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Autore: Vera_D_Winters    17/09/2017    2 recensioni
Questa storia non so se considerarla una what if, un AU, un... boh.
Comunque sostanzialmente è dedicata al gdr in cui ruolo su facebook, il GDR OnePiece Caffè, quindi troverete citazioni a personaggi OC e alcune modifiche alla storia originale narrata da Eichiro Oda. Spero vi piaccia.
La trama parla di un'isola spaventosa, nascosta da una sorta di triangolo delle Bermuda, che attira a sè non tutti i viaggiatori, ma solo coloro il cui animo è stato toccato da un grave dolore o dall'ombra della morte.
Enjoy
Genere: Angst, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, ASL, Jewelry Bonney, Marco, Mugiwara
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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... Molti sono i pericoli annidati nel Nuovo Mondo, tanto ben nascosti come trappole ben congegnate, capaci di distruggere il pirata più temibile in un attimo senza che questi nemmeno se ne accorga.
Scaretale Island è uno di questi pericoli, forse il peggiore di tutti.
Nessuno conosce l'ubicazione di quest'isola, nessuno vi può arrivare di sua spontanea volontà, e sarebbe anche un folle in realtà a volerlo fare. Nessuno può avvicinarsi.
E' l'isola che chiama a sè i suoi agnelli sacrificali per potersi saziare delle loro anime sofferenti.
L'isola sa, l'isola decide, l'isola uccide. 
E se finisci tra le sue spire velenose, tutto ciò che puoi fare è pregare di morire per un dolce sogno, piuttosto che per un incubo lungo interi secoli...

 

 

Sabo non aveva un buon rapporto con il suo denden mushi, e tuttavia da quando aveva scoperto che sua sorella Ann era ancora viva, aveva superato quell'avversione e si era ripromesso di contattare la corvina con una certa costanza.
Nessuno dei due era mai mancato a quell'appuntamento, almeno fino alla settimana precedente.
Inizialmente il rivoluzionario non aveva subito ceduto all'apprensione, la sorella era una pirata, una pirata impegnata con una ciurma che cercava di rimettersi in sesto dopo la sconfitta di Marineford e la morte di Barbabianca, perciò era probabile che fosse stata oberata di lavoro.
Tuttavia a più di una settimana di totale assenza di comunicazione, il biondo cominciava a sentire allo stomaco la stretta morsa della preoccupazione.
Non poteva nemmeno andare a cercarla di persona, la sua squadra era impegnata in una missione, e il capo di stato maggiore non poteva esimersi in alcun modo. I suoi doveri avevano la priorità, o almeno così doveva essere.
Stava dunque fissando con aria assente le onde che si infrangevano contro la carena della nave, perso in quei pensieri che lo rendevano inquieto, quando la voce di Koala si insinuò tra essi, facendolo trasalire.
"Ma quello non è il comandante Marco? Quello della ciurma di tua sorella?"
Stava dicendo la bionda, agitando l'esile mano verso un punto imprecisato del cielo.
Sabo alzò di scatto la testa allora, e con movimenti agili si arrampicò lungo le funi che trainavano la vela maestra, così da sporgersi il più possibile e avere un punto d'osservazione migliore.
E si Koala aveva ragione.
Nell'azzurro del cielo terso si stagliava l'imponente figura della fenice in volo.
In quella forma era davvero impressionante, le fiamme blu gli conferivano un'aura magica e maestosa mentre fendeva l'aria con sicurezza e velocità. Non sembrava possibile che quella creatura tanto bella fosse lo stesso uomo dalla capigliatura stramba e dall'apparenza mite che compariva a volte sui giornali.
Il rivoluzionario però non aveva tempo di stare laggiù a rimirarselo con stupore.
Perchè colui che aveva succeduto a Barbabianca stava viaggiando solo? Dove stava andando?
"Marco la Fenice!!!"
Urlò a gran voce nella speranza di farsi udire nonostante la grande distanza che li separava. Con il suono delle onde e il fragore del vento però come poteva sentirlo?
Per dare forza al proprio grido Sabo allora lasciò che le fiamme del frutto mera mera, il frutto che straordinariamente condivideva con Ann, salissero verso il cielo, richiamando l'attenzione del capitano.
Qualcosa non andava... ora ne aveva la certezza. Il suo brutto presentimento si sarebbe concretizzato a breve.

 

Ann era scomparsa. Semplicemente non vi erano più state notizie di lei, così come se avesse smesso di esistere in qualsiasi parte del globo.
Subito l'apprensione aveva iniziato a serpeggiare per la Moby Dick, soprattutto perchè ancora era viva e sanguinante la ferita che aveva colpito tutti loro a Marineford. 
Il pensiero era corso subito a Teach, ma la fenice la sapeva più lunga di tutti, e studiando le cartine nella propria cabina e confrontandole con la presunta rotta di Ann, aveva capito dove la ragazza si era diretta, e dove probabilmente aveva trovato la via per smarrirsi.
Esisteva una leggenda, una leggenda che narrava di un punto imprecisato nel mare del Nuovo Mondo, il quale inghiottiva navi e pirati. Laggiù non funzionavano timoni, strumenti di navigazione, bussole e Log Pose. Ci si perdeva inesorabilmente e si scompariva chissà dove. 
A questa leggenda si accompagnava la storia di un'isola protetta da questa sorta di punto cieco, collegata alla sparizione delle navi. Tuttavia erano appunto solo leggende, poichè nessuno era mai tornato vivo per parlarne. Esistevano solo i racconti di coloro che avevano visto i propri compagni svanire senza motivo.
E un luogo del genere non poteva forse evitare di richiamare la curiosità della focosa corvina? Assolutamente no. Lei era fatta esattamente per quel genere di pericoli, la richiamavano come una falena con la luce di una lampada ad olio.
Una volta che la Fenice aveva intuito cosa fosse accaduto, si era subito attivato per andare a riprenderla, spiegando la situazione ai comandanti delle sedici flotte che ovviamente si erano opposti. Il capitano non poteva andarsene, a maggior ragione in una missione potenzialmente suicida. Ma loro non capivano che Marco sentiva il bisogno viscerale di andare a riprenderla con le proprie forze. 
Forse non era un comportamento degno del successore di Barbabianca, ma lui DOVEVA.
Jack, colui che lo aveva sostituito come comandante della prima flotta e anche compagno della stessa Ann, era stato a ragione il più scosso e il più deciso a non lasciare che Marco partisse da solo, e alla fine aveva convinto tutti gli altri comandanti a creare una squadra di ricerca che escludesse il capitano.
La fenice aveva dunque finto di arrendersi all'idea, aveva lasciato che i compagni si occupassero dei preparativi per la missione di recupero, e poi nel cuore della notte trafugando le cartine con la rotta da seguire, proprio come un ladro, aveva aperto le ali e aveva semplicemente spiccato il volo.
Lo avrebbero odiato.
Jack non lo avrebbe mai perdonato.
Nemmeno Thatch lo avrebbe mai perdonato.
Probabilmente sarebbero partiti lo stesso anche senza una rotta precisa, avrebbero cercato di seguirlo in tutti i modi, ma sarebbe stato troppo tardi. Quando loro si sarebbero accorti della sua assenza, lui sarebbe già stato molto, molto lontano.

 

La fenice scese in picchiata e si diresse verso la nave dei rivoluzionari sotto lo sguardo di una Koala contrariata e preoccupata al tempo stesso.
Una tempesta, ecco che cosa avrebbe portato quell'incontro, se lo sentiva nelle ossa.
Una volta ripresa la sua forma umana, il capitano dei pirati di Barbabianca si presentò  a lei e ad Hak, mentre strinse la mano a Sabo, come se fossero vecchi conoscenti.
Il capo di stato maggiore aveva dunque avuto contatti con quei pirati, quello che era stato solo un sospetto ora era divenuto una certezza. 
Quando poi i due uomini biondi si allontanarono leggermente da loro e cominciarono a confabulare, il presagio che qualcosa di brutto fosse alle porte fu molto più che un ipotesi. 
Passarono i minuti, la rivoluzionaria continuava a spostare lo sguardo dai due uomini ad Hak, e fu lì lì per esplodere e chiedere una spiegazione, ma venne preceduta dalle parole di Sabo, che finalmente si era ricordato della loro esistenza.
"Devo andare."
"Che... che???? Come devi andare??!!!"
"Devo andare, ma tornerò presto, promesso."
"Ma non puoi! Sabo?! Sabooo!!!!"
Ma ormai Koala protestava al vento poichè il rivoluzionario si era letteralmente arrampicato sul dorso della fenice tornata a quell'aspetto di animale mitologico, e stava partendo verso chissà dove.
Dragon non l'avrebbe affatto presa bene se lo avesse scoperto... dannazione!


Alla fine Marco era stato costretto a portare qualcuno con sè.
In realtà per un attimo aveva pensato di tirare dritto e fingere di non aver udito il richiamo di Sabo, ma quando aveva visto le fiamme, un'idea in lui si era fatta strada, facendolo tornare sui suoi passi. E se la connessione data dal frutto che i due condividevano lo avrebbe portato più facilmente ad Ann? Se in qualche modo le loro fiamme si fossero richiamate a vicenda?
Era un'eventualità che Marco non poteva ignorare.
Perciò eccolo lì a volare con il biondo sul dorso, quel posto che era stato un tempo riservato proprio ad Ann.
Il silenzio regnò tra loro per un tempo infinito mentre la fenice si teneva a una quota più bassa per rendere il volo meno difficoltoso al biondo che non era sicuramente abituato ad altezze elevate, poi però accadde qualcosa che infranse quella calma apparente che li aveva circondati.
Marco si sentì trascinare verso il basso da una forza apparentemente imbattibile che lo tirava sempre più giù. Puntò le ali, cercò di invertire la sua direzione, sentì il rivoluzionario fare del suo meglio per utilizzare anche il proprio fuoco come a frenare la loro discesa in picchiata, ma ogni cosa fu inutile.
L'impatto col freddo dell'acqua fu doloroso, duro e spaventoso. Subito sopraggiunse il senso di debolezza che era tipico di tutti coloro che avevano mangiato un frutto del Diavolo, e poi il senso di soffocamento, mentre nuovamente in forma umana muoveva le braccia in maniera ossessa nel disperato e vano tentativo di restare a galla.
Attimi di terrore di un'agonia fin troppo lunga, prima che tutto divenisse buio.
Il mondo parve ribaltarsi e poi spegnersi, prima che la fenice e il rivoluzionario scomparissero proprio come Ann prima di loro.

   
 
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