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Autore: Sarck    20/09/2017    2 recensioni
Raccolta di confessioni a metà. Dichiarazioni più implicite, che esplicite, mentre l'estate giunge a termine.
***
1. Kageyama x Hinata: Twister (giallo) “Sta zitto, non sono io quello che cade sempre come un sacco di patate”
2. Akaashi x Bokuto: Overdose di Coca-Cola ghiacciata (verde) “Non si muore per un mal di pancia, Bokuto-san”
3. Oikawa x Iwaizumi: Ventilatore (arancione) “Non ti sopporto; sei davvero un esibizionista di merda”
4. Lev x Yaku: Car wash (giallo) “Glielo dico io da parte tua? Che ti piace o della votazione?”
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Koutaro Bokuto, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Overdose di Coca-Cola ghiacciata
Rating: verde
Parole: 985 
Tipo di coppia: shonen'ai, Yaoi
Pairing: Bokuto x Akaashi 
Prompt: omonimo del titolo; "overdose di Coca-Cola ghiacciata". (Generatore causale di prompt Summer Time! Fanwriter.it). 
Note: in realtà ho utilizzato questo prompt solo marginalmente, è tutta una scusa per descrivere un Bokuto lamentoso che pretende l'affetto e la vicinanza di Keiji (quanto mi intenerisceeeee Koutarou, non so controllarmi *^*). Un cuoricino a tutte quelle che hanno deciso di seguire questa cosetta di raccolta  

 

 

 

 

 

Overdose di Coca-Cola ghiacciata

 

 

Volgendo gli occhi verso Haruki, da sotto la visiera del cappellino che gli ha infilato in testa Bokuto – contro la sua volontà – Akaashi continua a sorseggiare il suo thè al limone. Termina in piccole sorsate la lattina e dopo essersi leccato le labbra dolcissime “pensa davvero di fare colpo su qualche ragazza attirando così l’attenzione?” chiede retorico, un sopracciglio incurvato verso l’alto. L’altro, in risposta, ride ancora più forte di prima.

“Akaashi, la realtà è che a quell’idiota non gliene frega davvero nulla di fare colpo su una ragazza”.

Le sopracciglia gli si aggrottano, non pienamente convinto. Continua a guardare Bokuto, comunque, invidiando un po’ quell’assenza di amor proprio che gli impedisce di vergognarsi, qualsiasi cosa faccia.

“Eppure proprio ieri sera, quando era mezzo brillo, si è messo a raccontare di quanto le cosce lo…”. Si ferma, si imbarazza leggermente e abbassa un po’ di più la visiera sulla fronte, nella testa l’immagine delle guance arrossate di Bokuto e le sue pupille enormi. “… Gli piacessero” aggiusta poi, cercando un verbo abbastanza adatto e non troppo volgare.

“Vorrei farti notare”, Akaashi che lo guarda in silenzio, la canzone che termina, “che le cosce ce le hanno sia gli uomini che le donne”. Poi, come se nulla avesse detto, come se non avesse notato le guance dell’alzatore farsi improvvisamente rossissime, Haruki si allontana e parte la Macarena.

Bokuto balla anche quella, schiacciando quasi ad ogni passo i piedi di qualche ragazzino, totalmente concentrato ad imitare alla perfezione i passi dell’animatore. Keiji rimane lì, in piedi, la lattina vuota in mano, a guardarlo fino alla fine dei balli di gruppo.

 

***

 Con la sabbia incollata ai piedi, fino alle caviglie, e le infradito abbandonate in modo disordinato a lato dell'asciugamano, Akaashi si porta una mano davanti al volto, cercando di rendere meno intensi i raggi del sole che gli trafiggono le palpebre. Non vuole aprire gli occhi, ma non vuole neanche girare il volto verso destra perché, da quella parte, vi troverebbe le guance tirate, le sopracciglia incurvate e il labbro inferiore cedevole, sporgente oltre quello superiore, di Bokuto.

“Akaashi” miagola, mentre ancora tiene fermo nella mano grande il suo avambraccio, “rimani qui con me, potrebbero essere i miei ultimi istanti di vita”.

Quando Bokuto lo ha trascinato giù con irruenza, obbligandolo a sedere – e poi stendersi – di fianco a lui, tutta la sabbia è finita sul telo da spiaggia. Ora la sente ruvida sotto le cosce ed è costretto a muoverle, sfiorando inevitabilmente quelle scoperte del suo compagno disteso. Si irrigidisce all'istante, ricordando il discorso insensato di Haruki, e ferma completamente qualsiasi movimento, perfino il respiro. Non può evitare, poco più tardi, di rilasciare il fiato con una forza eccessiva, che viene evidentemente percepita come uno sbuffo da parte dell'altro.

“Akaashi, non arrabbiarti con me, dovresti essere gentile proprio quando sto male”.

È a quel punto allora che decide che va bene così; può anche parlargli mantenendo il volto rivolto verso l'alto, con il palmo sinistro a proteggerlo dal sole. Non deve per forza voltarsi e guardarlo negli occhi per rispondergli. Il berretto non ricorda dove lo ha lasciato.

“Bokuto-san non sono arrabbiato e non stai per morire, in ogni caso”.

Girarsi significherebbe avere il volto di lui troppo vicino, a quella distanza in cui gli occhi sono costretti a convergere eccessivamente, per potersi guardare con una messa a fuoco decente. Quella distanza in cui il respiro è troppo vicino al volto, i capelli di Bokuto troppo privi di gel e morbidi contro la sua tempia – e poi spalla, quando inclina la testa per appoggiarsi a lui – e l’asciugamano troppo piccolo per non toccarsi continuamente. Dunque rimane fermo, con il palmo di quel braccio che il suo schiacciatore sta ancora stringendo, premuto con forza contro il tessuto dell'asciugamano. Sudato, un poco.

“Mi fa malissimo la pancia”

“Lo so Bokuto. Tutta quella Coca-Cola ghiacciata non fa bene, soprattutto dopo aver ballato per un’ora”.

Bokuto strofina la guancia contro la sua spalla – provocando una paralisi totale al già immobile Keiji – e borbotta “ma mi piace, soprattutto con il ghiaccio”.

Arriva uno schizzo sul fianco di Akaashi, il getto di una pistola ad acqua che non era evidentemente rivolto a lui. Immediatamente dopo vede sfrecciare davanti ai suoi occhi (sì, ha sollevato lievemente le palpebre e guarda nello spazio tra indice e medio) Yamato, inseguito da Akinori, armato.

Abbassa di nuovo le palpebre, strizzando gli occhi infastiditi dalla luce fortissima e “Bokuto-san” spiega, paziente, “solo perché qualcosa ti piace non vuol dire che devi assumerne in maniera spropositata”.

La riposta gli viene soffiata sul collo, segno che ha sollevato il capo per guardarlo.

“Ma se qualcosa mi piace non può farmi male, se mi facesse male non mi piacerebbe”.

La mano scivola via dagli occhi, la abbandona sulla sabbia bollente. Per un'inspiegabile ragione pensa a lui, a Bokuto, e al fatto che, evidentemente, essere segretamente innamorato di lui non deve fargli poi così male, se non ha neanche mai provato a smettere di esserlo.

“A volte” asserisce “sai formulare dei pensieri davvero profondi”.

“A cosa serve, tanto sto per morire”.

Come non detto.

“Non si muore per un mal di pancia, Bokuto-san”

“Per un mal di pancia fortissimo sì”.

Forse può aprire un po’ gli occhi, giusto un pochino. Se gira il capo verso sinistra non si ritrova il volto di Koutarou a metà spanna dal suo.

La sabbia dorata cade finissima negli spazi tra le dita della sua mano.

“È davvero così forte?”

Qualche secondo di silenzio per pensarci, dalla riva si sentono le urla entusiaste di Yamato.

“Se dico di no poi te ne vai?”

Rimane con il volto verso la parte opposta e un po’ arrossisce.

“No, se vuoi resto qui”.

 

 

Sul pullman di ritorno, quella sera, Bokuto – serissimo e con un foglio arrotolato a modi cono a simulare un megafono – espone davanti a tutti la sua idea di inserire i balli di gruppo nell’allenamento quotidiano.

 

  
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