intatti. Come
comunicato prima, Sans non era ancora diventato quel tipo di persona
che gode
(eccessivamente) nel veder soffrire gli altri.
“Sì, va bene?
Ti
sposerei Sousy.”
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!”
La ragazza si sollevò all’improvviso raggiante,
indicando lo
scheletro col dito, con una energia tale che se tutti i morenti fossero
stati
così, probabilmente l’aldilà sarebbe
deserto. Sans impietrì.
“L’hai detto l’hai
detto!”
Undyne lanciò un urlo.
“Non solo hai detto che mi sposerai, ma l’hai
fatto…”
“EHY! – tuonò Sans, terrorizzato
– IO NON HO…”
“L’hai detto in diretta
tv! Ahahahahaahhahahah!”
Sforzandosi di muovere la testa, il piccolo scheletro si
voltò verso la telecamerina sul treppiede, con la lucina
rossa accesa a
mostrare che aveva, inesorabilmente, ripreso tutto. Sans
materializzò un osso:
“La trasmissione è finita!”
esclamò, e scagliò il suddetto contro la
telecamera, infrangendola in mille pezzi.
I teleschermi dei mostri di tutto il
Sottosuolo (tutti, perché
grazie al passaparola
ormai ognuno sapeva di quella stranissima diretta, e anche il
più
antitecnologico dei mostri si era precipitato a casa del vicino per
seguirne
gli sviluppi) si illuminarono di statica ronzante. La diretta era
finita.
“Per la coda di Godzilla.” Mormorò
Alphys con gli occhi
ancora puntati alla tv, ficcandosi in bocca l’ultima manata
di popcorn.
“Migliore diretta
della vitaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!” esclamò
Papyrus scagliando i cuscini del
divano fino al soffitto.
“Ero a tanto
così dal licenziarti per
sempre Sans, lo
giuro.”
“…e si può sapere perché non
l’hai fatto?”
“Perché quella mocciosa ha ingannato anche me. Dannata umana!”
Sans e Undyne si trovavano sul divano della casa degli
scheletri, con una tazza di the in mano. Era molto tardi ormai, e
Papyrus aveva
insistito moltissimo nel far restare Undyne a dormire lì da
loro non appena era
arrivata accompagnando a casa Sousy e suo fratello maggiore. Un cuscino
gibboso
e una coperta erano già stati posizionati a lato del divano,
e il the era stato
prontamente offerto dal volenteroso padrone di casa come premio di
consolazione
dopo quelle ore di tribolazione. Poi se ne era andato a dormire
– come già
accennato, era molto tardi e Papyrus si trovava già molto
oltre l’ora della
nanna.
Sans fece spallucce. Il suo sguardo perso nelle profondità
oscure e bollenti della tazza di the sembrava quasi apatico nella
sconfitta.
Undyne continuò a lamentarsi:
“Che ne sapevo io che le umane sanguinano?
Così, dal niente!? È disgustoso!”
“Eh… me ne sarei dovuto ricordare anche
io.”
“Sì! Avresti dovuto! Eri tu quello informato in
umanologia
visto che la stavi coprendo! E adesso… - Undyne si
ricordò della situazione
nella quale si era cacciato Sans, e addolcì i toni -
…beh, poteva andare
peggio. E puoi sempre fare in tempo a mandarla a farsi
friggere.”
“…potrei, ma non voglio rimangiarmi una promessa
del
genere.”
Lo scheletro sorseggiò un sorso di liquido bollente.
“…che genere di persona sarei? La
verità è che lei è stata
più brava di me. E poi… se si è spinta
fino a certi limiti significa che ci
tiene davvero moltissimo.”
“…mi stai dicendo che hai seriamente intenzione di
sposarla!!!???”
Undyne aveva gli occhi fuori dalle orbite, e Sans fece di
nuovo spallucce.
“Massì. Tanto…”
“Ma come tanto!?”
Undyne si sollevò sulle ginocchia e scosse la tazza
così
forte da far piovere buona parte del contenuto sul teschio del suo
amico:
“Va bene fare il figo col nichilismo, ma questa è la tua
vita! Non sprecarla, guarda che
è una sola!”
Sans scoppiò a ridere e Undyne si infervorò
ancora di più.
Ci volle un urlo di intimazione proveniente dalla porta chiusa di
Papyrus – che
giustamente tentava di dormire – per zittire la donna pesce.
“Eh… - Sans si asciugò una lacrimuccia
scesa per il gran
ridere – anche se fosse solo una
sola… chissene frega.
– Spalancò gli
occhi, fissando sempre il fondo buio della sua tazza -
…credo che ormai questa linea
temporale mi sia sfuggita di
mano…”
“Cosa…?”
“Cosa?”
“Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaans…”
Undyne e lo scheletro si voltarono subito verso la porta
accanto a quella di Papyrus, dalla quale facevano capolino il viso e un
piede
della diabolica umana, Sousy.
Aveva occupato la stanza del suo nuovo fidanzatino con la
scusa che la serata, nonostante non l’avesse ammazzata del
tutto, era comunque
stata parecchio traumatica per lei, e dormire nella cuccia non sembrava
la
soluzione più appropriata – né la
più igienica.
“…guarda che io mi sono stufata di aspettarti,
vado a
dormire! Buonanotteeeeeee…”
La porta si chiuse, e Undyne sentì un brivido scorrerle
lungo la schiena. Sans finì di bere il suo the e lo
appoggiò per terra.
“BENE. Credo proprio che andrò a passare la notte
da
Grillbyz.”
Undyne sollevò il sopracciglio: “In quanto a vita
matrimoniale, parti malissimo.”
“Mi godo i miei ultimi momenti da scapolo.”
Sans si allacciò la felpa fino al collo e prese le chiavi di
casa – per quale motivo poi non si sa visto che tanto la
porta era sempre aperta.
“Ma è aperto anche di notte quel
postaccio?”
“Oh non per me… dopotutto io sono irresistibile!”
Lo scheletro fece un occhiolino e sparì dietro la porta,
scomparendo nella notte.
FINALE
MISTERIOSO PER UN CAPITOLO MOLTO POCO MISTERIOSO!
QUESTO MATRIMONIO S'HA VERAMENTE DA FARE??? RIUSCIRA' PAPYRUS A
DORMIRE???
MA SOPRATTUTTO:
QUANTO TEMPO CI METTERA' GRILLBY A CACCIARE FUORI SANS DAL SUO LOCALE OLTRE L'ORARIO DI CHIUSURA!!??
TUTTO
QUESTO E MOLTO ALTRO NELLA PROSSIMA PUNTATA DI BEAUTIF... BOH QUEL CHE
E'.
*Spazio Autrice*
*Sexy Sans is sexy*
*mi sono stancata di giustificarmi per i miei ritardi, quindi mi
limiterò a dire HA! SON QUI!*
*Il fatto che siano rari nel tempo rende i miei capitoli piacevoli come
una vincita alla lotteria!*
*Se, ci credo proprio tantissimo*
*Alla prossima morte di papa ciau!*