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Autore: Jordan Hemingway    22/09/2017    8 recensioni
Una città di cacciatori. Una faida secolare tra Gilde rivali. Una creatura che può essere avvicinata solo in sogno, due nemici giurati uniti da un incantesimo sbagliato e una coppia di impostori pronta a tutto pur di salvarsi la pelle.
Se i sogni si mischiano alla realtà tutto diventa possibile.
La storia partecipa al contest indetto da E.Comper sul sito, ‘Cronache di Cacciatori’
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cacciatori di Sogni
 
 
Cap.1 Roundtable Rival
 
 
Il mezzogiorno di una giornata di mercato a Colle Storto poteva evolversi in due modi, a seconda dell’umore popolare.

Nel primo, una contrattazione finita male o una caccia non soddisfacente sarebbero sfociate in un dibattito, in uno scambio di opinioni sulle morali delle madri delle parti in causa e in una rissa che il Sindaco avrebbe cercato di fermare senza successo fino a quando i Mastri delle Gilde a cui i cacciatori appartenevano non avessero inviato i propri guardaspalle per placare i bollenti spiriti - di solito tramite minacce più o meno velate e distribuzioni di distillati alcolici in grado di stordire un branco di orchi in calore.
Il secondo modo era una carneficina sulla pubblica piazza.

“Quel mandato era nostro.” Crizia Dantes, comandante delle Schiere Rosse, con il supporto di metà dei suoi cacciatori aveva circondato Corin Lance, Petyr il Guercio e l’ultimo arrivato nelle Luci Grigie, Tales Aghios detto il Monco (con suo grande disappunto ma tant’era, un braccio in meno non era un dettaglio su cui sorvolare nemmeno nel caso di un Minotauro che superava i due metri di altezza) e sembrava decisa a risolvere un contenzioso in ballo da mesi.

“Quel mandato era nostro” ripeté Crizia. “Avete rubato la nostra caccia.”

Corin Lance si strinse nelle spalle senza perdere di vista le mani di Crizia posate sui pugnali alla cintura. “Siete stati lenti” affermò mentre il Guercio sogghignava. “Tre mesi sulle tracce di un Kelpie senza risultati. Ci sono bastati tre giorni e due cacciatori: il vostro cliente è stato più che contento di essersi rivolto a noi.”

“Il nostro cliente non aveva ben chiaro lo Statuto.” La Rossa strinse le dita attorno alle impugnature dei pugnali. “In questo momento sta riflettendo su alcune clausole riguardanti i vincoli di esclusività presso il nostro quartier generale.”

“Appeso per i pollici” precisò uno dei cacciatori dietro di lei.

Corin indietreggiò casualmente fino a trovarsi spalla a spalla con i compagni.  “Mastro Sael ha sempre amato far riflettere il prossimo.”

“Come mi conosci bene.” La voce proveniva dall’alto di una rampa di scale.

Colle Storto - come il nome indicava - si ramificava sulla superficie e all’interno di una collina che per forma e dimensioni ricordava la pancia di un gigante affetto da aerofagia. Quando le prime gilde di cacciatori, attirati dalla sua posizione strategica tra due valli e una pianura sterminata, avevano stabilito lì il loro quartiere generale non avrebbero mai immaginato i paradossi architettonici che generazione dopo generazione avevano reso Colle Storto degno del proprio nome. Tra questi si annoveravano file e file di scale scavate direttamente nella pietra nera della collina per rendere possibile il passaggio tra edifici altrimenti raggiungibili solo tramite ramponi e corde.

Sulla cima di una di queste scale era apparsa una donna avvolta in una tunica rossa come i capelli. Un fermaglio dorato le fissava sulla testa la moltitudine di trecce aggrovigliate.
“Rayla. Un onore inaspettato.” Corin accennò un inchino ma i suoi occhi si assottigliarono alla vista della donna che scendeva dalle scale per affiancarsi ai cacciatori della sua gilda.

“Non ne dubito.” Il Mastro della Schiera Rossa affondò le mani nelle tasche della tunica. “Dal momento che il vostro Mastro Valdemar non esce mai dalle mura del suo palazzo.”

“Le Luci Grigie preferiscono nascondersi nell’ombra per rubare mandati, mia signora,” lo sguardo di Corin non prometteva nulla di buono ma rimase in silenzio mentre Crizia concludeva, “non amano affrontare i propri avversari a viso aperto.”

“Questo è…” Inspirando profondamente Tales mosse un passo in avanti: venne spinto indietro da una gomitata del Guercio e da uno sguardo glaciale di Corin.

“La caccia è finita.” Il comandante delle Luci Grigie riportò gli occhi su Rayla e Crizia. “Non abbiamo più nulla di cui discutere.”

“Sono d’accordo.” A un cenno di Rayla le Schiere Rosse puntarono le armi contro Corin e i suoi. “Passiamo ai fatti concreti, ovvero la vostra resa.”

Corin alzò un sopracciglio. “Non ne sarei così sicuro.” E fischiò.

Dagli edifici che circondavano la piazza spuntarono teste e armi di almeno trenta Luci Grigie. “La prossima volta insegna ai tuoi cani a mordere prima dell’arrivo del padrone.”


 
A Colle Storto ogni Gilda rispettabile annoverava tra i propri elementi almeno uno specialista per ogni tipo di caccia: lancieri e mazzieri per la cattura e soppressione degli Orchi, balestrieri e reziari per catturare Draghi in volo, picconieri per sfondare la testa corazzata dei Goblin, pescatori per la cacciagione che viveva in acque profonde, segugi per quella che preferiva un territorio montano, spadaccini per inseguire ricercati di ogni specie, maghi per affrontare creature più complesse.

Le Luci Grigie e le Schiere Rosse si collocavano in cima alla scala sociale delle Gilde di Colle Storto, quindi quella che con altri partecipanti sarebbe stata catalogata e accantonata come rissa da strada stava rapidamente sfociando in un disastro per l’urbanistica, la viabilità e la sopravvivenza della città.

“Prima volta?” Il pugnale del Guercio abbatté un reziario proprio mentre stava per lanciare la sua rete contro Tales, a sua volta intento a schivare i colpi di una mazza ferrata.

“Ho servito nell’esercito, primo reggimento, terzo battaglione,” ogni parola del Minotauro era sottolineata da un colpo di mazza avversario andato a vuoto, “ci vuole altro per impressionarmi.” Concluse afferrando la mazza ferrata con l’unico braccio e gettandosela alle spalle seguita dalla Schiera che la impugnava.

Il Guercio scosse la testa. “Non sei più nell’esercito, Monco. Questo è uno scontro tra cacciatori,” con un unico movimento Petyr scagliò un pugnale alle spalle di Tales, proprio in mezzo agli occhi di uno spadaccino Rosso, “cerca di restare vivo.”

Il Minotauro mugghiò qualcosa che purtroppo si perse tra le urla della battaglia e fece sbattere le teste di due Rossi incauti contro il bordo di una scalinata.

“Un’altra cosa.” Il Guercio sparò sui suoi avversari e colpì uno di quelli di Tales con la pistola ormai scarica. “Non attaccare Mastro Sael.” Indicò Rayla, in piedi all’estremità della piazza: la donna estrasse una daga dalla tunica e andò incontro a uno spadaccino Grigio.

“Perché?” Il Grigio parò i primi colpi di Rayla indietreggiando senza cercare di attaccarla a sua volta, notò Tales.  Perfino gli arcieri parevano mirare in modo da evitare di colpirla per sbaglio. “Magia?” Ipotizzò, scrutando la tunica rossa. Lo spadaccino Grigio aveva approfittato di un muro crollato per sottrarsi al duello con il Mastro delle Schiere, i cui occhi ora vagavano sul combattimento in corso attorno a lei.
“Ho affrontato i maghi di Velletri ai tempi della ribellione: la magia non mi fa paura.”

“Non è per questo.” Il Guercio afferrò il bavero della giacca del Minotauro e lo costrinse a piegarsi verso di lui – impresa per nulla facile considerando che Tales sovrastava il compagno di almeno due teste. “Mastro Sael deve restare in vita a qualunque costo. Sono stato chiaro?”

“Per nulla.”

“Forse ti sarà di aiuto guardare da quella parte.” Sbarazzatosi di tre spadaccini Rossi il Guercio indicò l’altro angolo della piazza, dove il comandante Lance stava intervenendo in soccorso di alcune Luci in difficoltà.

La spada di Corin sembrava una semplice estensione della sua volontà: l’acciaio penetrava nelle gole nemiche senza sforzo apparente e senza movimenti superflui, una danza mortale di cui il comandante era un artista indiscusso.

Un dettaglio attirò l’attenzione del Minotauro. “Non attaccano.” Con occhi spalancati dallo stupore seguì più attentamente il combattimento. “Le Schiere si limitano parare senza colpire!” Si voltò verso il Guercio. “Impossibile!”

Una freccia gli scheggiò un corno: il balestriere Rosso che lo aveva puntato stava già ricaricando la sua arma. Tales si gettò a terra per evitare il nuovo dardo.

“No!” Il Guercio cercò di intercettare la traiettoria con il proprio corpo ma ormai era troppo tardi: la freccia puntava dritta alle spalle di Corin Lance.

Il Minotauro non poté far altro che guardare impotente la scena.

La freccia svanì in uno sbuffo di cenere rossa.

Gli occhi di Corin, grigi e freddi come la sua spada, cercarono immediatamente un punto preciso nella piazza.

Mastro Sael ricambiò lo sguardo, abbassando la mano.

“Se lui muore, lei cesserà di vivere” mormorò il Guercio. “Se lei cessa di vivere, lui morirà: la fine dell’uno è la fine dell’altra.”

I due comandanti rivali ripresero a combattere come se nulla fosse accaduto.

“Un incantesimo?” Tales si girò verso il Guercio. “Una maledizione?”

“Uno sbaglio.”

Il suono di un corno sovrastò il caos generale.

“Le guardie del Sindaco!” Rossi e Grigi si irrigidirono e, accantonati momentaneamente i loro dissapori, iniziarono a fuggire dalla piazza.

Il Minotauro si voltò di nuovo ma sia Mastro Sael che Corin Lance erano spariti.

“Andiamo, Monco!” Il Guercio lanciò un rampone sul tetto di un palazzo che doveva aver visto giorni migliori. “Prima che il Sindaco decida di abbellire le mura del Colle con le tue corna.”

Le prime guardie del Sindaco costrinsero Tales a ricacciare indietro una risposta adeguata e ad arrampicarsi al seguito di Petyr sopra il palazzo in rovina.

I due si issarono sul tetto e si affrettarono a gettarsi su quello successivo, accompagnati da parte delle Luci Grigie sopravvissute alla battaglia.

Dopo i primi cinque palazzi, venti rampe di scale e due tunnel Tales, il cui fisico era più adatto a uno scontro aperto – preferibilmente con un’ascia in mano e su un terreno piano, appoggiò il braccio a un muro e chiuse gli occhi.

“Forse le mura del palazzo del Sindaco non sarebbero così male” ammise ansimando.
Dietro a lui qualcuno si schiarì la gola. “Ricordami perché ho deciso di farti entrare nelle Luci.”

Il Minotauro raddrizzò la schiena e serrò i talloni - un lascito della sua permanenza nell’esercito- cercando di recuperare quel poco di dignità rimasta. “Comandante Lance, signore.”

Corin agitò la mano. “Riposo: non sei più nel tuo terzo reggimento.”

“Primo reggimento, sign… Comandante.”

Corin lo ignorò e si voltò verso il Guercio. “Recupera tutti quelli che possono ancora reggersi in piedi.” Mostrò a Petyr un sottile rotolo di pergamena. “Un messaggio da Mastro Valdemar: mentre ci divertivamo con le Schiere qualcuno ha ordinato una Caccia.”

“Qualcuno?”

“Qualcuno di molto speciale dal momento che è stato il falco personale del vecchio Valdemar a consegnare questo messaggio.” Corin si concesse un sorriso sbilenco. “Per la gioia futura di Mastro Sael e di tutti i Rossi.”




Ciao! Questa storia è stata scritta per un contest in cui i protagonisti dovevano essere cacciatori (di draghi, di rape, ma cacciatori). 
Ogni capitolo ha una sua colonna sonora, se cliccate sul nome del capitolo dovreste essere rimandati al corrispondente video YT (se ciò non avviene vi prego avvisatemi, io e l'html abbiamo questa relazione di amore e odio a causa di cui riesco raramente a pubblicare nel modo che vorrei ^^') 
Grazie per essere arrivati fin qui e a presto!^^
Jordan
  
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