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Autore: _BlueLady_    18/09/2017    3 recensioni
Fine e Rein: due ragazze come tante, un pò maldestre, esuberanti, con un pizzico di vitalità in più.
Due ragazze come tante, solo gemelle. Una fortuna per molti, una sfortuna per loro.
Soprattutto quando i ragazzi da loro amati dimostrano ogni volta di avere una preferenza per la gemella opposta, anche in estate, in occasione di una vacanza col loro gruppo di amiche.
La domanda sorge spontanea: "Perchè preferiscono sempre lei a me? Cos'ho io di sbagliato?"
Sorgono così gelosia, invidia, frustrazione, rammarico.
"Sarebbe bello, almeno per una volta, essere come lei"
Il desiderio nasce spontaneo, quando prima era soltanto semplice curiosità.
Grazie ad una singolare successione di eventi, che comporterà la realizzazione di un episodio a dir poco straordinario, Fine e Rein capiranno che non è sempre la bellezza fisica la carta vincente che ci rende amabili agli occhi di una persona, e che essere se stessi nell'anima e nel corpo, conservando la propria integrità, è il principio più importante.
Perchè essere amati per ciò che si è, è la cosa più bella che ci possa mai capitare.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ CAPITOLO 13: INCONTRO INASPETTATO ~
 
In pochi giorni, Rein, grazie a Shade, imparò completamente a stare a galla in acqua da sola. Addentrarsi in mare a più di due metri da riva non le provocava più quelle forti crisi di panico che l’assalivano all’inizio, quando l’idea di imparare a nuotare non le passava nemmeno per l’anticamera del cervello.
Doveva ammettere che l’aiuto di Shade le era stato davvero utile. Aveva imparato ad apprezzarlo, nonostante i loro continui battibecchi che animavano irrimediabilmente ogni lezione.
Quando Fine apprese da Rein la notizia, inevitabilmente si sentì pervasa dall’imbarazzo, al pensiero che Shade aveva preso così a cuore l’obiettivo di insegnare a lei, ovvero a sua sorella, a nuotare. La trovò una cosa alquanto dolce, e non poté fare a meno di sperare, nel profondo, di piacere a Shade quel tanto che bastasse a far scaturire in lui in minimo di interesse nei suoi confronti.
Rein, d’altro canto, era rimasta teneramente colpita dalla notizia che anche Bright avesse un lato debole nascosto.
- Ha paura dei cani! Non è la cosa più dolce del mondo?- aveva esclamato non appena Fine glielo raccontò, e la sorella alzò gli occhi al cielo sospirando rassegnata.
- Le cose stanno procedendo bene, sembra – asserì Fine analizzando gli ultimi eventi accaduti – Bright ha esplicitamente espresso che gli piace la tua compagnia, e sei riuscita a catturare l’attenzione di Shade su di me. Però…- e si rabbuiò, conscia che c’era un ostacolo gigantesco da oltrepassare - … come possiamo fare per tornare nei nostri corpi, Rein? Sono stanca di fingere che sia tutto normale. Di prenderla come un gioco. Voglio tornare ed essere me stessa –
Rein si fece seria, concentrandosi su una possibile soluzione.
- Abbiamo già cercato soluzioni su internet e sui libri, ma non abbiamo trovato niente che possa aiutarci. Comincio a temere di dover essere te per tutta la vita – sospirò.
- Ma ci dev’essere una ragione se siamo finite così! Non può essere capitato per caso! – asserì l’altra, ormai al limite dell’esasperazione.
- Ragioniamo: quando ci siamo ritrovate improvvisamente scambiate di corpo?- provò a mantenere i nervi saldi Rein.
- La mattina dopo la sera in cui abbiamo litigato – ricordò Fine.
- Ma certo! Ci eravamo rinfacciate di essere invidiose l’una dell’altra! Dev’essere per questo che si è verificato lo scambio!-
- Quindi, ora che abbiamo capito come è avvenuto tutto…- azzardò Fine - … dobbiamo solo desiderare di ritornare nei rispettivi corpi! – esclamò Rein su di giri, convinta di aver trovato la soluzione del mistero.
Si chiusero entrambe in un istante di raccoglimento, prima di esprimere il desiderio che erano convinte le avrebbe riportate alla normalità.
- Desidero tornare nel mio corpo!- esclamarono entrambe, e rimasero in silenzio in attesa che qualcosa accadesse, ma non accadde nulla.
- Non funziona, Rein, e adesso che facciamo?- esclamò Fine agitata, con gli occhi lucidi sul procinto di piangere.
- Proprio non lo so, Fine – asserì l’altra scoraggiata.
Proprio non lo so.
 
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Quella mattina pioveva sulla cittadina di Wonder, e le strade erano quasi completamente deserte. I residenti, scoraggiati dalla pioggia e dalla temperatura che si era improvvisamente abbassata, preferivano quasi tutti starsene in casa ad oziare, piuttosto che uscire per infradiciarsi.
Altezza era particolarmente irritata dal maltempo, poiché quell’imprevisto non giovava per niente sul suo “programma abbronzatura perfetta”, e rallentava parecchio il suo progressivo imbrunirsi sotto i raggi solari. Era partita per quella vacanza con il preciso obiettivo di tornarsene a scuola con un colorito che avrebbe fatto schiattare d’invidia tutte le compagne di classe, nessuna esclusa.
Sarebbe stata la sua piccola vendetta per tutte coloro che gonfiavano il petto orgogliose scuotendo i capelli al vento annunciando di aver trascorso due settimane da sogno alle Maldive, mentre lei aveva semplicemente passato l’estate nella sua minuscola località marittima estiva, con i soliti amici e il solito mare. Voleva dimostrare che ci si poteva godere l’estate anche in un piccolo paesino come quello di Wonder che, sebbene poco conosciuto, vantava comunque tranquillità, pace, ed un mare cristallino tale da far invidia perfino al Mar dei Caraibi.
Le altre quattro amiche se ne stavano pigramente sedute ad un tavolo in salotto, giocando a carte più per noia che per divertimento.
Lione e Mirlo osservavano concentrate il mazzo di carte che avevano in mano, escogitando la strategia successiva per arrivare alla vittoria, mentre Fine e Rein se ne stavano accasciate sul tavolo, la testa appoggiata ad un gomito e l’altro braccio a penzoloni, pregando perché accadesse qualcosa che le tirasse fuori da quella situazione di impasse.
- Cosa possiamo fare con un tempo del genere? È praticamente impossibile organizzare qualsiasi cosa con questa pioggia!- brontolò Altezza con gli occhi che scrutavano oltre le vetrate della villa.
- Il meteo ha detto che nel pomeriggio dovrebbe rischiararsi un poco – asserì Mirlo, scartando un cinque di fori dalla sua mano, e passando il turno a Fine.
- Sì ma sono solo le dieci di mattina! Ci vorrebbe un miracolo per non morire di noia da qui al pomeriggio!- brontolò ancora la bionda stizzita.
Improvvisamente, come se qualcuno dall’alto avesse udito le loro preghiere, s’udì suonare al campanello, e quando Altezza si precipitò ad aprire si ritrovò davanti nientedimeno che i volti del fratello e del cugino, accompagnati da quelli di Auler e Sophie poco dietro di loro.
- Ragazzi! Cosa ci fate qui con questo tempaccio?- domandò, facendoli entrare.
- Con questo tempo stare chiusi in quel buco che Bright ha il coraggio di definire appartamento è da suicidio, così abbiamo pensato di venire a prendere una boccata d’aria qui da voi. C’è decisamente più spazio – asserì Shade col suo fare annoiato, abbandonandosi sul morbido divano del salotto.
- Pensavamo sarebbe stato più divertente trascorrere il tempo insieme, invece che deprimerci da soli chiusi in casa – affermò Bright sorridente.
- Ultimamente venite spesso a farci visita – osservò la bionda, mentre il resto delle amiche si animava di un nuovo entusiasmo all’ingresso dei nuovi arrivati – Devo dedurre che c’entri qualche motivo in particolare? O forse, più che qualcosa, qualcuno… – alluse maliziosa, lanciando occhiate fugaci dapprima ai due ragazzi, poi a Fine e Rein, da Fine e Rein ai due ragazzi.
- Cosa?! N-No, ma che ti salta in mente!- si affrettò a rispondere Bright colto alla sprovvista e dall’imbarazzo, maledicendo la sorella per la sua lingua lunga.
Dall’altra parte, Fine e Rein fecero lo stesso, avvampando di colpo e sentendo il cuore sobbalzare loro in petto.
Detestarono Altezza con tutte loro stesse, consce che quella era la sua piccola vendetta per non aver voluto renderla partecipe del loro appuntamento avvenuto pochi giorni prima. Probabilmente anche Shade e Bright non avevano voluto sbottonarsi troppo sull’argomento, e la bionda se l’era presa piuttosto a male. Pensava che quello fosse un piccolo avvertimento per renderli partecipi del fatto che le redini del gioco era lei a tenerle.
- Non più di quanto venga a farvi visita Auler, mi sembra di constatare. Per quanto mi sembra di capire, questa casa per lui acquista sempre un certo interesse quando qualcuno torna qui ogni estate per passarci le vacanze – le rispose Shade pacato, sapendo di cogliere la cugina su un punto debole che le stava particolarmente a cuore.
Difatti, la bionda subito avvampò dalla vergogna, e voltò stizzita le spalle al cugino, altezzosa e superiore, quasi non volesse dare a vedere di essere stata colta in flagrante.
Auler, d’altra parte, maledisse il moro per averlo voluto indirettamente coinvolgere nelle loro faide familiari: - Shade! Ma che diavolo dici!- esclamò, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
- Auler, sei arrossito completamente di botto – osservò Sophie allegramente, meno ingenua di quel che voleva sembrare – C’entra forse quel qualcuno di cui parla Shade? – domandò furbetta, e nel farlo lanciò un occhiolino ad Altezza che non passò per niente inosservato al resto del gruppo, e che mandò in escandescenze la bionda più di quanto non fosse già.
- Sophie, cuciti quella dannata bocca! – sibilò Altezza inviperita, lanciandole occhiate di fuoco profondamente imbarazzata.
Shade e Bright si scambiarono uno sguardo complice, sogghignando vittoriosi, mentre dall’altra parte della stanza Mirlo, Lione e le due gemelle fecero lo stesso. Tutti avevano notato che tra Auler ed Altezza ci fosse del tenero, gli unici a non volerlo ancora ammettere erano i due diretti interessati.
Non ebbero il coraggio di guardarsi negli occhi per buona parte del pomeriggio. Non si rivolsero nemmeno la parola, troppo impacciati ed imbarazzati nel tentativo di nascondere la cotta reciproca, per poter fingere che non fosse evidente quanto l’uno pendesse dalle labbra dell’altra.
- Dunque, visto che siamo tutti qui, potremmo organizzare qualcosa da fare per non rischiare di morire di noia in attesa che torni il bel tempo – si affrettò a cambiare discorso Altezza, riacquistando il suo fare deciso e sicuro di sé.
- Cosa possiamo fare a parte giocare a carte o guardare la televisione?- domandò Lione annoiata e rassegnata, gettando il plico di carte che aveva in mano sul tavolo.
Altezza sogghignò entusiasta: - Io un’idea ce l’avrei – disse, e subito l’attenzione di tutti i presenti piombò su di lei.
- Che hai in mente?- chiese Rein incuriosita.
Altezza schioccò la lingua soddisfatta: - Dato che siamo in un numero sufficiente di persone, potremmo giocare a Lupus in Fabula. Lo conoscete? –
- Lupus in che?- domandò Fine titubante, già temendo che la parola “lupo” implicasse qualcosa di horror o simili.
- Lupus in Fabula – ripeté Altezza - È una sorta di gioco di ruolo in cui una persona esterna al gioco, un mediatore, assegna il ruolo di lupo ad un determinato numero di giocatori. Il compito dei lupi è di uccidere i non-lupi, ovvero i contadini, senza farsi scoprire. I lupi vincono se uccidono tutti i contadini, viceversa i contadini vincono se riescono ad uccidere tutti i lupi. Poi esistono anche altri personaggi, ma ve li spiegherò man mano che giochiamo. Allora, vi interessa?-
- Altezza, a Lupus ci giocavamo quando avevamo dieci anni, non ti pare di essere un po’ cresciuta per queste cose? - sbuffò Shade con il suo solito entusiasmo.
- Perché no? Sarà un bel modo per ricordare i vecchi tempi!- esclamò Sophie entusiasta, appoggiata da Lione e Mirlo che sembravano davvero interessate all’idea.
- I-io non so se ho voglia di partecipare. Sembra un gioco spietato e violento…- asserì Fine, nascondendosi a poco a poco su se stessa.
- Da quando in qua sei più paurosa di tua sorella, Rein? Credevo saresti stata la prima a darmi il tuo appoggio!- asserì Altezza sorpresa, scrutandola sospettosa dall’alto in basso.
- Facciamolo!- esclamò Rein su di giri, desiderosa di mettersi in gioco il prima possibile.
Shade osservò il comportamento delle due gemelle, alzando piano un sopracciglio con fare sospettoso. Bright, d’altro canto, osservò quella che credeva essere Rein profondamente incuriosito, trattenendosi dall’istinto di avvicinarsi a lei per confortarla dalle sue paure. L’ombra di un sorriso gli si accese sulle labbra, mosso da un’inspiegabile moto di tenerezza nei confronti di quella ragazza all’apparenza così timida e indifesa, ma che gli aveva dato prova giusto la mattina precedente della sua forza nascosta.
- Dunque, il gioco prevede la presenza di un mediatore esterno, ovvero io, che deciderà il ruolo degli altri giocatori. È ambientato in due momenti: la notte, nella quale avrete tutti gli occhi chiusi e soltanto i lupi ed altri personaggi, che verranno chiamati a turno, avranno il privilegio di aprire gli occhi, e il giorno, nel quale avrete tutti gli occhi aperti e potrete discutere su chi secondo voi è il lupo, e condannarlo a morte. Ogni notte i lupi, di comune accordo, uccideranno una persona. Il compito dei contadini è quello di scovare i lupi e ucciderli prima che lo facciano loro. I lupi saranno rispettivamente due, e saranno i primi che chiamerò ogni notte per decidere chi uccidere. Poi ci saranno un veggente, che aprirà gli occhi subito dopo i lupi e potrà domandarmi a caso se uno dei giocatori è o meno un lupo, e il medium, che invece parlerà con chi è stato appena ucciso di giorno per sapere se è un lupo o meno. Durante la notte è assolutamente vietato parlare, ci si può esprimere al massimo a gesti, ed è vietato aprire gli occhi a meno che non si risponda ad uno dei personaggi di ruolo che chiamerò. Di giorno, invece, potrete discutere tra di voi su chi condannare. Io semplicemente vi comunicherò chi è la vittima prescelta dai lupi ad ogni turno. Non siete obbligati a svelare il vostro personaggio, come non è vietato fingersi un altro personaggio. Un lupo può benissimo fingersi veggente per depistare gli altri giocatori, quindi state attenti a prendere per oro colato tutto quello che esce dalla bocca degli avversari. Ci sono alleati, e nemici. Fate la vostra strategia. Comunicherò io quando il gioco avrà termine, e chi avrà vinto. Tutto chiaro? – terminò Altezza, scrutando il gruppo di amici che già si era messo in cerchio attorno a lei, ascoltandola come un predicatore che incanta il popolo – Ah, i morti sono morti, quindi una volta uccisi sono fuori dal gioco, non possono parlare fino al termine della partita e possono tenere gli occhi aperti anche di notte. Di notte vi chiederò, oltre che di tenere gli occhi chiusi, anche di fare il più confusione possibile, in modo da evitare di udire movimenti o bisbigli che possano tradire i lupi e gli altri giocatori. Di giorno per le votazioni su chi uccidere vince la maggioranza –
- Sembra divertente! Cominciamo!- esclamò Rein eccitata.
- Allora vi comunico che è notte. Chiudete tutti gli occhi! – intimò Altezza prendendosi fin troppo sul serio, e tutti fecero come era stato loro chiesto.
Altezza selezionò i due lupi, il veggente ed il medium, comunicando dapprima i ruoli ad alta voce e sfiorando sulla nuca il prescelto o la prescelta che a turno annuì per far intendere di avere capito il ruolo che gli era stato assegnato.
- Chi non ho toccato sappia che è un semplice contadino. Ora chiedo ai due lupi di aprire gli occhi, di riconoscersi, e di scegliere chi uccidere – i due prescelti si guardarono, si riconobbero, e di comune accordo scelsero la loro vittima.
A turno seguì poi il veggente che, selezionato un giocatore casuale, ottenne da Altezza la risposta negativa circa il fatto che fosse un lupo.
- Dunque, si è fatto giorno, potete aprire gli occhi. Vi comunico che i lupi stanotte hanno colpito, e hanno deciso di uccidere la povera Mirlo, che non è più tra noi – comunicò Altezza, e subito tra i presenti si levò un coro di disapprovazione.
- Certo che è una vera scocciatura essere uccisi per primi! – osservò Rein, lieta di essere stata risparmiata almeno per quel giro.
- Stai attenta, perché secondo me la prossima sarai tu – le soffiò Shade accanto, sogghignando provocatorio.
- Io penso di avere un’idea su chi sia il lupo – comunicò Rein al gruppo, in seguito a quella confessione fattale da Shade – Uno dei lupi è indubbiamente il signore qui presente – asserì, indicando il moro accanto a sé.
- Da cosa lo deduci? – domandò Auler poco convinto.
- Ha appena dichiarato apertamente che vuole uccidermi! – esclamò Rein stizzita.
- Come sei suscettibile. Sei ben lontana dalla verità, piccola detective in erba – la canzonò Shade.
- Hai un atteggiamento troppo sospetto. Se Altezza avesse dovuto scegliere un lupo, saresti stato indubbiamente tu – continuò lei acida e sospettosa.
- E chi mi dice che non lo sia tu, invece? Sai benissimo che la scelta sarebbe stata troppo ovvia se Altezza avesse optato per farmi lupo –
- Dunque ammetti di essere un tipo poco affidabile!-
- Ammetto che Altezza sia abbastanza furba da non far finire il gioco dopo soli due secondi facendomi uccidere al primo turno di gioco. Potrei risultarvi molto utile, invece –
- Il mio parere su di te comunque non cambia. Ti tengo d’occhio – gli soffiò Rein sospettosa a pochi centimetri dal volto, assottigliando lo sguardo.
- Vedremo chi dei due avrà la meglio, stellina – gli rispose lui di rimando, ghignando divertito.
- Dunque, avete deciso chi condannare a morte per questo giorno?- domandò Altezza, riportando la quiete tra gli animi in fermento.
- Shade – affermò Rein senza neanche pensarci.
- Fine – comunicò Auler risoluto. Rein l’osservò come a domandargli il perché di quella scelta – Fai decisamente troppo chiasso, e comunichi sentenze senza basi concrete. Facendoti notare così, o sei sicura di non poter essere uccisa per ovvi motivi, o sei semplicemente poco strategica –
- Gli altri?- domandò Altezza stringendo i tempi.
Lione optò per Shade, mentre Sophie puntò su Auler. Bright nominò Auler, mentre Fine nominò Lione.
Quando fu il turno di Shade – Bright – disse soltanto – Ehi, cugino, hai forse qualche problema? – gli domandò il biondo, fintamente offeso.
- So per certo che sei la persona meno probabile ad essere un lupo. Perciò sei il primo ad essere sospettato – sorrise il moro saccente.
- Dunque, siamo a due voti per Auler e due per Shade. La maggioranza decida chi condannare – comunicò Altezza.
Lione e Rein votarono per Shade. Bright e Sophie votarono per Auler. L’ago della bilancia era rappresentato da Fine.
- Rein? Hai deciso chi votare?- domandò Altezza alla finta turchina.
Fine osservò i due condannati, abbassando lo sguardo arrossendo d’imbarazzo non appena incrociò lo sguardo di Shade. Non aveva cuore di votarlo, anche se non poteva dar torto alle parole di Rein circa i suoi sospetti sul fatto che il moro fosse effettivamente un lupo.
- Scelgo Auler – pigolò alla fine, e così pose fine al primo dibattito.
La partita continuò, e successivamente vennero uccise un turno dopo l’altro Sophie e Lione.
- Siete rimasti in quattro, e la partita continua. Ciò significa che i due lupi sono ancora in vita. Prendete bene la vostra decisione, contadini, perché da quest’ultimo dibattito dipende la vostra vittoria – comunicò Altezza con fare solenne.
- Sei ancora convinta che io possa essere un lupo? – domandò Shade a Rein in un orecchio.
- È la sola ragione per cui sei ancora in vita, secondo me – gli soffiò acida di rimando lei.
Il moro schioccò la lingua con atteggiamento di dissenso: - Sei fin troppo ingenua, cappuccetto rosso. Se vogliamo vincere devi aprire gli occhi, e cominciare a svegliarti –
- Dici così soltanto per confondermi – asserì lei sospettosa.
- Per niente. Dico semplicemente la verità –
- Finora non mi hai uccisa per non destare sospetti. Sono stata la prima ad accusarti, e se fossi stata uccisa, tutti ti avrebbero scoperto –
- Oppure, semplicemente non ti ho uccisa perché non sono io il lupo – sorrise lui – Non riesci a prendere in considerazione questa possibilità?-
Rein osservò Bright e Fine di fronte a lei scambiarsi un’occhiata complice e parole incomprensibili sottovoce. Sentì un velo di gelosia roderle la bocca dello stomaco.
- Fidati di me, stellina. Bright e Rein sono i lupi. Basta vedere come si comportano, per capire che ho ragione. Rein dall’inizio della partita non ha fatto altro che sviare lo sguardo, incapace di nascondere la verità. Bright lo conosco bene, ha quell’atteggiamento fintamente pacato e rilassato soltanto quando gioca il ruolo di lupo. Anni e anni passati insieme sono serviti a conoscere bene ogni suo più piccolo gesto capace di trarlo in inganno –
Rein li osservò ancora un istante, mentre Altezza intimava loro di prendere una decisione alla svelta, che non avevano tutto il giorno da perdere.
- Come fai ad essere sicuro che il lupo non sia io?- gli domandò interessata, squadrandolo di sottecchi.
- Semplice – sorrise lui – quando menti, perdi completamente la tua spontaneità. Ti irrigidisci, cominci a balbettare, e tiri le labbra in un sorriso forzato ed innaturale, che proprio non ti si addice. Invece stai facendo tanto rumore per nulla, esponi sentenze a caso, fai ragionamenti campati per aria senza una logica, solo per il gusto di dire qualcosa. Non ti allontani molto da come sei in realtà. Ormai ho imparato a conoscerti – le rispose, ed in quell’ultima frase a Rein parve che il moro volesse farle intendere molto di più di ciò che voleva dirle in realtà.
L’osservò sbigottita per un istante, quasi temendo che avesse scoperto il piccolo segreto che lei e Fine tenevano nascosto. Shade ricambiò lo sguardo impassibile, un muro impenetrabile a sbarrarle l’accesso nelle sue iridi.
- Ci tieni ad essere convincente – balbettò imbarazzata, sviando lo sguardo – Sono semplicemente un buon osservatore – sorrise quello beffardo – Aggiungi anche che sono il veggente e che so per certo che Bright è un lupo, ed il cerchio si chiude alla perfezione -
- Allora, avete preso una decisione? Stiamo diventando vecchi ad aspettare i vostri tempi – asserì Altezza inacidita.
- Il problema ora è questo: dobbiamo decidere chi nominare. Loro sicuramente daranno due voti ad uno di noi per vincere. Se votiamo due persone differenti, perdiamo. Con due persone a pari merito, invece, la partita si conclude in parità. Non è vincere, ma non è nemmeno perdere –
Rein ragionò sulle sue parole, ancora incerta se credergli o meno.
- Non so ancora se fidarmi ciecamente di te. Potresti fingere di essere il veggente per depistarmi – disse titubante.
- Stai attenta alle votazioni, e poi saprai se fidarti o meno –
Bright e Fine, nell’esprimere il proprio voto, puntarono entrambi su Shade.
La scelta dipendeva unicamente da Rein. Se lo nominava ed era un lupo, avrebbe vinto. Viceversa, se avesse nominato Bright schierandosi dalla parte di Shade, c’erano alte possibilità che potesse perdere. Se Shade non fosse stato un lupo, invece, e lo avesse accidentalmente nominato – Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto farlo soltanto per zittirlo un istante – avrebbe perso comunque.
Aveva un cinquanta percento di probabilità di sbagliare, e la cosa la metteva piuttosto in agitazione.
Osservò Shade per un’ultima volta, che le sorrise malizioso, sicuro di sé. La sua strategia era infallibile. Poi osservò Bright, dal lato opposto della stanza, che l’osservò sgranando gli occhi cremisi, ingenuo, innocuo, puro, innocente. Si morse il labbro sudando freddo, la bocca secca ed impastata.
Sospirò infine amareggiata, conscia di quello che stava per dire.
- Voto Bright – annunciò, incredula lei stessa del nome che le era appena uscito dalle labbra.
Per un istante un silenzio lugubre e funereo aleggiò nella stanza, e Rein quasi non si sentì morire dall’angoscia.
- Signore e signori, vi comunico che la partita si conclude in parità!- esclamò Altezza, sollevata dal suo incarico – Avete giocato bene, ma sicuramente se avessi partecipato anche io avrei sicuramente giocato meglio – gongolò.
- Ottimo lavoro, Rein! Per essere la tua prima volta da lupo te la sei cavata alla grande!- asserì Bright rivolto a Fine, dandole un tenero buffetto sulla guancia – Siamo una grande squadra!- Fine, presa alla sprovvista e dall’imbarazzo, istintivamente arrossì, dimentica di essere osservata da tutti, e ridacchiando soddisfatta della sua piccola impresa.
Quando cercò lo sguardo della sorella, la vide impegnata a scambiarsi un’occhiata complice con il moro, che le fece un occhiolino di rimando, profondamente compiaciuto.
- Allora ti fidi di me – asserì quello rivolto a Rein, nella voce un’impercettibile tono di soddisfazione.
Rein alzò le spalle disinvolta, come a simulare una divertita rassegnazione: - Ti affido la mia vita ogni volta che entro in acqua, un minimo mi devo fidare – confessò, più seriamente di quello che voleva far credere.
Non l’avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura, ma Shade ogni tanto ispirava fiducia. Più di qualche volta, in realtà.
- Devo confessartelo, mi hai stupito. Temevo che la tua cocciutaggine ci avrebbe portato alla sconfitta. Invece noto con sorpresa che un minimo quella testolina bacata la sai usare – ridacchiò lui di rimando, ricevendo in cambio un’occhiata fulminante dalla rossa, che subito contraccambiò quel “complimento” sbraitandogli addosso lamentele stizzite ed offese.
Fine li osservò da lontano, una fitta impercettibile al petto che le si accese all’altezza del cuore.
Pensò con tutta se stessa, che al posto della sorella avrebbe voluto esserci lei. Poi la voce di Bright richiamò la sua attenzione, scacciando via i cattivi pensieri.
- Qualcosa non va, Rein? Sembri triste –
- Eh? Oh, no, no, solo che mi dispiace non aver vinto. Probabilmente il ruolo del lupo non mi si addice molto – ridacchiò, tentando di nascondere il suo improvviso malumore.
- Non dire così. Sei stata molto abile, e ci siamo tutti divertiti. Da tanto non facevo una partita così avvincente a Lupus. È anche grazie a te – le sorrise, avvicinandosi al suo orecchio, per sussurrarle una confessione proibita – Non pensare mai di non essere all’altezza, Rein. Tu sei in grado di fare qualsiasi cosa –
Osservò il biondo sorriderle sincero mentre si ricomponeva, ed il cuore in petto le si ingigantì sotto il peso di quelle parole confortanti, rimarginandosi dalla ferita apertasi poco prima. Il biondo aveva sempre un effetto terapeutico su di lei.
- Guardate! È uscito il sole! –
Si lasciò condurre da Bright in giardino, per prendere un boccata d’aria assieme al resto del gruppo, dopo aver passato un’intera mattinata chiusi tra le mura di casa, con un sorriso che correva da un orecchio all’altro ad illuminarle il viso.
Improvvisamente, i cattivi pensieri svanirono.
 
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A metà pomeriggio, come Mirlo aveva previsto, il tempo si rasserenò, e benché il cielo fosse ancora pallido e coperto di nuvole, e fuori la temperatura rasentasse ancora il polo nord per essere un placido giorno d’estate, il gruppo di amici decise lo stesso di uscire di casa per fare una passeggiata per il piccolo centro del paese, girovagando per negozi.
Altezza, euforica, trascinava gli amici per le strade della cittadina, mostrando ogni angolo nascosto.
Fine e Rein seguivano il gruppo, titubanti e distratte, scambiandosi occhiate complici ma imbarazzate, quasi si vergognassero l’un l’altra della gelosia provata nei confronti della sorella poco tempo prima, tra le mura di casa.
Fingevano spensieratezza, ma nel loro cuore albergava lo sconforto e la paura dell’ignoto. Fine non aveva battuto ciglio nemmeno di fronte alla “migliore creperia della zona”, il che la diceva lunga sul suo stato d’animo. Rein, d’altro canto, non mostrò la minima reazione di fronte alla sfilza di negozi d’abbigliamento che Altezza li costrinse a perlustrare, su di giri.
Le due gemelle ripensavano ininterrottamente al loro problema delicato, constatando con sconforto che non pareva esserci alcuna soluzione o, se c’era, erano ben lungi dal trovarla.
- Venite, ragazze, facciamo una passeggiata sul lungomare!- chiamò Altezza da lontano, e di nuovo il gruppo si mise in marcia, con Fine e Rein al seguito, mogie e spente, perse nelle loro riflessioni.
Camminarono fianco a fianco silenziose, con passo lento e scostante rispetto al resto della compagnia, che presto le distaccò.
Rein alzò lo sguardo sulla sorella, domandandosi cosa mai la rattristasse.
- Fine, va tutto bene?- le domandò.
La gemella si riscosse dai suoi pensieri, impacciata e titubante.
- Eh? S-sì, sì… tutto a posto – biascicò, ma dentro di sé sentiva il cuore roderle di curiosità mista a gelosia – Pare che tu e Shade cominciate ad andare d’accordo – asserì poi, con finto disinteresse.
Rein alzò un sopracciglio, sospettosa.
- Lo stesso si può dire di te e Bright – rispose, alludendo allo scambio di sguardi a cui si era abbandonata la sorella con il biondo poco prima, quando erano ancora tutti sotto lo stesso tetto.
Fine sospirò, malinconica.
- Le cose sembrano andare per il meglio, ma…- balbettò incerta.
- Ma?- incalzò Rein, alzando un sopracciglio.
Fine si morse il labbro, nervosa.
- Rein, non è che Shade comincia a piacerti? – domandò schietta e diretta, avvampando dalla testa ai piedi per quella domanda inopportuna.
- Cosa?!- esclamò la sorella presa alla sprovvista – Ma che ti salta in mente?! Credi davvero possa interessarmi un tipo rozzo ed immaturo come lui?-
Fine abbassò lo sguardo, passiva.
Rein si maledisse per quell’offesa uscitale così frettolosamente di bocca – Quello che intendevo dire – si corresse prontamente – è che se sono diventata più tollerante nei confronti di Shade, è perché so quanto sia importante per te. Non hai idea della fatica che mi costa cercare di essere gentile con lui – confessò poi ridacchiando, e strappando un lieve sorriso alla sorella.
- Il fatto è che… vorrei solo potergli mostrare come sono realmente. Vorrei piacergli così come sono – pigolò con un filo di voce, rassegnata – Ma questa faccenda dello scambio sta complicando tutto –
- Oh, ma tu piaci per quello che sei, Fine – le disse la sorella, stringendola in un abbraccio – Se non fosse così non credo che Bright sprecherebbe tempo a parlarti –
Fine alzò lo sguardo interrogativa su di lei, e Rein alzò le spalle, consapevole - Se non fosse per te, Bright nemmeno mi avrebbe presa in considerazione – affermò in un sorriso, ma una fitta impercettibile al petto la punse tra le costole.
Fine ricambiò il sorriso, lasciando che il cuore le si ingigantisse un poco al pensiero di ciò che le aveva detto Bright poco prima. Senza che lei lo volesse, le gote le si imporporarono un poco di imbarazzo.
- Sei arrossita – ridacchiò Rein, dandole un buffetto sulla guancia – Non dirmi che anche tu ti stai prendendo una sbandata per Bright – scherzò, ma la rossa non poté fare a meno di trasalire a quelle parole pronunciate con ingenuità, come non le sfuggì un particolare di quella frase che non le tornava con il resto.
- Che vuoi dire con “anche tu”?- domandò alla sorella senza capire, ma Rein non fece a tempo a rispondere, sebbene il rossore che le si era acceso sulle gote parlasse chiaro al posto suo, distratta dalla sensazione di qualcosa di soffice che le si attorcigliava sulle gambe.
Quando entrambe volsero lo sguardo in basso, si sciolsero in un sorriso che illuminò loro gli occhi quando riconobbero ai loro piedi la figura di un gatto bianco, soffice e morbido, che si strusciava insistentemente sulle loro gambe.
- E tu da dove salti fuori?- asserì Rein, chinandosi in basso per accarezzarlo mentre quello faceva le fusa insistentemente – Pensi che sia randagio?- domandò Fine, accovacciandosi accanto alla sorella.
Il gatto miagolò, strusciando il muso contro le loro mani tese ad accarezzarlo.
- Deve essere affamato – osservò Rein, addolcita – Oppure è semplicemente un coccolone – asserì Fine carezzandogli la pancia soffice e pelosa.
Improvvisamente, s’udì un fischio lontano, e subito il gatto balzò in piedi, correndo nella direzione dalla quale proveniva.
- Ehi, ma dove vai?- lo chiamò Rein vedendoselo scivolare via dalle mani, mentre Fine alzò la testa di scatto, riconoscendo in quel richiamo una sensazione familiare. Quel fischio già lo aveva sentito da qualche parte.
Il gatto miagolò nella loro direzione, balzando sulle loro spalle prima di lanciarsi alla fuga.
- Credo che voglia che lo seguiamo – asserì Rein rivolta alla sorella – Aspetta!- lo chiamò poi lanciandosi all’inseguimento, ma Fine la bloccò per un braccio, allarmata.
Il fischio riecheggiò nuovamente nell’aria, riempiendo ogni particella delle sue vibrazioni.
- Rein, aspetta un momento – la bloccò Fine, sull’attenti – Io questo suono l’ho già sentito una volta – e cominciò a guardarsi attorno, con il sentore di un pericolo a pervaderle le membra.
- Ne sei sicura? – le domandò Rein spaesata, e subito il gatto tornò da loro miagolando insistentemente, catturando nuovamente la loro attenzione.
- Cosa pensi che voglia dire tutto questo?- domandò Fine spaventata all’altra.
Rein osservò il gruppo di amici distante, realizzando come non si fossero accorti di nulla.
- Non lo so, ma sicuramente c’è qualcosa di molto strano – asserì, e non appena ebbe terminato di parlare, il gatto le balzò addosso, correndole su per la schiena, quasi a volere attirare l’attenzione su di sé.
Tra le due gemelle si creò lo scompiglio generale.
- Fine, toglimelo di dosso!-
- Ci sto provando!-
Fine tentò di afferrare l’animale, ma quello fu più veloce e dalle spalle di Rein balzò sulla sua testa, impertinente.
- IIh, ora è su di me!-
- Stai ferma, provo a cacciarlo via!-
E di nuovo il gatto balzò dalla testa di Fine a quella di Rein, per poi correre lungo la schiena della turchina ed afferrare con la bocca l’elastico che le teneva intrecciati i capelli, e slanciarsi in una corsa sfrenata lontano dalle gemelle.
- Ehi! Ridammelo! Quello è mio!- strillò Rein inviperita lanciandosi al suo inseguimento, seguita a ruota da Fine che tentava in tutti i modi di fermarla.
Il gatto corse, agile e scaltro, per le vie della cittadina, attraversando il centro storico, sgusciando tra i cunicoli, con le gemelle alle calcagna lanciate al suo inseguimento.
Rein e Fine lo persero di vista all’imbocco di un vicolo stretto e deserto, ormai lontane dal gruppo di amici, e con il fiatone e la bocca secca per la corsa appena fatta.
- Accidenti, l’ho perso!- piagnucolò Rein in preda allo sconforto.
- Rein, era proprio necessario darsi pena così per uno stupido elastico?- la rimproverò Fine, appoggiandosi sfinita sulle sue spalle, con il fiato corto ed il cuore che esplodeva.
- Certo che sì! Quello era il mio lega capelli preferito!- sbottò l’altra inviperita – Maledetto gattaccio! È così che si ripagano un po’ di coccole e di attenzioni?-
Una risatina leggera e divertita alle loro spalle le fece sobbalzare, costringendole a voltarsi nella direzione da cui erano provenute.
Seduta al lato del vicolo, piccola e ricurva, nascosta nel suo foulard color fiore di ciliegio, distinsero una piccola vecchietta dall’aria piuttosto divertita. Fine e Rein si osservarono un istante negli occhi, spaesate: quando erano arrivate lì, non era parso loro ci fosse nessuno.
- Perché percepisco due anime profondamente in conflitto tra loro? – domandò ad un tratto la vecchia, con tono dolce e materno, rivolta al vuoto di fronte a lei.
Rein e Fine si osservarono negli occhi perplesse.
- Dice a noi? – domandarono titubanti, non distinguendo nessun altro a parte loro come destinatario di quella stramba conversazione nei paraggi.
La donna annuì, convinta.
- Percepisco tanto dolore, una profonda delusione e il forte desiderio di cambiare – continuò, sempre lasciando che il sorriso le illuminasse il volto coperto di rughe.
Rein mosse un passo sospettosa, squadrandola da capo a piedi, Fine alle sue spalle che si faceva scudo, impaurita.
- Lei chi è? – domandò la turchina, e subito quella scoppiò in un’altra risatina divertita, come se avesse appena pronunciato la barzelletta più divertente del mondo.
- Oh, sono soltanto una vecchia cieca annoiata dalla vita – asserì di rimando, e quando alzò il volto su di loro le due gemelle notarono i suoi occhi vitrei ricambiare uno sguardo spento ed inespressivo - Potrei chiedere chi siete voi, invece -
Si scrutarono in silenzio, incerte se fidarsi o meno.
- Siete Fine e Rein, giusto?- continuò quella, con la più naturale delle intenzioni.
Nell’udire i loro nomi, entrambe trasalirono.
- Come conosce i nostri nomi? – domandò Fine balbettante, e subito la vecchia alzò le spalle disinvolta - Oh, questo ha poca importanza. La cosa più importante invece, è se sapete chi siete voi -
La squadrarono nuovamente in silenzio, senza proferire una parola. La donna ricambiò lo sguardo con occhio spento, eppure alle due parve stesse loro leggendo negli occhi, nonostante la cecità. Fine per un attimo ebbe la sensazione di averla già incontrata, anche se non sapeva ricollegare dove mai avesse potuto averla vista. Fu la sensazione di un istante, poi svanì, ma le lasciò in petto un curioso presentimento.
Rein sbuffò, spazientita da quella situazione paradossale - Senta, se ha attirato la nostra attenzione solo per proporci strani giochi da cartomante, mi spiace, ma noi… - tentò di congedarsi bruscamente, ma subito le parole le morirono in gola nell’udire la risposta che seguì le sue parole.
- Come vi trovate l’una nel corpo dell’altra? –
Quella domanda a bruciapelo le spiazzò completamente. Boccheggiarono un istante prive di parole, prima di riuscire nuovamente a parlare.
- Lei come fa a sapere che siamo…-
- Lo so e basta – tagliò corto la vecchina - Qualcosa mi dice tuttavia che qualcuno qui non è per niente contento di come è adesso. Come?! Dopo che avete espressamente desiderato di essere l’una la copia dell’altra! Avete un bel coraggio, sapete? – le rimproverò, quasi si trovasse davanti le sue nipoti a cui fare una bella lavata di capo.
Fine sospirò demoralizzata, alzando le braccia - Ovvio che non siamo contente di come siamo! Siamo scambiate di corpo, ci guardi! –
In seguito a quell’esclamazione, ci fu un istante di silenzioso imbarazzo, rotto da un’affettuosa gomitata di Rein, che l’osservò accigliata, accennando con il capo in direzione della vecchia, come a volerle far notare l’indelicatezza di quell’osservazione pronunciata così di getto. Fine si morse un labbro mortificata, completamente dimentica di stare parlando con una cieca – Oh, beh, chiedo scusa – asserì impacciata – dicevo così per dire -
- Non mi riferivo a questo – si affrettò a rispondere la vecchina, per nulla offesa della mancanza di tatto della rossa.
- E a cosa si riferiva, allora? – domandò Rein sempre sulla difensiva, desiderosa di scoprire quanto quella vecchina sapesse su di loro, e perché, ma decisa a darle meno confidenza possibile.
La vecchia scosse la testa, rassegnata.
- Come faccio a saperlo, se non lo sapete neanche voi? –
Fine e Rein si guardarono perplesse, constatando che quella donna fosse completamente pazza.
- Ricordate questo: non basta desiderare di essere diversi, serve volerlo. Ma prima bisogna aver imparato a conoscersi a fondo, per poter sperare in un cambiamento -
- Quindi, in poche parole…- tentennò Fine, ma la donna bloccò la sua frase sul nascere.
- Smettetela di darvi pena ogni giorno cercando una soluzione al vostro problema. Quando avrete imparato ad accettare il problema, allora la soluzione si compirà da sé – sorrise, come se stesse insegnando ad un bambino come usare la fantasia.
- Per come la vedo io, quando ci si trova di fronte ad un problema, bisogna affrontarlo – asserì Rein asciutta, in completo disaccordo con lei.
La vecchia annuì - Vero. Ma esiste una grossa differenza tra l’affrontarlo in maniera giusta, e l’affrontarlo in maniera sbagliata -
- Quindi sbagliamo a volere a tutti i costi tornare normali?- domandò Fine, più confusa di prima.
La vecchia sospirò, tirando le labbra in un sorriso spensierato.
- Quando sono triste, mi invitano tutti a vedere il lato positivo delle cose. Ma come faccio, dico io, a vedere un lato positivo, se sono cieca dalla nascita? – e scoppiò in una fragorosa risata, profondamente divertita dalle sue parole.
Rein avvicinò Fine all’orecchio, constatando con quell’ultima uscita quanto a quella donna mancasse qualche rotella.
- Andiamo via, Fine, questa qui è tutta matta – sussurrò, strattonandola delicatamente nella direzione opposta, mentre una sensazione di disagio ed inquietudine si impadroniva di lei.
La rossa annuì, non senza volgere un’ultima occhiata compassionevole in direzione della vecchietta, ancora in preda alle risa. Tentò di ricordare dove potesse averla vista, ma non ci riuscì.
- Non abbiate fretta! – strillò dietro loro la donna – E cercate il lato positivo!-
- Che tipo – bofonchiò Rein tra sé e sé – L’incontro più strano che abbia mai fatto. Mi ha messo i brividi –
- Già…- mugugnò Fine, ancora tentando di ricordare.
- Sarà meglio tornare dagli altri, ci avranno dato per disperse – osservò Rein, cercando di orientarsi tra i vicoli per tornare a casa – Come se non bastasse, ho persino perso il mio elastico preferito -


Angolo Autrice:

Basta, aggiorno anche qui perchè questa storia è ferma da ormai troppo tempo.
Non so se c'è ancora qualcuno che la segue, e se vi ricordate come sono andate le cose fino ad adesso, ma per chi mi conosce bene, sapete benissimo che odio lasciare le cose incompiute, dunque anche se molto a rilento, comincio a proseguire anche questa storia.
In questo capitolo accadono un sacco di cose interessanti. A parte il trafletto su Lupus in Fabula - non so se qualcuno di voi ci ha mai giocato, ma vi giuro che è un gioco stupendo soprattutto quando si è in tanti e ci sono un sacco di personaggi ad animare la scena - shade comincia a capire qualcosa di più sulle gemelle, mentre Fine entra sempre più in sintonia con Bright.
Infine, compare un nuovo personaggio, che sarà fondamentale da ora in poi nello svolgersi degli eventi, capirete più avanti perhè e come.
Intanto vi chiedo: secondo voi chi mai potrà essere questa vecchina misteriosa? E come mai pare conoscere alla perfezione la storia delle due gemelle?
Spero di avervi messo un pizzico di curiosità in più, e di non avervi deluso, dopo la lunga attesa.
Grazie a tutti coloro che mi seguono, ai fedelissimi e non, a chi spreca due minuti del proprio tempo per recensirmi.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento.
Baci sparsi

_BlueLady_

 
  
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