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Autore: Abby_da_Edoras    22/09/2017    4 recensioni
Il momento è arrivato: Tristan dovrà trasformarsi nella Bestia e seguire Vincent e il piano degli Antenati per salvare Elijah e imprigionare The Hollow. Il Conte De Martel non esita, pur non sapendo come potrà andare a finire. Riuscirà a salvare il suo Sire e a sconfiggere Inadu/The Hollow? Ma poi... Elijah come reagirà vedendolo trasformato nella Bestia?
Grazie a tutti quelli che leggono, seguono e amano queste mie storie.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi, produttori e sceneggiatori della serie TV The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Marcel, Tristan, Vincent Griffith
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blanc ou Noir'
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Fire with fire (prima parte)

 

‘Cause you will always be

Much too strong for someone else

You will always be

 much too tall for someone else

don’t you try to apologize

Black Star that’s what you are

No one stills the fire in your heart

Fire with fire now

(“Fire with fire” – Delain)

 

Era giunto il momento che Tristan aveva tanto temuto, quello che lo aveva straziato e lacerato per giorni. Poche ore prima, Vincent si era recato, protetto da un incantesimo degli Antenati, al palazzo dei Mikaelson e lo aveva pugnalato al cuore, uccidendolo. Poco tempo dopo, Tristan si era risvegliato come la Bestia, avvertendo un potere nuovo e quasi incontrollabile dentro di sé, una furia spietata e devastante. Si era sentito invincibile, intoccabile.

Per un attimo aveva desiderato scatenare la forza esplosiva che sentiva dentro di sé, distruggere il palazzo dei Mikaelson dopo aver trucidato uno per uno tutti i suoi occupanti, seppellirli per sempre sotto le macerie della loro antica abitazione e sputarci sopra, per vendicarsi di tutto ciò che gli avevano fatto, delle infinite sofferenze provocate a lui e a sua sorella. Erano stati loro a annientare la sua vita, soggiogandolo assieme ad Aurora e costringendoli a vagare per secoli, inseguiti dal feroce Mikael, senza nemmeno più sapere chi fossero in realtà. Erano stati loro a catturarlo e a rinchiuderlo in quel maledetto container, dove per mesi aveva sofferto più e più volte l’atroce pena dell’annegamento, che ancora e spesso ricorreva nei suoi incubi in tutta la sua agghiacciante crudeltà. Per qualche istante un odio cieco e furibondo si era mescolato nella sua mente alla consapevolezza che adesso, finalmente, avrebbe potuto avere la sua vendetta e ripagare i Mikaelson di tutto ciò che avevano fatto a lui e alla sua amatissima sorella. La furia della Bestia gli ribolliva nel sangue e fomentava la sua rabbia…

Poi, in mezzo a immagini di violenza e morte, nella sua mente si era formata l’immagine del volto di Elijah, il suo Sire, l’uomo che amava e che quella stessa sera sarebbe morto se lui non avesse fatto qualcosa per salvarlo. E Tristan si era perduto nella contemplazione intima di quel volto, era caduto in quelle iridi nere e profonde fino a smarrirsi e a sentire che ogni rancore, ogni violenza, ogni desiderio di vendetta si dissolveva pian piano. Restava la consapevolezza di una forza potentissima che si nascondeva dentro di lui e che aspettava solo di essere scatenata, ma Tristan ora era in grado di dominarla e di canalizzarla contro colei che voleva la morte del suo Signore, contro l’Ombra e nessun altro.

Quando si riprese da quello smarrimento, che a lui era sembrato durare ore mentre si era svolto in pochi minuti, vide che Vincent lo stava osservando pensieroso.

Lo stregone sorrise e annuì.

“Sapevo che gli Antenati non potevano sbagliarsi” disse, compiaciuto. “Mi hanno spiegato di averti scelto consapevolmente, perché tu saresti stato in grado di controllare la furia spietata della Bestia. E’ ciò che hai appena fatto. Ora possiamo andare.”

“Tu ti sei fidato di me?” domandò Tristan, mentre seguiva Vincent e insieme, ancora protetti dall’incantesimo degli Antenati, uscivano dal palazzo dei Mikaelson senza che nessuno se ne accorgesse.

“In realtà ho creduto agli Antenati: loro mi hanno assicurato che tu avresti preso il controllo della Bestia come nessun altro avrebbe saputo fare” minimizzò il Reggente delle streghe. “Tuttavia sì, ti ho osservato in questi giorni e ho potuto vedere con i miei occhi che la tua forza d’animo è maggiore della ferocia della Bestia e che avresti avuto i tuoi buoni motivi per dominare questa ferocia. Per tua sorella Aurora e… per Elijah.”

E adesso Tristan e Vincent si trovavano a casa di Marcel, ancora celati a chiunque dalla magia degli Antenati, in attesa dell’arrivo di Elijah e della mossa assassina di Sofya. Il giovane Conte fremeva d’impazienza e, al tempo stesso, avrebbe voluto che quel momento non arrivasse mai. Sapeva che sarebbe bastato un solo istante di esitazione, un errore di un millesimo di secondo, per perdere Elijah; le spine non avrebbero dovuto neanche sfiorarlo, o sarebbe stato tutto inutile.

Infine la lunga attesa ebbe termine. La porta della stanza si aprì e Elijah entrò, con espressione perplessa. Era venuto per parlare con Marcel, ma la casa sembrava deserta e lui non ne comprendeva il motivo. Si guardò intorno sospettoso, già subodorando una trappola.

Un lampo, la figura di Sofya che si muoveva velocissima contro Elijah e poi, ancor più fulmineo, Tristan che si lanciava verso il suo Signore e veniva trafitto dal paletto irto di spine. Elijah, colto alla sprovvista, si ritrovò Tristan ferito e ansimante tra le braccia, mentre Sofya faceva qualche passo indietro, senza capire da dove fosse sbucato quel ragazzo e come avrebbe fatto adesso a colpire Elijah, visto che il paletto preparato per lui era conficcato in profondità nella schiena dello sconosciuto.

“Tristan! Che succede? Cosa ci fai qui?” esclamò Elijah, sconvolto. Poi il suo volto mutò espressione, aveva cominciato a capire, era quello il momento di cui aveva parlato Vincent ed era Sofya che l’Ombra avrebbe usato per ucciderlo. “No… non avresti dovuto, non era questo che dovevi fare, non dovevi sacrificare la tua vita per me!”

Tristan sapeva che adesso sarebbe venuta la parte più dolorosa e straziante. Si scostò da Elijah e sul suo viso passò un sorriso che pareva una smorfia.

“Non temere, Elijah, quest’arma non può nulla contro di me” mormorò. Poi, sotto gli occhi allibiti del suo Signore, afferrò il paletto che aveva conficcato nella schiena e lo tirò fuori con un unico gesto deciso. La ferita si richiuse subito e Sofya comprese.

“Tu sei la Bestia! Per questo le spine non possono ucciderti!” gridò, spiazzata dall’improvviso rivolgimento della situazione.

“Sì” rispose Tristan, rivolgendosi verso di lei con un ghigno. “Tu non puoi uccidermi con questo paletto… ma io posso farlo!”

Con un ringhio si gettò contro la donna, che non ebbe il tempo di preparare la sua difesa. Tentò di alzare le mani verso di lui, di fermarlo con il potere dell’Ombra, ma Tristan era già sopra di lei e le aveva conficcato l’arma nel collo, per poi estrarla e conficcarla ancora e ancora, nel petto, nel ventre e ancora nel collo di lei. Adesso, finalmente, poteva scatenare la furia che sentiva dentro e poteva sfogarla contro colei che aveva tentato di uccidere il suo Sire.

“Basta, Tristan, Sofya è morta” lo fermò Vincent, diventato visibile in quel momento e avvicinatosi al giovane Conte. “Adesso che ha perduto il suo tramite, l’Ombra dovrà manifestarsi e noi dobbiamo essere pronti ad accoglierla.”

Tristan si rialzò lentamente, lasciando cadere a terra il paletto. Con un rapido incantesimo, Vincent lo fece bruciare, distruggendo così le spine letali perché non potessero più nuocere a nessuno, poi si rivolse a Elijah.

“Dovrai spiegare tu a Marcel ciò che è accaduto. Mi dispiace per Sofya, ma non avremmo potuto fare niente per lei, la sua mente era ormai corrotta dall’Ombra e nessun incantesimo avrebbe potuto farla tornare quella che era” disse.

Elijah, però, non guardava né Vincent né Sofya: il suo sguardo era fisso su Tristan e nei suoi occhi si potevano leggere dolore, incredulità e delusione.

“Dunque tu sei la Bestia, proprio come io e la mia famiglia avevamo sempre temuto” mormorò. “Da quanto tempo hai preso il siero? Da quanto tempo mi stavi ingannando?”

Tristan impallidì. Non aveva avuto il minimo timore di fronte a Sofya e non ne avrebbe avuto neanche al momento di combattere l’Ombra… ma lo sguardo accusatore e le parole crudeli di Elijah lo straziavano come le spine del paletto non avevano potuto fare.

“Non ti ho ingannato” protestò, nei suoi occhi un’infinita disperazione. “Ho preso il siero soltanto qualche giorno fa, perché Vincent mi ha spiegato che sarebbe stato l’unico modo per salvarti!”

“Mi ero avvicinato a te, credevo di potermi fidare, dopo tanto tempo, invece tu…” Elijah pareva non averlo nemmeno ascoltato e continuava a guardarlo con una punta di disprezzo.

“Io ho fatto tutto questo per te, per salvarti la vita!” esclamò ancora una volta Tristan, ma capì che non sarebbe servito a niente. Elijah non lo aveva mai accettato completamente e, in fondo, aveva sempre atteso il momento in cui lui si sarebbe mostrato di nuovo per il mostro che era…

“Tristan, non c’è tempo da perdere in spiegazioni, l’Ombra si sta avvicinando, riesco a sentirla!” lo richiamò Vincent.

Il giovane Conte era troppo orgoglioso per supplicare. Il suo sguardo si posò ancora una volta su Elijah, sfidò l’ostilità del suo Signore e continuò a fissarlo negli occhi finché non fu Elijah a cedere e a doverli abbassare.

“Non è vero, non ti sei fidato di me nemmeno per un secondo” replicò, con un sorriso amaro. “Ti sei sempre aspettato qualche mossa sbagliata da parte mia e, adesso come sempre, preferisci vedere in me la Bestia, il mostro, invece di colui che ha sacrificato tutto per salvarti la vita. Per te è più facile pensare sempre il peggio di me. Non posso impedirtelo e non ho né tempo né voglia di discolparmi. Ho una missione da compiere, comunque tu la possa pensare.”

Con queste parole piene di dignità, Tristan voltò le spalle a Elijah e si avvicinò a Vincent, che attendeva l’ingresso dell’Ombra per portare avanti il piano degli Antenati.

Una figura ammantata di nero e circondata da un fumo oscuro attraversò una delle pareti della stanza e si avvicinò lentamente a Vincent e Tristan. Non sembrava temere la sconfitta e la perdita del suo tramite non l’aveva turbata. Rideva e parlava in tono di sfida con una voce da ragazzina, forse per questo ancor più spaventosa.

“Cosa credete di aver fatto, stolti? Avete soltanto ucciso la fragile forma che avevo assunto, ma presto avrò il mio vero corpo e allora vi pentirete di esservi messi contro di me” disse. “Povero Vincent, ancora non conosci il mio potere? Eppure dovresti saperne più di chiunque altro…”

“Noi ti combatteremo fino alla fine!” la sfidò lo stregone, senza batter ciglio.

“E la fine sarà, per tutti voi” rise la figura, avvicinandosi ancora. Il suo obiettivo pareva essere Vincent, ma Tristan distolse la sua attenzione.

“Sei soltanto una vigliacca” la provocò. “Una ragazzina abituata a ottenere tutto ciò che vuole e che fa i capricci se le si nega qualcosa. Vuoi combattere con qualcuno alla tua altezza? Vieni ad affrontare la Bestia, se ne hai il coraggio!”

“Come osi, piccolo essere subdolo e inutile? Io non ho paura di nessuno e tanto meno di te!”

L’Ombra si avvicinò a Tristan e con un movimento della mano incorporea lo sollevò da terra, stringendolo alla gola, ma questo diede a Vincent il tempo di pronunciare l’incantesimo che avrebbe portato tutti e tre nel piano ancestrale: era necessario che l’Ombra avesse un contatto con Tristan per essere risucchiata dall’incantesimo, per questo il Conte l’aveva sfidata a colpirlo. Ci fu un lampo di luce accecante, un urlo di rabbia dell’Ombra e nella stanza rimasero soltanto i corpi esanimi di Tristan e Vincent: i loro spiriti erano nel piano ancestrale, con l’Ombra e gli Antenati.

Elijah era rimasto immobile per tutto il tempo, dapprima deluso e disgustato dalla rivelazione che Tristan si era trasformato nella Bestia, poi impietrito vedendo l’Ombra che lo attaccava e cercava di strangolarlo. Quando vide il suo corpo ricadere a terra accanto a quello di Vincent si precipitò su di lui e lo prese tra le braccia.

“Tristan! Tristan!” gridò, cercando inutilmente di rianimarlo. Lui non sapeva dell’incantesimo di Vincent e del piano degli Antenati sull’Ombra, poteva solo vedere che Tristan era stato attaccato dalla potenza misteriosa e che adesso sembrava morto. Ma non poteva essere andata così, anche Vincent era esanime… il suo piano era dunque fallito? O forse aveva pronunciato un incantesimo e adesso i loro spiriti erano altrove? Ma che cosa ne sarebbe stato di Tristan?

“Tu mi hai salvato a costo della tua vita e io… io ho nuovamente dubitato di te…” mormorò Elijah, stringendo a sé il giovane corpo che in quel momento sembrava ancora più fragile e indifeso. “Non volevo ferirti, Tristan, io…”

Marcel entrò improvvisamente nella stanza, diede un rapido sguardo in giro e si gettò sul cadavere di Sofya.

“Si può sapere che diavolo è successo in questa stanza? Chi ha ucciso Sofya? E Vincent, Tristan… che accidenti succede, Elijah? E vedi di darmi una spiegazione convincente!” esclamò, infuriato.

Elijah appariva devastato e rispose a Marcel tenendo sempre tra le braccia Tristan, con gli occhi fissi sul suo volto cereo e immobile.

“Sofya era stata condizionata dall’Ombra per uccidermi” mormorò. “Tristan l’ha eliminata per salvarmi, ma poi… l’Ombra si è manifestata e ha aggredito Tristan. C’è stata una luce accecante, l’Ombra è scomparsa e sia Tristan che Vincent…”

Marcel scrollò il capo, incredulo.

“Avevo capito che qualcosa non andava in Sofya” disse, in tono addolorato. “Negli ultimi giorni non sembrava più lei, mi parlava in modo strano, diceva che non dovevo credere alle storie che raccontavate su questa minaccia, che non c’era alcun pericolo… non avrei mai immaginato che… se lo avessi capito, forse avrei potuto salvarla.”

“Vincent ha detto che non c’erano speranze per lei, che l’Ombra le aveva ormai offuscato la mente” rispose meccanicamente Elijah, pensando con orrore che, così come Vincent aveva dato per scontata la morte di Sofya, poteva aver fatto lo stesso anche con Tristan. Non importava chi veniva sacrificato, se il fine era sconfiggere l’Ombra.

“Ma Vincent è morto?”

“Non lo so, forse il suo spirito e quello di Tristan sono stati rapiti dall’Ombra e ora stanno lottando contro di lei. Non so niente, Vincent mi ha tenuto all’oscuro di tutto, ha sempre parlato soltanto con Tristan, soltanto con lui, e io non so cosa…” Elijah sembrava sperduto, lacerato da un dolore che non avrebbe mai immaginato di poter provare.

“Senti, io chiamo Davina e le dico di raggiungerci, magari lei saprà che cosa fare e potrà localizzare Vincent, se è ancora vivo” disse Marcel, prendendo il cellulare. “Vuoi che avverta qualcuno della tua famiglia?”

Elijah non rispose, continuando a stringere Tristan come per proteggerlo e per chiedergli perdono di aver sospettato di lui ancora una volta. Marcel parlò al telefono con Davina e poi chiuse la chiamata.

“Davina sta arrivando” annunciò, senza sapere bene se Elijah lo stesse ascoltando. “Mi ha detto che Vincent aveva un piano per portare l’Ombra sul piano ancestrale, dove gli Antenati avrebbero potuto combatterla. Forse lui e Tristan adesso sono là. Comunque ci spiegherà meglio quando sarà qui.”

A Elijah e Marcel non rimaneva che attendere. Attendere l’arrivo di Davina, attendere di sapere se il piano di Vincent avrebbe avuto successo.

La battaglia si svolgeva sul piano ancestrale, al quale loro non avevano accesso. Non c’era nient’altro che potessero fare.

Fine prima parte

 

   
 
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