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Autore: darkrin    21/09/2017    3 recensioni
Cosa ci fanno Declan, Ashley, Helen e Mr Gray ad una festa dell'alta società?
(future!fic)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: future!fic, SPOILER per la fine di TRK e ho paurissima che sia anche OOC;
- non lo so cosa sia, non lo so. 

soci in affari
 

 
La sente oltre il tintinnare dei calici di champagne, oltre le luci calde dell’ampio salone, oltre le dita di Ashley strette intorno al suo braccio e ai suoi capelli biondi che gli sfiorano la giacca dello smoking, oltre la voce dell’uomo con cui sta parlando e a cui sta dicendo: comprendo perfettamente cosa voglia dire. La sente con i capelli che gli si rizzano sulla nuca, con un brivido che gli scorre lungo la schiena, con la coda dell’occhio che la vede varcare la soglia con la stessa tranquillità che proverebbe se quello fosse il salone della sua dimore. E non è forse normale, pensa senza guardarla, che l’intero mondo non sia null’altro che un’anticamera per Helen Gansey?
Helen indossa un abito di una qualche sfumatura di bianco di cui Declan non conosce il nome e i capelli le ricadono, morbidi, sulle spalle nude. Porta al braccio una borsetta nera e un uomo che Declan ha visto per l’ultima volta anni prima e il cui volto gli riporta sulla lingua il sapore del sangue, dei suoi denti spaccati, di quella voce che gli chiede di Ronan e del greywaren.
- Declan? –
Ashley gli posa una mano sulla spalla ed ha un’espressione interrogativa sul volto, sulle labbra dipinte di un delicato rosa.
L’uomo scuote la testa, stringe le dita di Ashley tra le sue.
- Mi è sembrato di aver visto una persona che conosco – afferma. – Ma mi sbagliavo. –
 
***
 
- È carina. Ha qualcosa che ricorda tutte le tue vecchie conquiste, ma allo stesso tempo – Helen porta il calice di champagne alle labbra e ne prende un leggero sorso. Declan osserva l’elegante movimento della gola della donna, la piega leggere che le inarca l’angolo della bocca quando allontana il bicchiere. – Ma allo stesso tempo è superiore a tutte le precedenti. -
Declan serra la mascella e ne sente la vibrazione lungo tutta la schiena; inarca un sopracciglio.
- Dovrei ringraziarti? –
Helen solleva uno sguardo sorpreso su di lui. Se non la conoscesse, se non avesse passato metà della sua vita a guardarla, ammirarla, desiderarla, Declan potrebbe quasi credere allo sconcerto che le spalanca gli occhi.
Con un sospiro si volta completamente verso di lei, poggiandosi al bancone del bar di fronte a cui si trovano, di fronte a cui Helen l’ha raggiunto.
- È strano vederti con qualcuno a questi eventi – afferma lui.
Per un istante, gli occhi di Helen corrono, leggeri, all’elegante folla che riempie il lussuoso salone dove si sta tenendo una raccolta fonti per chissà quale reparto pediatrico (l’uomo sa che doveva presenziare e non gli importa altro); Declan Lynch si chiede se lo stia cercando, si chiede se l’abbia trovato.
- È un amico di Gansey – offre, alla fine.
- Un amico di Gansey – ripete e lo sconcerto deve riempirgli la voce perché Helen solleva una mano e la posa sulla spalla di Declan.
- Ti trovo meglio – afferma, con un sorriso. – Ti fa bene – mormora e, con un leggero cenno del capo, indica il punto in cui Ashley si sta destreggiando tra la folla.
Prima ancora che Declan se ne renda conto un sorriso gli piega le labbra. L’uomo ne vede il riflesso negli occhi scuri di Helen, nella morbidezza che come il calare di una tenda, per un istante, le si dipinge sul volto.
La maggiore dei Gansey gli dà un leggero buffetto sulla spalla.
- Tienila stretta – afferma la donna prima di voltarsi di nuovo e sparire tra la folla.
Declan la segue con lo sguardo - a volte pensa che non smetterà mai di farlo, a volte si chiede che senso abbia – e finisce in un unico sorso il contenuto del suo calice.
 
***
 
- La serata è andata bene. -
Quella di Mr Gray non è una domanda, ma una semplice constatazione che offre, mentre si chiude alle spalle lo sportello della macchina. Helen emette un lieve verso di assenso, mentre si china a slacciare il cinturino delle decolleté che indossa.
- È stato interessante – conferma, dopo essersi sfilata i tacchi e aver infilato un paio di eleganti ballerine di vernice. - È sempre piacevole osservare la nascita di nuovi amori. –
Un verso divertito gli sfugge dalle labbra.
- Non mi riferivo a quello – afferma, mentre Helen mette la prima ed esce, lentamente, dal parcheggio.
Mr Gray pensa agli accordi che ha preso con Seondeok e agli occhi neri come pietre della donna che regna sul loro mercato; pensa alla sua stretta di mano e a quella che sembra sempre più una discesa verso il centro della terra.
Helen gli lancia uno sguardo leggero da sopra la spalla. La notte in cui si muovono è interrotta solo dalle luci dei lampioni, da quelle dei fari delle macchine che sfrecciano loro accanto e da quelle, più tenui, che filtrano dalle finestre delle villette residenziali che costeggiano la strada. Mr Gray intravede le ombre di bambini e adulti muoversi oltre le tende come fronde di alberi, ne immagina le vite, pensa ad un’altra casa, ad un’altra città illuminata di notte a centinaia di chilometri da lì.
- Dovresti chiamarla. –
La voce di Helen gli strappa una smorfia. Un sorriso leggero le piega l’angolo delle labbra e Mr. Gray si chiede se capirà mai del tutto Helen Gansey. Pensa a Richard Gansey III e alla chiamata che gli ha fatto, pochi giorni prima, al sottofondo di risate che è filtrato attraverso la cornetta, alla morbidezza della voce di Gansey mentre gli diceva che Seondeok si sarebbe presentata a Washington, che Helen poteva accompagnarlo, alla voce squillante e divertita di Henry che gridava: gli servirà, una scorta!, al basso borbottio di Blue che ingiungeva a Gansey di salutarlo da parte sua. Gli era sembrato di sentire, di sottofondo, il cinguettio rauco di qualche pappagallo esotico e si era chiesto se fossero ancora in qualche giungla del Sud America. Si era chiesto: e Maura?
L’uomo poggia il capo contro il finestrino freddo ed esala un sospiro che si infrange contro il vetro, lasciando un alone di condensa.
Potrebbe rispondere: e tu? Non hai nessuno da chiamare?, ma anche senza conoscere Helen, sa che quella sarebbe una battaglia persa.
- Forse domani – risponde infine alla notte, alla donna accanto a lui, all’accordo firmato e nascosto nella tasca interna della sua giacca. 
   
 
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