One
touch
One touch.
Murare
non era una cosa tanto semplice come potevano pensare occhi inesperti.
Bisognava capire da quale parte del campo avrebbe attaccato lo
schiacciatore,
calcolare il momento giusto per saltare e poi allungare il
più possibile le
braccia, allargare le dita e indurirle, esercitare forza in modo da
respingere
il pallone e fare punto, così da vincere
sull’avversario. Se invece, nonostante
tutte le accortezze si riusciva solo a rallentare la palla senza
bloccarla, i
compagni avevano a disposizione altri tre tocchi per cercare di
conquistare
quel punto.
Allo
stesso modo di quando andava a muro, adesso le dita di Tsukishima
premevano su
un petto fastidiosamente familiare. I polpastrelli affondavano nella
maglietta
colorata, le braccia tentavano di allungarsi, ma i gomiti rimanevano
ostinatamente piegati, sordi agli ordini della sua mente razionale.
Uno.
Le
mani avversarie andarono a immergersi tra i capelli biondi della nuca
mentre le
sue braccia continuavano a cercare di spingere, ma era
un’inutile farsa: non
c’era abbastanza volontà in quella difesa.
Due.
La
fronte si posò sulla sua e il respiro gli
accarezzò le guance, facendolo
stizzire ulteriormente. Nonostante l’attacco stesse
proseguendo, ormai vicino
alla conclusione, Tsukishima ancora non si era arreso del tutto e le
braccia
erano ancora ostinatamente sollevate.
Tre
La
schiacciata arrivò, violenta e improvvisa quanto una veloce,
e le labbra di
Kuroo si posarono sulle sue; il muro era stato spazzato via, ogni
difesa
annientata.
Le
braccia di Tsukishima si distesero lungo i fianchi e lui rimase fermo,
a
sentire le labbra che premevano sulle proprie, in un contatto bruciante
che
faceva collidere orgoglio e desiderio, razionalità e
sentimenti.
“Non
avresti dovuto” mormorò allontanando il viso,
piegandolo di lato, nel tentativo
di riguadagnare la compostezza abituale e il tono tagliente.
Kuroo
però non si fece intimidire, né indietreggio.
Oramai conosceva abbastanza bene
il suo centrale preferito, tanto da sapere che con lui ogni passo in
avanti,
ogni vittoria, ogni punto conquistato sarebbero stati una battaglia,
come i
loro scontri sotto rete.
“Impediscimelo,
Tsukki. Tira su le braccia e murami, avanti” lo
pungolò.
Kei
alzò la testa in uno scatto di orgoglio, ma si
ritrovò le labbra imprigionate
in un altro bacio. Le sue braccia si sollevarono, le dita si
dispiegarono
nuovamente a ventaglio, ma stavolta le mani non spinsero contro,
bensì si
posarono sulle spalle, con delicatezza persino.
In
quella sfida la sua razionalità aveva perso, ma non
importava: ci sarebbero
stati altri match, altre occasioni per tenergli testa, vincere e fare
punto. Eppure
la sua mente tanto pragmatica e logica si ritrovò a
suggerirgli che forse, col
tempo, si sarebbe riscoperto a fare il tifo per un’altra
squadra, a desiderare
che Kuroo facesse più punti, distruggendo ogni sua difesa;
proprio lui che gli
aveva insegnato a murare. E per l’appunto chi, se non lui,
poteva insegnargli
come invece mettere da parte le difese e aprirsi?
Ci
avrebbe pensato Kuroo a conquistare Tsukishima, in una lenta
arrampicata verso
la vittoria, punto dopo punto.
L’angolino
oscuro:
490 parole di KuroTsukki, cosa si può volere di
più? Altre storie su di loro
ovviamente! Per questo mi è venuta in mente questa raccolta
su di loro, flash e
one-shot per raccontare piccoli momenti, squarci di vita e avventure di
questi
due giovani ragazzi impegnati in una relazione a distanza.
La
raccolta non seguirà un filo temporale o di trama in senso
stretto, sarà possibile
leggere ogni storia separatamente, ma ci sarà man mano una
progressione
temporale e una crescita dei personaggi sia in senso mentale che di
età. Questa
flash per esempio è per me il punto di partenza, non si
tratta esattamente del
loro primo bacio, ma sicuramente è uno dei primi, per le
resistenze di Tsukki,
il suo imbarazzo e la sua incapacità ad aprirsi ancora
presente.
Spero
che la storia vi sia piaciuta e che continuerete a seguire la raccolta
per
scoprire cosa accadrà al nostro quattrocchi acido e al
gattaccio sornione che
io amo tanto.