Fire with fire (prima parte)
‘Cause you will always be
Much too strong for someone else
You will always be
much too tall
for someone else
don’t you try to apologize
Black Star that’s what you are
No one stills the fire in your heart
Fire with fire now
(“Fire with fire” – Delain)
Era
giunto il momento che Tristan aveva tanto temuto, quello che lo aveva straziato
e lacerato per giorni. Poche ore prima, Vincent si era recato, protetto da un
incantesimo degli Antenati, al palazzo dei Mikaelson e lo aveva pugnalato al
cuore, uccidendolo. Poco tempo dopo, Tristan si era risvegliato come la Bestia,
avvertendo un potere nuovo e quasi incontrollabile dentro di sé, una furia
spietata e devastante. Si era sentito invincibile, intoccabile.
Per
un attimo aveva desiderato scatenare la forza esplosiva che sentiva dentro di
sé, distruggere il palazzo dei Mikaelson dopo aver trucidato uno per uno tutti
i suoi occupanti, seppellirli per sempre sotto le macerie della loro antica
abitazione e sputarci sopra, per vendicarsi di tutto ciò che gli avevano fatto,
delle infinite sofferenze provocate a lui e a sua sorella. Erano stati loro a
annientare la sua vita, soggiogandolo assieme ad Aurora e costringendoli a
vagare per secoli, inseguiti dal feroce Mikael, senza nemmeno più sapere chi
fossero in realtà. Erano stati loro a catturarlo e a rinchiuderlo in quel
maledetto container, dove per mesi aveva sofferto più e più volte l’atroce pena
dell’annegamento, che ancora e spesso ricorreva nei suoi incubi in tutta la sua
agghiacciante crudeltà. Per qualche istante un odio cieco e furibondo si era
mescolato nella sua mente alla consapevolezza che adesso, finalmente, avrebbe
potuto avere la sua vendetta e ripagare i Mikaelson di tutto ciò che avevano
fatto a lui e alla sua amatissima sorella. La furia della Bestia gli ribolliva
nel sangue e fomentava la sua rabbia…
Poi,
in mezzo a immagini di violenza e morte, nella sua mente si era formata
l’immagine del volto di Elijah, il suo Sire, l’uomo che amava e che quella
stessa sera sarebbe morto se lui non avesse fatto qualcosa per salvarlo. E
Tristan si era perduto nella contemplazione intima di quel volto, era caduto in
quelle iridi nere e profonde fino a smarrirsi e a sentire che ogni rancore,
ogni violenza, ogni desiderio di vendetta si dissolveva pian piano. Restava la
consapevolezza di una forza potentissima che si nascondeva dentro di lui e che
aspettava solo di essere scatenata, ma Tristan ora era in grado di dominarla e
di canalizzarla contro colei che voleva la morte del suo Signore, contro
l’Ombra e nessun altro.
Quando
si riprese da quello smarrimento, che a lui era sembrato durare ore mentre si
era svolto in pochi minuti, vide che Vincent lo stava osservando pensieroso.
Lo
stregone sorrise e annuì.
“Sapevo
che gli Antenati non potevano sbagliarsi” disse, compiaciuto. “Mi hanno
spiegato di averti scelto consapevolmente, perché tu saresti stato in grado di
controllare la furia spietata della Bestia. E’ ciò che hai appena fatto. Ora
possiamo andare.”
“Tu
ti sei fidato di me?” domandò Tristan, mentre seguiva Vincent e insieme, ancora
protetti dall’incantesimo degli Antenati, uscivano dal palazzo dei Mikaelson
senza che nessuno se ne accorgesse.
“In
realtà ho creduto agli Antenati: loro mi hanno assicurato che tu avresti preso
il controllo della Bestia come nessun altro avrebbe saputo fare” minimizzò il
Reggente delle streghe. “Tuttavia sì, ti ho osservato in questi giorni e ho
potuto vedere con i miei occhi che la tua forza d’animo è maggiore della
ferocia della Bestia e che avresti avuto i tuoi buoni motivi per dominare
questa ferocia. Per tua sorella Aurora e… per Elijah.”
E
adesso Tristan e Vincent si trovavano a casa di Marcel, ancora celati a
chiunque dalla magia degli Antenati, in attesa dell’arrivo di Elijah e della
mossa assassina di Sofya. Il giovane Conte fremeva d’impazienza e, al tempo
stesso, avrebbe voluto che quel momento non arrivasse mai. Sapeva che sarebbe
bastato un solo istante di esitazione, un errore di un millesimo di secondo,
per perdere Elijah; le spine non avrebbero dovuto neanche sfiorarlo, o sarebbe
stato tutto inutile.
Infine
la lunga attesa ebbe termine. La porta della stanza si aprì e Elijah entrò, con
espressione perplessa. Era venuto per parlare con Marcel, ma la casa sembrava
deserta e lui non ne comprendeva il motivo. Si guardò intorno sospettoso, già
subodorando una trappola.
Un
lampo, la figura di Sofya che si muoveva velocissima contro Elijah e poi, ancor
più fulmineo, Tristan che si lanciava verso il suo Signore e veniva trafitto
dal paletto irto di spine. Elijah, colto alla sprovvista, si ritrovò Tristan
ferito e ansimante tra le braccia, mentre Sofya faceva qualche passo indietro,
senza capire da dove fosse sbucato quel ragazzo e come avrebbe fatto adesso a
colpire Elijah, visto che il paletto preparato per lui era conficcato in
profondità nella schiena dello sconosciuto.
“Tristan!
Che succede? Cosa ci fai qui?” esclamò Elijah, sconvolto. Poi il suo volto mutò
espressione, aveva cominciato a capire, era quello il momento di cui aveva
parlato Vincent ed era Sofya che l’Ombra avrebbe usato per ucciderlo. “No… non
avresti dovuto, non era questo che dovevi fare, non dovevi sacrificare la tua
vita per me!”
Tristan
sapeva che adesso sarebbe venuta la parte più dolorosa e straziante. Si scostò
da Elijah e sul suo viso passò un sorriso che pareva una smorfia.
“Non
temere, Elijah, quest’arma non può nulla contro di me” mormorò. Poi, sotto gli
occhi allibiti del suo Signore, afferrò il paletto che aveva conficcato nella
schiena e lo tirò fuori con un unico gesto deciso. La ferita si richiuse subito
e Sofya comprese.
“Tu
sei la Bestia! Per questo le spine non possono ucciderti!” gridò, spiazzata
dall’improvviso rivolgimento della situazione.
“Sì”
rispose Tristan, rivolgendosi verso di lei con un ghigno. “Tu non puoi uccidermi
con questo paletto… ma io posso farlo!”
Con
un ringhio si gettò contro la donna, che non ebbe il tempo di preparare la sua
difesa. Tentò di alzare le mani verso di lui, di fermarlo con il potere
dell’Ombra, ma Tristan era già sopra di lei e le aveva conficcato l’arma nel
collo, per poi estrarla e conficcarla ancora e ancora, nel petto, nel ventre e
ancora nel collo di lei. Adesso, finalmente, poteva scatenare la furia che
sentiva dentro e poteva sfogarla contro colei che aveva tentato di uccidere il
suo Sire.
“Basta,
Tristan, Sofya è morta” lo fermò Vincent, diventato visibile in quel momento e
avvicinatosi al giovane Conte. “Adesso che ha perduto il suo tramite, l’Ombra
dovrà manifestarsi e noi dobbiamo essere pronti ad accoglierla.”
Tristan
si rialzò lentamente, lasciando cadere a terra il paletto. Con un rapido
incantesimo, Vincent lo fece bruciare, distruggendo così le spine letali perché
non potessero più nuocere a nessuno, poi si rivolse a Elijah.
“Dovrai
spiegare tu a Marcel ciò che è accaduto. Mi dispiace per Sofya, ma non avremmo
potuto fare niente per lei, la sua mente era ormai corrotta dall’Ombra e nessun
incantesimo avrebbe potuto farla tornare quella che era” disse.
Elijah,
però, non guardava né Vincent né Sofya: il suo sguardo era fisso su Tristan e
nei suoi occhi si potevano leggere dolore, incredulità e delusione.
“Dunque
tu sei la Bestia, proprio come io e la mia famiglia avevamo sempre temuto”
mormorò. “Da quanto tempo hai preso il siero? Da quanto tempo mi stavi
ingannando?”
Tristan
impallidì. Non aveva avuto il minimo timore di fronte a Sofya e non ne avrebbe
avuto neanche al momento di combattere l’Ombra… ma lo sguardo accusatore e le parole
crudeli di Elijah lo straziavano come le spine del paletto non avevano potuto
fare.
“Non
ti ho ingannato” protestò, nei suoi occhi un’infinita disperazione. “Ho preso
il siero soltanto qualche giorno fa, perché Vincent mi ha spiegato che sarebbe stato
l’unico modo per salvarti!”
“Mi
ero avvicinato a te, credevo di potermi fidare, dopo tanto tempo, invece tu…”
Elijah pareva non averlo nemmeno ascoltato e continuava a guardarlo con una
punta di disprezzo.
“Io
ho fatto tutto questo per te, per salvarti la vita!” esclamò ancora una volta
Tristan, ma capì che non sarebbe servito a niente. Elijah non lo aveva mai
accettato completamente e, in fondo, aveva sempre atteso il momento in cui lui
si sarebbe mostrato di nuovo per il mostro che era…
“Tristan,
non c’è tempo da perdere in spiegazioni, l’Ombra si sta avvicinando, riesco a
sentirla!” lo richiamò Vincent.
Il
giovane Conte era troppo orgoglioso per supplicare. Il suo sguardo si posò
ancora una volta su Elijah, sfidò l’ostilità del suo Signore e continuò a
fissarlo negli occhi finché non fu Elijah a cedere e a doverli abbassare.
“Non
è vero, non ti sei fidato di me nemmeno per un secondo” replicò, con un sorriso
amaro. “Ti sei sempre aspettato qualche mossa sbagliata da parte mia e, adesso
come sempre, preferisci vedere in me la Bestia, il mostro, invece di colui che ha
sacrificato tutto per salvarti la vita. Per te è più facile pensare sempre il
peggio di me. Non posso impedirtelo e non ho né tempo né voglia di discolparmi.
Ho una missione da compiere, comunque tu la possa pensare.”
Con
queste parole piene di dignità, Tristan voltò le spalle a Elijah e si avvicinò
a Vincent, che attendeva l’ingresso dell’Ombra per portare avanti il piano
degli Antenati.
Una
figura ammantata di nero e circondata da un fumo oscuro attraversò una delle
pareti della stanza e si avvicinò lentamente a Vincent e Tristan. Non sembrava
temere la sconfitta e la perdita del suo tramite non l’aveva turbata. Rideva e
parlava in tono di sfida con una voce da ragazzina, forse per questo ancor più
spaventosa.
“Cosa
credete di aver fatto, stolti? Avete soltanto ucciso la fragile forma che avevo
assunto, ma presto avrò il mio vero corpo e allora vi pentirete di esservi
messi contro di me” disse. “Povero Vincent, ancora non conosci il mio potere?
Eppure dovresti saperne più di chiunque altro…”
“Noi
ti combatteremo fino alla fine!” la sfidò lo stregone, senza batter ciglio.
“E
la fine sarà, per tutti voi” rise la figura, avvicinandosi ancora. Il suo
obiettivo pareva essere Vincent, ma Tristan distolse la sua attenzione.
“Sei
soltanto una vigliacca” la provocò. “Una ragazzina abituata a ottenere tutto
ciò che vuole e che fa i capricci se le si nega qualcosa. Vuoi combattere con
qualcuno alla tua altezza? Vieni ad affrontare la Bestia, se ne hai il
coraggio!”
“Come
osi, piccolo essere subdolo e inutile? Io non ho paura di nessuno e tanto meno
di te!”
L’Ombra
si avvicinò a Tristan e con un movimento della mano incorporea lo sollevò da
terra, stringendolo alla gola, ma questo diede a Vincent il tempo di
pronunciare l’incantesimo che avrebbe portato tutti e tre nel piano ancestrale:
era necessario che l’Ombra avesse un contatto con Tristan per essere
risucchiata dall’incantesimo, per questo il Conte l’aveva sfidata a colpirlo.
Ci fu un lampo di luce accecante, un urlo di rabbia dell’Ombra e nella stanza
rimasero soltanto i corpi esanimi di Tristan e Vincent: i loro spiriti erano
nel piano ancestrale, con l’Ombra e gli Antenati.
Elijah
era rimasto immobile per tutto il tempo, dapprima deluso e disgustato dalla
rivelazione che Tristan si era trasformato nella Bestia, poi impietrito vedendo
l’Ombra che lo attaccava e cercava di strangolarlo. Quando vide il suo corpo
ricadere a terra accanto a quello di Vincent si precipitò su di lui e lo prese
tra le braccia.
“Tristan!
Tristan!” gridò, cercando inutilmente di rianimarlo. Lui non sapeva
dell’incantesimo di Vincent e del piano degli Antenati sull’Ombra, poteva solo
vedere che Tristan era stato attaccato dalla potenza misteriosa e che adesso
sembrava morto. Ma non poteva essere andata così, anche Vincent era esanime… il
suo piano era dunque fallito? O forse aveva pronunciato un incantesimo e adesso
i loro spiriti erano altrove? Ma che cosa ne sarebbe stato di Tristan?
“Tu
mi hai salvato a costo della tua vita e io… io ho nuovamente dubitato di te…”
mormorò Elijah, stringendo a sé il giovane corpo che in quel momento sembrava
ancora più fragile e indifeso. “Non volevo ferirti, Tristan, io…”
Marcel
entrò improvvisamente nella stanza, diede un rapido sguardo in giro e si gettò
sul cadavere di Sofya.
“Si
può sapere che diavolo è successo in questa stanza? Chi ha ucciso Sofya? E
Vincent, Tristan… che accidenti succede, Elijah? E vedi di darmi una
spiegazione convincente!” esclamò, infuriato.
Elijah
appariva devastato e rispose a Marcel tenendo sempre tra le braccia Tristan,
con gli occhi fissi sul suo volto cereo e immobile.
“Sofya
era stata condizionata dall’Ombra per uccidermi” mormorò. “Tristan l’ha
eliminata per salvarmi, ma poi… l’Ombra si è manifestata e ha aggredito
Tristan. C’è stata una luce accecante, l’Ombra è scomparsa e sia Tristan che
Vincent…”
Marcel
scrollò il capo, incredulo.
“Avevo
capito che qualcosa non andava in Sofya” disse, in tono addolorato. “Negli
ultimi giorni non sembrava più lei, mi parlava in modo strano, diceva che non
dovevo credere alle storie che raccontavate su questa minaccia, che non c’era
alcun pericolo… non avrei mai immaginato che… se lo avessi capito, forse avrei
potuto salvarla.”
“Vincent
ha detto che non c’erano speranze per lei, che l’Ombra le aveva ormai offuscato
la mente” rispose meccanicamente Elijah, pensando con orrore che, così come
Vincent aveva dato per scontata la morte di Sofya, poteva aver fatto lo stesso
anche con Tristan. Non importava chi veniva sacrificato, se il fine era
sconfiggere l’Ombra.
“Ma
Vincent è morto?”
“Non
lo so, forse il suo spirito e quello di Tristan sono stati rapiti dall’Ombra e
ora stanno lottando contro di lei. Non so niente, Vincent mi ha tenuto
all’oscuro di tutto, ha sempre parlato soltanto con Tristan, soltanto con lui,
e io non so cosa…” Elijah sembrava sperduto, lacerato da un dolore che non
avrebbe mai immaginato di poter provare.
“Senti,
io chiamo Davina e le dico di raggiungerci, magari lei saprà che cosa fare e
potrà localizzare Vincent, se è ancora vivo” disse Marcel, prendendo il
cellulare. “Vuoi che avverta qualcuno della tua famiglia?”
Elijah
non rispose, continuando a stringere Tristan come per proteggerlo e per
chiedergli perdono di aver sospettato di lui ancora una volta. Marcel parlò al
telefono con Davina e poi chiuse la chiamata.
“Davina
sta arrivando” annunciò, senza sapere bene se Elijah lo stesse ascoltando. “Mi
ha detto che Vincent aveva un piano per portare l’Ombra sul piano ancestrale,
dove gli Antenati avrebbero potuto combatterla. Forse lui e Tristan adesso sono
là. Comunque ci spiegherà meglio quando sarà qui.”
A
Elijah e Marcel non rimaneva che attendere. Attendere l’arrivo di Davina,
attendere di sapere se il piano di Vincent avrebbe avuto successo.
La
battaglia si svolgeva sul piano ancestrale, al quale loro non avevano accesso.
Non c’era nient’altro che potessero fare.
Fine prima parte