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Autore: FalbaLove    19/09/2017    1 recensioni
-Dovrei dimenticarlo?-
Una domanda semplice e River sapeva cosa avrebbe dovuto rispondere. Eppure non voleva farlo: poteva solo rispondere di sì,che il mare era pieno di pesci ,che si sarebbe ben presto rinnamorata di un altro ragazzo.
Così LEI non sarebbe mai nata,non avrebbe mai incontrato il Dottore e non avrebbe mai preso un posto così importante nel suo cuore:e lui,l’uomo impossibile,sarebbe stato suo.
Solo suo.
River Song e il suo Dottore.
Scosse la testa :non poteva farlo,non era giusto.
Senza di LEI probabilmente tutto sarebbe stato diverso
Era stata LEI a rendere il dottore la persona che era adesso,un signore del tempo pronto a perdonare poichè per primo aveva perdonato se stesso.
Era stata LEI a rimettere insieme i pezzi del suo cuore distrutto medicandolo e che dopo poco l’aveva fatto ritornare a battere.
Era stata LEI che l’aveva salvato mettendo a repentaglio la sua stessa vita.
Sorrise amaramente pensando a quanto LEI fosse importante per lui,a quanto la odiasse. Sì perché River Song,figlia del Tardis pronta a far di tutto per l’uomo che amava, odiava la ragazza che lo aveva reso l'uomo che amava
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 12, Jackie Tyler, River Song, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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River Song chiuse gli occhi:il cantare delle torri di Darillium cullò dolcemente la sua mente mentre il vento accarezzava dolcemente i suoi capelli. L’archeologa  si lasciò cullare come una bambina,che in preda agli incubi notturni,viene calmata dalla ninna nanna della propria madre.
 Sorrise anche se impercettibilmente fino a quando la mano
la sua mano
lasciò quella della donna.
Non fece resistenza,ma avrebbe voluto,avrebbe voluto con tutto il cuore. Desiderava  riaprire gli occhi e fermarlo,ma decise,come ogni volta, di lasciarlo andare:era giusto così e lei lo sapeva.
E rimase lì,immobile,ad ascoltare quella meravigliosa melodia:la sua mente era piena di pensieri,ma li lasciò sfuggire,risucchiati dal vento. Ad un certo punto aprì gli occhi:sapeva perfettamente cosa si sarebbe ritrovata davanti o per meglio dire chi non si sarebbe ritrovata davanti.
 I suoi occhi, di un verde chiaro brillante, per un attimo esitarono come il suo respiro:avrebbe voluto con tutto il cuore vederlo spuntare da un qualsiasi angolo della stanza con le sopracciglia aggrottate e le mani che navigavano quasi impazzite per aria. Ma non sarebbe mai successo e lei lo sapeva benissimo.
Questa era il suo destino
il destino della figlia del Tardis
il destino della moglie del Dottore:
non avrebbero mai potuto vivere assieme,essere felici e in quel momento anche solo la parola vivere le provocava tristezza.  I suoi occhi,gli occhi dell’unico uomo che avrebbe mai amato per tutta la vita,a volte raccontavano molto di più di quanto quell’odioso alieno facesse: quando lei gli aveva detto quale sarebbe stata la sua prossima avventura,in una strana Biblioteca nel LI secolo,aveva visto il suo viso trasformarsi. I suoi occhi,talmente vecchi che si era chiesta se mai gli avrebbe più rivisti giovani, si erano inumiditi e le sue labbra avevano iniziato a tremare. Non aveva detto niente,tra loro non erano mai servite parole,ma un gesto l’aveva profondamente scossa:il Dottore aveva cercato la sua mano e l’aveva stretta forte come se avesse paura di lasciarla.
E lì, per la prima volta, River aveva provato paura:sorrise amaramente passandosi una mano tra la folta chioma. Ovviamente non si riferiva alla sua vita:quella,più volte,era stata sul punto di perderla. Ma una cosa,una semplice cosa, non poteva sopportare:perderlo. 
Strinse forte tra le mani il cacciavite sonico:era l’unica cosa che gli rimaneva di lui. Sentiva dentro di sé il dolore,la malinconia e la tristezza che si stavano sempre di più impossessando del suo cuore:scosse la testa con decisione mentre sentiva le lacrime fare capolinea dai suoi occhi. Non voleva piangere,non poteva piangere … doveva essere forte per tutti e due,anche per lui, e lei lo aveva sempre fatto. 
“Non devi mai mostrare al Dottore  che soffri”
Le sue stesse parole risuonarono nella sua mente:non poteva mollare,non adesso. Respirò a fondo come da tempo non faceva. Era ora,doveva andare anche lei,lo sapeva,aveva un compito e non poteva tirarsi indietro. Sentì il respiro farsi sempre più pesante:non voleva farlo,sentiva che non poteva farcela. Aveva sopportato di tutto nella sua vita,ma questo,questo era troppo. 
-Non puoi tirarti indietro,non ora- e un secondo dopo scomparì,come aveva sempre fatto, lasciando che questa sua ultima frase si unisse alla triste melodia della torri.

 

 

Era una giornata come le altre a Londra:la città più industrializzata d’Europa era vuota,quasi deserta,e l’unico rumore che aleggiava era quello della pioggia che oramai da più di un’ora cadeva,copiosa. La capitale inglese sembrava abitata da fantasmi:ogni londinese si era barricato  nelle case e il vento soffiava con forza. Solo da un parco,in una delle periferie peggiori  di Londra, provenivano strani rumori,dei singhiozzi:su una panchina,la più isolata, una ragazza sulla ventina stava raggomitolata incurante la pioggia. I suoi capelli,di un biondo brillante,erano fradici e ricadevano disordinatamente sul viso pallido:lei però  continuava a piangere con le lacrime che si mescolavano tra la pioggia. Sembrava essere isolata nel suo mondo,noncurante di quello che succedeva intorno a lei:i suoi occhi erano serrati come quelli di una bambina che è rapita dagli incubi.
Per un secondo il silenzio di quella giornata di inverno fu spazzato via da un urlo pieno di tristezza:e lì, finalmente,il suo sguardo si alzò al cielo osservando i nuvoli scuri e carichi d’acqua. Si passò una mano tra i capelli sciogliendo la coda malfatta:  le sue labbra si incresparono in una smorfia di dolore mentre con violenza buttò un piede all’interno della pozzanghera in cui,poco prima, aveva visto il suo riflesso. Ritornò poi a piangere, , comprendo il volto con le mani. Ad un certo punto non sentì più la violenza della tempesta sulla sua pelle:sentì qualcosa sopra di lei e sorpresa aprì nuovamente gli occhi. Sbattè le palpebre ripetutamente come se avesse appena visto un fantasma:accanto a lei si era seduta una sconosciuta,una signora, perfettamente asciutta. La ragazza osservò attentamente la donna che in quel momento aveva condiviso il suo ombrello con lei:un ombrello estremamente grande per una singola persona e di un blu brillante. La sconosciuta intanto non la guardava,i suoi occhi di un verde brillante, continuavano a fissare un punto in lontananza come se la sua mente fosse lontana. La bionda si schiarì la gola mentre un brivido percosse la sua schiena.
-Devi avere freddo-disse come un automa la donna. La ragazza annuì,quasi impercettibilmente.
-Sei tutta bagnata-continuò l’altra.
- Già piove- rispose di getto la bionda alzando le spalle: e lì,di fronte a quel gesto, River si lasciò andare ad una risata:la londinese piegò il capo di fronte a quel gesto. La sua risata le sembrava estremamente  forzata e finta.
-Come mai stavi piangendo?-disse River senza staccare distogliere lo sguardo:stava facendo già troppo,non era obbligata a farlo quel gesto così doloroso.
-Non è niente di grave,un attacco di malinconia-rispose la ventenne mentendo:River deglutì nervosamente. Sapeva riconoscere le bugie da lontano
-Centra un uomo è ovvio-
-No,le dico che non è così-replicò quella:lo fece quasi urlando come se volesse convincere anche se stessa.
-Perché menti a te stessa?-continuò Melody Pond senza badare alla frase precedente della ragazza:quella,quasi mortificata,abbassò lo sguardo dispiaciuta.
-Sai come ho fatto ad indovinare?-era chiaramente una domanda che non necessitava risposta eppure la bionda fece di no con la testa,rapita da quest’ultima frase.
-Perché anch’io ho pianto,tante tantissime volte- quella frase,quel mettere in mostra le sue debolezze, colpirono al cuore River:odiava ricordare.
-Per un uomo?-domandò l’altra di rimando:River sorrise impercettibilmente.
-Sì per l’unico uomo che io abbia amato-concluse con una nota di tristezza.
-Ed ora,lui dov’è?-quella domanda,così privata,fece per un secondo pentire la bionda di averla pronunciata:forse era andata troppo oltre,ma in quel momento era rapita dalla sconosciuta.
-è lontano,molto lontano:se devo essere sincera non so dove si trovi,ma sicuramente sta rischiando l’osso del collo,adora farlo-
-Sono sicura che la sta pensando- a quelle frasi River sorrise amaramente
-Forse,in un angolo del suo cuore, è rimasta traccia di noi due,ma ne dubito:sai non sono l’unica a possederlo-quella verità,che lei da sempre sapeva, procurò una fitta al suo petto.
-Mi dispiace dirglielo,ma è veramente uno stupido se si lascia sfuggire una donna come lei… insomma è veramente bella-disse la londinese quell’ultima frase fissando con i suoi grandi occhi la pozzanghera che poco prima aveva calciato con forza come pentita.
-Anche tu lo sei- e per la prima volta River si voltò fissando quel volto così giovane. La bionda rimase di stucco osservando lo sguardo della sconosciuta:era pieno di tristezza e per un secondo provò pena per lei.
-Non è vero-replicò con cattiveria e un’altra lacrima scivolò giù lungo il suo volto.
-Perché non mi credi?-chiese River:avrebbe voluto abbracciarla,odiava vedere le persone piangere,ma non poteva,non lei.
-Perché semplicemente so di essere la ragazza più brutta nell’intero universo e che lui non mi guarderà mai-
-Lui?-chiese di rimando la riccia alzando un sopracciglio.
-Si chiama Pete,Pete Tyler-a quell’ultima parola River si morse il labbro mentre la malinconia  sul volto di Jackie fu spazzata via da un sorriso spontaneo.
-Io faccio di tutto per farmi notare da lui eppure ai suoi occhi sembro invisibile… forse dovrei dimenticarlo?-e  a quella domanda River sentì la gola farsi più secca:era una domanda semplice e lei sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto rispondere. Eppure sapeva con più certezza che lei non voleva rispondere: poteva solamente rispondere di sì,che il mare era pieno di pesci e che essendo così giovane si sarebbe ben presto innamorata di un altro ragazzo.  Così LEI non sarebbe mai nata,non avrebbe mai incontrato il Dottore e non avrebbe mai preso un posto così importante nel suo cuore:e lui,l’uomo impossibile,sarebbe stato suo,finalmente.
 Solo suo.
River Song e il suo Dottore.
Scosse la testa con decisione:sapeva benissimo che non poteva farlo,che non era giusto mettere così in primo piano i suoi desideri.
Senza di LEI probabilmente tutto sarebbe stato diverso:era stata LEI a rendere il dottore la persona che era adesso,un signore del tempo pronto a perdonare,che per primo aveva perdonato se stesso.
 Era stata LEI a rimettere insieme i pezzi del suo cuore distrutto medicandolo e che dopo poco l’aveva fatto ritornare a battere.
Era stata LEI che l’aveva salvato mettendo a repentaglio la sua stessa vita.
Sorrise amaramente pensando a quanto LEI fosse importante per lui,a quanto  la odiasse. Sì perché River Song,la figlia del Tardis pronta a far di tutto per l’uomo che amava e che per sempre avrebbe amato, odiava la ragazza che lo aveva reso l’uomo che amava.
Solo in quel momento si rese conto che Jackie continuava a fissarla speranzosa:ora era il momento di fare la scelta più dura della sua vita… Sacrificare la sua felicità per la sua.
-Secondo me non devi smettere di lottare per lui ;se lo ami veramente devi lottare e te lo dice una che ci è già passata più e più volte-a quella frase un sorriso si dipinse sul volto della ragazza. Di slanciò l’abbracciò e River rimase di stucco di fronte a quel gesto,ma non l’allontanò,non era da lei un comportamento simile. Si limitò a rimanere immobile poiché ricambiare le avrebbe fatto troppo male e lei non se lo meritava. La bionda improvvisamente si alzò sorridente:osservò il cielo accorgendosi che le nuvole avevano fatto posto al sole.
-Farò come mi ha detto,grazie mille- replicò sinceramente mentre i suoi capelli si alzavano cullati da una leggere brezza.
-Addio - continuò allontanandosi correndo felice:e così River,in un attimo,rimase sola. Abbassò l’ombrello e il suo viso fu accolto da un leggero calore. Il suo sguardo intanto rimaneva fisso a terra,ad osservare il pavimento che veniva dolcemente riscaldato dal sole. Le mani tremavano mentre i suoi occhi facevano fatica a reprimere le lacrime:avrebbe voluto andarsene,andare alla biblioteca,compiere il suo destino. Ma la sua morte doveva ancora aspettare e in un secondo la sua immagine riscomparì.

 

 

Ed eccolo lì, a pochi passi da lei:osservò il cielo notturno pieno di nuvole.
 Nevicava
Sorrise di gusto
Era da tanto,troppo che non vedeva più la neve. Allungò la mano beandosi del fresco che quei fiocchi le regalavano a contatto con la sua pelle. I suoi occhi però rimanevano rapiti da lui:era così giovane,così strano. Aveva visto in tantissime foto la sua decima rigenerazione,ma dal vivo era tutta un’altra cosa.
 Adorava i suoi capelli:gli davano un aria tremendamente sexy.
 Gli era mancato,doveva ammetterlo:si appoggiò contro il muro della casa più vicina. Lui,richiamato dai passi,si voltò ad osservare il punto in cui era:e lì River osservò i suoi occhi,occhi così giovani e così felici.
Inspirò
Quello sguardo era così diverso da quello che conosceva
Era diverso,il suo Dottore.
Ad un certo punto ebbe un sussulto al cuore:una ragazza bionda corse incontro all’uomo e lo abbracciò. Lui ricambiò con un sorriso felice,sereno e nuovamente a River mancarono le forze:le vennero in mente le sue parole.

 

“Non fidarti degli abbracci poiché servono a nascondere il volto
 

Eppure quella sua regola in quel momento di sicuro non valeva:lui era realmente felice tra le sue braccia,le sue braccia. Scosse la testa con vigore… doveva ricordarsi la prima regola del Dottore,il Dottore mente sempre.
-Mi sei mancata-disse lui sincero:la bionda sorrise arrossendo.
-Ma sono andata solo a prendere dei vestiti-replicò lei alzando le spalle come faceva sua madre.
-Lo so-concluse lui prendendo la sua mano tra la sua:e restarono così,in silenzio,ad osservare la neve che cadeva dolcemente. Gli occhi dell’archeologa si fecero sempre più umidi;no,non voleva piangere o almeno questo fu ciò che disse a se stessa. Eppure i suoi occhi non sembravano d’accordo e dopo poco una piccola lacrima scivolò,veloce,lungo la guancia andando a segnare indelebilmente il suo viso.
Si era promessa di non farlo,ma in quel momento l’unica cosa che le importava era di smettere di stare così male: vedere il suo Dottore con la donna che più odiava le faceva tremendamente del male. Un sorriso amaro comparì sul suo volto;il Dottore non era suo e non lo sarebbe mai stato. Per quanto lei potesse essere la moglie e per quanto si ripetesse che lui,almeno una volta,l’aveva sinceramente amata doveva ricordarsi la sua più grande sventura:si accarezzò la guancia bagnata.
Qualunque persona avrebbe pensato che la sua maledizione fosse quella di vivere una vita opposta a quella del Dottore:il primo incontro per lui avrebbe rappresentato la sua morte. Eppure River sapeva che non era ciò che più faceva male al suo cuore:il suo triste destino era quello di amare un uomo che non ricambiava i suoi sentimenti con la sua stessa passione.
 Il suo destino era quello di amare un uomo che non la ricambierà mai degnamente
Il suo destino era quello di divedere l’amore dell’uomo con qualcun altro

Il suo destino era quello di non essere mai la prima
Il suo destino era quello di amarlo incondizionatamente nonostante tutto

Nonostante i suoi due cuori River avrebbe avuto solo un minuscolo spazio dentro di essi. Una seconda lacrima scivolò nuovamente lungo il suo volto:avrebbe potuto eliminarla dalla storia eppure aveva esitato ed il motivo era solo quello che lei avrebbe per sempre anteposto la felicità dell’alieno alla propria perché lo amava e per sempre l’avrebbe fatto. All’improvviso  diede un’ultima occhiata verso i due viaggiatori mentre sul suo volto si dipingeva un sorriso amaro
“Ci vediamo presto Dolcezza”
Era pronta
Era pronta a salvarlo ancora un’altra volta
Era pronta a rischiare la sua vita per lui e questa volta sarebbe stata l’ultima



   
 
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