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Autore: mrsgreenleaf    13/09/2017    1 recensioni
“«Ti ucciderò con le mie mani, Regina dei Boschi», gridò dall'alto con un sorriso compiaciuto dipinto in volto.
Rose si rialzò in piedi di scatto, e sollevò su di lei uno sguardo di fuoco.
«Sono nata su questa Terra per distruggere il male. Ho fatto una promessa, e nessuno può cancellarmi. Io risorgerò sempre.»”
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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“You left me broken,
you tried to make me think
that the blame was all on me,
with the pain you put me through.”


Infilò tra le ciocche la sua corona d'argento, nel centro della quale splendeva intensamente il rosso del rubino incastonato, e, dopo un'ultima spazzolata ai lunghi capelli corvini, si fiondò fuori dalla camera.
Lisciò velocemente le pieghe della gonna del vestito con le mani e attraversò in fretta il corridoio per raggiungere l'entrata dell'immensa sala del trono.
Ad un tratto, udì in lontananza dei passi in avvicinamento, facilmente distinguibili nel silenzio dei corridoi di marmo, in contrasto col trambusto proveniente al di là della soglia.
E infatti, dall'angolo comparve il suo maestro d'armi.
«Dwalin!» lo salutò andandogli incontro.
«Buon pomeriggio, principessa, e buon compleanno» disse con un lieve sorriso sul volto. «Sei... incantevole».
Il nano le offrì il braccio, che lei accettò con piacere – apprezzando indubbiamente il suo sforzo nell’essere galante.
«Il re ha invitato persone da ogni angolo del mondo».
«Lo immaginavo» alzò gli occhi al cielo. «E tuo fratello?»
«Oh, immagino che Balin si stia ancora pettinando la barba nell’eventualità che qualche nana faccia caso a lui» rispose sghignazzando. «Sai, come dice il buon vecchio Thráin, la speranza non muore mai».
«Questo lo dice a caccia, quando non riuscite a colpire nemmeno una lepre?» replicò lei ridendo.
«Mi hai scoperto…» bisbigliò entrando.
L’elfa non potè fare altro che sgranare gli occhi: era incredibile come riuscisse ogni giorno a sorprendersi sempre di più della maestosità di Erebor. Conosceva bene le tradizioni dei Nani: la sontuosità di quella festa era seconda solamente a quelle di Dís.
Gli immensi cumuli d'oro, tutte le pietre preziose ed i gioielli erano stati spostati probabilmente alle Sale Inferiori; stemmi della loro casata, tappeti in stoffe pregiate e molteplici arazzi tappezzavano le pareti. Barili di birra e vino erano sistemati intorno ai tavoli, imbanchettati con qualsiasi genere di carne, verdure e dolci. Ma ciò che la colpì maggiormente… fu il numero delle persone presenti.
«Ma quante persone ha invitato?» mormorò all'orecchio di Dwalin, piuttosto preoccupata.
«Beh… parecchie. Se le vuoi contare posso darti una mano».
Rose si mise a ridere, e il nano con lei. Dwalin riusciva sempre ad alleggerire la situazione e a metterla di buon umore.
Al suo passaggio, la gente chinava la testa e la salutava cortesemente.
«C’è anche Gandalf?» chiese entusiasta, indicandolo con un cenno del capo.
«Esatto…» bofonchiò, «ora, conoscendoti andrai a parlare con lui, quindi, se non ti dispiace, io andrei a litigare con qualcuno per della birra».
«O per dei biscotti» replicò beffarda. Dwalin le fece l’occhiolino ridendo e il nano si allontanò verso uno dei tavoli.
Così l’elfa si avvicinò lentamente allo stregone, il quale conversava e rideva allegramente con un uomo dall’aspetto piuttosto curioso: i suoi capelli erano insolitamente lunghi, di un colore che in lontananza pareva nientemeno che bianco, eppure appariva bello e giovane in volto, con un portamento regale e – e aveva una corona in testa.
Rose si sentì mancare.
No, non era decisamente un uomo.
Proprio mentre stava per fare dietrofront, ignorando tutte le regole sulla buona educazione acquisite in cento anni di vita, ecco giungere alle sue orecchie la voce di Gandalf. «Rose!» si sentì chiamare.
Lei si voltò verso lo stregone con un sorriso traballante, quando Gandalf la sorprese con un caloroso abbraccio. Improvvisamente sì sentì più a suo agio.
«Oh, è dalla festa dell'anno scorso che non ci vediamo, dico bene?»
L’elfa farfugliò qualcosa che assomigliava ad un «sì», intravedendo con la coda dell’occhio che l’uom-… che re Thranduil in persona, si stava avvicinando a loro.
«Mia cara, permettimi di presentarti Thranduil, sovrano di Boscoverde il Grande, figlio di Oropher e della regina Aranel».
«Mia madre non lo è più, Gandalf. Elenwë è la regina di Boscoverde».
Gandalf non seppe se annuire o meno, quindi abbozzò un sorriso nervoso. L’imprevista tensione calata nell’aria si poteva tagliare con un coltello.
A quanto pare, il re era una persona non poco suscettibile.
«Boscoverde!» esclamò Rose nel tentativo di eliminare l’attrito. «Lo ammiro sempre dalla finestra della mia stanza. Dev'essere un posto incantevole».
Thranduil volse il capo nella sua direzione e i suoi occhi glaciali la studiarono per un attimo, come se si fosse appena accorto che anche lei era effettivamente presente.
Dopo qualche istante finalmente i suoi lineamenti si rilassarono, e perfino un sorriso spuntò sul suo volto.
«Se vorrete visitare il mio regno, principessa, sarà per me un piacere ospitarvi».
Prima che potesse formulare una qualsiasi risposta, ecco che Thráin comparve al suo fianco.
«Occhi di smeraldo e capelli d'ebano, ecco la mia gemma più preziosa! Ti ho cercata dappertutto, tesoro mio».
Rose si chinò su di lui e gli lasciò un bacio sulla guancia.
«Tanti auguri, bambina» le disse suo padre, «spero che apprezzerai il mio regalo, te l’ho fatto portare in camera».
«Un regalo, *khazahal! Con la festa che mi avete organizzato?»
«Beh, Dís ne riceve il doppio solo perché è la minore, non ti vizio mai abbastanza!»
Tutti e quattro risero insieme.
«Bene…» mormorò sfregandosi le mani. «Tieni un occhio attento su tua sorella, mi raccomando».
Rose si guardò intorno di sfuggita. «Ah, è là» disse quando la vide vicino ad una colonna, sorridente e agghindata a dovere, con un boccale di birra ben riempito in mano. «È insieme ad un… un nano dai capelli castani».
Che a giudicare dai vestiti non sembrava affatto un nobile, ma questo non lo disse ad alta voce.
Rose la vide allontanarsi da lui in gran fretta e poi comprese il perché: Frerin, con il suo solito muso stampato in faccia, si stava guardando in giro un po’ troppo attentamente e avrebbe potuto scovarli.
«E i tuoi fratelli, invece? Li vedi?» le domandò ancora suo padre.
«Ho visto ora Frerin. Thorin invece si sarà nascosto da qualche parte... lo sai che è un tipo troppo mite per una festa del genere».
«Credo che tu abbia ragione, bambina» le rispose con un sorriso.
«Thrain» sopraggiunse Thranduil, che a quanto pare aveva pazientemente atteso un momento di silenzio, «io e la principessa stavamo discutendo sulla possibilità di farle visitare il mio regno».
A quelle parole, dapprima Thráin le parve turbato; poi, notando che la figlia si era accorta del suo cambio di umore, cercò di rassicurarla con un sorriso.
«Ma certo, ne hai tutto il diritto, bambina mia. I tuoi fratelli non hanno mai avuto questa curiosità per il Boscoverde» considerò perplesso, «ma tu sei tutta tua madre in fatto di lunghezza e orecchie a punta» aggiunse ridacchiando tristemente. «Quindi… insomma, se è quello che desideri, non potrei non esserne felice».
Rose sorrise eccitata. «Oh, papà, grazie!»
Thráin le accarezzò dolcemente un braccio, distogliendo lo sguardo da lei. «Penso che ora raggiungerò gli altri, mia adorata. A quanto pare ho il potere di far cessare risse solo camminandoci accanto».
Gandalf rise di gusto e gli mise una mano sulla spalla. «Allora a più tardi, amico mio» lo salutò amichevolmente. Il re Thranduil disse lo stesso con un rispettoso cenno del capo.
«E io credo che andrò dal nonno» disse Rose – più come piano di fuga. «È stato un vero piacere, re Thranduil».
Il sovrano le fece il baciamano, sconvolgendola non poco. «Spero anch’io che apprezzerete il mio regalo, principessa. Io e mio figlio saremo felici di accogliervi quando volete».
Rose annuì e sorrise a lui e poi a Gandalf, al momento incapace di dire o fare qualsiasi altra cosa.
E si voltò, incamminandosi sul lungo tappeto che era stato srotolato dinnanzi al trono reale, su cui sedeva Thrór; suo nonno la guardava avvicinarsi con un inaspettato sorriso dipinto in volto e Rose lo vide addirittura scendere dal trono per andarle incontro.
Quando fu di fronte a lui, come un lampo si ricordò di inchinarsi.
«Buon compleanno, Heszun» disse lui sfiorandole una guancia per farla alzare in piedi. «Una persona speciale nata in un giorno speciale».
Rose fece per sorridere, ma la felicità le morì sulle labbra non appena vide arrivare Frerin.
«Grazie mille, nonno» rispose sollevandosi e cercando di ignorare la sua presenza.
Si avvicinò quindi a Dís, che sfoggiava la sua miglior espressione seria sul volto.
«Andiamo, non dirmi che ce l’hai ancora con me per il pettine».
Dís sospirò altezzosa.
Poi entrambe scoppiarono a ridere.
La nana si tuffò tra le sue braccia, stringendola (stritolandola) per la vita. «Buon compleanno, hyraz!» esclamò nell’abbraccio.
«Ho detto a papà che eri con quel nano» le bisbigliò Rose all’orecchio, «e lui ora è a cercarti».
Dís ridacchiò. «Oh, avanti… non era nessuno di importante».
L’elfa percepì la sua voce incrinarsi. Segno che stava spaventosamente mentendo.
«Un po' arrogante fare la spia, non credi?»
Ed eccolo.
Era stato in silenzio troppo a lungo.
«Non ti deve importare, Frerin!» esclamò Dís rivolgendogli un'occhiataccia.
«Beh, invece m’importa» replicò infastidito.
«Frerin» lo richiamò severamente Thrór. «Avanti, è il suo compleanno. Almeno per oggi, non infastidire tua sorella».
«Lei mi infastidisce tutti i giorni con la sua stessa esistenza» sibilò amaramente suo fratello, «eppure non mi sono mai lamentato».
«Frerin!» gridò Thrór furibondo. «Chiedi immediatamente scusa!»
Dís si costrinse a stringere i pugni per evitare di peggiorare la situazione prendendo a ceffoni il fratello maggiore.
Si voltò nella direzione di Rose, ma, dopo quelle parole di veleno, era già scomparsa alla loro vista.
 

*khazahal: no, non è una parolaccia XD, significa “padre”.
   
 
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