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Autore: HarleyHearts    21/09/2017    0 recensioni
Shakil'hr, detta Shaki, è una aliena scappata dal suo pianeta natio, Tamar, per rifugiarsi sulla Terra, più precisamente nella città di New York. Città nella quale farà la conoscenza di Marilyn, una ragazza apparentemente normale di soli 25 anni con la fissa dello stile pin up, ma che in realtà nasconde un segreto.
Marilyn in realtà è una mutante, nata nel 1906, che inseguito ad un esperimento a cui si offrì per sua spontanea volontà nel 1930 acquisì delle abilità potenziate e divenne per un periodo della sua vita una mercenaria al servizio del governo, per poi decidere di abbandonare tutto e cercare di aver (anche solo in apparenza) una vita normale.
Le due stringono una forte amicizia, ma si trovano a dover affrontare insieme un problema: lo SHIELD vuole catturare Shaki.
BrucexOC StevexOC
(Ex Così diversi, ma così perfetti)
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1
POLAR OPPOSITES
Capitolo 1


Shaki

A differenza di quello che molti pensavano, l'Universo non era affatto un posto freddo. Era un luogo meraviglioso; ricco d'energia positiva, magia... e mistero.
Una luce che la mente limitata degli esseri viventi non poteva comprendere. C'era sempre qualcosa, quella cosa, che non c'era concesso capire, e ci sfuggiva continuamente.
Avevo però compreso, fin dalla più tenera età, quanto potessero essere freddi e desolati i cuori delle persone.
Le ferite del rifiuto bruciavano ancora sulla mia pelle, e il dolore mi dilaniava da dentro.
Lo ricordavo sempre, in ogni momento della mia vita.
Specialmente quando mi ritrovavo ad osservare il cielo notturno, come quella sera.
Le stelle erano perfettamente visibili, anche senza l'utilizzo di un telescopio, e brillavano gioiose nel cielo. Le due lune di Tamar non mi erano mai sembrate più belle, con i loro colori sgargianti, come in quel momento.
Inspirai profondamente e sistemai meglio il cappuccio della veste chiara sul viso.
Avevo dei rimpianti? Assolutamente no.
Sapevo che non avrei rimpianto niente di quel posto, che era stato solo capace di portarmi sofferenza e dolore.
Avrei rimpianto il cielo di Tamar e la sua natura?
No, perché dove sarei andata... avrei avuto altro da ammirare.
Un nuovo cielo.
Una nuova aria.
Nuove terre... ed una nuova casa.
Un posto d'amare, e in cui mi sarei sentita amata.
Caricai in spalla la sacca in tela spessa, che avevo accuratamente preparato almeno una settimana prima, e ripresi a camminare.
Le suole dei sandali picchiavano con decisione contro la superficie metallica del ponte, che stavo attraversando.
In lontananza si potevano ancora scorgere le luci rossastre della capitale, ed erano ancora udibili le urla di festeggiamenti sfrenati.
Ne ero sempre più sicura: non avrei sentito la mancanza di quel posto.
A pochi metri si ergeva la chiave che mi avrebbe permesso di lasciare il pianete: la Porta.
Un passaggio interdimensionale, protetto da una sottile cupola di ferro e vetro, e strettamente sorvegliato da guardie armate.
Un passaggio strettamente sorvegliato quasi sempre... tranne quel giorno speciale, a cui era stato dato loro uno speciale permesso per unirsi ai grandi festeggiamenti.
Era la mia unica occasione, per essere finalmente libera.
A testa alta varcai l'arco d'entrata, e rimasi meravigliata.
La Porta era davanti a me; in tutta la sua maestosa bellezza.
Dovetti alzare il volto, fino a farmi quasi male al collo, per riuscire ad ammirarla in tutta la sua bellezza.
Una lastra perfettamente liscia di pietra, dai variopinti colori e con sfumature che andavano dal viola, all'arancione e al blu. Era posta su una piattaforma rialzata, e c'era una serie di scalini per poterla raggiungere.
Non riuscivo ancora a credere di essere davvero lì.
Mi sembrava tutto così... surreale; come in un sogno.
Ad ogni scalino sentivo il cuore pompare con maggiore energia, tanto da sentirlo quasi nelle orecchie.
Avevo letto la procedura da fare più e più volte, imparandola a memoria; a mio personale parere era di una facilità disarmante.
Sarebbe andato tutto bene.
Mi sistemai la borsa e la misi a tracolla.
Una volta sistemata, presi un profondo e lungo sospiro, ed unì le mani stando ben attenta a far combaciare i palmi.
Dovevo concentrarmi con tutte le mie forze. Non potevo permettermi un fallimento.
Non me lo sarei mai perdonato... mai.
Dovevo riuscire a chiamare a me il mio zigure'gh. Non me ne serviva molto; il giusto per innescare la reazione.
Quando iniziai a sentire le punte delle dita pizzicare, compresi che era il momento.
Toccai con entrambi i palmi la lastra, premendoli il più possibile, ed attesi.
- Dai... andiamo! - borbottai, spingendo ancora di più.
Non stava succedendo assolutamente niente.
Sembrava tutto come prima, e la lastra non dava alcun segno di attivazione.
Mesi... anni di progetti, iniziavano a perdere forma davanti ai miei occhi.
Scossi la testa. Non dovevo distrarmi.
Me ne sarei andata da Tamar. Avrei abbandonato quel pianeta di morte e avrei iniziato una nuova vita.
Spinsi ancora di più, e liberai tutta l'energia che, seppur poca, possedevo.
E alla fine... accadde.
Lentamente la Porta venne illuminata da bianche linee geometriche che, formando serie infinite di forme, ricoprirono l'intera superficie.
La lastra si dissolse gradualmente, lasciando una finestra aperta sullo spettacolo più incredibile che avrei mai potuto osservare: l'Universo.
Era come trovarsi davanti ad uno schermo tecnologico grandissimo, che dava sull'infinito, con il quale era possibile vedere qualsiasi cosa nel minimo dettaglio.
Trattenni a stento le lacrime di gioia, e mi dovetti passare il dorso della mano un paio di volte sotto gli occhi.
Aprì rapida la borsa che avevo con me, e ne tirai fuori un foglio di pergamena tutto stropicciato e scritto in antico tamariano.
Lì c'erano appuntate le coordinate della mia nuova casa.
Feci scorrere le dita sulla pietra, passando così da galassia a galassia alla ricerca di quella giusta.
Una volta trovata, ingrandì l'immagine e selezionai la destinazione d'arrivo.
New York, Pianeta Terra.


Non seppi cosa successe nei minuti che seguirono. Ripresi conoscenza con la faccia premuta contro l'erba fresca del terreno.
La testa mi girava tramendamente, e la bocca dello stomaco si era annodata in una morsa dolorosa.
Quando ripresi piena coscienza di me, e dopo essermi ricordata di tutti gli eventi di poco prima, iniziai a tirarmi lentamente su.
Mi osservai intorno, per capire dove mi trovassi con esattezza.
Grazie alle mie precedenti ricerche, riconobbi il posto in cui mi trovavo come il parco di Central Park.
Una volta in piedi e, dopo aver realizzato il tutto, faticai a trattenere la gioia che mi animò da dentro.
Aveva funzionato!
Aveva davvero funzionato!
Non riuscivo ancora a crederci.
Portai entrambe le mani alle guance, e cercai di tranquillizzarmi.  Dovevo ritrovare un minimo di contegno.
Un rumore di passi attirò la mia attenzione.
Su una stradina poco lontana, un uomo in tuta stava correndo a velocità media.
Non appena si accorse della mia presenza, si bloccò di colpo.
- Salve, buon uomo - salutai, cordiale, abbassando il cappuccio - Saprebbe dirmi..._
Non riuscì mai a finire la frase.
L'uomo urlò spaventato, e corse via dalla parte opposta il più velocemente possibile.
Rimasi lì immobile, completamente confusa e con una mano a mezz'aria.
- Ho forse detto qualcosa di sbagliato? - mi domandai, ad alta voce.
Eppure avevo usato un tono cordiale, e non avevo alcun tipo di arma con me. Non riuscivo proprio a comprendere cosa l'avesse terrorizzato in tale maniera.
- Tranquilla, non hai detto nulla di strano. Solo che le persone qua, nonostante tutte le cose strambe che succedono, sembrano non essersi ancora abituate -
Mi girai di scatto, verso la voce femminile che mi aveva risposto.
Osservai con interesse la giovane donna che mi ritrovai davanti.
Avrà avuto al massimo una ventina d'anni terrestri, non di più. Aveva una pelle rosata chiarissima quasi tendente al bianco, ricoperta in prossimità di braccia e gambe di svariati segni colorati di tutte le dimensioni. I capelli, accuratamente acconciati in una coda di cavallo alta e con un ciuffo cotonato fissayo all'indietro, erano biondo platino; il tutto era poi stato arricchito dalla presenza di una fascia annodata in testa, di un vistoso rosso acceso che richiamava quello del rossetto che portava.
Anche lei, come l'uomo con cui avevo avuto il piacere di dialogare poco prima, indossava una tenuta sportiva. La sua era però composta da una canotta bianca, e dei pantaloncini elasticizzati grigi.
Era una donna davvero bellissima, e mi stava osservando con i suoi occhi azzurri con estrema serenità.
- Se posso domandarvelo, che cosa intendete con "cose strambe"? -
- Fini del mondo, invasioni, alieni, dei sociopatici, maghi e ragazzoni verdi con la passione per la distruzione. Quel genere di cose - ridacchiò, avvicinandosi - E poi, non spuntano mica tutti i giorni da queste parti ragazze dalla pelle azzurra con occhi e capelli rosa, vestite come la principessa Leia. Hai solo colto impreparato quel signore; anche se, se dobbiamo essere proprio sincere, poteva evitare di urlare come un pazzo in quel modo. Non è stato molto carino - scosse la testa, la bionda terrestre.
Mi diedi mentalmente dell'idiota.
Sapevo perfettamente che non tutti i terrestri erano aperti volentieri a visite extraterrestri, ma mi ero completamente dimenticata di preparare un camuffamento adeguato.
Che grandissima sciocca ero stata!
- Comunque, io sono Marilyn e dammi pure del "tu" - mi porse una mano, presentandosi.
Con un sorriso strinsi di rimando la sua mano - Piacere di conoscerti, Marilyn. Io sono Shakil'hr -
La bionda rimase interdetta.
- Shakil... Non è un problema se ti chiamo solo "Shaki", vero? - domandò, imbarazzata.
Scossi la testa.
Non c'era alcun tipo di problema.
- Bene, Shaki! - trillò allegra - Ti inviterei molto volentieri a bere qualcosa, per poter chiacchierare un po', ma mi rendo conto che... Beh, ora sarebbe un bel casino. Perdona la domanda alquanto indiscreta: ma hai un posto dove stare? Qualcuno da cui andare? -
Scossi la testa, ed abbassai lo sguardo.
Ero completamente sola.
- Accidenti, ragazza mia. Questo è un bel problema... -
Marilyn si portò una mano alla guancia, con fare preoccupato.
- Conosco qualcuno che forse può aiutarti, ma dovrò fare un bel po' di telefonate. C'è questa coppia di miei amici, che conosce questo ragazzo che gestisce un hotel per mutanti e viaggiatori tranquilli da altri pianeti. È un posto molto carino; magari, se ti va bene, gli posso chiedere se gli avanza una stanza -
Rimasi profondamente sorpresa dall'infinita gentilezza della bionda.
Su Tamar, mai e poi mai sarebbe potuta succedere una cosa simile.
Potevo davvero fidarmi?
E se fosse stata una trappola?
Una parte di me diceva che non dovevo temere niente.
Dalla bionda sentivo provenire solo onde positive; segno che non presentava un pericolo per la sottoscritta.
Mi rimaneva un dubbio enorme: perché mi voleva aiutare?
Me, che ero una sconosciuta da un altro pianeta?
- Perchè mi stai aiutando? - domandai, confusa - Non mi conosci. Non temi che possa essere un... pericolo? -
Marilyn rise di gusto.
- È vero non ti conosco, ma ho abbastanza esperienza sulle spalle per riconoscere una possibile minaccia di massa. E... non voglio offenderti, ma non lo sei -
Non mi offesi minimamente. Lo presi anzi quasi come un complimento.
- E poi sei una ragazza, sola e bisognosa d'aiuto. Non mi sembra di avere motivazioni plausibili per non aiutarti -
Rimasi sempre più sorpresa.
Era possibile che esistessero davvero persone così cordiali?
Su Tamar non di sicuro.
Forse quello era il segno che finalmente le cose stavano andando bene, per la prima volta nella mia esistenza.
Seguì Marilyn ed insieme uscimmo dal parco, parlando come conoscenti di vecchia data.
Non lo sapevo ancora, ma quello sarebbe stato l'inizio di una splendida quanto insolita amicizia.


ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Dormammu, sono venuto a pa_
Aspe. Contesto sbagliato.
Salve, volpini dai culini vaporosi!
Ritorno tra voi con buoni propositi ed aria di cambiamenti. Se siete nuovi e non conoscevate prima la ff, vi faccio un caloroso benvenuto :3
Se invece siete "della vecchia crew" che seguiva codesta storia, vi sarete accorti che sono cambiate un po' di cosine.
Prima fra tutte: il titolo. Nuovo titolo, nuova storia.
Vi confesso che quello vecchio, mi faceva tanto schifo. Come la storia vecchia.
Preciso una cosina. Non mi piaceva come era scritta, non cosa avevo scritto. La storia in sè, a livello di trama, mi piaceva e mi piace tuttora (non sarei qui sennò), ma come l'avevo scritta... boh. Un enorme boh.
Tengo molto a Shaki e Marilyn come personaggi, e sono super felice di tornare a scrivere su di loro :3
Io vi porgo i miei omaggi, e corro via
-Harl



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