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Autore: Love_in_idleness    19/04/2005    5 recensioni
'Sono davanti alla luce?' Allucinazioni portate da innumerevoli notti insonni. Il mio primo esperimento ^_^ [ispirata alla magnifica Metropolis part.1 dei Dream Theater]
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WORTH A THOUSAND WORDS

Avvertenza dell’autrice preoccupata: non sapevo davvero dove postare la fic. Non esistendo il genere “delirio sconclusionato nato a seguito di innumerevoli notti insonni”, l’ho inserita qui.

Sono allucinazioni.

 

Ah… il titolo significa: ‘Sono davanti alla luce?’(si legge edessé) in quell’oscura lingua finnica che non riesco ad imparare.

 

Olenko valon edessä?

 

Vedevo le foglie cadere procedendo per i miei inesplorati sentieri, e facevo finta di non curarmi della indicibile tristezza che mi procurava osservare un albero che piange, né il sapere che stavano tutti morendo in primavera, nella luce dell’aprile silenzioso e sordo.

Il tempo rivestiva con una sorta di barriera protettiva ogni singola entità, occultandola ai pochi sguardi attenti come il mio e facendola quasi scintillare di riflessi artificiali, sbagliati, ingannevoli.

La Città si sgretolava.

 

[le danze macabre]

 

Vi dissi già tutto.

Senza scoraggiarmi per questi cupi presagi continuo ad avanzare con incedere lento analizzando l’aria e la sua freddezza innaturale e tagliente, scrutando il cielo per scorgervi la vita e la perfezione inestimabile ed infinita.

Ma rimango ogni volta più deluso nella mia perpetua ricerca; sono sempre stato insoddisfatto.

 

Mia sorella Morte mi si presenta innanzi con la falce lucida e gli abiti neri, il cappuccio scuro calato sul capo, gli occhi rossi fissi nei miei. E sorride gentilmente.

Se c’è un dio gentile, in questo mondo, è proprio Morte. Lei sa bene, per esperienza, quanto possa risultare sgradevole a quelli che stanno di qua. Vorrebbe almeno essere apprezzata da coloro per i quali ha lavorato alacremente.

Lei li trascina nelle loro stanze eterne al dì là del tempo prendendoli per mano, con dolcezza e serenità, e li accarezza..

Per questo Morte ha optato per assumere la fisionomia di una dolce fanciulla.

La mia sorellina Morte, così me la immagino.

La Morte può essere considerata come la genitrice della vita, di noi uomini, ma io preferisco vederla sempre come una amorevole sorella in perpetuo movimento.

 

Mi siedo su di una panchina fredda, in contemplazione del paesaggio che lei, col suo rapido passaggio, ha creato: e tutto è ricoperto di brina, e tutto è gelido e ghiacciato, persino i teneri boccioli nascenti si sono spenti in questa tragica melodia in farsetto.

Rimango a bocca aperta a gustarmi lo spettacolo, a goderne fino a riscaldarmi il sangue. La morte, bella ed adamantina, brillante come la luce delle stelle fredde.

 

“Fratelli umani che ancora vivete,

non abbiate per noi indurito cuore,

ché se pietà di noi miseri avete

grazia da Dio ve ne verrà maggiore”

 

[Death is the first Dance, eternal.

La prima danza di questa Città è la Morte.]

 

La notte piange milioni di lacrime sfavillanti e malinconiche, stelle lontane che scivolano sulla perfetta rotondità della sfera celeste.

Piangerà fino alla fine dei tempi calando lo sguardo intrigante su queste lande di desolata tristezza.

E l’uomo ha paura del buio, perché nel buio si vedono le stelle. Allora ha inventato la luce, e la favola della luce rinfrancante o salvifica.

Che il mondo sia nato dalla luce? O preferibilmente dal buio? Forse è più poetico pensare che il primo sguardo dell’uomo e il primo pensiero razionale sia volato alle stelle, al loro pianto disperato. Per questo sono nati tristi e sconfortati, nel freddo buio vacuo della tragedia.

 

Si formano fiumi di lacrime, scie luminosissime che scorrono e se ne vanno, evanescenti nella loro grazia laconica.

Io li guardo incunearsi in profondi meandri bui ed irradiarli col loro pallore meraviglioso e triste.

Mi è sempre sfuggita la ragione per cui, nonostante le menzogne, all’uomo piaccia passare nelle disgrazie.

Eppure nessun uomo ha mai superato in dimensione il dolore, né ha mai potuto sovrastarlo, uscire dal suo circolo vizioso en vainqueur.

Forse è nato tutto come un gioco.

Forse è cominciato tutto quando gli altri miei fratelli sono venuti al mondo, portatori di sciagure: Menzogna, Incomprensione, Gelosia, Invidia...

 

Come per Caino e Abele il male si è insinuato con abilità nel cuore umano ricolmo di passioni che non sapevano dove essere scaricate per non divorare dall’interno.

Il male è soltanto la perversione di ciò che c’è di divino e buono.

Ma Menzogna è un caso strano. Potrebbe darsi che sia uscito per primo dal vaso di Pandora… la sua presenza sconvolge gli equilibri del mondo, e non è null’altro che una realtà a sé stante, per questo così dannatamente difficile da sradicare.

 

Mi sussurra: - Provo un certo gusto a sentirmi dire di essere perfido.- E si lecca le labbra sensuali, mi guarda con occhi voluttuosi, i capelli mori scompigliati dal vento formano una ragnatela sottile e tagliente che imprigiona tutta la Città.

- Non è una bella cosa, Menzogna! -

Lui scuote la testa, ridendo. Le sue mani delicate ed eleganti si staccano dal loro appiglio, si lascia scivolare al di là della ringhiera, nel vuoto.

 

Rimango per un momento in tutta l’eternità immobile ad ammirare il paesaggio contaminato da Menzogna, i fili intessuti sul suo telaio, taglienti come lame di rasoi. Su di essi scorrono gocce di sangue scarlatto.

Sulla cima di questa montagna di cemento e vetroresina osservo i palazzi stagliarsi in alto, sempre più in alto come a voler lanciare una sfida al cielo nella loro mole. Misera cosa nei confronti dell’universo.

Mi diverte guardare il puntini lontani delle luci, le singole stille del cielo, perché ognuno degli uomini che si aggirano sconsolati e senza meta per questa Valle di Lacrime è stato toccato da Morte e da Menzogna.

Consola.

 

La Città sanguina.

Hanno raggiunto anche questo posto, il suo cuore pulsante, hanno raggiunto anche me.

Frammenti sparsi di memoria precipitano come taglienti schegge di vetro giù, giù da questo altissimo palazzo, uccidendo chi avrà la sfortuna di passare con la loro sconcertante nitidezza e crudeltà, poiché le loro immagini violente valgono più di mille parole.

 

[Deceit is the second without end.

La seconda danza di questa Città è la Menzogna.]

 

Mi posso riflettere in questa Città come in uno specchio d’argento, come in una pozza d’acqua limpida.

Peccato che non sia altrettanto pura.

Dicono di imparare ad ascoltare il proprio demone interiore, non combatterlo.

E allora c’è una terza poetica via, che in questa vita di meditazione mi affiora alla mente. Non è ancora venuto il tempo in cui le porte verranno irrimediabilmente serrate, e la chiave gettata nel vuoto, nella torbida laguna sotto il Ponte dei Sospiri.

 

[the third arrives…]

 

Mi guardano forse tutti?

Mi sorridono?

Cos’hanno, in fondo, da essere felici?

 

Mi volto verso la sagoma silenziosa che si avvicina a passi lenti e sinuosi e mi parla con gli occhi, dice: - Grazie per esserti accorto di me. –

 

- Ma non è vero! Lo fanno tutti! – Gli rispondo. – Sei sulla bocca di tutti. Non ti vedo solo io. -

Allunga una mano, la sua pelle morbida mi sfiora la guancia. Continua a sorridere dolcemente e ad invitarmi a perdermi nel suo caldo abbraccio.

I soffici boccoli biondi mi sfiorano le guance, posa le labbra delicate sulle mie, soffiando.

- Sì, questo è vero; ma in così pochi si sono fermati a guardare il vuoto e a ricercare in me, nella mia presenza, una qualche vera risoluzione! Molti, interrogandosi sul mio significato, hanno sofferto. È sempre una connotazione superficiale o negativa, quella che mi viene affibbiata.

Si affannano a rincorrermi come con il Bianconiglio e non mi catturano mai.

Richiamano Morte. Richiamano Menzogna, senza accorgersi che non devono catturarmi su questa terra, per soddisfare i loro bisogni; senza capire che io vivo nella passione, ad un livello trascendentale rispetto al materialismo di Morte e Menzogna. E, soprattutto non mi riconoscono come un Angelo, un tramite verso qualunque Dio o Assenza di Dio ma Felicità loro percepiscano. Qualsiasi traguardo di pace passa per me.

In così pochi mi hanno salutato educatamente con un cenno della mano, mi hanno invitato e mi hanno preso per ciò che sono, un farmaco!-

- Capisco. Sei bello e soffice. -

- E’ giusto così.- Ride. - Ora

io so, ora tu, Mortale, sai che Amore

è la danza dell’Eternità.

 

Puoi restare con me, se vuoi. -

 

[Love is the Dance of Eternity]

 

--- Una fine banale? L’Amore… ma sono rimasta fedele alle tre allegorie proposte dal mio idolo Petrucci: Morte, Menzogna e Amore, anche se avrei potuto spaziare all’infinito…

Spero che qualcuno si sia accorto che l’impostazione è spudoratamente copiata da Metropolis part.1, quella meravigliosa canzone dei Dream Theater. (non mi azzarderei mai a toccare Metropolis 2, perché occupa un intero cd. Petrucci deve essersi parecchio alcolizzato in quel periodo… certe cose le possono fare solo i dream…) comunque: Il significato è totalmente diverso dalla canzone, dove due gemelli si contendono la stessa donna e alla fine uno dei due ammazza l’altro –e la tipa, pure-.

La one-shot è nata in un momento di sclero sul pullman che mi stava riportando a casa da Budapest, dopo 5 ORE DI ASCOLTO INTENSIVO DEI DREAM TEATHER (credo che nemmeno loro si ascoltino per così tanto tempo).

Un’altra fic scritta alle due di notte… che roba… capite perché è uscita una cosa così insensata?

 

Ah, la poesia nel paragrafo dedicato a Morte è l’attacco de “la ballata degli impiccati” better known as “Epitaffio Villon” di François Villon. (Per la serie “siamo sempre più allegri”)

 

Inutile dirvi che vorrei vedervi commentare… nel caso arrivaste alla fine…

Grazie ^ ^

 

Love_in_idleness

   
 
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