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Autore: AngelsOnMyHeart    14/09/2017    1 recensioni
Piccolo racconto che si pone tra la fanfiction "Il Dominio del Caos" ed il suo sequel, attualmente in lavorazione.
Quando il cambiamento giunge, c'è ben poco che si possa fare per fermare la sua inesorabile avanzata. Spesso, la scelta migliore è quella di lasciarsi andare ad esso, cosicché la vita possa riprendere il suo corso verso una nuova direzione.
Ed è proprio da un cambiamento che questa breve storia vuole tracciare il suo inizio.
Due gemelli, Will ed Abigail, stanno affrontando il primo grande viaggio che la vita gli ha posto dinanzi. Il che li condurrà non solo verso un nuovo stato, in una nuova casa, ma anche incontro ad un percorso irto di tanti piccoli segreti tornati a galla, impazienti di essere ripescati, mentre un vecchio rancore a lungo sopito, riemerge dal calmo mare dei ricordi. Questo rancore trascinerà con se una potente tempesta e quando il viaggio sarà giunto al suo termine, nulla resterà più come prima.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO VII
Here's to the Fall.




“Salve bella gente! Finalmente sono tornata, ci è voluto un po' di tempo ma spero possiate comunque perdonare la mia giustificata assenza. Tra la gravidanza e le rocambolesche avventure della mia disastrata (ma bella) famiglia, ho avuto il mio gran bel da fare. 
Ed è proprio su quest'ultimo punto che vorrei soffermarmi prima di riprendere a pieno ritmo le pubblicazioni sul blog. 
Intanto ci tenevo a ringraziarvi per tutte le parole di supporto e dei preziosi consigli che mi avete lasciato dopo il mio ultimo post, avvisandovi che vi avrei lasciato per un po' di tempo per motivi familiari (FireAndBlood86 grazie anche a te per la prolissa lista che mi hai lasciato ma, no, non era di un avvocato divorzista che avevo bisogno). 
Sono lieta di annunciare che le acque si sono finalmente calmate (e le mie rotte, LOL), la tempesta è passata ed il sole è tornato a splendere, forse molto più di prima. 
Sapete, ci sono alcuni momenti, forse fin troppi e voi lo sapete benissimo, in cui vorreste arrendervi, rinunciare a tutto quel che eravate in procinto di fare per rinchiudervi in voi stessi: avvolgervi nel vostro bozzolo di coperte e dimenticarvi di tutto, persino delle persone a voi care. 
Ho vissuto questa situazione molto da vicino, di recente, passavo le mie giornate a fissare il mondo tramite gli occhi di una sconosciuta e la vera me intrappolata al suo interno, incapace di ribellarsi, incapace di muoversi. Volevo arrendermi e l'ho fatto. 
Poi un giorno Roy mi ha detto “Facciamo una follia, abbandoniamo questo posto ed andiamo via con i bambini. Costruiamoci una nuova vita, lontano da qui”. Nonostante il mondo fosse ancora molto offuscato, per me, la nebbia ha iniziato a diradarsi e mi son detta: “Perché no?”. 
Il cambiamento è avvenuto come una potente scossa di terremoto. Tutto è crollato ma noi siamo stati in grado di ricostruirlo, nonostante le numerose scosse di assestamento. Non sto qui a negarlo, ho temuto che le fondamenta non sarebbero state in grado di reggere il peso di tutti questi eventi e invece...ne siamo usciti più forti di prima. 
Quindi, sebbene lasciarsi andare sembri essere l'opzione più semplice ed allettante, non fatelo. Alzatevi e lottate questo demone. Lottatelo per i vostri cari e, ancor più, lottatelo per voi stessi. Come disse un grande saggio “Non può piovere per sempre”. 
Ah! Mi ero ripromessa di essere breve ma sembra proprio che la sintesi sia una mia nemica naturale. ARGH! 
Ora vi saluto e vi mando un grande abbraccio, prendetevi cura di voi stessi, sempre, e semmai aveste bisogno di aiuto, un consiglio, uno sfogo o anche quattro chiacchiere, la mia casella postale è sempre aperta per voi. 
Carry on! 
Baci, Jillian” 
 
:-Allora? Che te ne pare?-. Domandò Jillian mordendosi nervosamente l'unghia del pollice mentre suo marito leggeva silenziosamente il suo ultimo lavoro. 
:-Se mi lasci finire-. Rispose pacatamente l'uomo. 
Jillian sbuffò, portando le mani sui fianchi ed iniziando a passeggiare avanti ed indietro. 
:-Se non va bene, dimmelo ok? Devi essere sincero- fece una breve pausa, prima di ricominciare -Però non troppo diretto. Crudele ma il giusto e ti ricordo che ho ancora la lista di avvocati divorzisti-. 
Roy si trattenne dal ridere, osservando il buffo atteggiamento di Jill dal suo riflesso nello schermo, prendendosi volutamente più tempo prima di ruotare la poltrona girevole per rivolgersi direttamente a lei. 
Jillian si bloccò di colpo, osservandolo in attesa di un suo commento e, quando questo non arrivò entro i primi 3 secondi, sbottò in uno scocciatissimo :-Allora?-. 
:-Vuoi sapere prima della parte buona o di quella cattiva?-. Chiese Roy e la donna sbiancò, per quanto le fosse possibile, essendo già di suo piuttosto pallida. 
:-E' troppo melenso, non è così? Dovevo mantenere un tono distaccato, lo sapevo! Dà qua che lo riscrivo d'accapo-. Esclamò lei già cominciando a rimboccarsi le maniche per cestinare il file ed aprire una nuova pagina bianca su cui perdere ore ed ore. 
:-La buona notizia è che l'articolo è perfetto così com'è- iniziò a spiegarle Roy, afferrandola per un braccio così da frenarla dal suo frettoloso intento -la brutta è che, purtroppo, ho una moglie talmente ansiosa da non riuscire ad apprezzare le proprie capacità-. 
Jillian guardò suo marito, poi il computer e poi nuovamente l'uomo. 
:-Sei un cretino-. Sentenziò infine, dandogli un lieve schiaffo sul braccio, sorridendo con un filo di soddisfazione infine. 
:-Quindi va bene così? Posso pubblicarlo?-. 
Roy si alzò e le prese delicatamente la nuca, stringendo appena i suoi rossi ricci per posarle un bacio sulla fronte :-Premi INVIO e rendi felici i tuoi fan. Magari un po' meno quello degli avvocati-. 
:-Forse cancellerò quella lista, dopotutto-. Scherzò Jillian, sedendosi alla scrivania, pronta ad aggiornare il suo blog. 
L'uomo sorrise guardando sua moglie, volgendo poi un'occhiata distratta all'orologio. Era ancora presto. 
:-Penso che inizierò ad andare al locale. Ieri un gruppo di ragazzi ha fatto casino ed ho promesso alla signora Stussy che l'avrei aiutata a ripulire, anche perché temo che, se non lo farò, mi caccerà dal mio stesso locale-. Disse l'uomo avvicinandosi alla porta della camera. 
:-Per favore, non continuare a mentire. Non ora che le cose sono finalmente apposto-. Fu il commento tranquillo di Jillian alla sua, quanto mai evidente, bugia. Roy fu così costretto a fermarsi :-Non ti si può nascondere nulla? Eh?-. Chiese grattandosi il capo, imbarazzato. 
:-Roy, io non la conoscevo, non ne ho mai avuto l'occasione e, non voglio illudermi, probabilmente non saremmo mai potute andare d'accordo, vista la situazione. Però non voglio che continui a nasconderla in questo modo, non è giusto nei suoi confronti. E poi, cielo Roy! Se c'è qualcosa che dovrebbe averti insegnato tutto questo è che l'omertà non è molto diversa da una bugia. Quindi vai a trovarla come è giusto che sia, non sarò di certo io ad impedirtelo, e portale anche dei fiori da parte mia. Per quanto poco possa valere, ci tengo-. 
Roy scosse il capo, piacevolmente stupito da quanto la vita avesse deciso di essere indulgente nei suoi confronti :-Lo farò-. Le disse, salutandola per poi uscire di casa. 
Jillian sorseggiò un po' di caffè, ed infine premette INVIO. 

Entrambi i gemelli si svegliarono col cuore in gola quella mattina. 
Non appena Abigail aprì gli occhi, vide i sottili raggi dell'alba insinuarsi timidi tra le fessure delle tapparelle, iniziando ad illuminare la stanza. Un largo sorriso si dipinse sulle sue labbra e balzò a sedere, entusiasta. 
Era agitatissima, il cuore batteva forte nel suo petto e, seppur l'idea di un nuovo anno scolastico non l'avesse mai particolarmente interessata, non vedeva l'ora di uscire e fare nuove conoscenze ed amicizie. 
:-Alzati Will!-. Esclamò saltando giù dal letto e balzando su quello del fratello, ancora avvolto sotto le coperte, arrivate a coprirlo fin sopra la testa. 
:-Mmmh-. Mugugnò il piccolo. 
:-AL-ZA-TI!-. Iniziò a gridare Abigail, saltando di prepotenza sul letto di Will per far sì che questi si decidesse ad alzarsi. 
Nessuna risposta giunse dal bozzolo di coperte e la bambina dovette far ricorso a tutto il proprio autocontrollo per non spintonarlo giù dal letto a suon di calci. 
:-Sei nervoso per la scuola?-. 
Era assurdo da credere, sebbene tra i due quello più attento negli studi fosse sempre stato Will, lui non era ma stato in grado di affrontare l'ambiente scolastico, cosa che ad Abbie era sempre riuscita più che bene. 
La testa rossa e spettinata di Will uscì appena da sotto le coperte, rivelando due occhi contornati da leggere occhiaie, sintomo che non doveva aver dormito particolarmente bene quella notte. 
:-Sarà come sempre Abbie- ammise a bassa voce, quasi vergognandosene -E' sempre stato così. Come metterò piede nella nuova scuola, agli altri ci vorranno sì e no dai due ai tre minuti per etichettarmi come secchione e prendermi in giro per il resto dell'anno. Mi sono voluto convincere che stavolta sarebbe stato diverso ma ora invece...ora mi rendo conto di essermi raccontato una bugia-. 
:-Will non puoi continuare ad avere paura...-. 
:-No infatti, fammi finire!- la interruppe Will mettendosi a sedere -Io sono stanco di essere preso in giro, questa cosa va avanti dai tempi dell'asilo e deve finire. So che non posso evitare le etichette, in tutte le scuole ce ne sono, però posso almeno evitare di buttarmi giù per questo-. 
Abigail lo fissò in silenzio, pensandoci alcuni istanti :-Non capisco dove vuoi arrivare-. Ammise infine. 
:-Voglio che mi insegni a difendermi Abbie. Non a fare a botte, quello no, solo a difendermi, sia chiaro-. 
Dapprima Abbie socchiuse appena le labbra, stupita, poi sogghignò :-E quindi hai bisogno del mio aiuto a scuola, eh?-. 
Will roteò gli occhi al cielo :-Mi sto già pentendo di avertelo chiesto-. 
:-E sia!- esclamò quindi la bambina, scendendo da letto ed alzando il braccio destro al cielo con il palmo della mano spalancato -Io sarò il tuo Fil e tu il mio Ercole, ti addestrerò e scriveranno il tuo nome nelle stelle!-. E fece scorrere lentamente il braccio avanti a se, quasi ad illustrare gli eventi che probabilmente sarebbero avvenuti solo nella sua fantasiosa testa. 
:-Credo tu stia esagerando-. Cercò di riportarla con i piedi per terra Will ed Abigail sbuffò, come era solita fare. 
:-Vedrai, vedrai. Nessuno ti prenderà mai in giro, anche perché quel lusso è concesso solo a me-. Sorrise infine lei, saltellando verso il bagno. 
:-La solita Abigail-. Commentò il fratello mentre lei spariva dietro la porta. 
Beh...non esattamente la stessa di sempre. Seppure potesse non notarsi molto dall'esterno, nelle ultime settimane si erano avvicinati molto più di prima. Sì, come tutti i gemelli avevano quel filo che li univa indissolubilmente, ma troppo spesso le loro differenze avevano interferito, creando una spessa barriera che aveva impedito loro di riuscire a sviluppare un rapporto più profondo. 
Non che il caratteraccio di Abigail fosse svanito, per carità, così come lui continuava ad essere eccessivamente prudente, ma ora sua sorella sembrava molto più disposta ad ascoltare di come non avesse mai fatto prima. 
Tutto era iniziato dalla sera in cui aveva rischiato di rompersi l'osso del collo, cadendo dalla quercia nel bosco. 
Quella stessa sera il papà aveva raccontato loro tutta la verità sul suo conto, non che ormai non avessero fatto 2+2 ma, sentirlo uscire dalla sua bocca, sortì tutto un altro effetto che fece svanire i precedenti timori, creando nuove certezze. 
Aveva raccontato loro del precedente matrimonio, della sua prima moglie e della figlia che aveva abbandonato, i problemi che avevano afflitto la ragazza- causati probabilmente dal suo abbandono- la sua scomparsa e la successiva morte della madre, ormai rimasta sola. 
Fu un racconto duro da digerire per i piccoli e probabilmente tutto questo avrebbe dovuto farli infuriare con il papà. Invece no. Perché nelle loro teste non esisteva l'uomo di cui lui gli stava raccontando, per loro esisteva solo il papà sempre presente, che aveva fatto l'impossibile per far sì che a loro non mancasse mai nulla e che li amava. Sarebbe di certo passato un bel po' di tempo prima di abituarsi all'idea di avere una sorella maggiore, da qualche parte, ma questo non poteva certo impedir loro di volergli ancora bene. 
Quando l'uomo aveva terminato di raccontar loro quella triste storia, l'unica cosa che i gemelli gli avevano chiesto era di vedere una foto della ragazza, sapendo benissimo che l'aveva estratta dalla cornice nella loro stanza, il primo giorno che avevano messo piede in quella casa. Senza dover cercare molto, l'uomo aveva preso il portafogli dalla tasca posteriore dei suoi jeans, aprendolo ed estraendone una foto piegata in quattro per poi porgerla loro con gli occhi lucidi. 
Di certo non poterono che definirsi ancor più stupiti, quando scoprirono che la ragazzina nella foto, di un'età indefinita tra i 9 e i 12 anni, era la copia sputata della donna che aveva salvato Will poche ore prima. 
Quella notte, ovviamente, non parlarono d'altro, ipotizzando le più disparate teorie di come questo fosse possibile. 
Era forse uno spettro? I due vollero scartare immediatamente quell'opzione, non sembrava esattamente un fantasma. I fantasmi sono brutti, distorti e crudeli. Lei non sembrava nessuna di queste cose, inoltre non volevano accarezzare l'idea che le fosse successo qualcosa di così terribile. 
Forse era diventata una super eroina? Troppo banale. Una fata? Nah..le fate hanno le ali. 
Alla fine avevano deciso di comune accordo che la giovane donna era divenuta Dama del lago e del bosco, una specie di guardiana che proteggeva i bambini che si perdevano per quei sentieri, aiutandoli a ritrovare la strada di casa. Proprio come una leggenda. 
:-Allora? Ancora non ti sei alzato?-. Sbraitò Abigail, trovando Will ancora imbambolato sotto le coperte al suo ritorno. 
Il piccolo si costrinse ad alzarsi, più pigro di un bradipo, dirigendosi a sua volta nel bagno. 
:-Abbie?-. 
La ragazzina, ora intenta nel saltellare su di una sola gamba mentre infilava un paio di jeans, alzò lo sguardo verso il fratello, fermo sulla soglia dandole le spalle :-Sì?-. 
:-Grazie-. Ed uscì, chiudendosi la porta alle spalle. 
Abbie scosse il capo ed i suoi graziosi riccioli, ridacchiando “Il solito Will”. 

:-Ed eccoci qui!-. Esclamò Jillian, tirando il freno a mano e spegnendo l'auto. 
Will deglutì a fatica: il cortile della scuola si stendeva a pochi gradini e metri di distanza da lui. Un luogo sconosciuto lo attendeva, riempiendolo di incertezze, e si sentiva così al sicuro in macchina, insieme alla mamma. 
No! Non avrebbe permesso alla paura di rovinare anche questo primo giorno di scuola. Prese quindi un bel respiro profondo e, facendosi più forza di quanto avrebbe mai ammesso, aprì la portiera dell'auto, scendendo sul marciapiede. 
:-Sicuri sia tutto apposto? Volete che vi accompagni dentro? E' pur sempre una nuova scuola-. Domandò Jill, slacciandosi la cintura di sicurezza e raggiungendo i figli sul marciapiede. 
:-Non siamo bambini mamma, possiamo fare da soli-. Brontolò Abigail e Jill rise. 
:-Oh! Invece sì che lo siete. Siete i miei bambini, anche se state crescendo così in fretta...-. Si fermò, osservando fiera i suoi piccoli prima di chinarsi repentinamente per posare un baco a tradimento sulla testa di Abigail e poi uno su quella di Will che, come sapeva, non cercò di sottrarsi come la sorella. 
:-Mamma!-. Urlò indignata la ragazzina, pulendosi la fronte con l'avambraccio. 
La campanella suonò, segnando l'inizio dell'anno scolastico. Nuove amicizie sarebbero nate quel giorno, sicuramente diverse antipatie, rivalità e, chissà qualche piccola cotta riservata per il futuro. D'altronde la scuola era anche questo dopotutto. 
:-Siate bravi mi raccomando-. Li salutò Jillian ed i figli cominciarono a salire i gradini che li avrebbero condotti al vialetto della scuola. Abigail però esitò al terzo scalino, un piccolo nodo le strinse lo stomaco, costringendola a voltarsi indietro e correre incontro alla mamma per abbracciarla stretta. 
La donna rimase colpita da quel gesto improvviso, tant'è che i suoi occhi si sbarrarono più di quanto avesse voluto, ma come avrebbe potuto non apprezzarlo? La sua bambina le dimostrava finalmente un po' di quell'affetto che aveva riservato solamente al padre, per tutti quegli anni, e la strinse a sua volta. 
:-La mia proposta di accompagnarvi è ancora valida, tesoro-. 
Abbie prese di nuovo le distanze e scosse il capo :-Ora non esagerare-. Rispose col suo solito sorriso fiero che era impossibile non adorare. 
La seconda campanella suonò ma lei aveva un'ultima cosa da fare. 
Si avvicinò repentinamente allo sportello anteriore della macchina e guardò al suo interno: gli occhi grigio-verdastri di una neonata la fissavano curiosi dal finestrino, ed il suo piccolo viso tondo si alternava in espressioni che andavano dallo stupore al disappunto nel giro di pochi istanti. 
Portando l'indice ed il medio destri alla fronte, Abigail fece un cenno di saluto alla sorellina :-Hasta la vista!-. Esclamò avviandosi finalmente a scuola, prima del suono della terza ed ultima campanella. 
Jillian prese un respiro profondo, portandosi le mani al petto per l'emozione, chiuse la portiera posteriore e torno in macchina. 
Una volta allacciata la cintura mise le mani sul volante e volse un'occhiata alla neonata :-Hai dei bravi fratelli, lo sai Rose?-. 

 
* * * * 

:-Spero non sia nelle tue intenzioni essere presente ogni primo giorno di scuola sino al loro diploma-. Furono le parole di Pitch quando vide sfrecciare la bambina dinanzi a loro, troppo occupata a non fare tardi per poterli notare all'ombra di un albero nel cortile. 
Scarlett gli rivolse un'occhiata scocciata :-Devi fare il cretino ancora per molto?-. 
Pitch sghignazzò seguendo la propria compagna mentre questa scendeva i gradini per raggiungere il marciapiede, camminando insieme per la strada quasi come una coppia normale, ad eccezione del fatto che nessuno potesse vederli, ovviamente. 
:-Saremo invitati anche alle feste di compleanno e ad altri eventi? Per mia fortuna il nero si adatta a tutte le occasioni-. Continuò a stuzzicarla lui, quasi con tono impavido, al che Scarlett gli rivolse un largo sorriso, talmente largo da risultare inquietante :-Anche per il tuo funerale-. Gli rispose con tono candido. 
Seppur divertito, l'uomo comprese che fosse il momento di chiuderla lì, conscio che se avesse continuato sarebbe potuta finire male. Quindi chiuse gli occhi ed alzò le braccia, in segno di resa, senza aggiungere altro. 
Normalmente erano a viaggiare con l'ausilio dei loro poteri o grazie agli Incubi, questa volta però la ragazza volle godersi quel momento insieme, la quiete dopo la tempesta. 
Una volta raggiunta la loro destinazione Pitch decise di fermarsi, lasciando che fosse solo la ragazza a proseguire. Scarlett si volse con un sorriso timido verso il compagno :-Ci metterò solo un momento-. 
:-Prenditi tutto il tempo che ti serve-. Le disse solamente l'uomo. 
Scarlett tornò quindi sui suoi passi, percorrendo a passo svelto ed esperto il terreno del cimitero, per raggiungere il suo piccolo luogo sacro. Quel giorno, suo malgrado, scoprì che qualcun altro aveva deciso di farle visita. 
:-Hey principessa! Quanto tempo è passato-. Furono le parole con cui l'accolse Roy, dandole le spalle. 
La ragazza trasalì :-Puoi...-. 
L'uomo ridacchiò tra se e se :-Ricordo ancora quanto ti arrabbiavi con me, quando ti chiamavo così. Dicevi di odiarmi...-. 
Scarlett scosse il capo, coprendosi il viso con il palmo della mano “Che sciocca” pensò, come poteva aver pensato che stesse parlando con lei? 
:-...allora scherzavi ma chissà quanto devi avermi odiato, poi-. 
Lo Spirito si avvicinò piano alla tomba della madre, stringendo le braccia attorno al petto e fermandosi al fianco dell'uomo, fissando l'orizzonte, incapace di guardarlo in faccia. 
:-Lei non ti odiava. Nonostante quel che le hai fatto passare, abbandonandola con una figlia piccola, di cui ha dovuto prendersi cura da sola, lei non è mai riuscita ad odiarti. Ed era soprattutto per questo che io ti odiavo...che ti odio. Tu non la meritavi-. 
:-No, non ti meritavo-. Mormorò l'uomo, tenendo il capo chino, quasi fosse realmente in presenza di un angelo pronto a giudicare tutti i suoi peccati. 
:-Quante cose da farmi perdonare ma ormai è tardi. Non c'è alcuna scusante che possa scagionarmi da ciò che vi ho fatto. Eravamo così giovani ed io, al contrario di te, non sono stato in grado di maturare la capacità di pensare a qualcuno, di amarlo più di me stesso. Così accecato dal mio egoismo da non riuscire a capire che, per diventare quel qualcuno che tanto desideravo, mi sarebbe bastato essere il padre ed il marito che ora sto cercando disperatamente di essere. Porterò questa mia vergogna nella tomba e spero che quel giorno sarai presente, così da vederti un'ultima volta prima che io precipiti all'inferno che mi merito-. 
L'uomo si portò le grandi mani al viso, inspirando ed espirando profondamente tra le dita tremanti. 
:-Ho perso così tante occasioni: di starti vicino, di veder crescere Scarlett. Supportarla, così che non finisse vittima di tutto quel dolore che l'ha divorata per anni. Prego ogni giorno che lei sia riuscita a trovare un po' di pace in questo mondo, ovunque si trovi ora e, te lo prometto Helen, semmai dovesse tornare a casa un giorno, farò tutto ciò che mi sarà possibile, ed anche di più, per rimediare-. 
Scarlett volse appena lo sguardo, tornando subito a guardare altrove, quasi imbarazzata nel sentir pronunciare simili parole da quello che per lei era nulla più di uno sconosciuto :-Quel treno è ormai passato, non continuare a crucciarti, fidati. E' inutile-. 
:-Non ho dubbi sul fatto che i gemelli l'adorerebbero, se potessero incontrarla. Will è un bambino tanto dolce e Abigail...se solo avessi avuto l'occasione di conoscerla. Rimarresti stupita nello scoprire quanto hanno in comune-. 
La ragazza sorrise, portandosi una ciocca dietro l'orecchio, a seguito di quell'affermazione. 
:-Un'ultima cosa- aggiunse l'uomo, chinandosi per posare contro la lastra di marmo un mazzo di fiori, ormai quasi completamente stritolato dalle sue mani -Io non sono certo di quel che sto per dire ma, se ci sei, se sei qui ora e puoi sentirmi. Grazie-. 
:-Grazie di cosa?-. Domandò Scarlett, non comprendendo a cosa Roy s riferisse. 
:-Grazie per aver aiutato il mio Will. E, se te lo stessi chiedendo, ho sentito le tue parole nel vento. Non sprecherò quest'occasione Helen, te lo giuro. Per quanto la mia parola possa valere poco per te-. 
A quel punto si sollevò, congiungendo le mani sopra il petto, pregando in silenzio per qualche secondo :-A presto, principessa-. Disse infine, andando via. 
Scarlett rimase a guardarlo camminare, fissando la sua schiena sino a quando non sparì completamente alla sua vista e a quel punto, si accorse che era accaduto qualcosa di strano. O, per meglio dire, non era accaduto. 
Perché in quel momento ogni desiderio di ferirlo, di vederlo soffrire nel peggiore dei modi, era come svanito nel nulla. Ed era proprio questo che aveva lasciato: il nulla. 
Si inginocchiò sul soffice terreno, studiando i fiori che l'uomo aveva lasciato sulla tomba di sua madre: un semplice mazzo di tulipani gialli. Un sorriso amaro delineò le sue labbra rosate. 
I suoi preferiti” 
:-Lasciamo questi per stavolta, ok mamma? La prossima volta ne farò crescere di nuovi-. Disse infine, sistemandoli meglio sul terreno e posando infine un bacio sul marmo freddo. 

:-Lo sapevi non è vero?-. Chiese Scarlett non appena raggiunse Pitch ai cancelli. 
L'uomo, poggiato con la schiena al tronco di un albero, la guardò dubbioso, inarcando un sopracciglio. 
:-Non saprei, quale risposta mi eviterà la slogatura delle mia spalla buona?-. 
:-Lo prendo per un sì-. Rispose Scarlett, rimanendo incredibilmente calma. Che forse... 
:-E' tutto apposto ora?-. 
Lei ci pensò su alcuni istanti, guardandolo negli occhi, seria :-Vuoi sapere se l'ho perdonato? No. Non posso, non voglio e non ci riuscirei nemmeno volendolo-. 
Pitch sospirò, quasi deluso. 
:-Io so che può sembrarti difficile da comprendere. Tu sì e lui no? Ma è così. Devi farci l'abitudine e smettere di cercare un modo affinché io lo perdoni solo per trovare sollievo tu stesso. Non è così che funziona-. 
L'uomo si sentì punto nel vivo da quelle parole, non era ancora abituato all'idea che qualcuno potesse smascherarlo così facilmente, seppure la cosa non gli dispiacesse, anzi. 
:-Hai ragione, infatti non immagini neanche la fatica che faccio per riuscire a vedere dal tuo punto di vista. Perché mi chiedo quale razza di assurdo ragionamento sia passato per la tua testa, per portarti alla conclusione che fosse possibile perdonare me e non tuo padre ma, comunque sia, sono grato di trovarmi nel mondo in cui sei riuscita a farlo e non in quello in cui continui ad odiarmi-. 
:-Ma che belle parole-. Sdrammatizzò Scarlett, prendendogli una mano e tirandolo a se, iniziando ad incamminarsi. 
:-E comunque credo di aver capito una cosa importante, se proprio vuoi saperlo-. Aggiunse lei, fissandosi i piedi scalzi, camminando. 
:-Illuminami-. 
:-E' inutile che io continui a cercare un qualcosa che mai troverò in un passato-in una vita- che non mi appartengono più. Credo proprio che per me sia giunto il momento di alzare la testa e smettere di guardarmi indietro. Quel che è alle mie spalle resterà lì, è al futuro che devo volgere le mie attenzioni, è lì che sta andando la mia strada ed lì che voglio arrivare con la mia vera famiglia-. 
:-La tua vera famiglia?-. Domandò Pitch, fermandosi. 
Scarlett annuì, alzando gli occhi rosa verso il compagno :-Beh sì...tu-. E sfoggiò un luminoso sorriso che incantò l'uomo. 
:-Quindi cosa hai intenzione di fare adesso?-. Le chiese accarezzandole il viso con il dorso della mano. 
:-Penso che accetterò il ruolo di Guardiana, sarà un compito a tempo pieno ma...mi sento pronta, ed ho rimandato per davvero troppo tempo. Sempre se vorranno ancora permettermelo-. Disse con un filo di imbarazzo alla fine. 
:-Credo che North sarà pronto a metterci una pietra sopra, a patto che possa fare la sua grande festa per l'occasione. E poi, sarà una mia impressione, ma credo che abbiano un'idea abbastanza elastica per quanto concerne la buona condotta-.Volle rassicurarla Pitch. 
Scarlett sorrise e con un lieve salto, gli scoccò un bacio sulla guancia, proprio sulla cicatrice. 
:-Certo che, se per prendere una simile decisione, hai bisogno di scatenare un simile uragano ogni volta, ricordami di non chiederti mai di sposarti-. Scherzò lui mentre riprendevano a camminare. 
La ragazza rise stringendosi nelle spalle :-E' una proposta per caso?-. 
:-E se fosse?-. 
:-Attento a quel che desideri, Pitch Black, potresti pentirtene in futuro-. Lo avvertì lei, continuando a scherzare. 
:-Quindi lo prendo per un sì?-. Stette al gioco l'uomo, fermandosi per evocare le ombre con un elegante movimento del braccio. 
:-Vedremo-. Rispose Scarlett, le sue gote si erano arrossate ed i suoi occhi tinti di un intenso magenta, mentre i loro corpi svanivano nelle tenebre che li avrebbero portati a casa. 

 
* * * * 

:-Abbiamo corso veramente un grande rischio questa volta-. Si lamentò Dentolina, sedendosi sul bordo del tavolo da lavoro di North, accavallando le gambe piumate. 
North, seduto sulla sua sedia, era impegnato nell'intagliare un pezzo di legno :-Stai tranquilla Dentolina- esclamò a gran voce -è tutto risolto ora. E comunque situazione è sempre stata sotto controllo. Bambini stanno bene e finalmente abbiamo chiuso questo capitolo, non preoccuparti-. E si allungò per afferrare un vassoio di biscotti che porse alla fata :-Ecco tieni, prendi dei biscotti allo zenzero-. 
:-Come puoi dire che fosse tutto sotto controllo se un bambino ci ha quasi rimesso le penne? Vuoi farmi credere che fosse nei piani e che fosse necessario arrivare a tanto?-. Continuò la predica lei, prendendo di malavoglia un biscotto dal vassoio. 
:-Scarlett era ancora troppo legata al suo passato, aveva bisogno di un motivo per andare avanti e, per fortuna, ci è andata bene-. Si intromise Calmoniglio, anche lui presente a quella riunione informale. 
:-Ecco vedi? Come dicevo io-. Rise North, tornando ad intagliare la sua creazione. 
:-Tuttavia- apostrofò il Pooka -le cose ci sono sfuggite di mano e, se questa volta è andato tutto per il meglio, non vuol dire che sarà così la prossima volta, o quella dopo ancora-. 
North soffiò sulla figura che stava prendendo forma nelle sue mani, disperdendo un pioggia di trucioli per tutto il banco da lavoro e tra le piume colorate di Dentolina. La fata si alzò stizzita, volgendo un'occhiata preoccupata a Calmoniglio. 
Era già da un po' di tempo che North sembrava distratto, spesso perso nella lettura di vecchi libri russi tirati fuori da chissà dove. All'inizio non vi avevano dato importanza, era sempre il solito ed eccentrico Santa Clause, nulla di nuovo insomma. Sino a quel momento. Un bambino aveva rischiato di morire, praticamente sotto ai loro occhi. Questo sembrava l'evidente sintomo di qualcuno che aveva perso completamente il suo metro di giudizio, non che questo fosse mai stato particolarmente affinato in North. 
Dopo infiniti istanti di silenzio, l'omone si decise ad alzare i grandi occhi blu in direzione dei suoi amici, trovando nei loro sguardi un severo rimprovero. 
North sbuffò e si adagiò contro lo schienale della sedia, le cui giunture scricchiolarono appena :-So che credete che io abbia perso senno ma non è così! Sì, vero, situazione è sfuggita di mano questa volta ma non capiterà più. Ora Scarlett diventerà Guardiana e con lei anche Pitch. Manny si è già dimostrato d'accordo circa questo punto. Più siamo e meglio è-. Pronunciò l'ultima frase con una marcata preoccupazione che incrinò appena il suo tono gioviale, ovviamente lui continuò come se nulla fosse ma ormai Dentolina e Calmoniglio l'avevano notato. La cosa li preoccupava, e nemmeno poco. 
:-Incredibile, quell'ombra strisciante un Guardiano-. Borbottò Calmoniglio con lieve disappunto, cambiando volutamente discorso. I suoi modi negli ultimi anni erano nettamente migliorati. Se qualcuno avesse solamente accennato ad un simile evento, solo pochi anni prima, sarebbe senza dubbio caduto vittima d'una violenta sincope. 
North rise e posò il lavoro completo sul banco da lavoro: quel che sembrava essere un corvo reale, intagliato da motivi tribali, posava con le zampe su di una clessidra. 
:-Destino è un burattinaio che gioca strani scherzi a tutti noi-. Sentenziò soddisfatto. 
:-Ed ora anche io posso diventare un Guardiano, vero?-. 
Le piume di Dentolina si arruffarono per il nervoso, non appena udì quella voce, volgendo lo sguardo, assieme agli altri, verso la grande vetrata colorata dello studio di North: sopra diversi fogli e strumenti, stava appollaiato Khole, apparso dal nulla come suo solito :-Sono stato bravo questa volta. Posso diventare un Guardiano anch'io?-. Insistette, le sue pupille feline quasi completamente dilatate dall'emozione 
North, dopo un primo attimo di sgomento, in cui si chiese da quanto tempo si trovasse lì dentro, volse un'occhiata incerta agli altri :-Chi l'ha fatto entrare?-.
   
 
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