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Autore: Arwen297    16/09/2017    3 recensioni
[ SEGUITO DI "IL VENTO DELLA LIBERTA']
Presente la coppia Seiya x Michiru
Sono passati 13 lunghi anni da quando Haruka è partita per gli USA nel tentativo di salvare la famiglia dalla rabbia della famiglia Kaioh, la sua carriera ha preso il volo e ormai è famosa nell'ambito delle corse. Il suo rientro in territorio nipponico per la laurea della sorella Usagi le donerà un incontro sperato per tutto il tempo passato lontana da casa.
Michiru ha una carriera ormai solida a fianco di suo marito, Seiya, con il quale si esibisce in concerti di musica moderna senza abbandonare le sue composizioni classiche.
Le due si troveranno a fare i conti con il loro passato e i loro sentimenti più forti e prorompenti che mai, entrambe ne usciranno cambiate e segnate e anche per Seiya non si prospetta nulla di buono, entrambe dovranno lottare per trovare la loro felicità.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna serie
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Capitolo 8: Mura che crollano parte 2

 

Spesso ci sono più cose naufragate in fondo

a un'anima che in fondo al mare”

Victor Hugo

 

Lo sguardo della violinista si appoggiò sul primo foglio, il primo di un tabulato telefonico molto lungo, svariate chiamate. Tra le quali riconobbe alcune in uscita verso il numero che aveva da ragazzina.

Guardando in cima al foglio si accorse di come si trattasse dei tabulati del numero che suo padre ancora aveva, risalenti proprio al periodo in cui lei aveva conosciuto Haruka.

Alcune righe erano evidenziate con un evidenziatore rosa ormai sbiadito e poco leggibile, portavano tutti a un altro numero, spostò la pagina sopra il letto e iniziò a leggere quella successiva. Un altro tabulato, anzi si accorse che dietro di esso se ne celava un terzo. Sul secondo erano segnate questa volta in giallo delle chiamate a un numero a lei sconosciuto, numero che era il protagonista del rimanente, in cima due nomi, uno a lei conosciuto l'altro totalmente sconosciuto.

«Cosa significa?». Chiese ad Haruka che non si era ancora staccata da lei dopo averla abbracciata e osservava i fogli con il viso appoggiato alla sua spalla.

«Questi fogli, Michi, significano che tuo padre insieme a Seiya, ha fatto fare una chiamata a Jujial, che se non vado errato era la sua segretaria di allora al lavoro. Questa chiamata, in realtà più di una, era verso Takeshi, un pezzo di merda che all'epoca era mio rivale nel quartiere. Dalle conversazioni fatte tra lei e lui è emerso che il mandante dell'incidente è quasi sicuramente tuo padre ». Le spiegò, stringendola leggermente di più. «O se non lui potrebbe essere Seiya ad averglielo chiesto per invidia nei miei confronti o chissà che cos'altro».

Michiru si limitò ad annuire, senza parole ulteriori da aggiungere, non sapeva nemmeno come reagire a una rivelazione del genere.

«Il plico subito dopo spiega tutta la dinamica dell'incidente, cosa è successo e perché...ma è stato chiaro fin dal primo momento che dietro ci fossero loro e il clan di Takeshi, che poi abbiano insabbiato senza portar a termine le indagini è un altro discorso.. sai per non disonorare in parte la tua famiglia e in parte perché sapevano che le indagini avrebbero scoperto tutto». Le spiegò tranquillamente. L'altra rimase in silenzio. Si concentrò su ciò che avrebbe visto da li a poco, consapevole che sarebbe stato un duro colpo per l'altra.

Il mare posò lo sguardo su ciò che aveva davanti, un certificato di nascita che sapeva a memoria visto che era servito in passato per il loro matrimonio, non si soffermò troppo su ciò che aveva davanti quindi, passò al foglio successivo.

 

Il sottoscritto Mitsuo Kaioh nato il 20 Agosto 1960 a Kyoto ore 4.00 Sesso: maschio Cittadinanza: Giapponese

 

Residente in Kyoto 150, Minami - Ku (Japan) .

 

 

 

 

Dichiara che:

 

Vuole riconoscere come figlio naturale :

 

 

 

 

Nome: Seiya Cognome: Kou

 

Sesso: Maschio

 

Nato il: 30 Giugno 1998 a: Kyoto ore: 16.40

 

Cittadinanza: Giapponese

 

 

 

Prendendosi in piena responsabilità e consapevolezza tutti gli oneri a cui dovrà adempiere come padre in seguito alla deposizione di questa dichiarazione.

 

Il suo cuore perse un battito a leggere ciò che aveva davanti agli occhi, dovette rileggere più volte per capire a pieno il significato di quelle parole.

Era suo fratellastro. Erano fratelli da parte di padre.

Era suo fratello e l'aveva sposata.

Era stata ingannata da lui ma, in primis, dalla sua famiglia.

Sentì chiara la delusione e la rabbia salire da uno dei punti più reconditi del suo essere, forse proprio dallo stesso punto in cui aveva racchiuso tutto il dolore di anni prima.

«Non ci credo, non ci posso credere. È mio fratello! Mi ha preso per anni in giro, fin dall'inizio». Esclamò dopo svariati minuti di silenzio, durante i quali era rimasta a pensare a tutto ciò che avevano condiviso.

«Lo so Michiru.. lo so». Si limitò a dire la bionda senza sapere come comportarsi, lei non era brava a stare vicino alle persone. La vita non le aveva dato modo di imparare e ogni volta che si trovava in una situazione del genere non sapeva mai cosa era giusto o no fare. La sentì chiedere spazio, improvvisamente quasi infastidita dalla sua vicinanza, la vide alzarsi e rimanere li accanto al letto.

«E' il padre di mia figlia ed è anche suo zio!!!!». Il suo tono era molto vicino a quello di una crisi isterica. «E' suo padre ed è anche suo zio». Si mosse verso il muro per appoggiarsi, quasi alla ricerca di un sostegno sicuro mentre tutto ciò che era legato a quelle due frasi appena pronunciate la colpirono in pieno come una pugnalata al cuore e allo stomaco. «Poi ci chiediamo da dove è uscita la beta-talassemia major, ecco da dove è uscita. Ecco perché quell'essere non ha mai voluto fare il test genetico per vedere se eravamo entrambi portatori, mio padre è portatore sano della malattia a questo punto. Non ci posso credere, non ci posso credere». Tremava vistosamente, si morse il labbro per cercare di tenere dentro tutto ciò che sapeva che sarebbe uscito da quel momento in poi. Il disgusto che avvertiva era parecchio. «Sono stata scopata da mio fratello per anni e anni!». Il suo sguardo si posò sulla bionda che la ascoltava senza dir parola.

«Michi..c'è un'altra parte di storia che non sai, tu ricordi il nostro addio sulle scalinate del tribunale, io ricordo benissimo i tuoi occhioni blu quasi disperati alla notizia che dovevo andarmene via, non sai però che sono stata costretta dai tuoi genitori a compiere questa scelta. Sono stata allontanata, la carriera negli USA è stata lanciata da tuo padre solamente per farmi allontanare dalla sua bambina. Mi hanno pagato il biglietto aereo, nella cartellina ci sono anche i movimenti del conto di tuo padre e i biglietti corrispondenti. Mi hanno ricattata, volevano far saltare la carriera di mia madre e non potevo permettermelo..scusami se non sono stata abbastanza forte da rimanere. Ma non volevo essere la causa di altro dolore in famiglia, te l'ho detto. Io porto sfiga e basta». Disse tutto di un fiato, avendo paura che l'altra potesse crollare prima che lei finisse la frase, facendola rimanere a metà.

«Non riesco a crederci...io..io non riesco a crederci, eppure quei fogli sono li. Le copie di quei documenti sono li sotto i miei occhi..io..pensare che quasi tutta la mia vita è un enorme presa in giro...». La voce aveva preso a tremarle, segno che il pianto che stava reprimendo non sarebbe stato nascosto ancora per molto. «La mia bambina! La mia bambina Haruka! Ecco la beta-talassemia da dove esce!! Ci credo..se siamo fratellastri..ecco perché non ha mai voluto fare il test. Altro che non voler sensi di colpa, non voleva che venisse tutto a galla». Il tremore sempre più forte. «Mi ha rovinato la vita, me l'ha rovinata dal primo momento che ha messo piede quella sera a casa mia dopo quel ricevimento». Sentì gli occhi bruciarle e bagnarsi.

«Michi..ehi...». Si alzò in piedi di istinto per abbracciarla contro al muro. «Non piangere, so che fa male, ma non piangere, non ne vale la pena». Mormorò al suo orecchio sentendo il pianto diventare via via più copioso.

«No Ruka, tu non sai tutto quello che ho dovuto passare in questi anni, e sapere che lui è la causa di tutto.. non... non posso crederci...non voglio crederci...eppure...». Tirò su col naso stringendola forte a sua volta.

«Raccontami, allora, se vuoi». Le disse allora dandole un bacio tra i capelli. «Sono qui, ti ascolto». Dopo tutto poche ore prima la violinista aveva fatto la stessa cosa con lei, non poteva e non voleva fare diversamente, questa volta era il suo turno di ascoltare in silenzio. Certo non poteva immaginare una reazione così, carica di dolore rinchiuso per anni e anni sotto la superficie di quel viso d'angelo. Amava quello scricciolo, forte almeno quanto lei, ma di una fragilità nascosta forse ancora più accentuata della sua.

Rimasero per un po' in silenzio, fino a quando la violinista non si fu calmata all'apparenza, perché era chiaro che raccontando probabilmente avrebbe pianto di nuovo. Senza ombra di dubbio sarebbe stata una lunga nottata. La sciolse dal suo abbraccio e lei si spostò di nuovo sul letto, spalle al muro, gambe raccolte e viso appoggiato sulle ginocchia. Lo sguardo fisso sul muro davanti.

La bionda tornò nel letto a sua volta sedendovisi sopra a gambe incrociate e in attesa che lei iniziasse a parlare.

«Poco dopo che tu sei stata costretta a partire per l'America, i miei hanno licenziato tutto il personale di Villa Kaioh.. secondo loro era colpa della servitù non attenta se io e te ci siamo conosciute. Il giorno che ci siamo scontrate io ero uscita di nascosto, passando dal vialetto che porta alla finestra della mia camera da letto. Loro non si sono accorti di nulla e le volte successive lo stesso...va da se che quando c'è stato l'incidente e i miei lo hanno scoperto hanno scaricato tutta la colpa su di loro che non erano abbastanza accorti nel seguire la loro bambina». Si fermò qualche istante, sapendo che la parte difficile sarebbe iniziata proprio da li in poi. «Da quel momento per me è stato un piccolo inferno, stavo male per te, ma ho iniziato a stare psicologicamente male anche per la disciplina mille volte superiore a causa della nuova servitù, mi stavano letteralmente sul fiato sul collo. Poi Seiya a casa non migliorava di certo la situazione, lo odiavo all'inizio. Per tutto quello che aveva fatto.. per me era la causa di tutto perché aveva fatto la spia con i miei genitori...pian piano ho iniziato a non mangiare, purtroppo quando sto male emotivamente mi si chiude spesso e volentieri lo stomaco. E in quella casa era un continuo star male, non sopportavo più nulla di quell'ambiente, i miei genitori poi furono tutto fuorché bonari dopo l'incidente».

«Michiru, non mi dire che hai avuto problemi di..». Si bloccò appena, l'ipotesi dell'anoressia era più che fondata, sapere che la causa primaria di tutto ciò che le stava raccontando era lei rafforzava la tesi che doveva solamente stare lontana dalle persone che amava, venivano tutte demolite dalla sua vicinanza. La vide spostare lo sguardo dalla parete di fronte a lei stessa.

«Di?». Le chiese mormorando, intuendo bene a cosa si riferisse, senza il coraggio di completare lei stessa la frase, visto ciò che aveva imparato qualche ora prima dell'altra temeva che si sentisse in colpa per tutto quello che le sue orecchie avrebbero sentito quella notte. Anche se forse la bionda era stata una boccata di ossigeno in mezzo a tutto quel casino.

«Anoressia?». Azzardò temendo la reazione dell'altra. Sospirò profondamente subito dopo averglielo chiesto, sperando in fondo al cuore che si fosse sbagliata nell'interpretarne le parole.

«Si Ruka, pian piano nel corso dei mesi ho iniziato a non mangiare più, buttavo il cibo di nascosto. Avevo un malessere così forte dentro che non riuscivo proprio a vedermi viva, e se ero costretta a mangiare, inutile dire che dopo facevo in modo di vomitare nel mio bagno in camera mia. Non sapevo come esternarlo in altri modi...Seiya se ne rese conto..per quello sono sparita dalle scene per un lungo periodo.. ma per favore non pensare che sia colpa tua. Tu forse sei stata l'unica ventata di aria fresca della mia adolescenza anche se sei stata presente il tempo di un tuono». Mormorò, cercando di non permettere al magone di salire. «Sai, l'unico che aveva capito realmente come mi sentivo era mia nonno, i miei nonni hanno proposto più volte di farmi andare da loro per un po', i miei genitori acconsentirono solo per un breve periodo. Ma anche con loro stavo bene, ricordo che in quel periodo si sforzarono di venire a Kyoto e passare più tempo possibile a casa. Mi hanno aiutata tanto...a tutto questo casino aggiungi il fatto che tu eri una donna, ero stata a letto con una donna ed ero stata bene...avevo un casino in testa anche in questo senso e dall'altro lato avevo Seiya che comunque non si risparmiava nel farmi capire che comunque gli interessavo, nonostante l'odio che provassi per lui e che non dimenticavo mai di esternare». Si fermò nuovamente per cercare di recuperare un po' di quella lucidità che stava lentamente andando via nuovamente. «Nel giro di due anni uscii totalmente dall'anoressia, Seiya in quell'arco di tempo mi è sempre stato vicino, e sebbene non avrei pensato le cose tra noi lentamente cambiarono.. alla fine mi resi conto che mi piaceva, che mi ero innamorata di lui. Anche se con il senno di poi credo che questi sentimenti erano causati solo dalla vicinanza in un periodo difficile della mia vita, in cui bene o male avevo solo lui accanto, ormai avevo quasi diciannove anni e sapendo che comunque uscivo con lui i miei hanno iniziato ad essere più permissivi». Si voltò a guardarla sospirando, gli occhi verdi dell'altra la fissavano attentamente, come a voler captare il minimo segno di un nuovo pianto.

«I tuoi nonni invece, se posso?». Chiese Haruka, intuendo anche questa volta la risposta, la violinista si limitò a guardarla prima di riprendere.

«Poco dopo il compimento dei miei diciannove anni, mio nonno si ammalò improvvisamente, aveva già problemi al cuore avendo avuto negli anni precedenti un infarto. Proprio a una visita di controllo dal cardiologo il medico si rese conto che aveva un discreto ittero diffuso e lo fece ricoverare d'urgenza all'ospedale...». Tirò su con il naso, due lacrime le rigarono il viso. «...perdonami non le racconto mai a nessuno queste cose, sei la prima a cui le dico tutte insieme..». Si morse il labbro per qualche secondo. «..comunque dicevo, da li a una decina di giorni mio nonno morì. E fu un colpo al cuore la sua perdita, era una delle uniche due persone che aveva capito veramente il mio malessere degli anni precedenti..era il mio punto di riferimento. Il mio porto sicuro in mezzo alla tempesta che avevo dentro. Dispensatore di dolcezza in una casa in cui l'affetto non sapevano nemmeno cosa fosse. In un ambiente così freddo e distaccato, c'erano lui e mia nonna che sembravano non appartenere a una famiglia del genere. Eppure mio nonno era un Kaioh anche lui...ma sembrava di un altro mondo...». L'altra le si avvicinò appena, passandole il braccio dietro le spalle per confortarla.

«Michi, mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo praticamente da sola, non hai idea di quanto avrei voluto poterti stare vicina se solo avessi avuto possibilità di farlo». Le disse in tono sincero.

«Lo so.. non ti preoccupare non potevi fare diversamente e ora lo so... mia nonna invece, dopo la morte di mio nonno non si è più ripresa, è stato un lento calare...ma cosa vuoi, stavano insieme da ben cinquant'anni..sono stati il primo amore l'una dell'altro..una di quelle storie che speri di vivere anche tu per quanto è bella... mancato lui, le è mancato un pezzo di se stessa...e in sei mesi mi sono ritrovata a provare lo stesso identico dolore, mi è toccato nuovamente percorrere la stessa tratta di quel cimitero...e ho dovuto chiudere tutto il dolore possibile e immaginabile..dentro di me..un'altra volta. E ogni volta sempre con più fatica, ogni volta a rialzarmi sempre con più difficoltà.. ormai sono quasi passati dieci anni e non ho avuto ancora coraggio di tornare in quel maledetto cimitero.. mi sento male solo a pensarlo». Si strinse di più nelle sue spalle. «E credimi, mi odio per questo..ma proprio non riesco a varcare quei cancelli, tornerebbe tutto così reale che ho paura anche solo di pensare a quella lapide».

«Michi... so bene cosa si prova a perdere due persone che hanno significato tanto e dopo quello che mi hai detto lo sai bene anche tu, fa male, anche io inizialmente ho avuto problemi con i cimiteri ma pian piano la si supera... anzi se vorrai, quando te la sentirai, la prossima volta mi farebbe piacere accompagnarti..magari va meglio se vai con qualcuno». Le sorrise, la vide alzare i capelli scoprendosi parte della nuca, proprio dal suo lato, i suoi occhi verdi si posarono su una cicatrice che solitamente rimaneva ben nascosta dai capelli e che non aveva notato fino a quel momento. Le venne l'istinto di sfiorargliela delicatamente con la mano libera dall'abbraccio. «E questa?». Chiese.

«Questa me la fece mio padre, il giorno che io tornai a casa dalla clinica dopo l'incidente, ha imposto il suo modo di pensare con la forza, ha alzato le mani contro di me e io dopo una spinta da parte sua sono caduta e sono andata a sbattere contro lo spigolo del tavolino della sala, quattro punti di sutura, ma come vedi il segno non è scomparso». I suoi occhi lucidi si voltarono verso l'altra.

La bionda dal canto suo dovette trattenere un moto di rabbia nel pensare alla scena così violenta che le si era presentata davanti, come aveva potuto il padre fare una cosa del genere a un fiore così delicato? Ma soprattutto come poteva anche solo aver pensato di fare male a una ragazza?

Solo al pensiero le salì la nausea.

«Non ho parole per definirlo Michi, non ho parole davvero, mi uscirebbero solo insulti e non altro. Deve pregare di non trovarsi mai sulla mia strada dopo tutto il male che ti ha fatto». Esclamò nervosa.

«Ruka, ormai è acqua passata, va bene così...non è necessario». Si sentì di rincuorarla. «E poi vabbè ...Seiya mi ha chiesto di sposarlo, io ho detto si...e mi immagino la sua famiglia che aveva raggiunto il suo obbiettivo giocando sulla mia sofferenza e i miei sentimenti quanto sarà stata felice.. e anche i miei genitori, per il solo fatto che non era andata avanti la mia relazione con una donna». La falsità con cui l'avevano circondata faceva male. «Poi è nata Nari, la scoperta della sua malattia.. e poi la comunicazione che ero stata assegnata a tua sorella, piovuta dal cielo.. questo è tutto». Concluse.

Kaioh, all'apparenza così fragile, in realtà aveva superato tante di quelle sventure nella sua vita che non capiva proprio come era riuscita a rimanere in piedi. Sembrava così delicata . E invece ora che le aveva dato modo di conoscerla fino in fondo aveva capito quanto fosse simile a una splendida rosa, piena di spine ma con un lato in cui non ne erano presenti – come in tutti i fiori della sua specie - che dava accesso alla parte più tenera di lei stessa. E raccontandole quelle cose, le aveva dato modo di entrare in questo angolo nascosto ai più, troppo impegnati a perdersi nel suo profumo e nella sua bellezza fino a quando non si facevano pungere.

Una splendida rosa. «Credo che ognuno abbia i suoi buoni motivi per essere quello che siamo». Disse dopo svariati minuti di silenzio, cercando di tirare fuori qualcosa di quanto meno sensato, con la consapevolezza di aver fallito miseramente. Erano cose da donne il consolare, lei non era capace.

«Cosa hai intenzione di fare ora che sai tutta la verità?». Le chiese poi, per cercare di togliersi dall'imbarazzo.

Michiru non si mosse, rimase a occhi chiusi a riflettere, sebbene avesse sentito la domanda. La realtà era che non era affatto in grado di risponderle. Non aveva la minima idea di come agire, l'idea che poco più di ventiquattro ore dopo avrebbe rivisto Seiya la disgustava e non poco, ma non poteva fare altro che fingere finché la figlia non stava meglio. «Credo che andrò a parlare con i miei genitori non appena avrò un po' di tempo libero, Ruka posso chiederti una fotocopia di questi documenti? Voglio metterli sotto il naso dei miei genitori quando andrò da loro. Per quanto riguarda Seiya, invece, attenderò che Nari stia un pochino meglio, poi penso che chiederò una pausa e mi farò ospitare da un'amica o qualche conoscente fidato».

«Se vuoi e hai bisogno qui c'è posto per entrambe, puoi stare tranquilla non uscirà nulla e i giornali non sapranno nulla. In questo palazzo vige il massimo riserbo, non lo avrei scelto altrimenti, ognuno si fa gli affari suoi, non hanno ancora capito che quel Tenou sono io». Le fece l'occhiolino.

«Ti ringrazio, se non trovo nessun altro penso che accetterò molto volentieri il tuo invito». Le sfuggì uno sbadiglio che non riuscì a trattenere, in barba alle regole di buona educazione che le erano state impartite fin dalla più tenera età. «Credo che sia meglio dormire un po', adesso». Sentiva un discreto fastidio alle tempie, preludio di un forte mal di testa. Quella giornata si era rivelata pesante oltre ogni misura.

«Come vuoi..». Le rispose, prima di alzarsi per darle modo di infilarsi sotto al lenzuolo e seguirla di conseguenza anche se lei per natura non soffriva il freddo, ma dopo quelle rivelazioni la voglia di abbracciarla era parecchia e avrebbe fatto uno strappo alla regola. Spense poi la tv rimasta a far da cornice a tutto ciò che era emerso quella notte, senza essere calcolata da nessuna delle due. Infine spense la luce e di istinto si avvicinò all'altra, facendole passare il braccio sui fianchi e stringerle la mano poco sotto al viso. «Cerca di dormire, dopo stanotte ne abbiamo bisogno entrambe...buona notte Michi». Le mormorò all'orecchio prima di darle un leggero bacio sul viso, consapevole dal cambio di respiro che l'altra era già nel mondo dei sogni.

 

***

 

«Haru, che cosa stai combinando?». La voce di Usagi interruppe il silenzio che era calato al loro tavolo quella sera. Aveva portato a casa Michiru subito dopo cena, e poi aveva deciso che poteva dedicare un po' di tempo a sua sorella dato che negli ultimi giorni era totalmente sparita, senza risponderle nemmeno su Whatsapp.

Alzò gli occhi distogliendo lo sguardo dal bicchiere di birra che aveva ordinato e che le era appena stato consegnato al tavolo insieme al cocktail esotico dell'altra ragazza.

«Niente di cui tu debba preoccuparti Usagi, sono grande e vaccinata e so benissimo quello che posso e non posso fare». Si limitò a rispondere, non amava molto chi voleva a tutti i costi intromettersi nella sua vita privata, era sempre stata molto riservata su queste cose. Amava poco proprio chi faceva troppe domande. Ma Usagi era sua sorella, la conosceva più di qualunque altro e sapeva che non avrebbe potuto mentirle a lungo. Tenendo conto che, il giorno successivo, sarebbe andata alle sue prove come sempre e avrebbe rivisto Michiru; dopo tutto ciò che era successo la notte precedente sarebbe stato difficile non far trasparire nulla.

La violinista aveva accettato di scambiare il numero di telefono e, con la scusa che era preoccupata per la situazione, era riuscita a farle promettere che in qualsiasi momento l'avrebbe chiamata se sarebbe servito qualcosa.

In cuor suo temeva molto la reazione della famiglia Kaioh, ma soprattutto temeva la reazione di Kou. Non aveva la minima idea di come avrebbe potuto reagire e ogni panorama che si prospettava davanti ai suoi occhi non era affatto positivo.

«Sorellina mi stai ascoltando?». La voce interruppe i suoi pensieri, gli occhi si posarono sul volto della sua interlocutrice e non poté fare a meno di sorridere nel vedere il viso dell'altra sporco della maionese dei tramezzini.

«Ero persa nei miei pensieri Usa.. sei sporca di maionese, cosa stavi dicendo?». Chiese dunque, cercando questa volta di prestare più attenzione.

«Ti ho chiesto se, per caso, nel tuo silenzio dei giorni scorsi centra Michiru... da quando vieni a lezione mi sembri molto diversa dal solito, cosa sta succedendo?». Era quasi certa di aver beccato il punto, con Haruka aveva imparato negli anni che se voleva sapere non poteva girare intorno, altrimenti le sarebbe sfuggita come il vento tra le dita.

Sospirò a quella domanda da parte della biondina, inutile non le sfuggiva proprio nulla. «Ascoltami Usagi, ascoltami bene, perché deve rimanere tra noi questa cosa non andarla a raccontare in giro ne nulla. A volte accade che i sentimenti sebbene passino dieci anni non scompaiano, si addormentano solo...e a volte capita che si accendano di nuovo. Ma la situazione è molto delicata, quindi ti chiedo la cortesia di non andarla a dire in giro. Non per ora almeno». Cerco di spiegarle senza scendere troppo nei dettagli.

«Hai passato il weekend con lei?». Chiese nuovamente, ben sapendo in realtà la risposta a giudicare da quanto le aveva appena finito di dirle.

«Si, aveva bisogno di non stare da sola ed è stata da me tutto il weekend, l'ho riaccompagnata a casa prima di vedere te, visto che domani suo marito rientra a casa da uno dei suoi soliti concerti». Abbassò il tono della voce per essere sicura che nessuno le ascoltasse, sebbene il tavolo fosse abbastanza isolato dal resto dei clienti del locale.

«Immagino che te la sei portata a letto». La conosceva troppo bene per dire il contrario, la sua espressione virò in preoccupazione. Ricordava come era finita in passato tra loro due e non voleva che sua sorella soffrisse di nuovo a causa di quella famiglia che era tutt'altro che attenta ai sentimenti.

«Si Usagi, non ti nascondo che siamo finite a letto, ma lo abbiamo voluto entrambe, non mi sono portata a letto nessuno è stato tutto molto naturale. E sopratutto ha potuto leggere da se le carte di ciò che le hanno fatto credere in modo erroneo in passato è sconvolta da alcune cose che sono emerse e non sapeva. La sua famiglia ha agito a sua insaputa perché sono una donna, lei è solo stata una vittima quanto me, le hanno fatto credere cose non vere. Si è aperta molto con me e credimi, nasconde una fragilità unica sotto le apparenze». Rispose prima di prendere un lungo sorso dal boccale. Amava la birra ghiacciata.

«Haru...sai come la penso, dovresti lasciar perdere questa storia. Sei stata già abbastanza male per Michiru in passato, provarci ancora ora che ha una famiglia tutta sua credo sia masochista, potrebbe usarti per una scopata e via. Magari non è nemmeno vero che non sapeva nulla ma te lo ha fatto credere. Ci hai pensato? Poi pensa alla tua carriera, sai che scandalo se venisse fuori che lei viene a letto con te? I Kaioh ti demolirebbero in un batter d'occhio». Provò a farla ragionare.

«No Usagi, ha avuto una reazione troppo sincera, si è messa a piangere quando ha finito di leggere è letteralmente crollata come un castello di carte.. non era una reazione finta, ma vera. Ancora stamattina era scossa per tutto ciò che le hanno fatto credere i suoi genitori, la sua vita fino ad ora è solo una menzogna figlia a parte». Le spiegò. «Stai tranquilla, l'unico che si farà del male questa volta è Kou, pagherà per tutto il male che ha fatto, Michiru vuole chiedergli una pausa di riflessione, probabile che per quel tempo venga da me con la bambina». Concluse.

«Stai attenta, che non voglio raccogliere le tue macerie ancora una volta, per le stesse persone, in ogni caso io e Mamo siamo sempre qui, non esitare a chiedere anche a lui se hai bisogno di un sostegno giuridico, lo sai è sempre molto disponibile». Allungò una mano sul tavolo verso quella della sorella per stringerla. «E lo sai, se vuoi sono sempre qui per parlarne».

Tenou fece schioccare la lingua quasi infastidita da tutta quella dose di dolcezza uscente dalla sorella, roba da donne. E lei era tutto fuorché una donna nell'anima. Prese ancora qualche salatino, aveva bisogno di aria dopo quel discorso, sapeva che la sorella aveva più che ragione a essere preoccupata. In cuor suo, però, era convinta che quella volta sarebbe finita in maniera totalmente differente. Era il suo istinto a dirglielo.

La sua carriera era ormai lanciata, ragion per cui tutti sapevano che aveva stoffa da vendere, non sarebbe stato facile demolire tutto da parte della famiglia di Michiru, in ogni caso a differenza di tanti anni prima aveva le possibilità economiche per mettere su una causa senza problemi.

Certo lo scalpore a livello mediatico sarebbe stato notevole e avrebbe dovuto prima confrontarsi con il suo Manager, senza contare il fatto che sarebbe stata bloccata in Giappone per qualche mese e con la nuova stagione motociclistica sarebbe stato un problema. Ad ogni modo, pensarci in quel momento era esagerato.

Dopo aver constatato che sua sorella aveva finito di bere e mangiare ciò che avevano portato insieme al suo aperitivo si alzò dalla sedia.

«Ti va di fare un giro in moto con me? Ho portato il secondo casco appositamente, poi ti porto a casa direttamente quando ti stufi». Le propose, sistemando il collo della tuta da motociclista.

«Volentieri!!». Esclamò entusiasta, era da tempo che non saliva in moto dietro ad Haruka, la seguì verso la cassa del locale per pagare il conto; operazione che occupò loro pochi minuti e infine si diresse fuori dal locale.

La moto di Tenou era parcheggiata davanti al locale e la osservò aprire la sella per tirarne fuori il secondo casco per poi passarglielo.

Lo afferrò subito per chiuderlo e bloccarlo, si sistemò un po' meglio i lunghi codini in modo che non dessero fastidio con il vento. Nel frattempo la motociclista era già salita a cavallo del suo destriero, dando gas per farlo ruggire in attesa che lei salisse sopra.

Dopo pochi istanti erano tra le vie di Kyoto a sfrecciare tra le macchine sommerse dalle luci della città ancora non addormentata.

 

   
 
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