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Autore: RedV    22/09/2017    2 recensioni
[At the end of the road]
Come ogni settimana arriva il giorno che Han Siwon odia di più: quello dedicato alle lezioni con Min Siwoon! Stranamente, però, il ragazzo non si presenta a scuola. Inizia così una mini avventura alla volta della compagnia Hansung, in cui sembra che Siwoon lavori per conto del padre.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Note dell'autrice: nella fanfiction i nomi Han Siwon e Yoon Taemin indicano la stessa persona, idem per Woojin e Min Siwoon.
 
 
 
                                                                    
 
 
 
Era appena passata un'altra noiosissima giornata a scuola, Han Siwon stava posando i libri nella cartella, cercando di ricordare qualcosa della lezione d’inglese, ma la sua mente era stata disconnessa quasi per tutto il tempo.
“Maledizione” pensò.
Perché Woojin era assente?
Gli era successo qualcosa?
Aveva la febbre?
Al cellulare non rispondeva, non che l’avesse chiamato così tante volte… Chissà forse avrebbe fatto meglio ad andare da lui per assicurarsi che stesse bene? Fissò nuovamente lo schermo del telefono sospirando.
«Siwon~»
Una voce stridula alle sue spalle lo fece sobbalzare.
Era Minjun e al suo fianco Lee Hoon.
«Cerchi di chiamare Min Siwoon?»
Il viso del ragazzo dall'improbabile capigliatura verde assunse un'espressione maliziosa.
«N-non me ne frega assolutamente nulla di quello lì!» rispose il ragazzo quasi imbarazzato.
Colpito e affondato.
«In ogni caso ogni tanto capita, dopotutto il suo lavoro lo tiene impegnato anche per giorni interi».
«Lavoro?» Siwon ripercorse mentalmente tutte le volte che Woojin aveva accennato a qualche impegno lavorativo. Sfoderò un falsissimo sguardo di non curanza.
«E...che lavoro farebbe? Molestatore verbale?»
Minjun scoppiò in una risata così fragorosa che fece sobbalzare nuovamente Siwon.
Solo dopo, una volta ripresosi, puntò nuovamente gli occhi verdi in quelli del ragazzo.
«Andiamo a dare un'occhiata~?»
 
-
Come aveva fatto a farsi trascinare in quella follia?
Han Siwon non riusciva più a capire perché il controllo delle azioni non fosse dettato dal suo cervello. Più volte cercò di andarsene, ma Minjun trovava sempre argomentazioni convincenti e poi conoscere cose del Woojin di adesso lo elettrizzava non poco.
Quando si trovarono davanti al palazzo della compagnia Hangsung, Siwon non riuscì a credere ai propri occhi.
L'edificio si snodava per più piani di quanti riusciva a contare. Una quarantina?
I finestroni di ogni piano mostravano una vita frenetica all'interno degli uffici e per un attimo Siwon pensò che non sarebbero mai riusciti a entrare ma Minjun sembrava così sicuro di sé che avanzò imperterrito.
Quando le porte si aprirono al loro passaggio Siwon ebbe un sussulto. Non aveva mai visto tanta ricchezza e, anche solo per un attimo, si sentì terribilmente a disagio.
Che ci faceva un poveraccio come lui in quel posto?
«Buon pomeriggio~» esordì Minjun sorridendo alla signorina dietro alla scrivania nell’ingresso.
Lei alzò lo sguardo ricambiando il sorriso.
«Benvenuto, se cerca il figlio del presidente è nel solito ufficio, trentunesimo piano.».
Minjun ringraziò abbassando il capo cortesemente e fece l'occhiolino a un Siwon sbalordito.
«Ogni tanto sono passato a portargli gli appunti, geloso?~» sorrise malizioso.
Siwon strinse il pugno sorridendo nervoso, quel ragazzino lo stava facendo infuriare.
I tre s’infilarono in un ascensore con due donne all'interno, strizzate nelle loro gonne a tubino, li squadrarono un po' prima di chiedergli il piano e premere il pulsante di lato.
Siwon notò che una delle due lanciò più di un'occhiata a Hoon, a pensarci bene ogni volta che uscivano in gruppo Woojin e Hoon venivano sempre approcciati da molte ragazze, anche a lui era capitato, certo, ma non tanto quanto il periodo in cui era se stesso: Taemin.
Forse era tutta una questione di altezza.
Anche Minjun notò gli sguardi interessati e sorridendo malizioso afferrò la mano di Hoon, stringendola nella sua.
Non ci volle molto prima che le guance dell'altro mostrassero un accenno di rossore.
“Ah quindi è così che stanno le cose? “ Pensò Siwon, “chissà come reagirebbe Woojin se facessi una cosa del genere... “.
Per un attimo si sentì avvampare, cosa diavolo pensava?
Fortunatamente le porte dell’ascensore si aprirono destandolo dai suoi pensieri e le due donne scesero, una delle due aveva un'espressione delusa dipinta sul volto, aveva capito che Lee Hoon sarebbe stato off- limit in ogni caso.
La salita continuò in silenzio, fortunatamente Minjun decise di non stuzzicare ulteriormente i suoi compagni.
Quando finalmente l'ascensore indicò il loro piano Minjun si avviò a passo sicuro nel lungo corridoio di destra.
Siwon diede un'occhiata in giro: ai lati due scrivanie occupate ognuna da una segretaria.
Oltre le donne c'erano delle enormi porte di vetro, in cui scorreva frenetica la vita d'ufficio.
Il ragazzo osservò ammirato, se ne avesse avuto la possibilità avrebbe frequentato la scuola e chissà, magari si sarebbe potuto trovare anche lui in uno di quegli uffici commerciali.
«Siwon ~ per di qua!» la voce gracchiante di Minjun lo distolse da quei pensieri, come faceva a modulare un tono così fastidioso!?
«Ah! Eccolo!» Minjun strinse la manica di Siwon puntando il dito sulle figure al di là delle porte. Non avevano ancora parlato con la segretaria e speravano che Min Siwoon li notasse per raggiungerli di sua spontanea volontà.
 
-
Dietro il grande vetro che separava il corridoio dagli uffici Taemin scorse la figura familiare. Era di spalle ma non ci volle molto a trovarlo, dopotutto i suoi tratti spiccavano anche in mezzo alla folla.
Woojin indossava dei pantaloni neri - non diversi dal solito - e una camicia bianca - anche quella di abbigliamento scolastico- con le maniche arrotolate fino ai gomiti; era intento a indicare a una donna delle diciture su un documento.
«Andiamo a parlare con la segretaria, magari può chiamarci Min Siwoon.». Disse Minjun ma Siwon non si mosse.
Cosa diavolo stava facendo? Perché era andato lì? Sembrava assurdo, ma nonostante Taemin fosse diventato fisicamente un'altra persona sentiva che Woojin, tra i due, era quello a essere cambiato di più.
«... no... aspetto qui» Siwon sentiva lo stomaco in subbuglio, si passò una mano dietro al collo, sfregandolo energicamente, era a disagio. I due ragazzi si lanciarono un'occhiata perplessa, poi si allontanarono verso la scrivania.
 
-
Taemin aveva percorso il corridoio in lungo e in largo, valutando cosa fare.
Andarsene? Aspettarli ancora un po'? La sua faccia imbronciata e il suo marciare da soldatino avanti e indietro iniziavano a far sentire inquiete persino le segretarie.
«Posso aiutarti? » una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare, catturando la sua attenzione.
Era profonda e fredda ma Taemin non ci fece molto caso.
Quando si voltò, stentò a credere ai propri occhi. Di fronte a lui c'era Woojin, ma non era lui, non avrebbe saputo spiegarlo peggio.
Era un affascinante uomo di mezz'età, occhi vitrei e capelli argentei, un taglio corto e ordinato.
Avrebbe detto che si trattasse di un Woojin del futuro se non fosse stato per il fatto che avesse uno sguardo molto più freddo del ragazzo.
Indossava un completo blu e una cravatta dello stesso colore, il tessuto sembrava così pregiato da trasmettere una condizione economica agiata persino a uno come lui, che di vestiti non ne aveva mai capito niente.
Deglutì rumorosamente, dalla gola secca sembrava non voler uscire nessun suono.
«Aspetta... » l'uomo si sporse verso il ragazzo per osservarlo meglio.
«Sei Han Siwon? Un amico di mio figlio?» chiese incuriosito.
Taemin annuì lentamente. Era lui: il bastardo che gli aveva portato via Woojin.
La dinamica non era ancora chiara, ma iniziava a capirci qualcosa. Strinse i pugni, cercando di frenare la rabbia che iniziava ad offuscare le sue capacità di giudizio.
 
-
Quando suo padre l’aveva chiamato la sera prima, Woojin pensava fosse per qualche evento pubblico, invece aveva solo bisogno di un aiuto negli uffici contabili.
Chi l’avrebbe mai detto che alle diciassette sarebbe stato ancora lì a riscrivere dati su dati, più smaltiva il lavoro e più ne arrivava. Aveva dato buca persino alle lezioni private di Siwon.
Osservò il display del telefono, non era arrivato nulla, pensò di scrivere qualcosa ma la sua attenzione fu catturata da una donna dall’altro capo dell’ufficio che lo stava chiamando, prese un foglio dirigendosi verso la figura. Appena individuato il problema nella riscrittura tornò alla sua postazione, lasciò vagare lo sguardo al di là delle porte di vetro dell’ufficio, scorgendovi due figure familiari.
Controllò il lavoro che gli restava da fare, era poco, avrebbe potuto chiedere a qualcuno di sostituirlo e poi avrebbe spiegato a suo padre la motivazione del suo congedo.
Appena trovò un sostituto si allontanò frettolosamente verso le porte. Si aprirono al suo passaggio attirando l’attenzione dei ragazzi intenti a convincere la segretaria a far uscire Siwoon.
«Che fate qui?»
«Siwoon~ questa signorina non voleva venire a chiamarti, dille qualcosa!»
Siwoon lanciò uno sguardo alla ragazza irrigidita, non pensava fossero realmente amici del figlio del CEO.
«È tutto okay, me ne occupo io.» Le disse il ragazzo, poi si voltò verso i due.
«Dov’è?»
«Chi ~?» Rispose malizioso Minjun.
Woojin lanciò un’occhiata ad Hoon.
«Prima l’ho visto in fondo al corridoio» rispose l’altro.
Quei due erano molto simili, per questo s’intendevano sempre al volo.
Woojin avanzò, lasciando i due indietro.
«Uffa Hoon, volevo stuzzicarlo un po’~!»
 
-
«Che ci fai qui?» Una voce alle spalle di Taemin riuscì a farlo tornare in sé prima che potesse commettere qualche azione imprudente. La riconobbe subito, sentendosi sollevato.
Woojin.
Rilassò i muscoli e si voltò verso il ragazzo.
Lo sguardo di Woojin era fisso sulla sua figura, senza degnare nemmeno di uno sguardo il padre.
«Bè,» Taemin si passò una mano tra i capelli «sono venuto con Minjun e gli altri… per gli appunti, ecco…»
 Woojin alzò un sopracciglio, poi rivolse lo sguardo all’uomo che li stava osservando incuriosito.
«Padre, avrei intenzione di congedarmi per oggi.»
L’uomo osservò a lungo il ragazzo, poi fece un cenno con la testa.
«Anch’io adesso vado, mi raccomando Siwoon assicurati che i tuoi amici tornino a casa senza problemi. » sorrise, ma quella piega che assunse la sua bocca sembrava più un ghigno, i suoi occhi infatti erano seri, lo sguardo glaciale.
Taemin ripensò al confronto che aveva fatto tra i due in precedenza, ritornando sui suoi pensieri, non erano così uguali come apparentemente poteva sembrare.
Una volta che l’uomo si fu allontanato lo sguardo di Woojin tornò sul ragazzo, la sua espressione aveva qualcosa di malizioso e affascinante allo stesso tempo.
«P-perché mi guardi così?»
«Allora, dove sono gli appunti?» chiese il biondo.
Taemin si sentì avvampare.
«Fottuto bastardo…» fece per aprire la borsa a tracolla ma Woojin gli bloccò la mano, afferrandolo per il polso.
«Non c’è bisogno di inventare scuse per vedermi, lo sai.».
Taemin non aveva ancora capito come fosse possibile, ogni singola volta, ritrovarsi pericolosamente vicino al viso del ragazzo, con quegli occhi acquamarina puntati nei propri. Se gli occhi di Siwon ricordavano due zaffiri blu, quelli di Woojin erano così chiari da sembrare gocce d’acque fresche e limpide.
«Cosa fate ~?»
Quella. Dannata. Voce. Stridula.
Aspetta, perché Taemin si sentiva infastidito? Questa volta Minjun lo stava salvando dalle grinfie di Woojin.
Il biondo volse lo sguardo verso i due ragazzi alle loro spalle.
«Vi accompagno a casa, ho la macchina qui fuori.»
Minjun giunse le mani in segno di ammirazione, ma prima che potesse accettare Hoon intervenne.
«Noi due torniamo a piedi, abitiamo qui vicino.».
«Ma Hoon…~»
Eh già, lui e Woojin si capivano sempre al volo.
«Allora torno con voi» disse Siwon.
«Ehhh ~? Ma se abiti dall’altro lato della città?» constatò Minjun malizioso.
Maledetto Minjun.
-
 
«La tua macchina è...» Taemin non credeva ai propri occhi, non aveva mai visto dal vivo un'auto così costosa.
Una BMW Serie 4 coupé grigio metallizzato si stagliava proprio davanti agli occhi increduli del ragazzo, il biondo accanto a lui valutò la sua reazione. La famiglia di Han Siwon era ricca, di auto così ne avevano viste parecchie, eppure lo Yoon Taemin che scorgeva nel ragazzo si faceva sempre vivo nelle piccole cose. Sorrise impercettibilmente.
«Sali.» commentò.
Una volta dentro Taemin non poté far a meno di guardarsi intorno come un bambino emozionato e solo dopo aver riempito l’altro di domande, decise di ricomporsi rimanendo in silenzio.
Lanciò un’occhiata fuori dal finestrino, ormai stava quasi per far sera, i raggi rossi del sole colpivano la distesa di strada davanti ai loro occhi, i vetri degli enormi palazzi riflettevano quel tramonto rosso fuoco, di lì a poco ognuno sarebbe tornato a casa.
Dalla sua famiglia.
Il volto di Taemin tradì un’emozione, lui dove stava tornando invece? Da una famiglia che non era la sua? Era stato abbandonato da piccolo e aveva sperimentato la vera solitudine, nessun amico, nessun parente…solo Yoon Taemin, un ragazzo sfortunato e indebitato fino al collo.
Ora invece la vita – che gli aveva sempre tolto qualcosa - sembrava volesse prendersi gioco di lui, restituendogli tutto, ma in circostanze diverse. Una famiglia che non era la sua, una bella casa, una buona istruzione.
Non avrebbe mai dimenticato il tocco gentile della mano di sua madre la sera in cui se n’era andata e neppure il giorno in cui il padre era scomparso a sua volta.
L’unica cosa che la vita aveva deciso di ridargli era Min Woojin ma ironia della sorte anche lui l’aveva abbandonato in passato e probabilmente l’avrebbe rifatto.
I suoi pensieri furono interrotti dal ragazzo al suo fianco.
«Cosa ti ha detto mio padre?»
Taemin rimase sorpreso dalla domanda improvvisa.
«Oh… nulla, mi ha chiesto che ci facevo lì ovviamente» scrollò le spalle con noncuranza.
«Tuo padre ti somiglia molto» aggiunse poco dopo.
L'altro rimase in silenzio, forse Taemin non avrebbe dovuto dire una frase del genere, dopotutto quell'uomo aveva abbandonato lui e sua madre nei bassifondi.
Si morse il labbro inferiore.
«Ma... »
«Ma?» Chiese l'altro.
«Tu... trasmetti più... più... dolc-Ahhhh lascia stare»
Woojin si lasciò sfuggire un sorriso, quelli che ricordavano più un ghigno malizioso e fermò l'auto.
Erano quasi arrivati, perché si era fermato? 
Taemin si voltò verso di lui per chiedergli il motivo, ma si trovò pericolosamente vicino al suo viso. Questa volta non c'era nessun Minjun a salvarlo.
Woojin gli afferrò il mento con una mano, spingendolo verso la sua bocca e in un attimo Taemin fu catturato da quel bacio.
Era inutile allontanarsi - tra l'altro aveva persino la cintura -come aveva fatto quel bastardo a togliersela in un batter d'occhio?
Il vortice dei pensieri ben presto si ridusse a un miscuglio di sentenze incompiute nella sua testa. Diventava sempre più difficile allontanare Woojin, si stava insinuando sempre di più dentro di lui e da punto debole iniziava a trasformarsi in qualcosa di pericoloso: una necessità.
Non poteva permetterselo. Non di nuovo. Se avesse lasciato Woojin far parte di nuovo della sua vita rischiando di essere abbandonato una seconda volta, ciò l’avrebbe distrutto: sarebbe stato come morire di nuovo.
L’ultimo frammento di Yoon Taemin perso per sempre.
Ma perché era così dannatamente bravo a baciare?
Un clacson in lontananza lo fece rinsavire, non avrebbe mai smesso di ringraziare quella persona, trovò la forza e si staccò dall'altro.
Woojin rimase fermo, con un sorrisetto compiaciuto stampato sul volto, gli occhi puntati in quelli dell’altro osservarono il ragazzo riprendere fiato, le guance arrossate e il volto imbarazzato.
«I-Io vado!» La voce del ragazzo sembrava essere salita di un'ottava; Taemin slacciò la cintura in fretta e furia e scese dall'auto sbattendo lo sportello.
Si stava allontanando.
Woojin lo osservò, la testa piegata di lato.
Quando vide che faceva retro font, tornando verso l'auto, il suo viso assunse un'espressione incuriosita.
Il ragazzo aprì lo sportello affacciandosi all'interno.
«G-Grazie per avermi accompagnato... fottuto bastardo», Taemin sbatté violentemente la portiera, il viso in fiamme e si allontanò di corsa.
Woojin era perplesso, si coprì il viso con una mano e sorrise.
 
C'era solo una persona che l'avrebbe fatto sentire così, una sola persona in un mare di volti, corpi, storie.
 
 Yoon Taemin.
 
FINE.
   
 
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