Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Wellesandra    20/09/2017    5 recensioni
Allison è una appassionata di cinema e teatro. Nel tempo libero si diletta a scrivere copioni e scenografie ma per farlo ha bisogno di silenzio. Tuttavia, con la pausa estiva dal college, il suo vicino Brandon è ritornato a casa e ogni weekend dà una festa.
Tra musica alta e viavai di gente, Annie non trova pace.
Una sera istintivamente bussa alla sua porta e lo affronta ma non va come aveva previsto…
"Storia partecipante alla "SFIDA DEI CLICHE' 2° EDIZIONE" indotto dal gruppo FB "EFP: recensioni, consigli e discussioni"
Il cliché è il seguente: "A e B si odiano e sono “nemici per natura”. Le cose cambiano quando i due vengono rinchiusi in uno stanzino (o ascensore o altro)"
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CLICHE’:  A e B si odiano e sono “nemici per natura”. Le cose cambiano quando i due vengono rinchiusi in uno stanzino (o ascensore o altro)



La vita di Allison non era mai stata tutte rose e fiori. Era da sempre andata contro le scelte dei genitori, che la volevano avvocato penalista e immaginavano per lei una carriera cosparsa di petali di rosa, con un bel marito, possibilmente avvocato anche lui, e un paio di bambini. Ad Allison fortunatamente non era mai importato tradire le aspettative genitoriali per cui, dal momento in cui i suoi le avevano girato le spalle per farle “schiarire le idee”, li aveva completamente eliminati da ogni sua decisione. Le piaceva il teatro, il cinema e scrivere e nulla, ma proprio nulla, poteva impedirle di rincorrere il suo sogno, ossia diventare regista e sceneggiatrice. Il suo più grande hobby- perché intanto era solo quello- era creare copioni e sceneggiature. Fino a quel momento non aveva mai trovato nessuno che fosse disposto a recitare la parte dei suoi personaggi ma lei non demordeva: prima o poi le persone avrebbero fatto a gara per averla come sceneggiatrice. Non era facile per lei mantenere vivo l’interesse per il suo passatempo, in quanto l’unico momento libero era la notte o, ancora meglio, la sua giornata di riposo. Per mantenere la sua nuova casa, Allie aveva un doppio lavoro: di giorno lavorava come commessa nel supermarket della città e di notte come cameriera per una pizzeria di medio conto. Entrambi i lavori le permettevano di coprire le spese necessarie che servivano ad una casa e aveva la cena assicurata ogni sera. Era riuscita addirittura ad avere lo stesso giorno libero da entrambe le parti, così da rimanere a casa per almeno un giorno intero. Ciò che chiedeva in più era la concentrazione.
La concentrazione, pensava tra sé e sé Allie, era la prima dei suoi più grandi nemici. Era difficile scovarla, afferrarla e tenerla forte a sé, soprattutto perché per farlo aveva bisogno del silenzio assoluto o, al massimo, di una buona dose di musica per bene come sottofondo.
Quel giorno, però, c’era qualcosa che non andava.
Allison aggiustò le sue cuffie Beats sulla testa e provò a concentrarsi sul copione che aveva di fronte a sé. La musica degli Imagine Dragons pompava nei suoi timpani, ma nulla riuscì ad impedire che un certo frastuono la raggiungesse.
Con uno scatto isterico buttò da parte il suo computer portatile e con un gesto brusco si strappò via le cuffie. Si avvicinò alla finestra della propria camera da letto, aguzzò lo sguardo e osservò la situazione: il nemico numero due si presentava, quella sera, peggio del solito. I suoi capelli avevano un tocco biondo platino, così accentuato da accecarla. In una mano stringeva un bicchiere di plastica e con il braccio cingeva le spalle di una ragazza. La sua casa era gremita di persone, perlopiù ragazzini con almeno quattro anni in meno di lui. Brandon Winchester poteva anche continuare a comportarsi come un ragazzino ai primi anni di università, ma ciò non cancellava la sua vera condizione da nullafacente.
I bassi le rimbombavano nello stomaco. Era strano come riuscisse a sentire e a distinguere perfettamente la musica da discoteca che proveniva dalla casa del suo vicino. Allie sapeva che non era quasi umanamente possibile, eppure era più forte di lei: le sue orecchie percepivano il ronzio della musica, il chiacchiericcio crescente che si svolgeva nel giardino e perfino le risate dall’altro lato della casa.
Prima di rendersene conto, si ritrovò nella proprietà del suo vicino pronta a dirgliene quattro.
Infilò le mani nella tasca dei pantaloni e lo fulminò con gli occhi. Dal canto suo, Brandon le riservò un’occhiata pigra. Allison si fermò a pochi passi da lui e dai suoi amici e lo osservò per bene.
I capelli biondi, con alcune ciocche color platino, rendevano il suo viso leggermente spigoloso quasi adolescenziale. Gli occhi, attenti, la scrutavano deliberatamente, come se potessero in qualche modo leggerle l’anima. Le labbra, curvate in un sorriso sghembo e malizioso, gli regalavano l’aspetto di uno che sapeva il fatto suo e, probabilmente, era così. Brandon Wincherster non aveva mai avuto bisogno di parlare per dare voce ai suoi pensieri. E, pensò Allison, questo la faceva impazzire.
-Ti sei decisa a partecipare al divertimento?-
Allie storse il naso e alzò il mento. La ragazza, che era ancora abbracciata a Brandon, la guardò dall’altro verso il basso, come se dal suo giudizio ne dipendesse il mondo intero. Allie ricambiò alzando un sopracciglio e le disse: -Lasciaci soli un momento, per favore.-
La ragazza rivolse lo sguardo a Brandon, che le diede una leggera pacca sulla spalla. Allie incrociò le braccia e lo guardò male. Quando la ragazza andò via, sbottò.
-Sono pronta a denunciarti!-
Bradon appoggiò la spalla allo stipite della porta e la guardò curioso.
-Cosa intendi dire?-
-Quello che ho detto. Non ne posso più di sentire tutto questo…- con un gesto indicò la casa gremita di persone -… baccano, e nessuno riuscirà a fermarmi dal mio proposito. A meno che tu non la smetta.-
Brandon scosse il capo. –Ah-ah, negativo. Io non farò un bel nulla. Ho diritto a riposarmi e lo faccio nel modo in cui voglio. Che fastidio ti dà? Sei sempre chiusa in quella tua camera!-
Allison cacciò un urlo e gli puntò contro l’indice della mano destra.
-Che fastidio mi dà? Non riesco a combinare nulla! Non so più cosa significa concentrarsi. Ma cosa ne può sapere uno che non è in grado di concludere gli studi? Uno che si circonda solo di persone più piccole di lui di almeno quattro anni?-
Gli diede le spalle e marciò verso la strada, pronta a mettere in atto la sua minaccia. Non le importava che lo avrebbe messo nei guai con i suoi genitori, e non le importava che lo conosceva da quando erano piccoli. Tra l’altro, non si erano mai del tutto sopportati e se quello doveva essere un gesto che metteva definitivamente fine alla loro conoscenza, tanto meglio.
-Ehi! Vieni qua!-
Ignorando completamente le parole di Bran, Allison accelerò il passo. Stava per attraversare la sua proprietà, quando si sentì prendere di peso e si trovò a guardare il mondo sottosopra.
-Ma cosa diavolo…? Brandon! Mettimi giù!-
-No. Ora io e te parleremo a quattr’occhi e cercheremo di prendere una decisione ottimale per entrambi.-
-Ottimale un corno!- Urlò la ragazza, scalciando e dandogli pugni dietro la schiena. Purtroppo per lei, quella sembrava fatta di ferro. Non si diede per vinta, però, e continuò a scalciare, così tanto che Brandon stava per perdere l’equilibrio.
Arrivato al suo garage, entrò dentro con lei sulle spalle, chiuse la porta e solo allora si decise a metterla giù.
-Ma ti è dato di volta il cervello? Maledetto… decerebrato!-
Bran incrociò la guardò truce.
-Ma si può sapere cosa ti ho fatto di male?-
-Respiri.-
-A parte questo?-
-Che ne dici dell’inferno che ho passato durante la mia infanzia? O che per mezzo tuo non ho un secondo di pace durante il mio giorno libero? O che quando sto per mettere la testa sul cuscino sento ballare il mio cervello a furia di bassi? -
Con uno sbuffo, il ragazzo si buttò sul divanetto che aveva accanto alla porta.
-Uno, la vita va avanti, Allie. Non devi focalizzarti solo su alcuni anni della tua esistenza. Quanti anni hai ora?-
-Meno di te.-
-Giusto.- Brandon si alzò in piedi. –Due,- aggiunse, avvicinandosi di un passo. –Mi dispiace rovinarti il giorno di riposo ma, come ho detto prima, ho anche io diritto a riposarmi e posso farlo come mi pare. E tre,- continuò, avvicinandosi di un passo, -forse non riesci a dormire perché vorresti venire da me.- Le sorrise in modo pigro. –Puoi venire a trovarmi quando vuoi, è da quando hai sedici anni che te lo ripeto.-
Allison lo guardò disgustata. –Preferirei cento volte di più intraprendere una carriera da avvocato, piuttosto che passare cinque minuti della mia vita con te.-
Bran si portò una mano sul cuore e la guardò con gli occhi all’ingiù.
-Così mi ferisci.-
-Perché non vedo del sangue?-
Lui accennò ad un sorriso. –Perché non ti siedi?-
La ragazza sbuffò, ma accettò il suo invito. Si accomodò all’angolo esterno al divano, il più lontano possibile da lui. Bran capì l’antifonia e si accomodò di fronte a lei, intrecciando le dita delle mani.
-Vuoi denunciarmi davvero?-
-Di cosa hai paura?-
-Di trovarmi gli sbirri a casa, ad esempio.-
-Così almeno smetterai di infastidire il vicinato con le tue manie di grandezza. Solo perché nessuno viene a dirtelo, non vuol dire che tu non sia un problema. L’anno scorso ho lasciato perdere, quest’anno non ci penso proprio. L’estate è iniziata per tutti bello mio, ma a differenza tua io ho due lavori a cui tener testa.-
Allie incrociò le braccia al petto e attese. Bran corrugò la fronte.
-In questo modo mi togli il divertimento.-
-Pazienza.-
-La musica non è alta. Siamo sotto allo stesso tetto e qui non si sente. Come puoi sentirla tu?-
-Ho un orecchio sopraffino.-
-E questo ti giustifica?-
-Ovviamente.-
Brandon sospirò. Si appoggiò allo schienale della poltrona e si domandò cosa avesse mai fatto di male in quegli anni della sua vita per meritarsi come vicina di casa proprio lei.
-Mi perseguiti da quando eri piccola.- Le disse, provando a stuzzicarla. –Prima, quando abitavamo con i nostri genitori, e ora qui. Non ti sembra arrivato il momento di confessarmi i tuoi sentimenti?-
Incredibile ma vero, la piccola Allison diventò rossa come un peperone. Si alzò di scatto in piedi, puntandogli addosso l’indice.
-Mi stai dando della stalker?! Non è colpa mia se il destino è infame con me!-
-Allora cambia casa!-
-Mai!-
Si guardarono in cagnesco per un po’, fino a quando lei non aggiunse: -E non mi sei mai piaciuto. Chi diamine ti ha messo in testa una cosa del genere?-
Bran sorrise e si alzò, rimanendo a pochi centimetri di distanza da lei. Guardandola bene, notò alcuni particolari. Gli occhi di Allison erano di un bel verde scuro, che non risaltavano quando erano nascosti dietro gli occhiali da vista. Il naso, era punteggiato di lentiggini e il labbro inferiore era leggermente più carnoso di quello superiore. I capelli castani incorniciavano un viso minuto, ma tutto sommato apprezzabile. Abbassò gli occhi sulla piccola bocca di lei.
-Be’,- rispose lui, incrociando il suo sguardo. –Tu.-
Senza darle il tempo di pensare, l’attirò a sé e la baciò. Con una mano le cinse la schiena, con l’altra la testa. In un primo momento Allie cercò di liberarsi, ma Bran la trattenne. Con un sospirò, lei si abbandonò e ricambiò il bacio.
Brandon non aveva ragionato molto su quel gesto e, se doveva essere del tutto sincero con se stesso, era stato abbastanza istintivo. Credeva solo che in quel modo lei potesse zittirsi per qualche secondo e, magari, farle credere che in fondo lui non era così male. Non credeva, però, che a lui piacesse così tanto baciarla. Le loro lingue si incontrarono e  le loro labbra si assaporarono e, se all’inzio Allie aveva provato ad allontanarlo, ora lo stringeva a sé. Poi, ad un tratto, lei si staccò di botto e lo guardò scandalizzata.
-Cosa diavolo ti è venuto in mente?-
-Non mi sembra che ti sia dispiaciuto.-
Con un verso, Allie si allontanò da Bran e si avvicinò alla porta del garage.
-Come si apre?-
-Ci vuole la password.- Bran la raggiunse. Non capiva neanche lui quello che aveva fatto, ma di certo non gli era dispiaciuto. E per come aveva risposto lei, Bran avrebbe messo la mano sul fuoco che in fondo in fondo non era dispiaciuto nemmeno ad Alllie.
Il ragazzo aprì lo sportello che si trovava sotto l’interruttore della luce e un piccolo schermo con tanto di numeri e lettere gli apparve davanti agli occhi. Tamburellò le dita per alcuni secondi sullo schermo.
-Cosa aspetti?-
Lui si voltò a guardarla. –Dammi qualche minuto.- Ritornò a tamburellare sullo schermo.
-Non ci credo.-
Bran sentì la voce di Allie accanto al suo orecchio. Maledizione, non avrebbe dovuto baciarla! Ora non immaginava altro che i suoi baci lungo il collo e al solo pensiero gli vennero i brividi. –Ti sei dimenticato la password?-
-Smettila di starmi così addosso!-
-Sei un idiota. Prima mi rapisci…-
-Rapisci!-
-… poi mi baci…-
-E tu non hai ricambiato?-
-…e infine mi rinchiudi qui dentro!-
-Sono rinchiuso anche io! E non con la migliore compagnia, come puoi ben vedere! Ora smettila di fare l’oca e fammi ragionare!-
-Ah!-
-Prima o poi verrà qualcuno. I miei amici noteranno la mia assenza e verranno a cercarmi.-
Allison sbuffò. Di tutte le situazioni più sgradevoli e imbarazzanti, le doveva capitare proprio quella? Rinchiusa con il suo peggior nemico. Che l’aveva baciata. E che la guardava un po’ troppo. Si schiarì la gola, come se con quel gesto avesse potuto cancellare tutto.
-Non ci resta che aspettare.-
-A quanto pare.- La voce le uscì in un sussurro. Strascicando i piedi a terra, ritornò nel suo angolo di divano e lì rimase, con gli occhi chiusi.
-Sei ancora decisa a denunciarmi per disturbo della quiete?- La voce di Brandon era vicina ed Allie immaginò che si fosse seduto anche lui. Annuì alla sua domanda, ma non aprì gli occhi.
-Tu lo sai che ti manderanno a quel paese.-
Lei annuì di nuovo.
-Ma non te ne frega. Quindi stai perdendo tempo e lo hai fatto  perdere anche a me, per una cosa che avremmo potuto evitare.-
Sorridendo di sghembo, Allie fece spallucce. –A mali estremi, estremi rimedi.-
Aprì gli occhi e lo guardò. L’aria tenebrosa che si era creata intorno a lui provocò in Allison una sensazione sconosciuta. Si sistemò meglio sul divano, ma non abbassò mai lo sguardo. Brandon continuava a guardarla, con le mani unite a mo’ di preghiera appoggiate sulle labbra e la fronte corrugata.
-Recitiamo.-
-Cosa?- Entrambe le sopracciglia della ragazza scattarono in alto.
-Sei una sceneggiatrice, no?-
Allison annuì.
-E anche una regista.-
-E con questo?-
-Con questo,- rispose Brandon, avvicinandosi a lei. –Dammi una parte e vediamo se puoi essere anche un’attrice.-
-Cosa?! Assolutamente no!-
La ragazza si allontanò da lui, voltandosi poi a guardarlo in cagnesco.
-Non ti farò mai leggere nulla di mio.-
-Perché hai paura di un mio giudizio?-
Allison avrebbe tanto voluto prendere a pugni il viso di quel mascalzone.
-Perché non sei capace di apprezzare niente.-
Questa volta era lui a sembrare sbigottito. –Questo chi lo dice?-
Allie alzò il mento e lo sfidò con lo sguardo. –Io.-
-Ti ho dimostrato prima che ti sbagliavi. E smettila di andare avanti e indietro. Il garage è questo. Se continui a spostarti non si ingrandirà.-
Ignorando completamente quello che le aveva detto, Allie marciò avanti e indietro davanti a lui.
-Non ti dirò mai cosa ho scritto.-
-Non me lo devi dire, ma far leggere.-
Lei lo zittì con un gesto della mano e incrociò le braccia a petto, continuando con il suo andirivieni.
-Non posso permetterti di mettere le tue sudice mani su qualcosa scritto da me. E poi non ho portato nulla, come puoi ben vedere.-
-Sicuramente,- rispose il ragazzo, allungando le gambe, -ti ricorderai tutto a memoria. Sei una fottuta cervellona, Allison.-
-Mmmh.-
Si fermò di fronte a lui. –L’unica parte che potresti fare, è quella dell’innamorato che insegue la propria amata e non vuole farla partire.- Gli propose, sorridendole malefica. –Hai l’aria del principe azzurro che però muore.-
-Crudelia De Mon in persona.-
Allison ridacchiò e iniziò a guardarsi in giro.
-Se cerchi carta e penna puoi provare nel secondo cassetto di quel mobile. Non ti prometto nulla, ma qualcosa potrebbe esserci.-
Allison fece come gli era stato detto e trovò un fascicolo di fogli accompagnato da un paio di penne nere.
-Non hai le penne blu?-
-Ti sembro una cartoleria? Usa quello che trovi.-
Brandon si stese sul divano e sospirò. –Mentre tu scrivi, io mi rilasso. Quanto sei pronta mi svegli.-
Allie strinse tra le mani i fogli e li guardò con aria assorta.
-Non credo di riuscirci. Ho bisogno dell’ispirazione, di tempo, silenzio e penne blu.-
-Per l’ispirazione hai me, il tempo quanto ne vuoi, il silenzio è assoluto e le penne sono un optional.-
-Il silenzio non è assoluto. Sento il tuo respiro. Puoi evitare?-
Bran inarcò un sopracciglio ed Allie sorrise. –Non sapevo che fossi così spiritosa. Cosa hai contro le penne nere?-
-Nulla, in realtà. Solo che ho sempre usato quelle blu e queste mi bloccano il flusso creativo.-
-Ho capito.- Bran si alzò e le strappò di mano i fogli, buttandoli sul mobile con le penne.
-Significa che improvviseremo.-
La prese per le mani e la costrinse ad alzarsi.
-Cosa? Non ci penso proprio, anche perché io non recito.-
-Invece sì.-
-No.-
-D’accordo, allora.- Bran fece spallucce, staccandosi da lei e incrociando le braccia al petto. –Fai tanto la saputella, con le denunce, il silenzio, il flusso creativo e blablabla, e poi non hai il coraggio neanche di mettere in scena una piccola parte scritta da te. Se non lo vuoi fare tu, perché dovrebbero farlo gli altri?-
-Be’, perché sono attori. Io no. Io scrivo, non metto in atto ciò che voglio vedere. Non ho la faccia.-
-Neanche io, ma almeno ho il coraggio di provarci.-
Allie emise un suono disgustato. –No, non hai coraggio. Vuoi solo prendermi in giro a vita! Ma io non te lo permetterò!-
Bran sospirò e alzò le mani in cielo.
-Tu non capisci.- Rincarò lei.
-Sono cose che capitano a tutti, Allison. Non sei stata né la prima né l’ultima ad essere presa in giro perché portavi la macchinetta, avevi qualche foruncolo o ti stavano crescendo le tette. E ora,- continuò, prima che lei potesse ribattere, -mettiamo in scena questa interpretazione.-
-Non ti prometto che sarà una belle esperienza.-
-Allora, pensa ad una cosa schifosamente romantica, ma possibilmente con una scena di sesso.-
Allie lo spinse via. –Sto scherzando!- Aggiunse lui, ridendo. –Cosa avevi in mente?-
-Una cosa semplice, giusto per rompere il ghiaccio. Stai a sentire. Lei, cioè io, è inglese e sta partendo per una nuova avventura che la porterà in America. E’ fidanzata da poco con un bel ragazzo, che non sei tu, ma data la situazione fingeremo che tu sia per lo meno apprezzabile…-
-Lo so che dici così perché ti piaccio.-
-…e qundi decide di lasciarlo per poter vivere tranquillamente senza un pensiero fisso.-
-Ecco, lei ti rappresenta alla perfezione. Un’egoista e crudele ragazzina che pensa solo a se stessa.-
-Taci. Ora, tu, fidanzatino che non vuole perderla, la insegue e cerca in tutti i modi di convincerla a non lasciarti. Che te ne pare?-
-Facile come bere un bicchier d’acqua. Iniziamo.-

“-Rose! Aspettami!-”

-Rose?-
-Fa innamorare un ragazzo e poi scappa via. Nasconde le sue insidie proprio come una rosa, piena di spine.-
-Dio, ma dove le cacci?-
Bran le diede un colpetto. –Non interrompere più. Ora tocca a te.-

“-Non posso trattenermi qui.-
-Perché pensi che il tuo futuro sia lontano da me?-
La ragazza sospirò, portandosi una mano sul cuore. Gli occhi avevano un’espressione triste.
-Dall’altra parte ho metà famiglia che mi aspetta. Sei stata una bellissima avventura estiva ma… ma nulla può cambiare la mia decisione.-
Lui le afferrò le braccia e il suo volto aveva assunto un’aria caparbia.
-E se ti dicessi che sono pronto a lasciare tutto e seguirti in America?-
-Lo… lo faresti davvero? Per me?-
Il ragazzo annuì e i suoi occhi si spostarono sulla bocca di lei.
-Solo per te.- ”


Appoggiò le labbra sulle sue, coinvolgendola in un bacio che non voleva finire.
Bran spostò una mano dietro la nuca di Allison e approfondì il suo bacio. Le  passò la lingua sulle labbra, un invito a partecipare attivamente. Allison non perse tempo e accolse la sua richiesta: si alzò sulle punte dei piedi e si abbandonò a lui.
Non sapevano da quanto tempo erano così: per Allie sembravano giorni, per Bran solo pochi secondi, ma nessuno dei due sembrava volerla finire.
Brandon spinse Allison fino al bracciolo del divano, facendola cadere all’indietro e seguendola, stando attento a non farle male. Mentre continuava a baciarla, infilò una mano sotto la maglietta di lei, carezzando dapprima la pancia piatta, per poi spostarsi lungo i fianchi e fin sotto al seno. Spostò le sulle labbra lungo la gola di Allison e i gemiti che le uscirono dalle labbra non furono altro che un incentivo.
Il rumore sordo della saracinesca del garage che si alzava, accompagnato dal suono delle risate di alcuni ragazzi, lo obbligarono a fermarsi.
-Oh no…-
-Sssh… non ti muovere. Fidati di me, nessuno ti vedrà.-
Allison portò le sue mani sul viso, pregando che fosse davvero così.
Le risate si affievolirono quando i ragazzi notarono cosa stava accadendo.
-Ehi ragazzi!- Brandon sorrise ai cinque che lo guardavano sbigottito.
-Ah… scusate, non volevamo disturbare! Brandon, siamo venuti per prendere le birre, ma ce ne andiamo subito!
-Okay! E lasciate la serranda aperta e le chiavi lì a terra. Le birre ve le porto io.-
I ragazzi fecero come gli era stato detto e, nel momento in cui il chiacchiericcio era svanito, Allison buttò via Brandon e si alzò in piedi.
-Potevano vederci!-
-Ci hanno visto, vuoi dire. Ma non ti hanno riconosciuta. Anche se fosse, quale sarebbe il problema?-
-Il problema,- disse Allie, sospirando per ritrovare la calma. –E’ che io e te non siamo compatibili.-
La ragazza si avvicinò alla porta e si voltò a guardarlo.
-Credo che questa sera non ti denuncerò, ma non posso prometterlo per domani.-
-Aspetta un attimo!-
Senza ascoltarlo, si incamminò a passo svelto verso casa sua, con il cuore che le batteva a mille e un sorriso a trentadue denti sulle labbra.
 


note:
Questa storia è partecipa al contest “CLICHE’ 2° EDIZIONE” indotto dal gruppo FB “EFP: recensioni, consigli e discussioni.”
A differenza delle altre, questa storia non è stata studiata molto a tavolino. Una notte mi sono seduta alla scrivania e in poco tempo ho scritto la maggior parte di essa, lasciandomi solo il finale da completare. Posso affermare che, come storia scritta così, di getto, mi è uscita abbastanza bene e spero che chi legga possa riuscirne ad apprezzare ogni sfumatura. Per quanto riguarda i personaggi, ho cercato di caratterizzarli per bene; a parer mio avrebbero bisogno di un approfondimento, come del resto tutti i personaggi che compaiono nelle mie OS.  Il finale è lasciato volutamente così, un po’ aperto ed incerto.
Non mi resta che aspettare le vostre impressioni.
A presto,
Wellsie.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Wellesandra