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Autore: Inquisitor95    21/09/2017    1 recensioni
Endymion è un continente vasto, da poco uscito dal terribile dominio degli elfi. Ma finalmente gli umani vedono la luce in quella che si prospetta l'Era della Gloria e sono tornati a dominare i loro castelli e le loro terre com'era prima; saranno davvero finite le sofferenze? Il continente si adatterà alle nuove condizioni politiche o finirà distrutto dal gioco delle Casate? A tramare dietro questo pericoloso gioco, c'è una setta di maghi che minaccia l'ordine con il caos.
Vivere o morire. Questa è la costante scelta che i tre protagonisti saranno obbligati a compiere passo dopo passo. Il fuoco dilaga, combatterai o brucerai con esso?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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{Dantos}

1.

Mercenario

  

Il sole splendeva alto nel cielo, da lontano si udiva il forte suono delle campane che echeggiavano in ogni angolo della capitale del regno. Era un caldo pomeriggio e tutta la città era in festa, naturalmente l’evento più importante del mese: il principe ereditario al trono aveva finalmente compiuto diciott’anni e in base alle leggi divine poteva quindi prendere moglie e le redini del regno.

Non tutti erano però interessati alla vita politica del regno, i cittadini che abitavano la parte inferiore della capitale avevano altri pensieri al quale fare fronte, sopravvivere un giorno in più era di per sé un’impresa difficile per chi non sedeva su un trono ricamato.

Per questo, la maggior parte degli uomini, soldati o mercenari o di qualunque altra classe sociale, trovavano la pace nel fare visita alla “Grazia speziata”, una struttura dove sia uomini che donne potevano trovare sfogo ai propri piaceri carnali.

Mentre le campane continuavano a suonare, Dantos si destava dal letto dopo aver avuto modo di sfogare i propri piaceri. Aveva il fiato pesante vista la foga che aveva messo nel soddisfare il proprio corpo con la donna che riposava al suo fianco.

Il giovane uomo aveva solo venticinque anni, un fisico allenato e i muscoli del corpo erano completamente tesi dai costanti allenamenti, aveva la pelle bronzea e questo non faceva altro che risaltare la sua bellezza paragonabile a quella di una statua. Era un tratto tipico da chi veniva dal profondo sud ma era nato a Brezza Meridione a pochi giorni dalla capitale. I suoi occhi erano verdi come smeraldi, i suoi capelli biondi e corti si mischiavano alla barba che gli contornava la mascella.

Dantos si alzò dal proprio letto, incurante delle sue nudità si avvicino alla finestra spalancata, quello era uno dei più caldi pomeriggi d’estate che avesse mai vissuto la capitale.

« Te ne stai già andando? » chiese la donna che aveva lasciato alle proprie spalle, Dantos fece un mezzo sorriso voltandosi appena verso la propria compagna d’avventure.

« No, Rosa. Ho ancora un po’ di tempo prima di andare. » le rispose lui con voce calda e passionale, si volto completamente verso di lei che era adagiata tra le coperte senza preoccuparsi di mostrare al compagno il proprio corpo nudo.

Rosa era una prostituta del bordello più famoso della città, in molti avevano pensato di darle un nomignolo, Bocca di dea era quello più famoso e Dantos ne poteva dare conferma visto che ormai era un cliente abituale.

« Potremmo fare un altro giro. Sei l’unico che riesce a fare quei giochetti con la lingua proprio qua sotto… » disse lei facendo scendere le dita in mezzo alle proprie gambe.

Il ragazzo le rispose con un sorriso, era stato un lungo e intenso pomeriggio, non appena era arrivato in città aveva deposto le proprie cose ed era andato subito da Rosa, aveva dovuto pagare per stare con lei ma era ormai da un anno che non la considerava più una donna come tutte le altre. Provava qualcosa per lei.

E lei ne provava per lui, questo era certo.

« Un altro giro? » disse lui spostandosi nuovamente verso il letto, si distese al fianco della donna accarezzandole il viso e i morbidi capelli rosso fuoco. Anche lei come Dantos aveva gli occhi verdi, splendenti come i suoi capelli.

« Ti dispiacerebbe? » chiese lei con titubanza, non era solita mostrare insicurezze, ma quanto lei passava il proprio tempo con Dantos sentiva di essere diversa, perché lui la faceva sentire speciale, e non solo per la sua bravura a letto.

« No, anzi. È da un po’ che non sento il piacevole tocco di una donna. Ma questo mi costerà il doppio, lo sai no? » disse lui in risposta, non era di certo ricco e sapeva bene che le tariffe della Grazia speziata erano piuttosto dispendiose per i “secondi giri” improvvisati all’ultimo momento.

« Hai davvero avuto così tanti problemi? Con tutto questo bene degli Dei non sei riuscito a trovare una donna da soddisfare? » chiese lei maliziosamente, si morse le labbra e mentre lo faceva spostò la mano tra le gambe del compagno stringendo poi con delicatezza quello che tanto desiderava.

Dantos emise un sospiro pesante, la reazione al tocco di Rosa fu immediato e si trovò nuovamente rapito dalla passione che provava per lei, tuttavia non poteva restare così a lungo.

« Mi conosci ormai, sai che potrei restare qui almeno per un’altra ora… » disse lui spostandosi sopra di lei senza chiederne il permesso, la donna non si fece indietro e allargò le gambe in modo da far mettere comodo Dantos che poggiò il proprio corpo su quello di Rosa. « Garseo mi aspetta al molo tra mezz’ora. »

Rosa strinse le labbra gettando le braccia attorno al collo di Dantos si fece forza tirandosi verso di lui così da baciarlo, fu un bacio lento ma che il ragazzo dovette interrompere presto.

Nuovamente si mise in piedi, ignorando l’eccitazione del momento che sarebbe passata di lì a poco, si tirò su le braghe di cuoio e indossò gli scarponi allacciando i nodi.

« Resterai di più stavolta? » chiese Rosa speranzosa in una risposta positiva da parte di Dantos che fu costretto a fermarsi, si voltò verso di lei con sguardo compassionevole.

Dantos era un mercenario di un potente gruppo di assassini proveniente dalle Terre del Sol Levante, il continente ad est di Endymion, era stato reclutato quando era soltanto un bambino di dieci anni, questo perché la madre era morta dandolo alla luce, il padre era stato ucciso dai briganti che passavano per Brezza Meridione e lui si era trovato per le strade del villaggio campestre.

Quando incontrò Garseo ormai quindici anni prima, non seppe cosa si mosse in lui, forse pietà per un ragazzino. Forse voleva semplicemente un fratello minore, visto che Garseo aveva vent’anni quando lui ne aveva appena dieci. Col tempo pensò anche che Garseo volesse ben altro da lui, era noto a tutti la passione per i ragazzi del giovane capo dei mercenari.

Ma non si era mai permesso di toccarlo neanche quando avrebbe potuto, anzi, lo addestrò come un maestro, gli insegnò tutto quello che sapeva nell’arte della spada e dell’omicidio. A soli quindici anni, Dantos era diventato il migliore di tutti gli altri novizi e aveva ricevuto il suo primo incarico, uccidere un ricco mercante a Cresta del Titano nelle lontane terre ad ovest.

Era ritornato vittorioso e pieno di gloria, Dantos avrebbe ricordato per sempre l’espressione soddisfatta di Garseo.

« Non lo so, probabilmente Garseo mi manderà presto in missione. D’estate pare che ci sia una predisposizione maggior per far eliminare i propri nemici. » disse Dantos con sarcasmo constatando che era già il quinto contratto d’assassinio in pochi mesi.

Non aveva avuto molto tempo per restare a casa nella capitale, però aveva trovato del tempo per visitare Rosa e passare un pomeriggio di passione con lei.

« Spero proprio che resterai di più. Non voglio salutarti così presto, ho voglia di te ancora e ancora. » disse lei in maniera provocante, lui annuì e si alzò alla ricerca della propria camicia, la trovò infilandola nelle proprie braghe e cercando le due daghe che portava sempre con sé, le aveva chiamate Amdir e Maziof: rispettivamente i nomi della madre e del padre.

Le mise ben nascoste nella cintura che gli cingeva la vita e le coprì come meglio poteva, la guardia cittadina della capitale non vedeva di buon occhio i soggetti armati e lui non voleva di certo perdere tempo con degli stupidi cani ammaestrati.

« Ci rivedremo presto, prima che partirò per la prossima missione. Te lo giuro, mia signora. » disse lui inchinandosi a lei prendendole la mano e poggiando le sue labbra sulla pelle.

Rosa fece un sorriso arrossendo appena, quando l’uomo le lasciò la mano e si avvicinò alla porta, corse in fretta contro di lui abbracciandolo da dietro, sfregando il suo corpo contro i vestiti ruvidi di Dantos che si voltò verso di lei.

Ne osservò i seni e il corpo in tutta la sua bellezza, non le aveva mai chiesto da dove venisse, ma sicuramente era una terra nel quale sarebbe voluto morire se c’erano bellezze simili.

« Ti amo. » disse lei con un sussurro, lui non ebbe la possibilità di ribattere, Dantos sfuggì alle sue mani aprendo la porta e trovandosi nel corridoio principale del bordello nel quale c’erano almeno una decina di stanze le cui porte erano chiuse.

Si mosse verso l’androne principale con pochi passi, aveva una stazza possente per via dei muscoli ma le sue falcate erano altrettanto possenti quindi era in grado di compiere pochi metri in pochi istanti. Si trovò davanti l’ingresso che dava sulla strada, sentì il fastidioso odore di incenso che gli fece storcere il naso.

« Ci hai messo più del solito, mio amico. » un ragazzo alle proprie spalle, Dantos si voltò di scatto osservando il giovane che lo aveva chiamato, lo aveva visto spesso nel bordello, era uno dei pochi gigolò nella struttura. « Hai già pagato? »

Dantos annuì senza proferire parole, si limitò a spostarsi verso l’ingresso ignorando il ragazzo, aveva sentito che si faceva chiamare Vipera profonda, non ci teneva a sapere il perché.

« Magari vuoi divertirti anche con me, mio signore? Sono in molte le donne a parlare bene delle tue doti. » disse ancora il giovane, Dantos si fermò appena prima di uscire, scosse il viso senza voltarsi ed uscì dal bordello trovandosi per le strade di Altura Silente.

La capitale era stata costruita sulla magnifica pianura, era raro che piovesse o che il cielo fosse coperto dalle nuvole, naturalmente era estate quindi improbabile che ci fosse brutto tempo e a Dantos piaceva molto l’aria calda della città.

Le strade erano piene di gente, non solo di tutti i cittadini che nell’arco della giornata uscivano dalle proprie case, ma anche un elevato numero di guardie che pattugliavano le strade. Dantos non era molto felice di incrociare gli uomini in armatura grigia che facevano parte della guardia cittadina, se ne stavano a gironzolare aspettando di fermare una rivolta e di diventare eroi da un momento all’altro. Sapeva bene che erano degli ottimi combattenti e più di una volta si era trovato a dover scappare da loro.

Dantos si mosse per la strada che lo avrebbe portato al porto della capitale; non era un tipo molto pacifico, da molti era definito sbruffone e spocchioso, ma non era sua intenzione apparire in quel modo. La verità è che chi lo conosceva veramente lo apprezzava per la sua lealtà e la sua forza, il desiderio di proteggere gli indifesi che subivano maltrattamenti dalla guardia cittadina.

Per questo motivo più di una volta si era trovato a scontrarsi contro Karpos Painer, l’Alto-comandante della guardia reale. Era un uomo orribile al quale piaceva fare del male alle persone, non era successo spesso che i due si fossero incrociati a combattere in pubblico, questo perché attaccare una guardia della città era un crimine contro la corona.

E in un periodo come quello, la città non aveva bisogno di quel genere di problemi e scaramucce, aveva bisogno di trovare la pace che era stata tanto combattuta e meritata.

Solo quindici anni prima, il trono del Re dei Re era finalmente tornato in mano agli umani, dopo tre secoli di terrore dovuti al dominio degli elfi, la ribellione finalmente aveva portato alla vittoria degli umani nonostante sangue innocente venne versato in ogni strada di Altura Silente, era proprio a causa della guerra contro gli elfi che suo padre era morto, ucciso dai briganti in cerca di qualcosa da mangiare o dei soldi. Se solo fosse finita prima…

“Probabilmente oggi non sarei qui. E mi piace troppo il punto in cui sono arrivato combattendo.” Pensò Dantos riflettendo sul proprio passato, non avrebbe di certo conosciuto Rosa e l’idea non gli andava a genio.

Svoltò l’angolo della strada principale entrando nel complicato reticolo di strade minori e strette che portavano direttamente al molo, l’aria salmastra riempiva l’intero quartiere dando un senso di nausea per via del cattivo odore. Dantos non aveva viaggiato spesso su una nave per mare, non si sentiva a suo agio e gli veniva da vomitare.

Per questo il ragazzo si trovava meglio viaggiando per le strade del regno camminando col proprio cavallo in giro per Endymion.

Dopo aver raggiunto il punto in cui avrebbe dovuto incontrare Garseo si rese conto di essere da solo o in anticipo, attorno a lui c’erano pescatori e marinai che stavano scaricando dalle loro navi il materiale che portavano, c’erano moltissime navi ferme nella Baia nel Naufragio, una larghissima distesa di acqua dal quale si riuscivano comunque a vedere le Montagne del Gelo.

Dantos si voltò quando sentì una mano sulla propria spalla, non trovò Garseo a chiamarlo, bensì il suo migliore amico e compagno di squadra dei mercenari. « Velasco? Pensavo di dover incontrare Garseo, che ci fai qui? » chiese Dantos.

Velasco aveva la stessa età del ragazzo, anche lui aveva gli occhi verdi e dal taglio esotico che segnava chi proveniva dalle terre orientali, aveva i capelli corti e di un castano simile al legno, a confronto Velasco sarebbe potuto passare per un bambino visto il suo fisico esile e leggero che sfigurava davanti Dantos.

Si erano conosciuti proprio grazie ai mercenari, avevano cominciato insieme gli allenamenti e mentre Dantos sviluppava forza e possanza, Velasco sfruttava la propria agilità e il proprio fisico esile per colpire velocemente senza farsi vedere. Avevano condiviso molte cose, più di una volta anche la donna che avevano deciso di pagare così da dividere la spesa.

« Garseo mi ha riferito che dovevate incontrarvi qui al molo. Ha detto che ha avuto un imprevisto quindi non potrà essere presente. Spero che non ti abbia rovinato i piani del pomeriggio. » disse Velasco rispondendo alla domanda fatta dall’amico, aveva un tono di voce freddo nonostante fosse amico di Dantos.

Quasi tutti quelli che venivano dal continente orientale avevano un accento freddo. Il ragazzo sospirò rilassando la postura. « Diciamo che avrei saputo divertirmi meglio, sapendo di avere la giornata libera. » disse tranquillamente, Velasco conosceva di fama Rosa ma non aveva mai avuto il piacere di constatare la verità.

« Immagino che ne valesse la pena. Sei stato da lei, vero? Neanche il tempo di tornare a già sei andato a svuotarti! Sei un animale, Dantos. » disse Velasco scherzando e gettando un braccio intorno al collo dell’amico, ridacchiarono insieme cominciando a camminare a ritroso per uscire dai moli.

« È stato favoloso, come sempre. » disse in risposta Dantos, parlando con il suo amico cercava di non mettere in gioco i sentimenti che provava per Rosa, restava sempre sui toni scherzosi nonostante tutto quello che Velasco gli diceva.

I due ragazzi si spostarono per la parte inferiore della capitale parlando in totale tranquillità e visitando il bazar dove c’era il centro della vita della città. C’erano molte persone, erano allegre nonostante la vita nella capitale che spesso e volentieri non meritava di essere presa con la risata, Dantos più di tutti sapeva che la maggior parte dei cittadini vivevano una costante crisi economica, molti non riuscivano ad arrivare a fine mese per sfamare le loro famiglie ed erano costretti a fare cose orribili.

Dantos avrebbe tanto voluto fare qualcosa per tutti loro, ma tutto questo spettava a chi stava alle alte cariche; la famiglia Grimalder da sempre aveva indossato la Corona Splendente, uno dei più antichissimi manufatti che indossava solamente il Re dei Re che governava l’intera Endymion che si diceva avesse il potere di controllare l’energia del sole stesso.

Tuttavia nell’anno 40 AD scoppiò la guerra contro gli elfi, le creature dei boschi attaccarono gli umani che per loro erano stati degli alleati in passato e li avevano conquistati, dall’effettiva dominio degli elfi erano passati ben 330 anni. La capitale era quindi uscita devastata dalla spesa della guerra.

Una volta ripresa la capitale, i Grimalder tornarono in città pretendendo di governare, ma la loro regale Casata ormai valeva poco quindi avevano combinato un matrimonio con Casa Lucarhis affinché in qualche modo la capitale si riprendesse.

A distanza di alcuni anni tutto quello che era stato progettato era finalmente divenuto realtà, il matrimonio combinato del principe Drustan Grimalder con Nynniew Lucarhis aveva avuto luogo proprio in quel giorno e la città ne era quindi in festa.

« Credi davvero che ci sarà la pace finalmente? Voglio dire, hai visto com’è stata la capitale in questi anni. » chiese Velasco interrompendo i pensieri di Dantos dopo pochi istanti, il ragazzo aveva appena comprato un sacco di mele da un venditore al bazar.

Dantos fece spallucce. « I Grimalder hanno governato con saggezza, ma se non sbaglio più di una volta si sono sposati tra fratelli e sorelle per mantenere loro il regno. Questo è da pervertiti persino per uno come me. » disse a mo’ di battuta. « E per quanto riguarda i Lucarhis, è risaputo che siano delle carogne. »

Velasco fece un mezzo sorriso, Dantos non era particolarmente interessato alla politica, non aveva mai pensato al dominio del Re dei Re essendo nato da umili origini. Tuttavia il suo amico si dimostrò interessato a parlarne. « Voglio dargli fiducia. Sicuramente questa crisi economica vedrà finalmente la fine. Inoltre è risaputo che i Lucarhis sono grandi fabbri, producono armature di titanio. »

« Questo non fa di loro bravi sovrani. » disse Dantos in risposta, questo fece zittire l’amico; svoltarono l’angolo del bazar che li avrebbe portati nella città superiore quando dovettero fermarsi in mezzo alla strada osservando le guardie cittadine.

Una piccola squadra composta da quattro guardie con armature completamente grigie di titanio avevano circondato un pover’uomo dalle vesti logore che si trovava a terra completamente insanguinato e col viso completamente deturpato per via dei colpi.

Davanti a lui si ergeva glorioso Karpos Painer: era risaputo che gli uomini provenienti da Artiglio del Drago a nord fossero molto brutali, l’Alto-comandante della guardia cittadina manteneva questa titolo con fierezza comportandosi come un mostro, era un uomo dai capelli e dagli occhi scuri, il fisico impostato e alto, ricoperto dall’involucro di titanio come i suoi soldati, ma a differenza loro indossava un lungo mantello con lo stemma dei Lucarhis, un martello verde su sfondo rosso.

Karpos Painer era feroce e crudele e questa sua forza e ostinatezza gli aveva permesso di vincere moltissime battaglie e combattimenti, l’unica volta che aveva perso era stato in una battaglia contro gli elfi e ci aveva rimesso alcuni denti che ormai erano rotti, queste rendeva il suo sorriso paragonabile e quello di un animale, sadico come pochi e malvagio sotto ogni aspetto.

« Il furto è un reato punibile, lurido pezzo di merda. Potrei limitarmi ad ucciderti dando la tua testa alla parte offesa, ma non sporcherò la terra fangosa nel quale cammini col tuo stupido sangue. Piuttosto mi prenderò le tue mani! » disse l’Alto-comandante ad alta voce affinché tutti potessero sentire la punizione inflitta all’uomo, più di una volta Dantos aveva rubato al bazar, sapeva che era sbagliato e quando lo avevano scoperto era fuggito.

Storse il naso per la situazione che poco lo convinceva quindi si avvicinò nonostante gli avvertimenti di Velasco nel non immischiarsi. « Pietà, Alto-comandante. Non ho rubato nulla, ve lo giuro sugli Dei Titani! Vi prego. » chiese supplicante il pover’uomo, Dantos era ormai arrivato oltre la folla che si era radunata attorno alla scena, le persone sussurravano insulti alla guardia cittadina ma nessuno aveva armi o voglia di agire.

Karpos Painer fece un sorriso, il suo terribile e famoso sorriso costituito da zanne, allora fece un cenno ai suoi uomini che accerchiarono l’uomo e lo misero disteso a terra tenendolo completamente immobilizzato mentre l’Alto-comandante estraeva dal fodero la propria spada e si accingeva a prendere la mira.

Dantos non poté più trattenersi. « Karpos, amico mio. Non credi che sarebbe meglio stabilire la sua colpevolezza in un giusto processo? » disse avanzando oltre la folla e tenendo le mani alzate in segno di pace, l’Alto-comandante alzò lo sguardo glaciale posandolo su Dantos e guardandolo male.

« Re Drustan non ha tempo per amministrare la giustizia per questi poveracci, o per te. Spetta quindi alla guardia cittadina amministrare l’ordine. Quest’uomo ha usato le sue mani per rubare, ora le sue mani gli verranno strappate. » rispose l’uomo, Dantos in qualunque momento era pronto per agire, attaccare la guardia cittadina con le armi era un reato ma tirare loro una mela sarebbe stato piuttosto divertente da vedere.

Inoltre cominciava a sentire il sapore della rabbia di Karpos che lo stava puntando con la spada per essersi fatto avanti a difesa del pover’uomo. « Inoltre questa faccenda e la giustizia non sono affari che ti riguardano, feccia. “Giustizia sempre fatta”! » continuò Karpos dichiarando il motto della Casa Lucarhis.

« Non c’è giustizia in quello che stai facendo, pezzo di merda! » disse Dantos in faccia all’uomo, Karpos strinse le sue labbra nascondendo i suoi denti aguzzi e cominciando a tremare di rabbia, allora agì con rapidità: piantò la propria spada nel polso sinistro del ladro steso a terra strappando di netto la mano dell’uomo che cominciò ad urlare per il dolore mentre il sangue cominciava a sgorgare sul terreno fangoso del bazar.

Dantos reagì per istinto prendendo l’intero sacco di mele che aveva comprato a colpendo Karpos con tutta la forza che aveva, naturalmente non scalfì l’armatura di titanio dell’uomo ma ottenne l’effetto che aveva sperato: « Lasciate perdere questo morto di fame, portatemi la testa di quel topo di fogna! » urlò l’Alto-comandante ai propri uomini.  Dantos allora reagì con la fuga.

Si scontrò contro la folla nel tentativo di aprirsi un varco e raggiunse Velasco che aveva già capito quali fossero le intenzioni dell’amico e stava iniziando a scappare a sua volta compiendo la strada del bazar a ritroso.

Le guardie si lanciarono all’istante all’inseguimento di Dantos che cominciò a ridacchiare per quello che aveva fatto, in cuor suo non poteva però non essere dispiaciuto per il ladro che aveva comunque perso una mano ma che almeno aveva ancora l’altra.

« Sei un idiota, lasciatelo dire! » disse Velasco al proprio amico quando finalmente seminarono le guardie cittadine. Avevano dovuto correre a lungo e alla fine erano riusciti a trovare un rifugio in una vecchia casa abbandonata e completamente nascosta nell’ombra. Erano molte le abitazioni ormai cadute in disuso nonostante la capitale contasse ancora quasi centomila abitanti.

Dantos appoggiò le proprie spalle completamente sudate alla parete, la camicia gli si era attaccata alla schiena e stava lentamente riprendendo il fiato quindi rispose all’amico. « Dovevo occupare in qualche altro modo il mio tempo e litigare con Karpos Painer è il mio hobby preferito dopo il sesso. » rispose lui.

« Qualche giorno di questi finirai per farmi uccidere per colpa tua. Ma ti giuro che se ciò accadesse ti tormenterei per l’eternità, lo giuro sugli Dei Titani. » disse Velasco in risposta alla leggerezza di Dantos, quello annuì ridacchiando.

Diede una rapida occhiata alla porta dal quale erano entrati assicurandosi che non ci fosse nessuno nei dintorni e trovò il vicolo completamente sgombro. Si voltò verso Velasco facendogli un cenno, ormai era quasi sera e le prime stelle cominciavano a trapuntare il cielo sopra Altura Silente mentre il sole calava.

« Credo possiamo uscire finalmente. Pensi che Garseo sarà finalmente disposto a ricevermi? » chiese Dantos parlando con l’amico, quello si mise nuovamente in piedi facendosi forza sulle ginocchia con le mani e si avvicinò all’amico.

« Probabile. Lo troverai al solito posto immagino. Ti accompagno, poi però me ne andrò a casa, voglio evitare di morire stanotte per causa tua! » disse lui scherzando, i due si scambiarono un cenno di intesa quindi uscirono dall’abitazione abbandonata e si spostarono lungo il vicolo stretto così da raggiungere la via principale che avrebbe condotti alla piazza della fontana.

Al centro di Altura Silente era stata costruita una gigantesca fontana durante il periodo in cui il Re dei Re era l’Imperatore elfico Aranel, il Voluttuoso, colui che aveva ricondotto la capitale sull’orlo della crisi economica che stava affrontando adesso.

A dispetto di quello che era il progetto iniziale, la fontana rappresentava elementi della natura, gli alberi e un cervo, quattro cavalli rivolti verso l’interno della fontana e una bellissima statua di dea elfica con un vaso. Il progetto iniziale era quello di costruire una fontana che rappresentasse l’imperatore elfo sopra i cadaveri di alcuni umani, la fontana quindi sarebbe stata alimentata col sangue degli oppositori anziché con l’acqua.

Ma qualcuno aveva presentato alcune modifiche all’Imperatore che le aveva trovate più di buon gusto. La piazza della fontana era il luogo in cui Garseo era solito incontrare i suoi uomini durante le prime ore dalla sera, Dantos e Velasco arrivano dalla strada ad ovest e trovarono l’uomo davanti ai loro occhi.

Garseo indossava abiti scuri, un pantalone che gli arrivava fino alle caviglie e un paio di scarpe comode di tela, anche lui aveva una camicia di lino e aveva i guanti alle mani. Era alto ma non quando Dantos, aveva una corporatura robusta per via dei muscoli e spalle possenti, aveva i capelli castani che alla luce riflettevano delle sfumature di oro, gli occhi erano dello stesso coloro del legno ma in lui c’era una luce particolare.

Non era un mistero che Garseo fosse pieno di ferite, tagli più o meno profondi che ormai erano cicatrici, nessuno era a conoscenza del suo passato o da dove venisse esattamente, ma Dantos era convinto che quando era adolescente fosse coinvolto in lotte tra umani all’ultimo sangue. Magari la sua fantasia era eccessiva.

Da un paio di mesi a questa parte, Garseo rasava completamente i capelli ai lati lasciandoli quindi lungo nella nuca e dietro in modo da farli scendere in maniera morbida lungo il collo.

« Buonasera, amici. Ho saputo che oggi al bazar avete avuto un incontro ravvicinato con la guardia cittadina. Non si è parlato d’altro per almeno un’ora. » disse Garseo con tono piuttosto distaccato, anche lui veniva dal continente orientale e l’accento era freddo.

« So bene che non approvi, ma Karpos se l’era presa con un povero innocente. Non era giusto non intervenire e permettergli di tagliargli entrambe le mani. » disse Dantos assumendosi quindi la colpa di quello che era successo, Garseo mosse i suoi occhi sul giovane e sul suo amico, gli fece un cenno e Velasco capì di essere libero di andare quindi se ne andò senza pensarci due volte.

« Se vuoi prendertela con qualcuno prenditela con me. » disse Dantos, sapeva bene però che Garseo aveva un occhio particolare per lui e che non l’avrebbe mai punito. Di fatti l’uomo gli fece un sorriso scuotendo il viso leggermente.

« Sei proprio come un animale. Difficile da tenere al guinzaglio. Ma la prossima volta che infastidirai Karpos Painer dovrò punirti in qualche modo. Non voglio problemi con la guardia cittadina. Sono stato chiaro!? » era una domanda che non ammetteva repliche ma Dantos sapeva bene che anche una risposta positiva lo avrebbe irritato. Il silenzio era la migliore risposta che gli si potesse dare.

Ci fu un lungo attimo di silenzio nel quale Garseo ebbe modo di trovare la propria soddisfazione nel rimprovero, poi parlò ancora: « Ti stai proprio divertendo eh? So che sei stato con la tua puttana oggi pomeriggio. » disse l’uomo, Dantos strinse i pugni.

« Non chiamarla così. Comunque sì sono stato con lei. »

Ancora un lungo silenzio seguì le parole di Dantos e ancora una volta fu Garseo ad interromperlo parlando direttamente del motivo per il quale aveva chiamato Dantos. « Ho un contratto per te e sono sicuro che non ti piacerà, ci facciamo un giro? » disse allungando il braccio verso la strada, il ragazzo annuì seguendo quindi il proprio capo e sentendo una morsa di preoccupazione allo stomaco.

  
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