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Autore: _happy_04    20/09/2017    1 recensioni
Song-fic scritta sulle note di "Non ho mai smesso", di Laura Pausini.
A sette anni di distanza dalla separazione con Gon, Killua si ferma a riflettere in un tramonto estivo sul lungomare. È difficile, per alcuni, non smettere di amare, di ricordare. Eppure, per lui è il contrario. Non ha mai smesso.
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Killua si appoggiò al parapetto del lungomare, lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli.
Sì, era sempre lì. Sempre nella sua vita, su quel palcoscenico del suo spettacolo; quello in cui interpretava un ragazzo capace di lasciarsi sempre tutto dietro, con le spalle leggere e il sorriso perenne.
E poi c’era lui, l’attore, il protagonista. Quello che nonostante fossero passati sette anni dal momento in cui tutto era cambiato non riusciva ad andare avanti, rimaneva bloccato lì. Davanti a quel cancello, in fondo a quella strada.
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Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai smesso

(link della canzone: https://www.youtube.com/watch?v=OdUycBakuV4)
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Mi ritrovo qui su questo palcoscenico, di nuovo io
Mi ritrovi qui perché il tuo appuntamento adesso è uguale al mio 
Hai visto il giorno della mia partenza
Nel mio ritorno c'è la tua poesia
Stare lontani è stata una esperienza, comunque sia
 

Killua si appoggiò al parapetto del lungomare, lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli.
Sì, era sempre lì. Sempre nella sua vita, su quel palcoscenico del suo spettacolo; quello in cui interpretava un ragazzo capace di lasciarsi sempre tutto dietro, con le spalle leggere e il sorriso perenne.
E poi c’era lui, l’attore, il protagonista. Quello che nonostante fossero passati sette anni dal momento in cui tutto era cambiato non riusciva ad andare avanti, rimaneva bloccato lì. Davanti a quel cancello, in fondo a quella strada.
Era come se avesse lasciato una parte di se stesso, allora, come se per essere completo gli mancasse qualcosa. O meglio, qualcuno.
Lui. Gon.
Killua non glielo aveva mai detto. Non gli aveva mai rivelato di amarlo, non gli aveva mai aperto il proprio cuore. Si era nascosto dietro il rischio di perderlo per colpa dei suoi sentimenti, quando forse lo aveva perso per la sua insicurezza, per la sua esitazione. Invece, magari, se avesse davvero parlato, sarebbero rimasti di più in contatto, si sarebbero potuti rivedere molto prima.
Ma era stato stupido, e pauroso. Probabilmente adesso Gon aveva trovato qualcuno che lo amasse, che gli stava vicino al momento di addormentarsi e a quello di svegliarsi; qualcuno che lo portava in giro, passeggiando con lui mano nella mano; che lo faceva ridere a furia di baci e solletico. Killua non sapeva chi sarebbe potuto essere; solo, non era lui.
Bruciava, faceva male, ma ormai era andata, e non poteva farci più nulla.
Alzò lo sguardo sul mare. Limpido, celeste, si muoveva, placido, mosso appena dal vento. Sembrava che fosse assolutamente tranquillo, come se non avesse nessun pensiero a parte accarezzare la sabbia del bagnasciuga con uno sfuggente movimento.
«Bello il mare, vero?» disse una voce accanto a lui. Per qualche motivo, Killua non si sentì particolarmente sorpreso – del resto, senz’altro era solo una persona che passava di là per caso con voglia di scambiare qualche chiacchiera.
«Mh.» Il ragazzo annuì, ma quando fece per girarsi il suo cuore perse un battito.

 
Non ho mai smesso di amare te
Non ho mai tolto un pensiero a te
Non ho mai smesso
 

Poteva davvero essere lui?
No, di sicuro stava sognando. Magari chi passava di là e lo guardava distrattamente lo avrebbe scambiato per pazzo vedendolo parlare da solo. Del resto, non era mai riuscito a dimenticarlo del tutto. Ma che diceva, non era mai riuscito a dimenticarlo per niente.
I ricordi avevano continuato ad assillarlo, impedendogli di continuare a camminare. Perché era così, in fondo, Killua non aveva mai smesso di amarlo, di pensarlo, di volerlo. Lo aveva sempre sentito accanto a sé, ma allo stesso tempo lontano. Abbastanza vicino da desiderarlo, da illudersi di averlo con sé, ma troppo lontano per toccarlo. Era stato costretto a rimanere così, tormentato dagli scherzi della sua mente e del suo cuore.
Sicuramente era una bugia anche quella. Una specie di stupidissima allucinazione causata dalla sua mancanza, tutto qui.
Ma allora perché non spariva? Perché non si scioglieva in mille lacrime sulle sue guance?
Continuava a guardare il mare, calmo, come gustando lo spettacolo che aveva davanti.
«Gon…?» Fu tutto quello che riuscì a dire. Aveva la voce roca, bloccata dal battito del suo cuore.

 
Ho cercato la bellezza e l'ho trovata in fondo alla semplicità
Ho cercato il mio passato perché me hanno detto che così si fa
 Cerchiamo tutti la strada del bene
E la troviamo nelle vite altrui
E questa notte adesso ci appartiene
 

Killua non riusciva a pensare a nulla in quel momento. Lì come non mai, aveva l’impressione che tutto quello fosse reale, o almeno non fosse un’altra mera illusione. Avrebbe voluto tendere la mano, provare a sfiorarlo, intrecciare le dita con le sue, ma c’erano due cose che glielo impedivano: primo, aveva paura. Magari, quello, anche se non era un’allucinazione, era un sogno. Magari, venendo a contatto con lui, si sarebbe ritrovato nell’ennesimo letto dell’ennesimo albergo, di nuovo solo e senza nessuna notizia su di lui. E poi, in secondo luogo, anche volendo non avrebbe potuto. Il suo corpo non rispondeva ai comandi, non sembrava avere intenzione di dargli retta; era come se fosse fatto di gelatina, anzi, di carte. Sì, proprio come un castello di carte, il primo movimento lo avrebbe gettato a terra senza pietà, costringendolo a rimanere a terra o a ricominciare da capo. E, sinceramente, nessuna delle due opzioni sembrava particolarmente allettante.
Perciò rimase così, a fissarlo, immobile e con il fiato corto, con un miliardo di dannatissime farfalle che si agitavano con lui nel suo stomaco.

 
Non ho mai smesso di amare te
Non darei qualcosa che non c'è
E a modo mio
So bene quanta fantasia ci vuole per partire
Si ritorna solo andando via
 

Il ragazzo si girò verso di lui, con un leggero sorriso. «Allora avevo visto giusto.» si limitò a dire. Il suo tono di voce era basso, come se si stesse impegnando per mantenerlo calmo. In effetti, a Killua sembrò di notare che, sotto la maglietta, il petto stava cominciando ad alzarsi e abbassarsi in modo diverso rispetto al normale, come scosso dai singhiozzi.
Invece, l’albino non si stava affatto dando da fare. Sentiva il suo respiro farsi sempre più pesante e rumoroso, un nodo allo stomaco che minacciava di esplodergli sulle guance in una marea di lacrime. Anzi, a dirla tutta già la vista gli si stava offuscando, e le gote cominciavano a farsi umide. Dalle sue labbra tremanti non usciva niente, nessuna parola di senso compiuto, neanche un semplice monosillabo, nulla. Tutto di lui era avvolto in una assoluta confusione. Solo una fu la cosa che riuscì a fare.
Si gettò su di lui, gettandogli le braccia al collo e affondando il viso nella sua spalla, cercando il contatto con la sua pelle, realizzando solo in quel momento ciò che realmente stava accadendo.
Gon era lì. Gon era davvero lì.
Tante volte aveva immaginato il loro rincontro. Aveva immaginato l’abbraccio, anche le lacrime. Solo, tutto il resto non lo avrebbe mai immaginato. Quel bizzarro miscuglio di emozioni che gli si faceva strada dentro. Quell’improvvisa incapacità di proferire parola, o anche solo di pensare. Quel pensiero che oscurava tutte le altre cose.
Era una delle sensazioni più forti che avesse mai provato nella sua vita. E magari, anche la loro separazione faceva parte del piano che il destino aveva preparato per loro. Del resto, se non fosse accaduto quel momento non ci sarebbe mai stato.

 
Di nuovo io
Di nuovo tu
C'è chi si aspetta ad occhi aperti e non si perde più
Non perde più
Non ho mai smesso di amare te
Non ho mai tolto un pensiero a te
Non ho mai smesso
 

Le lacrime, alla fine, erano state liberate, e scorrevano ora, incessanti, sulle sue guance, bagnando la spalla di Gon. Killua non era più riuscito a trattenerle, aveva lasciato andare tutto, abbandonandosi. Ne aveva bisogno, altrimenti sarebbe esploso.
Dopo qualche istante, sentì le mani di Gon posarsi sulla sua schiena, seguite dalle braccia, a stringerlo a sé. Sentì il suo viso nei suoi capelli, e gli sembrava anche di sentire le sue, di lacrime.
Erano insieme. Di nuovo.
Tanta attesa, tanta sofferenza. Alla fine, forse, ne era valsa la pena. Forse era anche grazie a quello se si erano ritrovati, che ora erano lì, abbracciati l’uno all’altro, senza dire una parola ma avvolti in un silenzio carico di significati.
Forse era grazie a quello che, in fondo, non aveva mai smesso di sperare, e di aspettare. Attendeva solo di vedere la luce alla fine del tunnel, e ora l’aveva trovata. La luce lo aveva illuminato, e, lo promise a se stesso, non se ne sarebbe mai più sottratto.
Rimasero così, immobili, nella quiete del tramonto, per qualche istante, poi si permisero di alzare la testa, senza però lasciarsi. Si guardarono negli occhi, e Killua capì improvvisamente quanto gli fossero davvero mancati. Quegli occhi color cioccolato che, con le loro pagliuzze dorate, sembravano accogliere i raggi del sole, con la sua luce e il suo calore travolgenti. Poi, Gon sorrise. Il sorriso che Killua vedeva ogni notte nei suoi sogni, che incantava e che cancellava qualunque emozione negativa. Quello spontaneo, felice, che non si sarebbe mai riuscito a forzare, neanche se si fosse stato il miglior attore del mondo.
Quel sorriso, Killua lo aveva sempre amato. Dal primo momento in cui lo aveva visto, gli aveva fatto balzare il cuore nel petto, portandolo a dimenticare per un istante qualunque altra cosa – a malapena si sentiva in grado di ricordare il proprio nome.
Non resistette più. Socchiuse gli occhi, e posò le labbra su quelle di Gon. Avvertiva come un sapore salato, probabilmente le lacrime di uno dei due oppure di entrambi. Però erano calde, e morbide. Il suo sapore di foresta, di foglie baciate dal sole, di erba accarezzata dalla rugiada. E poi, il suo respiro che si intrecciava con il proprio, il suo naso che gli sfiorava la guancia.
Gon rimase paralizzato per un attimo, forse per la sorpresa, ma poi lo strinse ancora un po’ a sé e prese parte al bacio, accompagnando dolcemente il suo viso, le sue labbra; quella sensazione di armonia, come se fossero diventati insieme uno solo.
Quando separarono lentamente i visi, Killua si prese un attimo per riprendere fiato e guardare negli occhi Gon. Era felice, lo diceva quella scintilla speciale – che, sì, pure al ragazzo era mancata.
«Ti amo.» mormorò, a voce bassa, come se avesse paura di distruggere il momento. «Da tanto tempo. Non ho mai smesso di amarti.»

 
Io sono così
Mi hai chiesto torna, mentre ero già qui
 

Il moro non si scompose, accarezzandogli i capelli. «Anche io. Avevo un po’ paura che le cose per te fossero diverse, però…»
Adesso, anche Killua si permise di sorridere, guardandolo con dolcezza. Erano passati tanti anni, ormai, ma lui non era cambiato affatto. Quella sua aura pura, sincera, non era per niente variata. Era sempre Gon. Il suo Gon.
«No… Io sono rimasto ad aspettarti. Lo avrei fatto sempre, e in ogni caso. In qualsiasi modo fossero andate le cose, qualsiasi cosa fosse successa; io sarei stato qui, e ti avrei aspettato. Sempre.»
Il ragazzo ascoltò le sue parole, con lo sguardo come incantato. Poi, si sorrisero, in quel crepuscolo luminoso di aspettative per un nuovo capitolo della loro grande storia.
Perché sì, né Gon né Killua avevano dimenticato… Ciascuno di loro non aveva mai smesso


-----------------------Angolo dell'autrice
Ciao a tutti!
Ho recensito un po' di storie finora, ma questa è la prima storia che pubblico qui, perciò mi presento: il mio nick è _happy_04, ma io preferisco Happy. Piacere!
​Diciamo che questa fanfic mi è venuta in modo un po', ehm, particolare. La ballai ai tempi delle elementari, a uno dei miei primi saggi di danza, e la ricordavo come una cosa estremamente triste. L'altro giorno mi è tornata in mente così, a random, e mi è venuta voglia di vedere il testo: neanche a dirlo, sono rimasta alquanto sorpresa nello scoprire che in realtà era un testo felicissimo; in ogni caso, mi è venuto per qualche motivo istintivo associarlo a Gon e Killu, so ecco che esce la song-fic!
​Mi sono davvero impegnata a scriverla, e mi è davvero piaciuto. Spero che possa piacere anche a voi!
​Detto questo, credo di aver finito.
Bacioni,
​-Happy-
   
 
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