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Autore: AThousandSuns    22/09/2017    3 recensioni
Quando Bucky si risveglia in Wakanda ad attenderlo c'è qualcuno che non si aspettava.
Partecipa al contest "Humans +" a cura di Fanwriter.it
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Sam Wilson/Falcon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Numero Parole: 772
Prompt/Traccia: Dita calde


Gli sembra di sognare ma in realtà si sta svegliando. All'inizio, l'unica cosa che percepisce è il caldo della stanza, appena prima di aprire gli occhi lottando contro la luce che gli ferisce lo sguardo.

Pensa solo che quella è una sensazione sbagliata: dovrebbe avvertire il gelo annidato nelle sue membra, come tutte le volte in cui l’hanno strappato da quel sonno criogenico.

«Signor Barnes? Mi sente?» gli chiede una voce gentile dall’accento strano, e lui finalmente ricorda dove si trova: Wakanda.

Strabuzza gli occhi e tenta di mettere a fuoco la scena davanti a lui: la donna che gli ha parlato è alta e slanciata ma si muove con attenzione, quasi avesse paura di romperlo.

O forse la sua è solo paura: Bucky individua subito altre quattro donne dietro di lei, i muscoli tesi e lo sguardo attento, leonesse pronte ad attaccare. In quella che ormai gli pare la sua vita precedente Steve gli ha spiegato che fanno parte della guardia reale ed hanno un nome, ma proprio non riesce a ricordare…

«Signor Barnes.» La voce del re lo richiama alla realtà e Bucky si concentra annaspando alla ricerca delle parole adatte.

«Sto bene: mi chiamo James Barnes e sono in Wakanda.» La sua gola è secca e la sua voce gracchia, ma almeno riesce a formulare pensieri logici.

T’challa sorride appena e con un cenno ordina alle donne che lo accompagnano di indietreggiare.

«Perché mi avete svegliato?» chiede speranzoso.

«Forse abbiamo la soluzione al suo problema» lo informa il re e Bucky si concede di credere a quelle parole.

L’ora successiva la spendono ad alimentarlo – solo liquidi – e farlo mettere in piedi.

Un tecnico sta rovistando nel suo braccio di metallo quando Sam entra nella stanza: «La bella addormentata è sveglia.»

«Non credevo di rivedere te per primo» ribatte Bucky ignorando l'umorismo dell'altro.

«Dove lo trovi uno più bello?» ridacchia Sam e Bucky si lascia andare ad un sorriso. «Steve è in Svizzera» spiega.

«Svizzera?» ripete Bucky confuso.

«Sharon si è rifugiata lì dopo averci aiutato: è andato a prenderla.»

Bucky annuisce e torna a fissare la sua protesi mentre Sam si siede dall’altro lato del tavolo. «Deluso che ci sia solo io?» chiede in un tono che Bucky non riesce a decifrare.

«No» ribatte sincero e spera che Sam gli creda.

L’altro accenna ad un sorriso «Come ti senti?»

Bucky sospira e riordina le idee. «Stordito, ma vivo. E al caldo» aggiunge.

Aggrotta le sopracciglia mentre osserva un’assistente avvicinarsi cauta a loro: possibile che non si fidino? E poi la ragazza fa qualcosa di totalmente inaspettato: chiede un autografo a Sam, che chiacchiera con lei per un minuto e poi torna ad incrociare gli occhi sgranati di Bucky.

«Sono una celebrità da queste parti.» Nella sua voce non c'è traccia di superbia.

«Mi prendi in giro.»

«No: in Wakanda pensano tutti che Steve sia il mio pallido aiutante.» La cosa lo diverte molto a giudicare dal modo in cui cerca di frenare la sua risata.

Ad essere sinceri diverte anche lui. «Comincio a pensare che questo potrebbe davvero essere il paradiso.»

«Lo è, fidati» gli dice in tono cospiratore inclinando il busto verso di lui. Quell’improvvisa vicinanza prende contropiede Bucky, ma è il modo in cui il suo corpo risponde a sorprenderlo sul serio: sente un improvviso calore, una sensazione che pensava di aver sepolto con l’avvento del Soldato d’Inverno, ed è costretto a distogliere lo sguardo dal viso di Sam.

L’altro sembra accorgersi di quel repentino cambiamento, ma non proferisce parola e si limita a poggiare il busto contro lo schienale della sedia, allontanandosi.

«Non ti ho ancora chiesto scusa,» dichiara Bucky per spezzare il silenzio imbarazzato che si sta creando tra loro, «per il fatto della prigione» chiarisce.

Sam fa spallucce. «Non ce n’è bisogno, conoscevamo i rischi. Ma ti avverto, Laura Barton è meno incline di me al perdono.»

«Mi sparerà?»

«Fossi in te indosserei un giubbotto antiproiettile, sai, tanto per andare sul sicuro.»

Bucky abbassa lo sguardo e stringe le labbra con disappunto. «Abbiamo combinato un casino, io e Steve.» Scuote la testa scoraggiato «Tutto è iniziato a causa mia» bisbiglia.

«Non è stata colpa tua, Bucky.» Dev'essere la prima volta che lo chiama così ma non ci fa caso perché percepisce chiaramente il calore inaspettato della mano di Sam sul suo braccio: peccato che stia inconsciamente toccando il braccio artificiale.

«Le tue dita sono calde.» sussurra Bucky incredulo. «Perché riesco a sentirle?»

L’uomo che sta lavorando con le pinze alla sua protesi gli risponde senza alzare lo sguardo: «Abbiamo fatto alcune modifiche» dice semplicemente.

Sam lo sta ancora sfiorando e non stacca quegli occhi scuri dai suoi. «Ti dà fastidio?» sussurra.

Bucky gli sorride. «No, non mi dà affatto fastidio.»

 
   
 
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