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Autore: falcediluna_    14/09/2017    4 recensioni
Di sere che sembrano dilatate all'infinito e diluite nel nulla
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho freddo.

Allungo un braccio verso la sedia per afferrare la felpa e me la infilo, godendo della tiepida morbidezza del tessuto spesso. Le mie orecchie non smettono nemmeno per un istante di seguire il ritmo irregolare e zoppicante delle gocce di pioggia che colpiscono i vetri sottili delle finestre, le zanzariere, i muri.

Il vecchio frigorifero sbuffa e borbotta, la porta di ferro in cima alle scale cigola, mossa dal vento umido. In lontananza passa una macchina e qualche cane abbaia, attirando l’attenzione del mio gatto che quasi subito richiude gli occhi e torna ad appoggiare il muso sulle zampe distese davanti a sé. 

È una sera indolente, pigra, priva di energie. Una di quelle sere solitarie in cui resto a rigirarmi in testa l’idea di quello che vorrei fare, e alla fine me ne vado a letto senza essermi mai alzata dal divano o dalla sedia della cucina. Come ora.

Le bustine di the Earl Grey stanno affogando nella teiera metallica da quasi un’ora ormai, ma io resto semplicemente qua ad annusare la pesantezza dell’aria e a sbadigliare. Il tavolo è ingombro di scartoffie, libri universitari, pc, matite e pennarellini colorati. La lavastoviglie ancora mezza piena, gli sportelli aperti, i letti disfatti. Tutto sembra gridarmi di scrollarmi di dosso questa cappa di fiacchezza che mi pesa sulle spalle, ma non ci provo nemmeno.

Sono scomoda, la sedia preme contro le ossa del bacino, il ticchettio delle lancette dell’orologio inizia a darmi sui nervi. Ho voglia di una tazza di the caldo. Ho voglia di togliermi le lenti a contatto che sfregano fastidiosamente contro i miei occhi ormai secchi.

Eppure non mi muovo, resto sospesa in questo limbo di svogliata solitudine come nel timore di rompere qualche incantesimo sconosciuto.

La pioggia ha smesso di cadere, e anche il frigo adesso se ne sta zitto. Il mio gatto sbadiglia e si accoccola meglio nel suo comodo angolino di divano, ed io lo guardo con una punta di invidia.

Invidia…

Perché, poi? Dovrei solo riuscire ad alzarmi, fare forse nove passi – li sto contando, vedo quasi i miei piedi muoversi sulle orrende piastrelle del pavimento – e potrei raggiungerlo. Perché non lo faccio? Perché mi sento così svuotata ed apatica?

Ah già, perché tu non sei più qui con me. Riesco quasi a vedere la tua figura sedermi accanto, come se ti potessi ancora toccare. Sei bello, hai la barba folta e ambrata. La t-shirt nera che ti stava così bene, la mia preferita. Sei proprio bello. Allungo stupidamente la mano, ma mescolo solo l’aria vuota. 

 

 

 

 

Non mi va di ascoltare musica, non ho voglia di sopprimere il silenzio dei miei pensieri. E poi la pioggia ha ricominciato a cadere, fuori dalla finestra.

O forse no, mi sto sbagliando. Forse ora sta cadendo dentro di me.

   
 
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