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Autore: zellnh    17/09/2017    3 recensioni
Chris ha quasi trent'anni, una lunga lista di conquiste alle spalle, e una vita che pare gli vada più che bene.
Un passato di più di dieci anni prima non sembra pensarla allo stesso modo.
[Pinto • dad!Zach • homophobic contents • 15.7k]
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Chris Pine, Karl Urban, Nuovo personaggio, Zachary Quinto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Con dei tempi illegamente lunghi, ma ce l'ho fatta.

Mi perdonerete perché è una storia lunga quasi 27.000 parole - no, non ho il dono della sintesi, a quanto pare - oppure mi maledirete, non lo so, spero un po' tutte e due, a dirla tutta.

Per ovvie ragioni ho deciso di separarla in due parti; la seconda non sono sicura se sarà postata prima del prossimo weekend o direttamente tra due settimane, dato che sarò fuori casa per qualche giorno, nella Terra del Nulla.

Anyway, questa storia nasce da un prompt che mi ha indirettamente donato mia sorella (ultimamente quella donna è grande fonte d'ispirazione, perciò in caso non dovesse piacervi, prendetevela con lei); è tornata a casa e mi ha chiesto: "Si può condivere un qualcosa di enorme con una persona, farla diventare la più importante del mondo, e poi dimenticarla da un giorno all'altra, come se nulla fosse?".

 E siccome io son masochista e so che è perfettamente possibile, ho deciso di battere i tasti del computer e farne uscire una storiella che doveva essere proprio -ella, ma poi non so bene cosa sia successo.

L'ambientazione è ispirata da un film intitolato Bob - Un maggiordomo tutto fare.

Insomma, dopo un anno e mezzo, tante lacrime e sorrisi, qualche imprecazione e sigaretta, direi che ci siamo.

Date un'occhiate alle note aggiuntive sotto, così da avere un'idea di quello che state per leggere.

 

Note aggiuntive:

  • Au: la storia non segue i  canoni  della loro vita ufficiale. Qui non c'è nessun Miles, nessuna ex storica o meno di Chris, e neanche i cani. Mi scuso in anticipo - per i cani. 
  • OOC: come tag sarebbe quasi sempre d'obbligo delle storie RPF, ma in particolare mi sento di chiarirlo qui perché questa storia parla di omofobia e altre cose che sono sicura non appartengano a nessuno delle vere persone che cito dentro.
  • Time poteva essere per un sacco di cose, ma forse non lo è per nessuna.

 

 

I

 

Il tempo è ciò che impedisce alle cose

di accadere tutte in una volta.

― John Archibald Wheeler

 

Disclaimer!


 

 

 

 

« “Babysitter hot cerca lavoro. Non sa fare nient'altro, ma le mamme di solito cadono ai suoi piedi” »

« Katie, così non mi aiuti per nulla »

« Allora prova con “Babysitter disponibile tutto il giorno, anche per lavoretti-” »

« Ti odio »

« Io parlavo di lavoretti domestici, pervertito »
 





Chris emise un gemito e batté la testa sul tavolo più volte; cos'aveva fatto per meritare una situazione del genere?

« E comunque non è vero che non so fare nient'altro. Ho anche lavorato come autista  ed ero cameriere in un ristorante, sino a tre settimane fa! »

Katherine alzò un sopracciglio, evidentemente in disappunto. Be', non che avesse del tutto torto.

« Lo saresti ancora, se non avessi scopato con la figlia del proprietario. Chris » lo chiamò sua sorella, e aveva un tono così disperato che non poté fare a meno di vergognarsi almeno un po'.

« Non lo sapevo che fosse sua figlia! È stata colpa sua, sapeva che lavoravo lì » si difese comunque, con una smorfia indispettita piantata in faccia.

« Questo non succederebbe se cercassi una ragazza seria e smettessi di darlo a chiunque. Seriamente, sei una puttana ambulante »

Bene, ora gli insulti.

Il fatto è che Chris l'aveva chiamata e fatta venire lì per aiutarlo a scrivere un annuncio decente e che mettesse in risalto qualunque qualità avesse, e sicuramente “puttana ambulante” non era un'opzione.

Da uno spiraglio tra le braccia (perché Chris Pine era un bambino di trentacinque anni che faceva i capricci), intravide la sorella tirare fuori il portafoglio: « Quanto ti serve? »

« Cosa? No! » protestò lui, respingendo le banconote  tra le mani di Katie. « Non voglio i tuoi soldi. Sono un uomo, dovrei essere io a comprare la roba per te »

« L'indipendenza delle donne esiste già da decenni, Chris » sospirò lei, poggiando i soldi nello svuotatasche sopra il tavolo e alzandosi. « Comunque, metà son della mamma, non solo miei »

« Hai detto a mamma che sono senza soldi? Cazzo, Katie! »

« Non l'ho fatto apposta! » Katie alzò le mani in difesa. « Stavamo parlando e mi è scappato. Perché sei così orgoglioso? Vogliamo solo aiutarti, come fai tu quando abbiamo bisogno noi »

Be', peccato che loro avessero bisogno di aiuto una volta ogni tre anni, mai di soldi, e soprattutto non erano mai rimaste senza lavoro e con uno sfratto fresco di una settimana e cinque mesi arretrati da pagare.

Questo non l'aveva rivelato a Katie, e non aveva nemmeno intenzione di dirglielo finché non avesse trovato un altro posto dove stare.

Magari in fretta, prima di dover dormire sotto un ponte.



« Ho trovato un annuncio online, sto per mandartelo »

« Di cosa si tra- »

Tu, tu, tu.

Okay, Katie era una donna in carriera e non aveva tempo per le chiacchiere, però era anche un po' stronza (il che era di famiglia, a quanto pare).




“Cercasi baby sitter con esperienza per bambino di otto anni indipendente, che lo supervisioni nei suoi impegni nel tempo libero; sappia cucinare e possegga una discreta conoscenza degli attuali programmi scolastici per poter fornire assistenza nello svolgimento dei compiti”


Più in basso, spuntavano un numero di telefono e un indirizzo con tanto di orari in cui poterlo contattare.

“Chiedere del signor Quinto”, recitava il bigliettino.

Chris si trattenne dal ridere, almeno prima di richiamare sua sorella.

« Che cosa vuoi, uomo senza lavoro? »


« Farò finta di non aver sentito. Chi- cazzo è che ha scritto questo annuncio? È sicuro che un uomo della sua età possa avere un figlio così piccolo? »

« Non mi pare che ci fosse nulla a proposito dell'età di lui »

« Ma è ovvio che sia vecchio. Anzi, me lo auguro, altrimenti non si spiega perché scriva come come se avesse una scopa in culo »

« Magari ha semplicemente una cultura, a differenza tua. Devo davvero staccare, ma dammi retta; chiamalo o presentati lì e tenta. Mi sembra un buon lavoro, dopotutto »

« Okay, okay. Grazie, Katie » e stavolta fu serio, perché se non ci fosse stata sua sorella-

« Vaffanculo »

E niente, come non detto.



*



Non è che non ci avesse mai pensato sul serio, ad una famiglia.

Nel complesso era una bella cosa, se vista da lontano e dove lui non c'entrava nulla.

Chris guardò la ragazza che aveva a fianco dormire placidamente (dopo tre orgasmi di seguito avrebbe dovuto essere stanco anche lui, ma no), e semplicemente pensò di non essere adatto, ad una famiglia; famiglia significa amore, rispetto, fedeltà. Tutte cose che sono difficili da mantenere, e se il rispetto glielo avevano insegnato i suoi genitori be', la fedeltà era un qualcosa che gli veniva un po' più difficile.

Il punto era che le donne erano bellissime, e Chris sapeva di poterne avere quante ne voleva, di poterle cambiare e poi lasciarle per la propria strada prima di stancarsi troppo.

Il tutto non è che non fosse consensuale, in realtà. Lui avvertiva sempre prima in modo che non ci fossero problemi dopo, quindi andava bene così.

Ci stava fino al mattino dopo, per cui non era come se sentisse il letto completamente vuoto.

Quindi se qualche volta guardava una coppia pomiciare spudoratamente ai giardinetti vicino a casa sua -non più- o un padre rincorrere un bambino e sentiva qualcosa mancare, forse era perché la ragazza della notte prima non era stata poi così brava.

In qualunque caso, pensò rigirandosi tra le lenzuola, poteva sempre cercarne un'altra.



Chris decise che non avrebbe chiamato prima, ma sarebbe andato direttamente a uno dei due indirizzi segnati sull’annuncio, quello che conosceva meglio perché c'era passato davanti molte volte.

Aspettando che Amanda- no, Samantha- o qualunque nome sua madre le avesse dato si svegliasse e se ne andasse, aveva avuto tempo di googlarlo e scoprire che l'indirizzo era un ufficio di-

« Avvocati? Ecco perché la scopa in culo! »

« Cosa? »

Chris sussultò e si girò, in tempo per vedere un paio di natiche nude varcare la soglia del suo bagno.

Oh sì, quello era sempre un bel buongiorno.

« Son stata con un avvocato, una volta » esclamò la ragazza appena tornata in cucina, sedendosi sopra il tavolo e guardando curiosamente Chris. « Fanno sesso in modo bizzarro, sai? Sono... controllati, è strano. Niente a che vedere con stanotte »

« Cosa? Ah sì, certo » mormorò distrattamente lui, frugando in mezzo ad una catasta di fogli. « Perché conosco quella camicia? » aggiunse poi fissandola intensamente, bloccandosi per un attimo perché cavolo, era sicuro che gli ricordasse qualcosa.

« Perché è tua »

Ah, ecco.

« Be', toglila e mettiti i vestiti tuoi; tra mezz'ora devo uscire di casa, e anche tu » sbottò spiccio, imprecando quando urtò la pila di carta facendola cadere per terra, sparpagliando fogli ovunque.

« Ma io credevo di rimanere qui e prepararti il pranzo... »

Si ritrovò una mano piantata sul sedere e fu quasi sicuro che non fosse il pranzo che Amelia (grazie a Dio per i flash improvvisi) aveva in mente; si morse le labbra, respirò profondamente e la guardò sorridendo: « È stata una bella serata, ma adesso ciao ».



Chris arrivò davanti al cancello alle nove in punto affannato, e ripromettendosi che si sarebbe rimesso a fare sport -prima o poi-.

Rimase qualche minuto appoggiato al muretto di mattoni, cercando di riprendere fiato di fronte a decine di persone in giacca e cravatta che, per quanto andassero di fretta, avevano tutto il tempo di fissare male lui e i suoi jeans strappati.

Entrò dentro lentamente e cercando di guardarsi il più possibile intorno perché Cristo, quello era un labirinto con dentro Arianna, Minotauro e tutta la famiglia.

« Buongiorno » esordì di fronte ad una segretaria.

 
Aveva scelto quella che gli era sembrata meno seria ma, ripensandoci, non c'era qualcuno meno serio in quel posto. « Sto cercando il signor Quinto, sa dirmi a che piano lo trovo? »

« Il signor Quinto in questo momento è impegnato e non si libererà prima dell’una e mezza. La prego di attendere qui » rispose la segretaria - Felicity, stando al cartellino appuntato sul petto.

Chris non poté fare a meno di pensare che di felicità ne avesse ben poca, a giudicare dall'espressione.

« Ma io non posso- »

« La prego di attendere qui, grazie » sillabò nuovamente lei, e Chris fece per aprire bocca ma « Non glielo dirò una terza volta, signore » lo avvertì Felicity, rivolgendogli uno sguardo minaccioso e facendo un cenno alla guardia più grossa che potesse esistere al mondo.

« Ho capito, grazie » rispose lui a denti stretti, facendosi da parte e appoggiandosi alla parete.

Proprio mentre rifletteva su come  attaccare bottone con Felicity (poteva anche essere terribilmente seria, ma lui aveva già in mente un paio di idee per farla sbottonare), gli arrivò un messaggio.


K: Ci vediamo alle cinque per un drink? ;)

C: Solo se mi prometti che non cercherai di portarmi a letto al primo appuntamento, Urban.

K: Tranquillo, non intaccherò la tua virtù finché non sarai tu a chiedermelo.

C: Chi ti dice che sarò io a chiederlo per primo?

K: Perché pregarti per farti scopare è da stupidi. Se invece mi chiedi tu di essere scopato, è un altro paio di maniche.

C: Perché dai per scontato che sia io a dover stare sotto?!

K: Puoi stare anche sopra, la posizione non cambia molto.

C: Ah ah, molto divertente. Non starò mai sotto, scordatelo!

K: Ne riparleremo tra un paio di mesi, culoaperto.




« Che idiota » commentò Chris, infilando il cellulare in tasca con un sorriso.

Karl era la cosa di più simile ad un fratello che avesse, conosciuto prima che riuscisse a formare frasi intere e rimastogli a fianco anche nei momenti peggiori.

Sapeva praticamente più cose Karl di lui di quante ne sapesse di se stesso, ma a Chris andava bene così, perché riponeva una fiducia cieca verso l'amico.

Che poi quello fosse un totale rincoglionito era tutta un'altra questione.

« Il signor Quinto si trova si trova al terzo piano, nel terzo ufficio sulla sinistra » lo informò all'improvviso Felicity. « L'ascensore è al momento non disponibile, perciò temo dovrà fare le scale » aggiunse poi, per tornare immediatamente al suo computer.

« Uhm, grazie » rispose Chris, ma si allontanò senza aspettare risposta ( sicuro che non l’avrebbe ottenuta in qualunque caso) e si avviò lungo il corridoio.

Quando arrivò al piano giusto fece per contare le porte ma, provvidenzialmente, quella che gli interessava si aprì da sola, mostrando un signore sulla sessantina, rigorosamente in giacca e cravatta, uscire dalla stanza.

Ah, Katie. Chi è che aveva ragione sull'uomo vecchio e brutto?

Chris gli si avvicinò nervosamente e tossicchiò, attirandone l’attenzione: « Salve, sono Chris Pine. Ho letto il suo annuncio su Internet, e sarei disponibile per quel lavoro- »

« Temo di non capire » lo interruppe evidentemente confuso lui, e Chris inclinò la testa, curioso.

« Sono sicuro di aver trovato un annuncio a nome di Quinto che- » e si interruppe nuovamente, senza capire perché l'altro fosse scoppiato a ridere così rumorosamente, attirando lo sguardo di parecchie persone.

« Mi chiamo William Scott » si presentò, stringendogli la mano. « Io non sono Quinto. Quello è il nome del mio assistente, che si trova dentro questa stanza » chiarì, indicando l'ufficio da cui era appena uscito.

« Oh. Arrivederci, allora » mormorò Chris.

Volse nervosamente lo sguardo verso la porta, fece un respiro profondo e bussò.

Da dentro si sentì un « Entra, entra » e accigliato, Chris abbassò la maniglia ed entrò.

« Non capisco perché bussi ogni volta che- »

Zachary alzò lo sguardo dal libro – Shakespeare, secondo quanto diceva il dorso – e lo chiuse appena notò il ragazzo alla porta, schiarendosi la gola.

« Mi dispiace, credevo fosse... non importa » scosse la testa. « A ogni modo; cosa posso fare per lei? »

Chris rimase spiazzato. Il signor Quinto non era un sessantenne vecchio e brutto, e aveva anche ottimi gusti in fatto di letteratura.

Per di più, si ritrovò a pensare che diamine avesse fatto ai capelli per farli stare così perfettamente ordinati.

« Io... sono Chris. Ho letto il suo annuncio. Be', questa parte l'ho già detta, ma al suo capo, credevo fosse lei e- »

Si trovò in difficoltà, senza avere un’idea precisa del perché. Era una sensazione strana, come un dejà-vu.

Zachary emise uno sbuffo divertito, posando il libro nella scrivania e facendo un cenno alla poltrona di fronte a lui: « Siediti. Evitiamo formalità, va bene? Dimmi come- è un'impronta di mano quella che hai sulla guancia? ».

Chris prese fuoco. Cercò di non badare troppo a quegli occhi che ora lo stavano scrutando e con nonchalance rispose: « La mia ragazza fatica ad accettare i no come risposta ». Non era del tutto una cosa falsa, anche se Amelia non era la sua fidanzata - e meno male.

Sorrise, sperando che bastasse come spiegazione, e Zachary si accigliò ma poi passò oltre.

« D’accordo cercherò di essere diretto con te, Chris: ho bisogno per Ben di una persona affidabile. Sono fuori casa la maggior parte del tempo e lui è... non so, è parecchio speciale, e non lo dico perché sono il padre, ma forse- »

« Immagino » sorrise Chris, divertito dallo sguardo intenerito di Zachary nel nominare il bambino. « Io sono affidabile »

« Mi sembri piuttosto giovane» obiettò Zachary.

« Ehi! » protestò Chris, divincolandosi nella poltrona, « ho ventinove anni, ma grazie del complimento »

« Oh. Oh. Scusa, io... ma sul serio? »

« Vuoi controllare? » chiese Chris, alzando le sopracciglia tanto così.

« Io... no- cosa? »

E per qualche motivo Zachary arrossì, improvvisamente a disagio.

« Ho i documenti. Se vuoi, puoi controllare i documenti » spiegò Chris, confuso.

« No senti, ti credo, davvero. Scusa ancora » mormorò l'altro, evitando accuratamente di guardarlo in faccia.

« Non importa » scrollò le spalle Chris. « Immagino sia colpa del cibo. Non mangiavo nulla, infatti mia nonna mi diceva sempre: “Christopher Whitelaw Pine, mangia o volerai al primo soffio di vento” o qualcosa del genere, ma ora tra palestra e- che succede? »

All'improvviso Zachary era diventato serio e lo stava guardando come se Chris avesse commesso un omicidio davanti a lui.

« Come hai detto che fai di cognome? » chiese brusco, fissando ostinatamente un foglio sopra la scrivania.

« Pine... mi sembrava di avertelo detto, prima- »

« No, non me lo hai detto » rispose secco lui, e Chris notò la sua mascella contrarsi.

« O-okay » balbettò, a disagio. « C'è qualcosa nel mio cognome che non ti piace? »

Quando Zachary alzò gli occhi dal basso verso di lui, a Chris venne istintivo spingerela sedia indietro; non vedeva uno sguardo così da quando aveva portato una ragazza a casa di Katie e per sbaglio avevano macchiato il divano.

Be', poi l'avevano pulito, però-

« Hai fatto la Centennial, vero? »

« Che cosa- »

« Eri nel corso di Diritto, tre volte a settimana- »

« Come- »

« ... a settembre del quarto anno hai sfoggiato i capelli biondo platino » continuò imperterrito Zachary, stringendo i pugni da sbiancarsi le nocche.

« Come fai a sapere- »

« Come faccio a sapere tutte queste cose? » lo precedette Zachary. « Non sono cambiato poi così tanto, Pine. Non riconosci un succhiacazzi quando lo incontri? »

Chris gelò.

« I-io non- » provò a dire, ma Zachary lo fissò di nuovo e Chris deglutì non trovando le parole.


« Esci dal mio ufficio »

Non era una richiesta, ma un ordine.

« Mi dispiace un sacco. Ero solo un ragazz- »

« Anche io lo ero » soffiò Zachary, monocorde. « E tre anni di terapia e un’adolescenza rovinata non me li restituiscono le tue scuse. Fuori »

Zachary non alzò la voce, ma Chris sussultò ugualmente. Si alzò lentamente dalla poltrona e si diresse verso la porta senza emettere il minimo rumore.

Fece per uscire, poi si voltò: « Non sono più la testa di cazzo che ero dieci anni fa, davvero » bisbigliò, ma Zachary tenne ostinatamente lo sguardo verso la finestra, perciò Chris non poté fare altro che andar via.
 





« Hai davvero rivisto Zachary Quinto? Quello che succhiava cazzi nei bagni per cinque dollari durante l'ora del pranzo? »

« Questo non è vero » sbottò Chris, infastidito.

Erano seduti al tavolino di un bar, sorseggiando Coca Cola perché la tequila in quel momento sembrava troppo a entrambi (e se Karl diceva no alla tequila, c'era qualcosa di grosso in ballo).

« Guarda che lo dicevi tu quando eravamo a scuola, idiota » gli ricordò Karl, aggiungendo uno “tzk!” che Chris prese sul personale.

« Prima di tutto non ero io, ma quel deficiente totale di James- Jake o comecazzosichiama » si difese puntando il dito verso la faccia dell’amico, « e secondo, sono sicuro che il deficiente in questione dicesse cazzate, in quanto deficiente »

« Ciò non cambia che Quinto ti odi fino alla morte » asserì l'amico, e Chris gemette, nascondendo la faccia dietro le mani.

« Perché sei andato a chiedere  lavoro a lui, Chris? È stato sin troppo gentile a non spaccarti il naso »

« Non sapevo fosse lui. Esistono tanti Quinto, e non sembrava minimamente lui. È cambiato parecchio »

« Lui sicuramente si ricorderà di te, però » ridacchiò l'altro.

« Ho bisogno di quel lavoro, Karl »

Karl sospirò, sporgendosi verso l’amico e mettendogli una mano sulla spalla per consolarlo.

« Non è così grave, Chris. Se non è questo, magari è un altro lavoro tra qualche settimana »

Chris riemerse dalle sue dita: « Ho lo sfratto tra sei giorni » borbottò.

Karl aprì la bocca, ma non ne uscì nulla.

Era nella merda.



*



« Ancora due anni e saremo fuori da questo inferno, Chris. Quasi non ci credo »

Karl diede una pacca sulla spalla al suo amico, mettendo poi le mani dietro la testa e poggiandole contro il muro, chiudendo gli occhi e inspirando soddisfatto.

Chris non rispose e si guardò attorno, arricciando la bocca.

« Non lo definirei proprio inferno, in fondo. È una bella scuola, dopotutto » considerò, giocherellando con un fiore strappato a qualche centimetro da dove erano seduti- coricati, per la cronaca, ma comunque sia.

Karl aprì un occhio e lo guardò di traverso: « Mi stai diventando sentimentale, Pine? »

« Ehi!, non sono mica un frocio » sbuffò Chris, spintonando l’amico.

« Ho detto sentimentale, non frocio » specificò Karl, scuotendo la testa. « E non tutti i gay sono sentimentali, sai? Bryan Stewart è un cazzo di gigante e non ha tirato fuori una lacrima nemmeno quando si è spezzato la clavicola »

« Bryan Stewart non è gay » aggrottò le sopracciglia Chris.

« Sì che lo è »

« Sono sicuro di no »

Karl alzò le spalle, ma era chiaro che volesse tagliar corto senza discutere.

« Andiamo, l'hai visto? L'hai detto tu stesso, è un gigante con nemmeno un pizzico di emotività! »

« Te l'ho detto » insisté Karl, « i sentimenti non hanno orientamento sessuale. Ignorante » aggiunse, sorridendo.

Chris alzò gli occhi al cielo, per poi alzarsi e tendere una mano all'amico: « Andiamo, è suonata la campana. E comunque, al corso di diritto c'è uno nuovo, lo sai? Viene da Pittsburgh e dicono che sia... be'... »

« Gay? » gli venne in soccorso l'amico, scrollando le spalle. « E allora? Un sacco di persone lo sono. È più brutto il fatto che venga da Pittsburgh. Pittsburgh » ripeté la parola, in tono di disgusto, « che città è? »

Chris rise e gli mise una mano sulla spalla: « Andiamo, culoaperto! »



*



Chris aveva passato la notte in bianco, e per una volta era solo. Le parole di Zachary continuavano a bombardargli la testa senza sosta, facendogli accendere la luce per l'ennesima volta.

Tre anni di terapia e un'adolescenza rovinata.

Davvero delle stupide battute e qualche scherzo avevano provocato tutto ciò? Davvero aveva causato così tanto male, e senza nemmeno rendersene conto?

Si morse il labbro, fissando lo specchio davanti a sé; non aveva mai pensato di essere un ragazzo modello, né super sensibile o dedito al mondo, ma... ma non era nemmeno quello. Lui non era come Zachary lo aveva descritto - o perlomeno aveva fatto intendere.

Vero?



« Secondo te sono uno stronzo? »

« Se mi chiami a quest'ora è evidente che lo sei »


Chris sbuffò, tormentandosi un'unghia con i denti.

« Per una volta sii seria, Katie, ti prego » mormorò, e sentì dall'altra parte un sospiro prolungato, segno che la sorella si stava impegnando a concentrarsi sul discorso.à

« Esattamente, perché mi stai facendo questa domanda alle tre e un quarto di mattina, Chris? Qualche ragazza ti dato un meritato ceffone per averla abbandonata dopo l'orgasmo? »

« Veramente aveva già fatto colazione » ribatté Chris. « Ma non è per quello, no. È per un'altra cosa, e... tu ti ricordi com'ero a sedici anni? »

« Sì, cazzo! » esalò Katie, « eri un ragazzino sfrontato e arrogante che pretendeva di avere tutto e immediatamente, sfotteva chiunque, e un'altra serie di cose che ti hanno reso insopportabile fino a... be', sinché mamma non ha rischiato... lo sai » concluse esitante.

« Cristo » commentò lui, appoggiandosi al muro.

« Esatto. Hai preso parecchie botte anche da me, per questo » gli ricordò la sorella, e davvero non ce n'era bisogno perché Katie picchiava più o meno come un pugile, perciò...

« Ma ora? Ora ti sembro cambiato? » chiese ansioso.

« Chris, che cazzo sta succedendo? Cos'hai combinato? »

« Nulla- giuro » asserì lui con veemenza, sentendo lo sbuffo incredulo di Katie dall’altra parte. « Mi chiedevo solo se- »

« Certo che sei cambiato, Chris » lo rassicurò lei. « Non sei una persona cattiva, non lo sei mai stato. Eri solo un po' più idiota, e che io sia dannata se dico che l'incidente di mamma ha portato benefici, oltre che danni »

« Ma le persone che ho perso di vista, che ho ferito... loro non sanno chi sono ora » bisbigliò.

Katie rimase in silenzio per un po', tanto che Chris arrivò a credere che si fosse chiusa la chiamata.

Poi fece uno sbuffo ironico: « Esistono delle cose chiamate scuse, se lo vuoi sapere, e non sono quelle che usi per portarti a letto una ragazza diversa ogni sera. Non so chi sia l'angelo che ti ha fatto avere questa improvvisa presa di coscienza di te stesso, ma dammi il suo indirizzo perché voglio un autografo. Seriamente, Chris » aggiunse, « non ho idea del perché tu sia così insicuro, so solo che poteva capitarmi di peggio. Almeno sei carino. E ti voglio bene. Buonanotte, idiota »

« Grazie... buonanotte, Katie »

« Ah, dimenticavo; com'è andato il colloquio? »

Chris serrò la mascella.

« Non c'era, riproverò domani »



 

« Mi dispiace »

Chris sapeva di star rischiando molto, ma valeva la pena tentare.

Zachary lo stava guardando come se fosse una fastidiosa mosca poggiata sul suo tavolo e in parte Chris sapeva di meritarlo ma-

« Come hai fatto ad entrare? » chiese semplicemente, fissandolo senza batter ciglio.

« Ho aspettato che Felicity e la guardia si distraessero e sono passato »

Lo disse velocemente, sperando che sembrasse meno idiota, ma evidentemente Zachary non era dello stesso avviso.


« Che cosa vuoi? Mi sembrava di averti già detto che non- »

« Fammi almeno parlare » lo pregò Chris, « due minuti e mezzo per dirti tutto, poi se vorrai buttarmi fuori dalla finestra a calci in culo, te lo lascerò fare senza nemmeno provare a difendermi »

Zachary lo guardò esterrefatto: « Non puoi pretendere niente dopo quello che- »

« Per favore » insisté lui, e se non avesse funzionato nemmeno quello, forse-

« Due e ventinove, due e ventotto... »

Chris emise uno sbuffo che voleva essere di stizza, ma uscì più come sollievo: « Okay senti, mi dispiace. Non ho fatto niente di bello, ma non sono più così. Ero un totale idiota, e forse lo sono ancora, ma- per favore »

« Io non- »

« Ehi, questi sono i miei due minuti e mezzo, non i tuoi » si lamentò Chris, incrociando le braccia al petto e girando la faccia.

Zachary rimase a bocca aperta, incredulo: « Hai ancora tutto l’infantilismo con cui ti ho conosciuto, però. Dovrei davvero prenderti a calci in culo per quello che mi hai fatto passare, e se non lo faccio è perché mia madre mi ha insegnato l'educazione, ma ti giuro che sto sperando che tu faccia qualcosa di sconveniente per poterti dare uno schiaffo » soffiò senza prendere fiato.

« Ma mi darai comunque il lavoro? » chiese Chris speranzoso.

« Cristo, ma ti senti? Dovrei affidarti Ben per cosa?, perché tu possa raccontargli quanto ti sei divertito a fare lo str- »

« Ti ho detto che non sono più così » e stavolta fu proprio uno sbuffo stizzito, « e non mi vanterei di nulla con tuo figlio »

Zachary aveva sicuramente qualcosa da ribattere, ma la porta si aprì ed entrò un bambino.

« Ben! Che ci fai qui, cos'è successo? Non dovresti essere a scuola? Cosa- »

« Mancava un insegnante e mi ha dato un passaggio la mamma di Luke » spiegò Ben, in un tono esasperato che Chris trovò somigliante a quello del padre quando parlava con lui. Ridacchiò rumorosamente al pensiero, e si ritrovò lo sguardo indisposto di Zachary e quello curioso di Ben addosso.

« Lui è un tuo amico, pa'? »

« Oh sì » commentò sarcastico Chris, ma si zittìsubito davanti alla faccia di Zachary.

« Ben » cominciò con quella che aveva tutta l'aria di essere un annuncio, « Christopher è il tuo nuovo babysitter in prova »

Ben lo guardò stupito: « Cosa? »

« Cosa? » gli fece eco Chris, e lui era davvero stupito.

Zachary ignorò del tutto Chris e si chinò all’altezza del figlio: « So che preferiresti altre soluzioni, ma questa è la migliore per tutti e due »

Tre, lo corresse mentalmente Chris.

Ben scosse la testa: « Non è per quello, ma... sei sicuro che sia abbastanza grande? »

« Oh, andiamo! » sbottò Chris, allargando le braccia, « ho anche un po' di barba, non- »

« Chris ti accompagnerà a prendere un gelato » sorrise Zachary porgendo i soldi a Chris. « Tutto tranne la fragola, è allergico » aggiunse poi fissandolo.

Chris annuì e fece per andare, ma Zachary lo trattenne per il polso: « Assicurati che usino un cucchiaio diverso per ogni gusto o che almeno lo lavino bene tra un gelato o l'altro, e non lasciargli mai la mano, specialmente quando attraversate la strada, e- »

« Prendi fiato » sbuffò Chris. « Ci sono io con lui, e per quanto tu non ci creda, conosco Los Angeles e la sua segnaletica stradale come le mie tasche. Rilassati e fa' quel che devi, Zach »

Gli scappò prima che potesse badarci, e quando Zachary strinse gli occhi Chris si sentì le orecchie prendere fuoco.

« Molto bene, Chris » e se possibile, Chris esplose.



Chris osservò Ben con un mezzo sorriso, vedendolo ingurgitare il gelato come se non ne avesse mai visto in vita sua.

« Whoa, calma » rise tra i baffi, « finirai per farti venire il mal di stomaco »

Ben lo guardò mortificato, poi si fiondò sul tovagliolino di carta e cominciò a ripulirsi mani e bocca in fretta e furia.

« Scusa » mormorò, « non so cosa tu abbia fatto a papà, ma se mi ha mandato a mangiare una cosa del genere l'hai combinata grossa »

Chris aggrottò le sopracciglia senza capire, ma prima che potesse parlare, Ben lo bloccò: « Come vi conoscete tu e lui? »

Ben era un bambino evidentemente calmo e molto educato, ma era, prima di tutto, un bambino, e Chris considerò l'idea di abbandonare lavoro, casa e chissà che altro, e piuttosto che affrontare un discorso del genere andare a vivere sotto un ponte.

« Io e Zachary eravamo compagni di corso agli ultimi anni di scuola, prima dell'università. Poi... poi io ho fatto- be', non so come spiegarlo, onestamente, ma… lui non lo meritava, davvero. Non gli ho mai chiesto scusa, e ci siamo incontrati nuovamente solo per sbaglio. E adesso… eccoci qui »

Bravo, Chris, pensò, per una volta sei riuscito a dire qualcosa di intelligente.

« Cosa gli avevi fatto? » chiese Ben curioso.

Chris esitò; Zachary gli aveva fatto capire chiaramente di non voler riaprire quel cassetto, quindi-

« Ne parleremo più in là, promesso » rassicurò il bambino.

Ben annuì, poi alzò le spalle: « Non dev'essere niente di tanto grave, comunque, se alla fine ha lasciato che mi accompagnassi qui e ti ha preso come babysitter. Significa che ti ha perdonato, e papà non lo fa molto spesso »

Chris tossicchiò, cercando di assumere un tono casuale: « Ah no? »

« No » gli assicurò Ben. « Evidentemente sei almeno un po' importante »

« Oh »

Be', non c'era tanto altro da dire. Forse Zach non era così arrabbiato come voleva far credere. Forse c'era quel minimo di risentimento che l'aveva portato a fargliela pagare almeno per qualche ora - se era così doveva lavorare parecchio sulle vendette.

« Dove abiti? »

Ecco, Chris, bravo. Fatti fregare da un moccioso di otto anni.

« Al Silver Lake, conosci quella zona? Be', in realtà tra un paio di giorni dovrò andarmene per via dello sfratto, ma non dirlo a tuo padre o penso mi licenzierà prima di avermi assunto per la mia irresponsabilità »

E non era uno scherzo; aveva come l'impressione che Zachary presto o tardi avrebbe cominciato a indagare sulla sua vita, e per i suoi standard, sicuramente non sarebbe andata bene.

« Sfratto? Perché? E dove andrai a vivere? »

Chris aprì la bocca e la richiuse: stava davvero raccontando la sua vita ad un bambino? Al figlio di colui che lo odiava e morte e Dio, magari Ben lo sapeva da prima e stava indagando su di lui, e-

« Secondo i dirimpettai, faccio troppo rumore. Non lo so ancora, comunque, e non sono nemmeno sicuro che alla fine tuo padre… be’, hai capito » 'fanculo alla tua bocca sempre aperta, Christopher Whitelaw Pine.

Ben lo guardò e strinse gli occhi, come se lo stesse valutando; sì, somigliava terribilmente al padre e faceva quasi paura, tanto che Chris si ritrovò a fissare il soffitto e oh, le lampadine son bellissime anche da spente.

« Sai, papà ha detto proprio l'altro giorno che avrebbe cercato una specie di domestica, per pulire la casa, lavare e dedicarsi a tutte le altre facende, ma non credo l'abbia trovata. Ma se io gli dicessi che tu sei perfetto, sono sicuro che- »

« Aspetta, cosa? »

Ben sospirò e scosse la testa, facendolo sentire enormemente stupido: « Prima di te, si sono candidate altre dodici persone, e non le ha lasciate proferir parola. Il fatto che non trovi una babysitter non è colpa mia, ma sua » chiarì. « E ho considerato che poiché tu sei arrivato sin qui evidentemente papà ti reputa potenzialmente adatto a- »

Chris agitò le mani in aria: « Stop. Sei sicuro di avere solo otto anni? Usi parole che io ho imparato cinque anni fa. E soprattutto » aggiunse, prima che Ben potesse rispondere, « perché lo fai? Non è una specie di trappola, giusto? »

Socchiuse gli occhi pensando forse di intimidire il ragazzino, ma Ben si limitò ad alzare un sopracciglio: « Parlo come parla mio padre. E mio padre parla benissimo. E no » stavolta lo bloccò lui in procinto di dire qualcosa, « nessuna trappola. Io ho bisogno di cose che ancora non so fare da solo, e tu di una casa. Non dobbiamo per forza diventare migliori amici » chiarì, e Chris sospirò, più forte stavolta.

Devo badare ad un bambino che sembra uscito da Oxford.

« Ci sto »



« Prendimi la mano, Chris »

« Che cosa?! Davvero? »

« No. Ma se mio padre si affaccia alla finestra e vede che non mi tieni per mano, potrebbe decidere di farti il cu- »

 
« Ehi! E questo dove l'hai imparato? »

« Be', mio padre non è sempre a lavoro »





Era evidente che Zachary fosse nel bel mezzo di un conflitto interiore; da una parte c'era un problema risolto, dall'altra un'incredibile voglia di rompere qualche oggetto addosso a Chris. Forse si stava trattenendo perché aveva Ben sulle ginocchia.

« Ben, puoi scendere da Felicity per un momento? Ho bisogno di parlare solo con Chris »

Ben lanciò uno sguardo più che eloquente al padre, ma uscì senza dire una parola.

« È un bellissimo bambino » osservò Chris, vedendolo sparire dietro la porta.

Zachary sorrise: « Sì, lo è. Vorrei poter dire che è tutto merito mio, ma la verità è che Ben è così di suo. È un sollievo saperlo, nonostante non abbia... »

« Una madre? » azzardò Chris, e subito dopo si pentì perché no, non erano affari suoi e soprattutto Zachary mutò espressione in un attimo.

« Esattamente. Ma » tagliò corto, « devo dirti un paio di cose »

« Tutto orecchi » Chris fece il saluto militare e sorrise, in attesa, e Zachary scosse la testa.

« Fumi? Bevi? Assumi droghe? » elencò, e Chris aggrottò le sopracciglia: « Sei serio? »

« Spero lo sia anche tu »

E sì, Zachary era dannatamente serio. Era serio e anche piuttosto fastidioso, e Chris fu sul punto di insultarlo, ma quel lavoro gli serviva per davvero, perciò: « Bevo qualche sera con gli amici, mi capita di fumare qualche sigaretta e decisamente non mi drogo » concluse sincero, ma Zachary strinse le labbra.

« Non fumare davanti a Ben. Mai. E non fumare dentro casa. Il tuo stipendio- »

« Ci mettiamo d'accordo, ne son sicuro »

Zachary lo guardò incuriosito, poi alzò le spalle: « D'accordo, allora. Avrai una camera piuttosto grande e un bagno per conto tuo. Ovviamente potrai usufruire anche di tutti gli altri spazi in comune. Non ho intenzione di proibirti di fare nulla, purché tu sia presente per Ben. Quando c'è lui, preoccupati di lui e di lui soltanto. Puoi gestirti il tuo tempo libero come meglio credi, purché non rientri a casa ubriaco o in condizioni fisiche e mentali alterate. Ti darò una copia delle chiavi. Hai domande? »

Chris fece una smorfia: « Potrei mai? Mi sembra di essere tornato adolescente in casa di mia madre »

« È l'odore della vita, Christopher » sogghignò Zachary.

Che vita di merda.




Chris mise la lingua tra i denti, e socchiuse gli occhi per vedere meglio; poi prese la mira, e tirò.

Susan Davies emise uno strillo e si alzò di scatto dalla sedia, strillando. « Pine, sei un coglione! Laura ti prego, toglimi dai capelli quella schifezza » piagnucolò verso la migliore amica, che fece un salto indietro e si rifiutò di toccare quella che sembrava essere una pallina insalivata.

Chris ridacchiò, alzandosi di poco dalla sedia e battendo il cinque a Jake Walker, amico di scherzi, e si rivolse a Susan: « Dentro c'era scritto se volevi venire al ballo con me, comunque ».

Susan arrossì, dimentica di tutta la sua rabbia, e guardò significativamente Laura, che annuì senza celare neanche troppo l'entusiasmo.

« D'accordo » mormorò.

Chris le fece l'occhiolino e fece per aggiungere qualcos'altro, ma la porta dell'aula si aprì, ed entrarono il Preside e la professoressa.

« Davies, siediti » ordinò quest'ultima. « Il Preside è qui per darvi un annuncio »

Chris guardò Karl a fianco a lui, curioso, ma lui scosse la testa.

« Come tutti sapete, il semestre è quasi finito, e noi raramente accettiamo studenti a questo punto dell'anno scolastico. Ma Zachary è un ragazzo davvero intelligente, e nella sua vecchia scuola, era il migliore del suo corso. Perciò, spero facciate presto amicizia con lui »

Il Preside fece cenno a qualcuno di entrare, e-

« È il ragazzo che ti dicevo, no? Quello gay » sussurrò Karl concitato, e non fu il solo.

Chris sentì chiaramente i messaggi passare forti e chiari da persona a persona, da banco a banco, da bocca a bocca, sino ad arrivare alle orecchie del diretto interessato, che alzò le sopracciglia e si limitò a guardare insistentemente Chris.

« Le presentazioni le potrai fare a lezione terminata. Puoi sederti nel banco vuoto, dietro Pine e Urban » disse a Quinto la professoressa, sorridendo.

Zachary annuì e avanzò sotto gli sguardi di tutti, finché Walker non lo bloccò con una mano, e passò in rassegna dai pantaloni neri, sino alla polo rosa chiaro, e sogghignò: « Bella maglietta » commentò, spostando il braccio per farlo finalmente sedere.

Chris lo sentì distintamente sospirare, e capì che quella non era la prima, né sarebbe stata l'ultima volta.





 « Ho il lavoro »


« Cosa? »

« Ho il lavoro » ripeté Chris, leggermente affannato, cercando di mantenere il ritmo della corsa e sorridendo a una ragazza particolarmente carina.

« Vuoi dirmi che Zachary ti ha perdonato? »

Il tono di Karl era dubbioso, e Chris esitò: « Non proprio. Però lui aveva bisogno di un baby sitter tuttofare e io di un lavoro. E poi piaccio a Ben, quindi... »

« Lo sai che molto probabilmente ti renderà la vita difficile, vero? Tipo, ti farà pulire la casa, e la sporcherà subito dopo per poi fartela ripulire da capo, e- »

« Ho altra scelta? » sbuffò Chris. « Mi ha dettato un sacco di regole di comportamento, nemmeno me le ricordo tutte. Ma non devo preoccuparmi delle bollette o dell'affitto, e avrò uno spazio mio; non sono costretto a vederlo sempre, no? »

« No, certo » convenne Karl. Poi fece una pausa, e scoppiò a ridere: « Ti rendi conto che sei passato nel giro di due giorni da “uomo senza dignità” a “mogliettina con un uomo con cui convivere, delle responsabilità domestiche e un bambino”? Un bambino » sottolineò, e Chris si bloccò a un semaforo, appoggiandocisi contro.

Sì, suonava davvero come una famiglia a tutti gli effetti, ma era solo un lavoro, giusto? Non è che avesse sul serio tutte quelle responsabilità, no?

« Mi servono solo soldi » tagliò corto in tono fermo. « Appena trovo di meglio, me ne vado »



Alcuni mesi dopo



« Oggi rientrerò più tardi »

Chris alzò lo sguardo ancora assonnato dalla tazza del caffè e lo puntò su Zachary, già pronto per andare a lavoro: « Non dobbiamo aspettarti per cena? »

« Non è solo quello, in realtà » Zachary si giocherellò allentando e stringendo nervosamente la cravatta, come se stesse soffocando, e Chris arricciò le labbra.

« Sai, vorrei saper leggere nel pensiero, davvero, ma ancora non sono a quel livello » sospirò sarcastico. « Quindi, o me lo dici, o- »

Zachary alzò gli occhi al cielo: « Ben oggi dovrebbe iniziare gli allenamenti di baseball, ma non posso accompagnarlo ».

Chris alzò le spalle: « Mi sembrava che fosse il mio lavoro arrivare dove non lo fai tu »

« È fuori dal tuo orario, ma- »

« Posso portarlo comunque, tranquillo »

« Ti pagherò l'extra, ovviamente »

Chris scoppiò a ridere: « Non c'è bisogno, seriamente. Sarebbe piuttosto triste. BEN! » chiamò poi, avvicinandosi alle scale, « MUOVITI O DOVRAI ENTRARE ALLA SECONDA ORA »

« E questo non dovrà mai accadere » precisò Zachary, abbottonandosi la giacca e afferrando la valigetta.

« Certo, non sia mai » borbottò Chris, ritirando le tazze della colazione, e nel frattempo assistette ad un bello ma contemporaneamente imbarazzante momento padre-figlio in cui Ben sfuggiva dalla presa di Zachary, mormorando tutto rosso qualcosa come “non sei troppo vecchio per queste cose?”, e guardando il broncio di Zachary, Chris dovette trattenere le risate.



« Stavo pensando... da quant'è che non mangi qualcosa dal cinese? »

Ben strabuzzò gli occhi, poi sorrise tristemente: « Non ho mai mangiato cinese, Chris »

« Cosa? »

« Papà dice che fa male, e non è che io abbia tutto il tempo per mangiare di nascosto » partì sulla difensiva, Ben. « E nemmeno la disponibilità economica, a dirla tutta » aggiunse, stringendosi nelle spalle.

« Il cinese non fa male » ribatté Chris stizzito, « e stasera noi lo mangeremo, appena rientrati dagli allenamenti di baseball. Con i suoi soldi, visto che è tirchio da morire » annuì soddisfatto di se stesso.

« Tu? Credevo dovesse accompagnarmi papà » obiettò Ben, incerto.

Chris sospirò: « Deve lavorare fino a tardi. Ma almeno non li salti, no? ».

Ben annuì, ma rimase silenzioso per gran parte del tragitto verso la scuola e, stranamente, non lasciò la mano a Chris.

« Credevo che ti facesse piacere, stare con me. Okay » aggiunse, prima che Ben potesse realmente pensare la risposta, « so che non dobbiamo diventare amici, ma- »

« Non è il fatto che ci sei tu » lo interruppe Ben. « È che non c'è lui. Non c'è mai »

Chris si bloccò, incerto su cosa dire.

Zachary era molto poco presente, sicuro, ma perlomeno non era per svago o disinteressamento. Era un bravo genitore a dirla tutta, Chris doveva ammetterlo, ma riteneva normale che un bambino di nove anni senza madre e con un'unica figura di riferimento si sentisse solo.

Si inginocchiò, cercando di mettersi all'altezza di Ben, lo guardò negli occhi e gli mise le mani sulle spalle: « So che ti manca, ti capisco. Anche a me, quand'ero piccolo, mancava il mio. Mi infuriavo perché non c'era mai, e mi arrabbiavo così tanto che a volte quando rientrava mi chiudevo in camera e mi rifiutavo di uscire finché lui non fosse andato a coricarsi.

Però più avanti ho capito i che lo faceva per me, per darmi un futuro. Tutte cose che ora a te non interessano, lo so. Però sei intelligente, più di me. Quindi cerca di resistere, non durerà per sempre »

Ben annuì a testa bassa, e quando Chris gli sollevò il mento, qualcosa di bagnato gli arrivò sulla mano.

« Facciamo così; tu non piangi, e io ti porto a mangiare un gelato »

Chris sorrise furbo, e sembrò contagiare anche Ben, che però controllò l'orologio: « Non facciamo in tempo » rispose, sconsolato.

Chris finse di pensarci su: « E se, uhm, mettiamo il caso che ci sia molto traffico, che ci ha impedito di attraversare le strisce, e noi siamo attentissimi alle regole sull’attraversamento pedonale, perciò aspettiamo, aspettiamo e aspettiamo, finché molto probbailmente si farà la seconda ora? »

Ben ridacchiò, asciugandosi gli occhi con la manica: « Sì, ci sono molte macchine »

« Bravo così » approvò Chris. « Quindi » riprese, afferrandogli nuovamente la mano, « qual è il tuo ruolo in campo? »



« Battitore »

« OH! »

Chris si guardò attorno, colpito: « Giocate in un campo piuttosto grande ».

Erano arrivati con qualche minuto d'anticipo, dietro richiesta di Ben, ed ora si trovavano ai bordi di quello che sembrava un campo in piena regola, se non per le dimensioni leggermente ridotte.

Ben fece uno scatto nervoso con il braccio, mangiucchiandosi un'unghia.

« Lo hanno ristrutturato, e hanno ampliato il diamante » lo informò Ben, avvicinandosi a passo svelto al gruppo di persone già presenti. « Non ho mai giocato in un campo del genere, ed oggi ci sono le selezioni, per poter continuare giocare seriamente »

Chris lo osservò, e sorrise involontariamente; sembrava così ovvio che ci tenesse, e cominciò a capire perché la presenza di Zachary fosse così importante.

« Andrai alla grande. Tuo padre ha detto che sei forte »

Ben emise un suono incredulo: « Mio padre avrebbe dovuto portarmi ad allenarmi altrove, nel frattempo. Billy McDonald, che oggi mi soffierà praticamente il posto, è andato tutti i giorni, una volta persino allo Yankee. Dicono che il padre conosca Hank Aaron »

Chris fece per dire qualcosa -qualunque cosa-, ma a quel punto erano arrivati al centro del campo, dove l'allenatore era impegnato a parlare con qualcuno. Ben cercò di non dare troppo nell'occhio, ma qualcuno gridò.

« È arrivato Benjamin! »

Ben diventò tutto rosso, e strinse un lembo della maglietta di Chris, che guardò con disappunto l'avvicinarsi di un ragazzino biondo e dall’aria parecchio arrogante.

« Scommetto che so come ti chiami » sbottò, circondando le spalle di Ben con un braccio.

Quello che evidentemente era Billy McDonald fece un sorrisino ed ignorò del tutto Chris, rivolgendosi invece a Ben: « Carino il nuovo amico di tuo padre ».

Chris socchiuse la bocca, allibito, ma Billy si allontanò e urtò l'allenatore, che alzando lo sguardo notò lui e Ben.

« Ben! » esclamò, felice, annullando la poca distanza e scompigliandogli i capelli. « E tu devi essere Chris. Zachary mi ha detto che saresti venuto tu ad assistere ai prodigi di questo ragazzo. Io sono Scott Fisher »

Chris gli strinse la mano: « Mi ha detto Ben che oggi la partita è dura ».

Scott annuì gravemente: « Lo è. A causa delle ristrutturazioni siamo in enorme ritardo, perciò per un verso lo è di più. Spero tu sia in forma, Ben. Perché detto tra noi, preferisco vedere la tua di faccia, per i prossimi mesi, che non quella di… sì be', ci siamo capiti » concluse, scoccando un'occhiata contrariata a Billy e ai suoi genitori che lo stavano incitando per qualcosa.

« Bene. RAGAZZI » gridò, « AGLI SPOGLIATOI SE NON SIETE ANCORA PRONTI, E TRA CINQUE MINUTI VI VOGLIO QUI »

Ci fu un mormorio confuso, e gli spettatori furono invitati a lasciare il campo ed avviarsi verso gli spalti.

Chris guardò Ben e gli scoccò un pugnetto sulla spalla: « Spacca tutto, campione ».



Ben sembrava aver preso alla lettera ciò che Chris gli aveva detto; era evidente che avesse un gran talento naturale, era veloce e scattante, e nel giro di un'ora aveva fatto circa sei o sette magnifici fuoricampo.

Chris notò anche -con disappunto- che Billy era altrettanto bravo. « Maledetti ragazzini » grugnì, « crescono dannatamente bene ».

Tuttavia, seguire le selezioni non era minimamente emozionante, e Chris cominciò a sentire l'attenzione calare, specialmente ora che Ben non stava battendo.

Grazie al cielo, il cellulare cominciò a squillare, e sullo schermo apparve il nome Karl.

« Cavolo, meno male » sospirò Chris rispondendo, allontanandosi leggermente dal resto degli spettatori. « Credo di non reggere un minuto di più di questa roba »

« Perché dove sei? Ad una conferenza su come il cibo vegano sia migliore di tutto il resto? O Zachary ti ha messo in punizione? »

« Spiritoso » borbottò Chris, « ma no. Ho accompagnato Ben agli allenamenti di baseball. Bellissimo sport e lui è un portento, innegabile, ma queste son le selezioni e siamo qua da più di un'ora »

« Ma non sei fuori orario? »

« Doveva accompagnarlo Zachary, ma ha detto che avrebbe fatto tardi a lavoro e ho deciso di portarlo io »

« Chris… »

« Che cosa? » sbottò lui sulla difensiva. « Se avessi visto la sua faccia, capiresti perché- »

« D'accordo, d'accordo » lo interruppe Karl, « blocca la modalità prima donna con me, grazie. Volevo solo chiederti se volevi venire a bere qualcosa. Tipo un’acqua minerale, se non è troppo forte » ridacchiò. « Ma possiamo fare anche domani »

Chris strinse le labbra in una smorfia: « Ecco bravo, facciamo domani. E sappi che ti sto chiudendo il telefono in faccia »

Karl rispose qualcosa, ma Chris non la sentì, le parole sovrastate da qualche grido.

Si voltò immediatamente, sentendo un’ingiustificata strizza allo stomaco, e notò un gruppetto di ragazzini in cerchio, e la prima cosa che pensò fu-

« Ben. Devo andare, Karl, ci sentiamo domani »

Stavolta chiuse il cellulare per davvero, correndo verso il campo. « Cosa- » cominciò a chiedere.

« Signore » fece un uomo, ansioso, « credo sia suo figlio… »

Chris sorpassò velocemente la rete, avanzando quasi ciecamente verso il gruppo in campo e sentendo l'arbitro gridare qualcosa, poi li vide: quelli che dovevano essere Ben e Billy -a giudicare dai capelli biondi di uno e dal fatto che mancassero all'appello-, erano aggrovigliati uno con l'altro, mentre si tiravano pugni a caso -e non-.

Ben riuscì a mettersi cavalcioni sull'altro ragazzo, caricando un pugno che ebbe tutta l'aria di essere molto doloroso, ovunque fosse arrivato.

« Ben! » Chris gli bloccò le mani e lo trascinò all'indietro, separandolo finalmente dal compagno di gioco. « Mi spieghi che ti salta in mente? »

A Ben sembrò non importare molto; esibiva un livido nello zigomo e il labbro spaccato, ma scoccò uno sguardo misto di rabbia e soddisfazione al volto dell'altro, ridotto molto peggio, e Chris giurò di aver visto un leggero morso sul collo.

« Gli allenamenti sono finiti » annunciò seccamente Scott. I genitori di Billy accorsero immediatamente, prendendo il loro figlio in braccio e lanciando a Chris un'occhiata malevola.

« Cos'è successo? » sibilò Chris, e Scott sospirò: « Credo abbia iniziato Billy, almeno a parole. Non stavano nemmeno giocando, ma ho visto Billy avvicinarsi e dirgli qualcosa all'orecchio, e Ben ha sferrato il primo pugno ».

Lanciarono un'occhiata verso Ben, che si  era diretto dritto agli spogliatoi per cambiarsi.

« Non dire nulla a Zachary » si sentì dire Chris, e fu quasi una supplica. « Ha abbastanza problemi per conto suo, e Ben non è violento. È stato provocato »

Scott annuì, passandosi una mano tra i capelli. « Certo. Ma non deve più accadere, lo sai? Ben è bravissimo, ma se la cosa si ripetesse sarei costretto a espellerlo. E non voglio, faglielo capire. Deve imparare a ignorare certe cose. Se andrà avanti e diventerà più conosciuto, sentirà un sacco di cose negative su di lui, ma non può picchiare chiunque. Anche se, devo ammetterlo, tira dei ganci da paura » aggiunse sorridendo, e Chris lo imitò, stringendogli la mano e congedandosi.



Il viaggio di ritorno fu piuttosto silenzioso, almeno sinché Chris non decise di prendere parola.

« Ho parlato con Scott. Ha detto che te la lascerà passare, ma non deve più succedere »

Non ottenne risposta, perciò si arrischiò ad allontanare lo sguardo dalla strada e volgerlo sul bambino.

Ben stava guardando la strada, le mani strette attorno alla cintura allacciata, e le guance rosse dalla rabbia e dalla vergogna, e sembrava essere così tanto deluso che Chris lasciò perdere qualunque ramanzina aveva in mente e frenò, parcheggiando nel primo spazio disponibile e prendendogli il mento tra due dita: « Ascolta un po'; io non sono qui per insegnarti la lezione o cose simili. Non sono tuo padre, non spetta a me. Però sono qui per badare a te, e ho delle responsabilità verso te. Ma sei maledettamente intelligente, e so che non avresti rischiato il posto a cui tieni così tanto per nulla, giusto? Quindi: cosa ti ha fatto quel ragazzino? »

Ben deglutì, serrando la mascella: « Ha insultato papà ».

Chris emise uno sbuffo incredulo. « Avrei dovuto immaginarlo. Cos'ha detto? Puoi fidarti di me » aggiunse, nel vederlo incerto.

« Ha… ha detto che papà è… è… »

« Gay? » lo aiutò Chris, e Ben annuì piano.

Chris inclinò la testa: « E tu lo ritieni un insulto? ».

Non era una domanda accusatoria, quanto pratica nella sua forma, ma Ben sembrò sentirsi frainteso, perché scosse la testa e allargò gli occhi sorpreso. « No, no! È il suo tono che lo ha fatto diventare un insulto, e io… io lo sapevo » tirò su con il naso, e Chris capì che per la seconda volta nel giro di qualche ora stava per piangere, ma decise di non fermarlo.

« Lo sapevi? Lo hai visto? »

« No, ma vedo come guarda alcuni uomini, e… non m'importa » sussurrò, e si capiva che era sincero. « Voglio bene a papà, ma non mi ha mai detto dov'è mamma, e a questo punto mi chiedo se… se mi abbiano mai voluto, o se sono soltanto un peso per lui. E cosa posso aver fatto per diventarlo per lei »

Chris non capì di averlo tra le braccia sinché non lo sentì singhiozzare contro il suo petto.

Si è portato dietro tutto questo per così tanto tempo, pensò, ma non riuscì a stupirsene più di tanto; Ben era il bambino più maturo e adulto che conoscesse, forse troppo. E non riuscì a non prendersela con Zachary, per avergli dato così tante responsabilità, per averlo tirato su con la pretesa che suo figlio arrivasse dove non arrivava lui, che ricucisse i buchi che lui inesorabilmente si lasciava dietro.

« Tuo padre è fiero di te » mormorò, accarezzandogli i capelli. « Me lo ha detto sin dalla prima volta che ti ho visto »

Forse Ben voleva rispondere, ma il cellulare di Chris, collegato alla macchina, squillò così forte da farli sobbalzare, e Chris scrollò le spalle: « È Zach. Ehi, Zach » aggiunse in tono più amichevole, riprendendo a guidare.

« Ehi. Come va? »

« Alla grande, stiamo tornando a casa »

« Così presto? È successo qualcosa? » il tono di Zachary si fece sospettoso, e Chris guardò Ben, che scosse la testa silenziosamente.

« Nulla di che » rispose, cercando di assumere il tono più noncurante possibile, « ma c'erano le selezioni e abbiamo fatto prima »

« Oh. Ben è lì con te? »

Chris esitò, poi schioccò le labbra in dissenso: « Si è addormentato, probabilmente era stanco » mentì.

« Lo hanno preso? »

Chris impallidì: e ora?


Fece un cenno a Ben, che mimò un “lo saprò ai prossimi allenamenti”. Chris ripeté immediatamente, e a Zachary sembrò bastare.


« Quando si sveglia, dagli un bacio da parte mia. Io rientrerò anche più tardi del previsto e non voglio disturbarlo, ha il sonno leggero. E mi raccomando, fallo mangiare come si deve e mettilo a letto entro le dieci al massimo. E niente TV! Non voglio che- cos'è questo rumore? »

Chris emise un grugnito, togliendo una mano dal volante e mettendola davanti alla bocca, dato che aveva passato tutto il tempo delle raccomandazioni a fare boccacce e smorfie, e Ben stava collassando cercando di non emettere suono.

« C'è la ricezione bassa, o qualche interferenza » buttò lì, « ci vediamo domani, buon lavoro » e chiuse la chiamata, per poi riempire l'abitacolo di risate e singhiozzi.



« Di che Team sei? Rogers o Stark? »

« Stark, ovvio! »

« "Ovvio"? » Ben afferrò un cuscino e glielo lanciò in faccia, indignato e divertito.

« Ouch! E questo per che cos'era? »

« Per quello che hai detto. Non puoi preferire Tony Stark. È un totale idiota »

Chris lo guardò incredulo, come se avesse detto la più terribile delle bestemmie: « È uno scienziato » sillabò piano, cercando di fargli capire il punto.

Ben continuò a mangiare tranquillo la sua mela fritta, e alzò le spalle: « Non ti ho detto che è stupido, o ignorante. Ho detto che è idiota » precisò, e Chris roteò gli occhi.

« Fa lo stesso » sbottò, addentando una nuvola di drago.

« Non "fa lo stesso" » lo scimmiottò Ben. « Steve combatte per la sua patria, invece Tony cosa fa? Più danni che altro, ed è già molto se poi riesce a sistemarli, mettendo nei guai un sacco di persone. In più non fa che vantarsi dei suoi soldi e delle sue donne, quando in realtà è solo e anche un po' triste »

« Sai che sei terribile, vero? » commentò Chris, il boccone a mezz'aria. « La nostra amicizia potrebbe finire, per questo » lo minacciò, facendogli il solletico.

Ben trascinandosi lontano da lui, ridacchiando piano, ma la risata si affievolì in fretta e Ben lo guardò titubante: « È questo che siamo, Chris? Amici? ».

Chris esitò, incerto sul tono assunto da Ben. « No, se non lo vuoi tu. Voglio dire, ho fatto il babysitter ad altri bambini, ma tu li superi decisamente tutti. E avrei voluto un fratello, sai? Più piccolo o più grande non importa, perché ho una sorella maggiore ma è una gran rompiscatole » sorrise, pensando a Katie.

« Per me va bene » rispose Ben, e per un attimo Chris si perse. « Essere amici » chiarì l'altro. « Non è che io ne abbia tantissimi. La sera preferisco stare a casa con papà, anche se di questi tempi... »

Ben lasciò cadere il discorso e finì distrattamente la sua lattina di Coca Cola. Chris non insisté e invece si lasciò andare ad uno lungo sbadiglio, osservando i titoli di coda scorrere lentamente.

« Che ore sono? »


« Le undici e mezza »

« COSA? Tuo padre potrebbe tornare da un mo- » si bloccò immediatamente, sentendo scattare la serratura al piano di sotto.

Merda!, scandì silenziosamente, togliendo velocemente il DVD e spegnendo il televisore.

Prese i resti del cibo e li ficcò sotto il letto, facendo cenno a Ben di infilarsi sotto le coperte; grazie al cielo aveva già il pigiama.

Quando sembrò tutto in ordine, sentì i passi di Zachary sui primi gradini, e si accorse di essere troppo in ritardo per andarsene in camera sua o perlomeno chiudere la porta per non farsi vedere.

Cercò disperatamente di pensare ad una soluzione, poi fece la prima cosa che gli passò per la testa: spense la lampadina e si buttò sul letto, accanto a Ben.

« Chris, non mi sono lavato i denti! » sussurrò lui.

« Spera che tuo padre non cambi idea sul darti il bacio della buonanotte » borbottò quello di rimando. Lo circondò con le braccia: « Zitto, sta arrivando ».

Zachary arrivò finalmente in cima alle scale e si soffermò qualche secondo davanti alla camera del figlio, poi si diresse verso la propria.

Chris aspettò di sentire la porta chiudersi e fece per alzarsi, ma Ben non mollava la presa sulle sue mani.

« Ben » mormorò, « è andato a dormire, puoi lasciarmi andare »

Non ottenendo risposta, si girò per guardarlo, e lo vide addormentato. Provò a scostarsi lentamente, ottenendo solo un lamento e una stretta più salda.

Oh, merda.




Chris emise uno sbuffo -il trentaduesimo da tre quarti d'ora a quella a parte-, beccandosi una gomitata da Karl, che lo guardò scocciato.

Il fatto era che si trovava nel bel mezzo di un test, praticamente il più importante del semestre, e non aveva studiato un granché. Tutta colpa di Susan Davis, che mentre lui cercava seriamente di ripetere l'argomento, gli aveva fatto il miglior servizio che un ragazzo potesse mai desiderare da una boccuccia così piccola.

Sorrise come un idiota, dimenticandosi della verifica, almeno fino a che la professoressa si schiarì la gola e lo squadrò minacciosa.

Si riscosse velocemente e osservò il foglio, scandendo la domanda con le labbra e-

« Quale cazzo è la risposta alla decima domanda? » chiese indignato a Karl. « Questa non c'era nel libro! »

Karl lo guardò incredulo: « Perché, vuoi dirmi che l'hai aperto? ».

Chris fece un sorriso sarcastico e alzò il dito medio, poggiando la testa sopra il banco, sconfitto.

« Quinto, hai una matita? »

« No, mi dispiace, ne ho una sola »

Chris sentì una spiacevole stretta allo stomaco: Jake Walker non era suo amico. Chris lo conosceva bene, certo, andavano alle feste insieme, ad ubriacarsi, fare casino e cercare le pollastre da portare a letto, ma solo perché Karl non era tipo da quelle cose.

In effetti, Karl era suo amico proprio perché quelle cose non le faceva. Chris aveva bisogno di qualcuno di reale, accanto, che lo stabilizzasse ed ogni tanto lo mettesse in riga.

Karl non veniva scocciato, ma solo perché Chris teneva a lui, e Jake teneva a Chris.

Quindi, se Jake chiedeva a qualcuno la matita, quel qualcuno solitamente non rifiutava, a meno che non fosse nella cerchia stretta di Jake.

E Zachary Quinto non era nella sua cerchia stretta.

« Ma a me la matita serve » insisté Jake, e il tono non sembrò più tanto casuale.

« Ci potevi pensare prima di uscire da casa, non credi? »

Chris guardò di sottecchi e vide la mascella di Jake serrarsi, perciò gli porse la sua.

« Puoi tenerla, se ti pare » borbottò, ma Jake scosse la testa.

« Io voglio la sua » insisté, e Chris alzò gli occhi al cielo: « Dagliela, veloce » sbottò verso Zachary, che lo guardò tra l'indignato e l'offeso.

« Ti ho detto che non ne ho altre! Come dovrei scrivere io?! »

Chris sbuffò, strappandogli la matita e mettendogli la sua tra le dita, poi lanciò quella di Zachary a Jake: « Vi serve altro? » grugnì, ma Jake non sembrava per nulla soddisfatto.

Continuò a guardare in cagnesco Zachary per dieci minuti buoni, poi l'urgenza della verifica sembrò riscuoterlo, e lasciò perdere. Chris chiuse gli occhi, sollevato.

« È la B »


La voce di Zachary arrivò dritta al suo orecchio, e per qualche motivo, Chris rabbrividì.

Poi segnò la risposta, e sorrise.




Oh, insomma! Bussa, oppure smetti di startene qui immobile come un totale idiota.

Per l'ennesima volta, Chris fece per bussare, ma poi portò il braccio indietro, indeciso.

Si era svegliato stranamente presto, quella mattina, e non più aggrovigliato a Ben. Essendo domenica e quindi lui libero di qualsiasi impegno, si era lavato velocemente ed era uscito per una corsa, lasciando un biglietto sul tavolo.

Al ritorno era entrato in un bar per prendere un caffè ma distrattamente ne aveva ordinati due, e ritirare l'ordine subito dopo gli sembrava troppo stupido.

Perciò, ora si ritrovava a esitare davanti alla camera di Zachary con i due caffé in mano, consapevole che era quello che voleva fare dal primo giorno in cui aveva messo piede in quella casa.

Perché Zach gli aveva salvato il culo, e non lo meritava.

Ma dall'altro lato, c'era sempre uno Zachary sfuggente e con chiaramente poca voglia di intavolare una discussione a proposito di quello che era accaduto ormai tanti anni prima. Chris non aveva insistito, perché l'altro rientrava sempre tardi da lavoro e poi lavorava anche a casa, e Ben lo vedeva così poco che gli sembrava egoista pretendere tempo per sé.

O forse la sua era solo codardia.

« Cosa fai lì impalato? »

Chris trasalì e per poco non si fece sfuggire i bicchieri dalla mano; Zachary era dietro di lui, in maglietta e calzoncini, appena rientrato da quella che era stata una corsa dura, a giudicare dalla quantità di sudore che gli incollava la maglietta al petto.

Perse per qualche secondo il filo del discorso, balbettando qualcosa di totalmente insensato, poi si riprese, e sorrise incoraggiante, mostrando i bicchieri: « Caffè? ».



Se Chris aveva creduto che bere qualcosa insieme li avrebbe portati a parlare come se niente fosse, si era sbagliato di grosso.

Si sentiva rincuorato, perlomeno, dal fatto che Zachary avesse accettato il bicchiere offertogli e non gliel'avesse lanciato in faccia, e avesse mormorato un ringraziamento, ma sembrava che quello fosse il massimo risultato a cui Chris potesse mirare.

Chris continuò a bere il suo caffè ormai freddo, e osservò Zachary: era seduto composto sulla sedia, le labbra strette e lo sguardo perso, segno che evidentemente era sovrappensiero.

« Come va il lavoro? »

Zachary alzò lo sguardo, sorpreso, ma poi cambiò espressione ed emise uno sbuffo, poggiando i gomiti sul tavolo e afferrandosi la testa tra le mani: « Bene. Fin troppo » aggiunse, sollevando le sopracciglia e fissando improvvisamente una bruciatura sul legno.

Chris esitò: « Forse... forse potresti prenderti una pausa ».

Forse potresti farti i cazzi tuoi, Chris, fu la prima cosa che pensò rimproverandosi mentalmente, ma Zachary non lo guardò infastidito; al contrario, sembrava incredulo: « Pausa? Dio, no. Come potrei? Ben ha bisogno di un sacco di cose »

Ben ha bisogno di te, fece per dire Chris, ma si morse la lingua e restò in silenzio, giocherellando con un anello che aveva al dito.

Quella non era la sua famiglia, non aveva diritto di giudicare nessuno. Si chiese solamente se, con il poco tempo che aveva a disposizione, Zachary avesse imparato a capire per davvero suo figlio.

« Cos'hai combinato? »

Zachary riprese a parlare così improvvisamente che Chris balzò sulla sedia, sentendo le guance ardere nonostante la temperatura non troppo elevata.

« Cosa- »

« Il caffè » il moro  indicò con il mento i bicchieri ormai vuoti. « Due settimane fa hai preparato una cena da dieci portate. E avevi macchiato il tappeto persiano »

Il ragazzo gemette, ancora dolorante di quello spiacevole ricordo. « Non l'ho fatto apposta, ma la varecchina- »

« Chris. Cos’hai combinato? »

Lo sguardo di Zachary era irremovibile, e Chris sentì lo stomaco contrarsi, agitato.

« Più di una cosa. Dodici anni fa. E mi dispiace »

Calò il silenzio, e Chris non osò sollevare lo sguardo per la vergogna. Il ricordo bruciante di come si era comportato continuava a martellargli in testa, senza lasciarlo in pace. Deglutì rumorosamente, e Zachary cominciò a parlare.

« Ti ho odiato. Odiavo tutti in quella scuola, ma tu di più, perché a differenza che negli altri, in te avevo fiducia »

Se gli avessero dato un pugno in faccia, non avrebbe fatto così male. Chris sentì l'aria mancargli dai polmoni, ed il senso di colpa si fece strada in ogni fibra del suo corpo.

« I-io n-non... ti giuro- » balbettò, incapace di dire qualcosa di sensato, ma Zachary scosse la testa, e fece una smorfia simile ad un sorriso.

« Non importa. Non più. Quel che è andato è andato, nessuno lo può riportare indietro. Se mi ha ferito? Sì, lo ha fatto. Ma, come hai detto tu, eravamo soltanto dei ragazzini. E certe cose non riesci a capirle, se non ci sei dentro »

Il tono di Zachary era serio ma sereno, e Chris sentì un fiotto di sollievo scorrergli in petto.

« Non credo di aver mai perdonato Walker, però » aggiunse, alzandosi dalla sedia. « Non ho mai dimenticato la sua faccia. Vi ricordavo entrambi, ma in modo diverso. E sai, quando sei entrato da quella porta, mi rammentavi qualcosa »

« Sì, ci credo » mugugnò Chris, affranto, ma Zachary arricciò le labbra, e stavolta fu un vero sorriso.

« Mi ricordavi qualcosa di bello ».



« … e mi hanno chiamato per quel progetto, ma è seriamente sottopagato, perciò credo che- ma mi stai ascoltando? »

« Uhm? »

Chris strizzò gli occhi, rizzandosi sulla sedia. « Sì, certo! Sottopagato e… uh » borbottò, senza la più pallida idea di cosa dire.

Karl scosse la testa, versandosi un altro bicchiere di vino: « Se non volevi venire potevi dirlo, Chris. Siamo abbastanza amici da poter essere sincero sul voler poltrire a casa »

« Non è quello. Mi sei mancato, in realtà. È che sono un po' stanco e sovrappensiero »

Effettivamente, aveva accettato l'invito di Karl ma preferendo restare a casa, e non in giro per qualche locale. Non era dell'umore adatto per i posti affollati e rumorosi.

« Ho notato. Qualche problema con il… lavoro? » chiese Karl cauto.

Chris gli raccontò gli ultimi avvenimenti, senza tralasciare l'allenamento di baseball e l'incidente, la discussione con Ben e poi con Zachary, e il fatto che a Ben sembrava mancare tanto il genitore.

Si interruppe solamente quando per caso, alzando lo sguardo, vide il migliore amico sorridere apertamente mentre lo guardava.

« Cosa? » fece, abbassando gli occhi e toccandosi il viso per essere sicuro di non avere nulla.

« Nulla » gesticolò in diniego l'altro, alzandosi per portare gli avanzi del cibo in cucina, e Chris lo rincorse: « Eh no, ora me lo dici! » esclamò.

Karl si tenne indaffarato per qualche secondo con il lavandino, poi si voltò e si poggiò al ripiano, e sembrava non aver ancora perso quell'aria da “io ne so di più”.

« Nulla, Chris. Mi sembri solo molto… felice e coinvolto, ecco tutto. Non so dire quale delle due di più »

Chris arrivò presto all'allusione, e per qualche motivo sconosciuto, arrossì.

« Assolutamente no! È solo un bambino e ha bisogno di un po' di compagnia, e io ci lavoro lì. Mi spieghi come potrei evitare il coinvolgimento? »

« Infatti non parlavo di Ben » rispose Karl, sospirando.

Chris lo guardò perplesso: « E allora di chi parlavi? »

« Cristo. Lascia perdere, Chris »

Alzò il bicchiere e si scolò il resto del vino in un sorso.



« C'è Susan che ti fissa »

« Eh? »

Chris cercò di riscuotersi dal classico torpore che le lezioni di matematica gli causavano, concentrandosi invece sulla linea visiva di Karl, che terminava su una Susan Davies che sembrava lanciare lampi dagli occhi.

Chris sentì un leggero sussulto allo stomaco, al ricordo della sua mano sulla propria faccia il giorno precedente. Voltò velocemente gli occhi, appoggiando la testa sul banco.

« Esattamente cosa le hai fatto? »

Karl aveva lo sguardo da genitore infuriato, di nuovo. « Non guardare me! » sibilò Chris, sulla difensiva. « Ieri sera stava andando tutto alla grande, finché non mi ha chiesto di incontrare i genitori. I genitori, Karl; ti sembra possibile? »

« Che qualcuno voglia qualcosa di serio con te? No, in effetti » commentò Karl, espirando rumorosamente e rivolgendo l’attenzione alla lezione.

Proprio in quel momento, la professoressa prese parola: « Volevo informarmi che da oggi stesso partirà un progetto di matematica non opzionale che influirà per il 25% sul voto finale. Dato il numero pari degli studenti di questa classe, verrà svolto in coppie. L'idea è abbinare uno studente particolarmente bravo con uno più mediocre, con la speranza che siate bravi ad esporre ed apprendere a e da qualcuno senza l'esperienza di un insegnante. Le coppie le ho già stabilite, e da oggi per tutta la durata del progetto gradirei che divideste il banco con il partner »

Chris gemette, agitato, infastidito e sollevato allo stesso tempo; agitato perché in matematica era una schiappa, e ciò significava che sarebbe stato messo con qualche secchione che automaticamente non era Karl, il che lo infastidiva, ma sollevato perché sicuramente non sarebbe capitato con Jake.

« A partire da te, Pine, che slitti con Quinto »

Chris si voltò, in tempo per vedere Jake che ridacchiava in modo irritante. Decise di ignorarlo, rivolgendosi a Zachary: « È okay? ».

Zachary tolse lo sguardo dalla compagna di banco che stava andando via in attesa della sua postazione, e lo rivolse a Chris da dietro gli occhiali, perplesso. Si limitò a fargli un cenno con la testa verso il posto ormai vuoto.

Chris raccolse silenziosamente le proprie cose e si sedette, a disagio, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata al nuovo compagno che sembrava però troppo assorto dalla lezione.

Stava mordicchiando la punta di una matita, osservò, tutto concentrato ed evidentemente in ansia.

E se lo sei tu, immaginati io, pensò Chris, disperato, ma non riuscì ugualmente a smettere di sorridere.

Zachary si girò di scatto, la matita ora sospesa a mezz'aria: « Che c'è? » chiese incerto, ma Chris si morse il labbro e non rispose. Invece gli disse: « È tutto pronto, professore? ».



Chris aprì gli occhi parecchio di malumore quel giorno, senza capire bene perché. Fino a che non sentì l'ennesimo trillo del cellulare, e capì di essere stato svegliato da quello.

« Fanculo Katie, sono le appena le sette! » sbottò, non appena rispose.

« E quando tu mi hai svegliata alle tre cosa avrei dovuto dire? »

Punto per lei, ovvio.

« Sì, be', comunque. Cosa vuoi? » borbottò, sfregandosi il viso.

« Chiederti cos'hai deciso di fare per domani, ingrato »

Chris aggrottò le sopracciglia, confuso. Cosa c'era l'indomani? Cosa- « Merda! » esclamò, ributtandosi a letto. « Dovevo chiamare mamma per il Ringraziamento »

« Esatto, testa di cazzo »

« Tu ci sei? » chiese, ignorando l'insulto.

« Potrei non esserci? Mamma si aspetta tutti e due, ma se ci sono almeno io, sarà meno delusa dalla tua assenza »

Chris guardò il cellulare con odio, come se l'avesse ferito personalmente. « Chi ti ha detto che non ci sarò? »

« Lo dico io, perché ti conosco e sei buono ma anche coglione. E quasi sicuramente non verrai o ti troverai una scusa per andartene dopo due ore »

Effettivamente finiva sempre così; non è che non apprezzasse le riunioni di famiglia, ma se se n'era andato un motivo c'era.

Ma se sua madre Gwynne lasciava correre su alcune cene occasionali senza significato, il Ringraziamento e il Natale erano per lei sacri, e solitamente riusciva a trovare una minaccia abbastanza valida per far sì che Chris ci andasse e rimanesse almeno quattro o cinque ore, a seconda della sua voglia di coccolare il suo figlio minore -sotto gli sguardi divertiti di quell'idiota di sua sorella, ovviamente-.

Alla fine, Chris si inventava qualche impegno che era quasi sempre un appuntamento dal dentista, o la macchina da portare dal meccanico, e riusciva più o meno a svignarsela ogni volta, raggiungendo Karl e qualche suo altro conoscente in unlocale per ubriacarsi fino a svenire o vomitare -o tutti e due-.

Ma pensandoci bene, quest'anno Chris teneva a fare baldoria almeno quanto teneva a quelle famose rimpatriate, perciò-

« Non ho di meglio da fare. Se proprio devo annoiarmi, vengo a farlo lì da voi » concluse.

Udì uno squittio eccitato dall’altro capo: « Davvero? E dici di sì così, senza nemmeno farti pregare? Chris, stai male? »

Il fratello alzò gli occhi al cielo: « No, Katie, sto bene. Ma il Ringraziamento mi spetta come giorno libero, e quindi- »

« A proposito: come va il lavoro? »

« Bene. Davvero bene »

« Non è che ti stai facendo anche la mamma del bambino, vero? »


« Katie! » si lamentò Chris, ma non poté fare a meno di ridacchiare come un idiota. « Non c'è nessuna mamma. C'è solo un papà, piuttosto scontroso, anche »

« Con te non si può fare a meno di essere scontrosi, Chris. Comunque, potrai ringraziarmi domani, basta che- ah!, c'è un paziente. Devo andare, buona giornata »

« A te » rispose Chris, ma la chiamata era già chiusa.

Rimase a fissare il cellulare per qualche secondo, sbuffando divertito; erano settimane che non riusciva a fare una conversazione con sua sorella che potesse definirsi tale, perché Katie diceva di dividere la sua vita tra lavoro e famiglia, ma la verità era che finiva per dedicare tutto il suo tempo al lavoro.

Quando Katie aveva intrapreso gli studi per diventare psicologa, Chris non ci aveva badato più di tanto, quasi sicuro che alla fine avrebbe finito per fare un altro mestiere.

Solo che alla fine si era laureata con il massimo dei voti, e nel giro di qualche anno era riuscita ad aprirsi un suo studio e sembrava essere davvero felice. Chris aveva scherzato sul fatto che tutti gli psicologi col tempo diventassero pazzi e depressi, ma era stata una sua grande paura; che lo volesse ammettere o no, Katie era una delle persone più importanti della sua vita, e l'idea che soffrisse o si facesse del male in qualunque modo lo portava all'ansia più totale.

Ma negli ultimi anni sua sorella sembrava aver trovato un equilibrio nonostante tutto, e a Chris sembrava solamente più stronza. Quindi, poco male.

Continuò a girovagare con lo sguardo per un po', fino a che un rumore leggero alla porta lo distrasse.

Zachary, pensò all'istante, ma quando andò ad aprire dovette abbassare lo sguardo, trovandosi un Ben felice e pimpante che lo abbracciò senza lasciargli il tempo di dire nulla.

Chris si curvò e ricambiò silenziosamente, piacevolmente confuso: sapeva che Ben si era affezionato a lui, ma a parte il giorno del litigio con il compagno di allenamenti, non si era mai lasciato andare ai sentimentalismi. « A cosa è dovuto tutto questo affetto? »

« Scendiamo. Papà ha preparato la colazione per tutti. E ha detto che ci porta fuori a pranzo » spiegò Ben, affondando nel fianco dell'altro.

« Fuori a pranzo? Zachary? Okay, cosa mi son perso? »

L'altro non rispose, fiondandosi giù per le scale, e Chris si limitò a seguirlo con una scrollata di spalle.

Quando arrivò in un cucina strabuzzò gli occhi: il tavolo era coperto da una tovaglia azzurra che Chris non aveva mai visto prima, e sopra c'erano diverse tazze, tazzine e scodelle, più varie caraffe contenenti caffè, succhi e qualche dolce. Dandogli le spalle, Zachary - in pigiama e pantofole - stava aspettando che il tostapane finisse il suo lavoro con le ultime fette.

« Wow, cos'è successo qui? » sbuffò sorpreso. « E perché non mi hai svegliato? La colazione la preparo io, di solito »

Zachary sorrise: « Lo so. Ma oggi è domenica, ieri mi hanno dato un aumento di stipendio e sono di buonumore » concluse, addentando un croissant.

« Buonumore? Zachary, hai il pigiama » sottolineò Chris. « E l'aumento di stipendio credo tu l'abbia speso tutto in roba da mangiare » aggiunse, ma Zachary lo spinse sulla sedia.

« Che ti è successo? Credevo fossi tutto feste e “chi se ne frega dei soldi” » osservò, spingendosi un piatto di pancake sotto il naso.

Chris afferrò silenziosamente lo sciroppo d'acero, bofonchiando qualcosa di incomprensibile. Effettivamente adattarsi a quella vita era stato complicato, ma non del tutto spiacevole; avendo meno tempo libero a disposizione, Chris aveva riscoperto posti come le biblioteche o i parchi, e la sua voglia di fare baldoria era leggermente scemata, preferendo piuttosto il divano e un film. Ma il tutto non aveva nulla a che fare con loro, assolutamente.

« E infatti lo sono » rispose, indispettito.

« E mi va bene, finché lo sei fuori da questa cerchia » rispose Zachary, roteando l'indice tra sé e il figlio, che in quel momento sembrava troppo impegnato ad ingurgitare più roba possibile.

« Be', almeno non va sprecato nulla » commentò Chris, soffocando una risata nel succo d'ananas.



Un paio di urla dopo, riuscirono finalmente a mettersi in macchina, ma sfortunatamente non d'accordo sulla musica.

« I QUEEN? STAI SCHERZANDO, VERO? » gridò Zachary, cercando di sovrastare Freddie Mercury.

« Ma perché urli? » sillabò Chris, abbassando il volume.

« Controlla nel cruscotto » lo ordinò Zachary ignorandolo, « credo ci siano altri dischi ».

Chris alzò gli occhi al cielo, sganciando momentaneamente la cintura per avere più spazio, e prendendo in mano qualche CD: « Beethoven? Mozart? Qui non c'è nulla, Zachary »

« No, no, è proprio quella. Inserisci il disco di Beethoven »

Chris scoppiò a ridere: « Certo, come no. Andiamo, posso rimettere- » si bloccò, guardando l'espressione di Zachary. « Aspetta, sei serio? Oh Dio, sei serio! » gemette, battendo la testa sul suddetto cruscotto.

« È musica classica » fece Zachary, scandendo le sillabe come per spiegarlo ad un bambino.

« È musica di mer- ouch! Grazie mille per avermi dato silenziosamente ragione » borbottò Chris, massaggiandosi la coscia. « E non rispondere, so che è così » aggiunse, ghignando mentalmente.

Zachary aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi probabilmente ci ripensò e la richiuse. Chris immaginò fosse perché Ben era presente.

« Non abbiamo deciso dove andare, comunque » notò il bambino dopo qualche minuto, affacciandosi dal finestrino per osservare meglio qualcosa.

« Infila la testa dentro la macchina » sibilò Zachary, allarmato.

Ben obbedì, sbuffando: « Chris me lo lascia fare! » si lamentò, e fu chiaramente un errore.

Chris si picchiò la mano in fronte, socchiudendo gli occhi e aspettando la bomba. Che arrivò esattamente un secondo dopo.

« Cosa? Tu gli insegni a mettere la testa fuori dal finestrino? Ma stai scherzando? »

« Non è che gliel'ho insegnato! » cercò di difendersi Chris, e non era nemmeno troppo lontano dalla realtà: Chris una volta si era dimenticato lo specchietto chiuso, ma essendo già in ritardo, aveva chiesto a Ben di aprirglielo. Ben si era sporto per arrivarci meglio, e Chris era troppo occupato per ricordarsi di rimproverarlo.

Ovviamente, questo decise di non dirlo ad alta voce.

« Ah no? E allora perché lo continua a fare deliberatamente e la crede una cosa giusta? »

« Sarà capitato una volta o due... »

« Giuro che ti uccido » minacciò Zachary, accelerando senza un motivo ben preciso. « Ti ammazzo e ti seppellisco dove nessuno potrà trovarti »

« Oh, andiamo. Lo avrà fatto due volte in tutto. E Ben, non farlo più » aggiunse, sinceramente dispiaciuto.

Ben scrollò le spalle: « D'accordo, d'accordo. Ma mi sono affacciato perché il cartellone diceva che da McDonald's c'è lo sconto per i minori di dieci anni. E io li compio tra un mese! ».

« E allora vada per il McDonald's! » esclamò Chris felice, ma Zachary scosse la testa: « Assolutamente no. Quel cibo è spazzatura, non lo mangerai mai Ben ».

Chris lo guardò, inarcando le sopracciglia: « Ora non puoi essere serio ».

« Vuoi scommetterci? » sorrise Zachary, e fu il turno di Chris di dargli un pugno sulla spalla, anche se finì per farsi male da solo.

« Andiamo, Zach! »

« Ho detto no » ribadì Zachary.

« Ma c'è lo sconto » insisté Chris.

« Chris- »

Chris fece del suo meglio per assumere una faccia che impietosisse un tale cuore asfaltato e…

« E va bene » cedette Zach, sospirando. « Se c'è lo sconto… »



Quando entrarono nel fast food, Ben rimase fermo sulla porta, ammirando estasiato l'intero, enorme menù che gli si presentava davanti.

Chris ridacchiò nel vederlo, e gli poggiò un braccio intorno alle spalle: « Sai già cosa prendere? ».

Ben si morse il labbro, dubbioso: « In realtà, non so quale potrebbe piacermi di più ».

Chris aggrottò le sopracciglia, poi esclamò scandalizzato: « Non hai mai mangiato qui finora? Nulla? »

« Una volta un McToast, per il compleanno di un mio compagno. Ma- »

« … ma tuo padre è un totale- » cercò di concludere Chris, ma il sopracciglio di Zachary lo convinse a non continuare. « Un salutista, ecco cos'è » si corresse allora, e Zachary annuì, soddisfatto.

Chris espirò dalla bocca, scuotendo la testa. « Ci sono tanti panini, contorni, bevande e non so che altro. Leggi bene gli ingredienti, e scegli quello che ti sembra più buono. Ce n'è uno con le cipolle e bacon, formaggio e- »

« Ehi, calma! » lo interruppe Zachary, « ci sono anche altre cose, come l'insalata, o- »

« Tu porti tuo figlio per la prima volta al Mac e gli proponi l'insalata? Ma che padre sei? Vergognati! Andiamo » disse poi a Ben, « te lo consiglio io un bel menù. Insalata » ripeté disgustato, allontanandosi, e quando udì un grugnito divertito dietro di sé, non poté fare a meno di imitarlo.

Dieci minuti dopo erano seduti ad un tavolo leggermente isolato, con Zachary che guardava preoccupato suo figlio sbranare ciò che c'era nel suo vassoio e Chris che sghignazzava.

« Ho scelto benissimo » disse Ben, fiero di sé.

« Ti ci vorranno due ore di corsa per smaltire tutta quella roba » sospirò Zachary, tuttavia addentando il panino che Chris gli aveva consigliato.

« Andiamo, venire qui per mangiare ciò che puoi mangiare a casa è stupido. E Ben fa sport e si muove, quindi non sarà un gran problema. E poi, piace anche a te » concluse, osservandolo soddisfatto mentre emetteva suoni orgasmici ad ogni morso.

Zachary lo guardò indignato: « Non è niente di che! Tu mi hai costretto a prenderlo, e io ho fame »

« Come no » annuì Chris, prendendolo in giro sotto lo sguardo divertito di Ben.

Per un po' ci fu silenzio, se non il vago chiacchierio del tavolo al loro fianco.

Zachary sembrava troppo sovrappensiero per notare suo figlio, ma Chris vide chiaramente che Ben stava fissando con sguardo adorante i tappeti elastici e i vari scivoli, dove altri bambini sembravano divertirsi parecchio.

Chris gli fece cenno di chiedere al padre, ma il bambino scosse la testa, e invece se ne uscì con: « Papà, non dovevi chiedere a Chris quella cosa? ».

Chris cascò dalle nuvole, e Zach altrettanto.

« Quale cosa? » chiese il primo, guardando a turno prima Zachary e poi Ben.

« Di domani » insisté Ben, e Zachary sembrò ancora più confuso. Poi sembrò ricordarsi, e arrossì: « Oh. No, in realtà era stata solo un'idea »rispose imbarazzato, « ma non- »

« Tu chiediglielo » ribatté il figlio, e Zachary sbuffò.

« Okay, okay. Chris, hai programmi per domani? »

Chris sentì un leggero, inspiegabile groviglio allo stomaco. Erano anni che nessuno gli faceva quella domanda, a parte forse sua sorella o sua madre, o Karl. Ma qualcuno che fosse fuori dalla sua famiglia o il suo migliore amico...

Si rese conto di essere arrossito parecchio, e probabilmente aveva assunto un'aria piuttosto strana, perché Zachary lo stava guardando preoccupato. « Ehm, Chris? Tutto bene? » esitò, e Chris balbettò qualcosa di incomprensibile.

« Sicuro di stare bene? » chiese ancora Zachary, e Chris annuì furiosamente.

« Certo, benissimo. Mai stato meglio, ovvio. Alla grande. Cosa mi hai chiesto? » domandò con un filo di voce.

Zachary strinse le labbra, evidentemente sicuro che Chris avesse qualche grave problema, ma fortunatamente intervenne Ben. « Se domani hai impegni. Noi andiamo dalla nonna per il Ringraziamento, e lei ha chiesto anche di te »

Chris sudò momentaneamente freddo; aveva conosciuto la signora Quinto, in passato, e la ricordava come un’ottima donna e madre. Si chiese se lo sarebbe mai stata di nuovo con lui.

« Lei… » sospirò, e prese fiato. « Lei sa chi sono io? »

Guardò significativamente Zachary, che annuì piano. Chris strabuzzò gli occhi: « E vuole- sul serio? »

« Certo che sì. Vuole conoscere il babysitter di suo nipote. Continua a dire che se stai durando così molto è perché sei un… uh » concluse, imbarazzato, e Chris davvero non se la sentì di indagare oltre.

« In realtà avevo già un impegno con la mia famiglia… » cominciò, e Zachary annuì: « Tranquillo, le avevo già detto che probabilmente avresti avuto altro da- »

« Possono venire tutti dalla nonna! » esclamò Ben, e Zachary fece per rispondergli, ma Chris lo precedette.

« Non credo sia il caso di disturbare; saremmo in quattro e… non è possibile, Ben. Mi dispiace » aggiunse, vedendolo incupirsi.

Ben annuì mestamente, e continuò ad osservare il vassoio ormai vuoto. Chris esitò, guardando prima lui poi il padre, poi disse: « Perché non vai a giocare con gli altri lì? » indicando un punto in fondo alla sala.

Zachary alzò lo sguardo verso lui, e Chris alzò una spalla: « Poi possiamo prendere il gelato » propose, incerto.

L'altro lo fissò per un istante e Chris fu quasi certo che avrebbe ribattuto qualcosa, ma poi Zachary sospirò e annuì al figlio: « Certo, vai ».

Ben si illuminò e si alzò dal divanetto, avvicinandosi a loro due e schioccando un bacio prima al padre e poi, con sorpresa di quest’ultimo, a Chris. Questi rimase immobile, sorpreso, poi sorrise come un idiota mentre lo guardava allontanarsi.

« Mi stai rubando il figlio » borbottò Zachary, addentando una delle poche patatine avanzate.

Chris deglutì. « Non potrei nemmeno volendo. Ben ti adora, pensa che tu sia un eroe »

« Te l'ha detto lui? »

Il tono di Zachary era tra l'incredulo e lo speranzoso, e Chris fece un mezzo sorriso; era così preso dal lavoro che nemmeno si accorgeva quanto il figlio lo stimasse e lo desiderasse più vicino. Di nuovo, dovette mordersi il labbro per non farsi sfuggire nulla che non lo riguardasse.

« Non voltarti subito » sussurrò, cambiando discorso, « ma c'è un tizio alla tua sinistra che ti fissando. Non capisco bene quale parte del tuo cor- non girarti » sibilò, e Zachary sussultò, concentrando di nuovo lo sguardo su di lui.

« Che senso ha dirmelo se poi non posso fare nulla? » si indignò Zachary, rischiando un altro piccolo cenno del capo per osservarlo.

Era un uomo sicuramente più grande di loro, parecchio alto e piazzato, e la maglietta e i jeans erano così stretti che non lasciavano nulla all'immaginazione.

Zachary lo stava fissando ormai senza un briciolo di pudore, e Chris provò un moto di fastidio, così appallottolò un tovagliolo e glielo lanciò, colpendolo in testa: « Guarda che stai sbavando. Dovresti davvero smetterla, c'è tuo figlio a pochi metri da te! ».

Zachary sussultò, arrossendo. « Uh, scusa. È che… è da quando c'è Ben che non… insomma, hai capito »

Chris lo guardò incredulo: « Cosa? Nemmeno una… una botta e via…? »

« Quando Ben era più piccolo, sì. Mia madre veniva a darmi una mano, e io uscivo qualche ora la sera, e allora… ma ovviamente casa mia non era disponibile, e io non volevo andare da loro per non fare tardi. Chiariamo: non li avrei mai fatti entrare in casa, Ben o non Ben. In effetti, non credo che finora sia mai entrato nessuno in casa mia. Se non è una cosa seria, io- »

« Lo so » sillabò Chris, e Zachary ammutolì.

Per la prima volta dopo tanto tempo, Chris non si impedì di guardarlo un po' più a lungo del normale.

Era cambiato parecchio, dal periodo della scuola: aveva tagliato i capelli più corti (aveva notato che li trattava con molti prodotti dall'aria costosa), e sicuramente aveva messo su muscoli, che completavano un bel paio di centimetri in più di altezza.

Ma il viso, quello era rimasto uguale a sempre: un bel sorriso, labbra piene, e occhi scuri. Chris era in una famiglia dagli occhi chiari, lui compreso, e non capiva come la maggior parte della gente potesse preferire i suoi ad un paio di occhi come quelli di Zachary.

Scuri, caldi, e-

« Terra chiama Pine »

Chris ci mise un po' disincantarsi, e si ritrovò impossibilmente accaldato.

« Non chiamarmi così » sbuffò, togliendosi la giacca. « Mi ricorda la scuola, e non sono bei ricordi »

« Oh, lo so bene » rispose Zachary, alzando un sopracciglio. « E a proposito di bulli » aggiunse, scatenando un'occhiata indignata dell'altro, « cos'è successo all'occhio di Ben? Mi avevi detto di un litigio durante gli allenamenti e non ho voluto premere troppo, ma… era il diretto interessato? »

Chris risucchiò l'aria tra le labbra, indeciso: « Se te lo racconto non te la prenderai con lui, vero? »

« Chris »

Non era una domanda, ma era ovvio che Zachary stesse aspettando che lui aprisse la bocca. Chris notò gli occhi pieni di ansia.

« Calma, calma. Ti anticipo che chi gli ha fatto quello è messo molto peggio di lui » sorrise soddisfatto. Poi schioccò la lingua, pensieroso: « La verità è che c'è un suo compagno, il suo rivale per il posto da battitore, che è un bambino arrogante e prepotente. Lo ha provocato con frasi del cazzo, e lui ha reagito. Ovviamente li ho notati un secondo troppo tardi, sennò li avrei separati prima. Ha rischiato di perdere il posto, ma siccome è stato provocato il coach ha lasciato perdere. Gli ho chiesto di non dirti nulla, perché quel giorno eri già occupato con il lavoro, e Ben sembrava così affranto e vergognato… »

Zachary sembrava senza parole. Voltò lo sguardo verso il figlio, che in quel momento stava ridendo con un altro bambino. Ben alzò gli occhi e sorrise, agitando una mano nella loro direzione. Ricambiarono entrambi. « Ma Ben… Ben non è violento. È stato provocato altre volte, ma non ha mai picchiato nessuno. Gli ho sempre insegnato che le parole, se usate con cura, sono molto peggio del- »

« Ha insultato te » sbottò Chris. « Ti ha insultato perché sei gay, e Ben ti ha difeso »



Fu un ritorno carico di tensione. Chris continuava a guardare Zachary con apprensione, con la paura che scoppiasse da un momento all'altro, ma l'altro sembrava tranquillo. O forse, Chris aveva paura proprio perché Zachary era troppo tranquillo.

Chris aveva letto un sacco di libri in cui le persone calme e rilassate si rivelavano essere i peggiori psicopatici del mondo, quindi-

« È successo qualcosa tra voi due? Avete litigato mentre giocavo? »

Ben sembrava preoccupato quanto loro, e anche piuttosto confuso, e osservava le reazioni del padre e del baby-sitter come seguendo una partita di tennis.

« No, Ben, non abbiamo litigato » rispose Zachary lentamente, guardando per qualche secondo il figlio dallo specchietto retrovisore.

Ben gli rivolse un'occhiata palesemente incredula, ma altrettanto palesemente il padre lo ignorò. Chris aprì la bocca e la richiuse, poi la aprì nuovamente, indeciso se esprimere un'idea che gli era balenata in mente poco prima.

« Finirai per soffocare, così » commentò Zachary, e Chris giurò di aver sentito una piccola nota di umorismo.

« Stavo pensando- ehi! » esclamò, notando la faccia dubbiosa dell'altro. « Guarda che io penso »

« E il problema è proprio quello » ribatté il moro, sbuffando.

Chris mise il muso e incrociò le braccia sul petto, girando la faccia dalla parte del finestrino. Zachary lo guardò per un attimo, poi emise un suono tra gola e naso che si rivelò essere una risata trattenuta.

« Davvero, Chris? Dovrò mettere un altro annuncio su Internet, sai. Potrebbe essere “Cercasi babysitter per il babysitter di mio figlio”. Che ne pensi? »

« Che sei uno stupido, ecco cosa penso » borbottò Chris, ma ormai era andata. « Posso finire quello che ho iniziato, ora? Se non ti dispiace, ovviamente » aggiunse, sarcastico.

« Che dire? Il diritto di parola è per tutti, quindi… »

« Certo. Comunque, stavo pensando che potresti chiamare tua madre e tuo fratello e dirgli se domani vogliono passare il Ringraziamento con noi a casa dei miei genitori »

« Chris- » cominciò Zachary, ma Chris lo interruppe. « Fammi finire! Se ben ricordo, casa dei miei è più grande di quella di tua madre, e ci staremmo tutti comodissimi. Facciamo contenti Ben, tua madre, e anche la mia tutti in una volta, e non c'è nessun problema »

« Ne hai parlato con i tuoi genitori, almeno? »

« Zach, mia madre inviterebbe anche quelli dell'altro quartiere, se ne avesse occasione. E se Katie non la minacciasse »

« Ah sì? Be', in questo caso… » sospirò. « E va bene. Ma stasera avvisi tua madre e le chiedi se- »

« Ah, ti amo! » squittì Chris.

Gelò un momento dopo averlo detto, ma sembrava che Zachary non ci avesse fatto troppo caso.

« Anche io vi amo » esclamò allegro Ben, e Chris gli sorrise dallo specchietto, ignorando il cuore che tentava inutilmente di riprendere un battito regolare.

Note d'autore: Non so che dire.

Insomma, ripetere sempre le stesse cose mi sembra un po' auto denigrante, perciò mi starò zitta e lascerò le critiche tutte a voi (se le avete fatele, non mi offendo -davvero).

E poi non so, dovevo scrivere qualcos'altro, ma mi sono già scusata in anticipo per il tempo che avrete perso dopo aver letto sta roba, perciò non posso davvero sentirmi in colpa.

Ma niente sarà mai più bello di scrivere durante una giornata -quasi- autunnale mentre si ascolta bella musica (angolo pubblicità gratuita e totalmente disinteressata: ascoltate Avi, che forse conoscerete per far parte dei Pentatonix; be', vale tantissimo anche da solo, se vi piace il genere).

Buonanotte, belle anime.

Se per caso doveste trovare questa parte scritta benissimo e la prossima uno schifo totale, sappiate che è perché questa l'ha betata quell'angelo di MartaSaru (che aveva anche paura di non aver fatto un capolavoro, tzk) e niente da fare, lei è più brava di me.

 

 

 

 

   
 
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