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Autore: Ave_0810    18/09/2017    0 recensioni
"Le disposizioni testamentarie sono piuttosto chiare signor Walters. La società va ai vostri figli."
Le sorti di un azienda multimilionaria ruotano attorno alle vicende di una numerosa famiglia americana colpita da numerose disgrazie nel corso di un anno, che renderanno difficile la vita dei due gemelli, ultimi in linea di successione al trono dell'azienda familiare, ora nelle sapienti mani del nonno.
Lotte famigliari saranno al centro della nuova vita di Abigail che assieme al Gemello si ritroverà coinvolta in un giro pericoloso che la metterà in una posizione difficile... contro il suo stesso sangue.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era confusa, Dy aveva sempre il cellulare acceso. Per le emergenze. E non appena la sorella gli telefonava, rispondeva immediatamente. Sapeva che lei non telefonava mai a vuoto. Posò il telefono sul tavolino e mise a tacere quella crescente ansia che si stava lentamente impossessando di lei. Perlustrò la casa, vuota senza i suoi fratelli e sua sorella maggiore a correre fra i vari corridoi e stanze dell'enorme fabbricato. Stanca di girare e con un leggero languire allo stomaco, si girò e si incamminò in direzione della porta principale. La mamma aveva accennato ad una cena che la vicina aveva tenuto in caldo per lei, e non vedeva l'ora di saziare quella fame che la stava divorando. La signora della casa difronte era una donna dolce e premurosa, che aveva superato già da tempo la cinquantina ma non lo nascondeva affatto. Era orgogliosa della sua età e considerava un sacrilegio nascondere quei segni lasciategli dal tempo in così tanti anni. Era leggermente paffuta e dal viso rotondetto, colpa del suo rifiuto ad ogni dieta e ogni esercizio fisico che le avevano imposto quando era ancora molto giovane. Era stata la sua tata e quella del fratello fino ai tredici anni, fino a quando beh non erano stati capaci di prendersi cura di loro stessi da soli. O meglio fino a quando Dylan non aveva distrutto la casa della signora Hiller organizzando la sua prima festa con over 18 inclusi. Senior che stavano cercando matricole a cui poter passare il testimone una volta all'università. E il gemello aveva passato a pieno la selezione, ricevendo due denunce per disturbo della quiete pubblica, distribuendo barili di alcolici, e riuscendo a far partecipare alla festa anche varie ragazze provenienti da facoltà differenti, straniere alla ricerca di divertimento e universitarie che cercavano solamente un posto per sbronzarsi. A soli tredici anni il suo gemello era diventato, assieme al suo gruppo, uno dei gradassi del college, che si apprestava a frequentare il settembre immediatamente successivo a quell'estate scatenata. A causa della festa, la signora Hiller si era vista costretta a chiamare degli uomini per rimetterle apposto il muro del soggiorno, la staccionata nel piccolo cortile, e i vari mobili graffiati o ammaccati durante quella notte. Nonostante le proteste della mamma, non si era affatto alterata per il suo comportamento, lo giustificava anzi. Ma ammise anche di non poter più occuparsi di loro, erano fatti troppo grandi per poter essere limitati da un adulto. Suonò più volte al campanello dell'accogliente villetta color ocra che si affacciava direttamente sulla strada appena asfaltata. Aspettò con calma che aprisse la porta, vagando con lo sguardo sui vasi colorati appesi alle finestre che incorniciavano la porta. Sentii uno scatto, e si voltò velocemente verso l'entrata, finendo a sbattere contro qualcosa. Dio, la porta! Si allontanò di qualche passo, sfiorandosi la fronte con una mano. -Ahi?-una voce maschile di fronte alla ragazza, con tono scherzoso le fece alzare di scatto lo sguardo. No, non era una porta. Arretró di un passo, allontanandosi dal bellimbusto che era appoggiato con nonchalance alla porta della vicina. Rimase di stucco per qualche secondo, ammirando il ragazzo senza maglietta che le aveva aperto la porta. Capelli scuri, scompigliati dopo una notte di sonno, e due occhi verdi da capogiro che incorniciavano un viso dai tratti molto affilati. Per non parlare poi degli addominali. Avrebbe potuto andare in palestra degli anni e non ottenerne di così definiti. Forse si faceva di steroidi. Lo squadrò da capo a piedi, notando che sembrava essersi appena svegliato, nonostante fosse pomeriggio inoltrato. Probabilmente aveva saltato le lezioni, come il gemello. Si schiarì la voce, simulando un colpo di tosse. E dopo essersi data una rapida occhiata nel vetro della finestra, si decise a parlare. -Scusa?- disse con voce incerta-Non volevo andare a sbattere contro... cioè non ti ho visto. Pensavo fosse la porta...-farfugliò imbarazzata- comunque, stavo cercando la signora Holl-Mia zia non è in casa.- la zitti lui, interrompendola. Rude. E Maleducato. -Mia madre le ha lasciato una cosa per me...ne avrei bisogno.- gli rispose leggermente indispettita. -Ahh... intendi la busta della spesa che è nella cucina?- lui alzò le sopracciglia, e la guardò cinico- Aspetta qui- le fece segno di rimanere ferma sulla soglia. Come aveva già detto, Maleducato. Si chiese come un tizio così potesse essere imparentato con una donna dolce e paziente come la signora Hollan. Forse non erano davvero parenti... -La tua busta.- le lanciò dalla porta una busta azzurra con un logo giallo al centro, che lei riuscì malamente a prendere al volo. "Ma che diamine di problemi c'ha sto ragazzo? Non è normale." Quasi quasi non lo salutava neanche, così s'imparava a trattarla così. -Grazie mille.- disse a denti stretti, alzandosi con la busta fra le braccia. Lui le fece un cenno di assenso, voltandosi per tornare in casa, mentre lei scendeva le scale della villetta. -Lo vuoi un consiglio?- la voce del tizio, sempre privo di maglietta, la fece voltare all'altezza della cassetta postale. "No, grazie." -Beh, se fossi in te...-cominciò con un lieve sorriso- non la mangerei tutta quella roba. Rischi dei diventare, beh- mimò con le mani una pancia gonfia e ingombrante, gonfiando le guance e barcollando come se facesse fatica a camminare. Rise di gusto difronte all'espressione incredula della ragazza. Lei si girò, rossa come un peperone, e si incamminò velocemente verso casa sua, mentre il ragazzo continuava a ridere dietro di lei. -Ci si vede in giro, vicina- lo sentì urlare. "Ma speriamo di no." Era stata una delle conversazioni più imbarazzanti che avesse mai avuto. Dio, sperava di non ritrovarselo in giro. Anzi sperava di non incrociarlo proprio più. Era... era così imbarazzata e incredula che non riusciva neanche a esprimersi, dannazione! Tornò in casa, accasciandosi contro la porta. Voltò lo sguardo verso lo specchio dell'ingresso. Era così imponente, si sentiva scoperta e vulnerabile davanti a quello specchio, al buio. Poteva vedere chiaramente tutti i suoi difetti. Si sollevò, in modo da essere davanti lo specchio. Sfiorò la pancia con la punta delle dita, e guardò negli occhi il suo riflesso. Non era grassa, era normale. Si voltò, notando una strana luce nello sguardo del suo riflesso. Incertezza, magari? Lo era, punto. Il medico le aveva detto che era perfettamente nella norma. Si alzó da terra, trascinandosi fino alla sua stanza, per poi buttarsi sul letto. Era nella norma, e ció significava che non era grassa.
   
 
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