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Autore: _malikseyes    22/09/2017    1 recensioni
Un festival. Una ragazza innamorata della musica. Un ragazzo romano che non vede l'ora di esibirsi. Tanta buona musica.
Irene, pessimista per eccellenza, è una semplice ragazza di diciotto anni. Cresciuta con un papà "quasi" musicista, fin da piccola ha sempre provato un amore inspiegabile per la musica. Suona la chitarra e il pianoforte, non fa altro che cantare. Ha un debole per la voce di un cantante romano, Monx. Cosa succederà quando Irene scoprirà che il suo amato Monx si esibirà ad un festival organizzato a pochi chilometri dal suo paesino?
Per far scattare la scintilla a volte basta davvero poco. Un palco, una canzone, uno sguardo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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TRE

Il giorno dopo mi svegliai con un mal di testa assurdo. Eravamo tornate tardissimo ed avevo anche un po’ bevuto. Appena aprii gli occhi vidi al mio fianco Aurora che dormiva beata. Guardai l’orologio: era mezzogiorno e mezza. Mio fratello mi avrebbe ucciso, al solo pensiero delle sue urla mi alzai di scatto e cercai il mio telefono. Infatti, avevo circa cinque chiamate da parte sua e un miliardo di messaggi su whatsapp. Lo richiamai subito.
“Matteo mi dispiace tantissimo, ieri sera ho dimenticato di mettere la sveglia! Ora mi vesto e ti porto subito la macchina” dissi appena il telefono smise di bussare, non gli diedi nemmeno il tempo di dire “pronto”.
“La macchina mi serviva due ore fa per andare a lavoro! L’unica cosa che ti ha salvato, o meglio persona, è tuo fratello Domenico! Oggi deve andare a lavorare di pomeriggio, stamattina ha dato la sua macchina a me quindi tu oggi dai la mia a lui ed esci a piedi” sbuffai. “E non sbuffare, ringrazia che ti lascio ancora prendere la mia macchina!”
“Mi dispiace Teo, ieri sera abbiamo fatto tardi e mi sono dimenticata” dissi realmente dispiaciuta.
“Lasciamo stare, per questa volta non dirò nulla a papà ma che non si ripeta più! Ti lascio la macchina ogni volta che posso però tu non devi comportarti così” sospirò.
“Si, lo so, hai ragione! Mi dispiace e grazie, mi salvi dall’ira di papà.”
“Ora torno a lavoro, ci vediamo stasera!” disse per poi attaccare.
Dato che ieri sera avevo bevuto un po’ controllai se la macchina di mio fratello fosse parcheggiata e intatta dato che aveva guidato Aurora al ritorno.
“Tranquilla, ho fatto un parcheggio perfetto! La macchina è in garage, senza nessun graffio” disse Aurora tra veglia e sonno.
“Ti adoro! Ora devo vestirmi e tornare a casa, è tardissimo” dissi cercando la borsa con i miei vestiti.
“Va bene, io torno a dormire..Non c’è bisogno che ti mostri la strada, fai tutto da sola come se fossi a casa tua! Buonanotte” disse per poi girarsi nel letto. Con Aurora era sempre e costantemente così, non riusciva a svegliarsi “presto”.

 
Tornata a casa non mangiai ma dovetti apparecchiare e preparare il pranzo per papà e mio fratello Domenico. Era il mio turno e non potevo evitare. Dopo il pranzo, controllai la tabella che era appesa in cucina e mi diedi da fare pulendo casa. Da quando mamma ci aveva lasciati, mio padre aveva pensato di creare una tabella per la divisione dei compiti. Ogni settimana ne creava una nuova e dovevamo rispettarla, era irremovibile su questo. Era fatto così, doveva avere tutto sotto controllo e questa stupida tabella era un modo per gestire le pulizie e le liti tra me e i miei fratelli. Ovviamente, dato che i tre uomini della casa erano quasi sempre a lavoro, toccava a me fare sempre più cose.
Dopo le pulizie mi buttai sul letto con la speranza di poter dormire ma evidentemente qualcuno lassù doveva avercela con me dato che mi squillò il telefono.
“Au che c’è?” risposi sbuffando.
“Sempre felice di sentirmi! Usciamo?” disse con la sua solita felicità.
“No, voglio dormire.”
“Ti prego, Filippo stamattina è tornato dal mare” quasi urlò.
“E..?”
“E tu sai che ho una cotta immensa per lui! Non lo vedo da dieci giorni, devo assolutamente incontrarlo anche solo di sfuggita” rispose come se fosse la cosa più ovvia.
“E va bene! Faccio una doccia e mi avvio, ti avviso che sono a piedi.”
“Ti aspetto a metà strada” disse con la sua voce squillante e felicissima.

 Odiavo la zona in cui vivevo. Era lontanissima da qualunque forma di vita, l’età media del mio quartiere era di settanta anni, così alta grazie alla presenza mia e dei miei fratelli.
Ci mettevo quindici minuti per arrivare al punto di incontro, una croce, con Aurora e altri dieci minuti per arrivare alla zona centrale del mio piccolo paesino. Proprio per questo quando non avevo la macchina o il passaggio preferivo starmene a casa. Controvoglia mi avviai e in quel preciso istante cominciai ad odiare il mondo. Ovviamente io avevo la “fortuna” di abitare sotto le montagne e quindi dovevo anche fare delle strade bruttissime, piene di insetti e una vegetazione abbastanza strana e pericolosa per i pedoni. Dopo circa cinque minuti di cammino, passati a lamentarmi mentalmente per il caldo e per gli insetti, si fermò un furgoncino al mio fianco. Feci come mi avevano insegnato a casa: continuai a camminare facendo finta di nulla e composi subito il numero di mio padre per essere pronta ad avvisare qualcuno in caso di pericolo. Atteggiamenti un po’ paranoici, ne sono consapevole, ma sono stata cresciuta da tre uomini super protettivi e super paranoici. La macchina si avvicinò di nuovo e il conducente abbassò il finestrino.
“Scusami, posso chiederti un’informazione?” solo ascoltando la prima parola mi girai di scatto verso chi aveva parlato. Era Monx, Marco era nella macchina e stava parlando con me. Era incredibilmente bello. Non riuscivo a non pensarlo ogni volta che vedevo una sua foto, era di una bellezza disarmante. Mi lasciava senza fiato.
“Dimmi” mi sforzai di essere calma e feci finta di nulla.
“Stiamo girovagando da ore in cerca della strada che porta ai sentieri per la montagna” rispose il batterista della band che era seduto avanti.
“Cercate i sentieri che portano alla zona campeggio?” chiesi ricordandomi della parole di Monx alla festa.
“Esatto! Ti prego dimmi che sai come raggiungerli!” quasi mi implorò “vi avviso che se non può aiutarci torniamo a Roma immediatamente, già mi sono stancato” disse generando urla di disaccordo tra i ragazzi della band che erano nel furgoncino.
“Mi sento che questa ragazza sarà la nostra salvezza” disse una voce dai sedili posteriori.

“E infatti hai ragione! Siete quasi arrivati ai sentieri, dovete andare dritto per circa 500 metri poi vi trovate davanti ad un incrocio, svoltate a destra e vedrete un parcheggio dove lasciare la macchina. Dopo il parcheggio ci sono dei sentieri che vi portano in una zona adibita al campeggio, troverete poi qualcuno che vi spiegherà come funziona” dissi per poi sorridere. Appena finii di parlare tutti i ragazzi nella macchina cominciarono ad esultare, tutti tranne Monx.
“Sei ufficialmente la nostra salvezza! Hai nove ragazzi che vogliono sposarti” disse una voce che mi fece ridere e arrossire.
“Vi siete salvati in calcio d’angolo!” Monx sbraitò contro i suoi compagni. “Ti ringrazio, sei stata gentilissima” mi dedicò un sorriso che mi fece quasi sciogliere. “Per caso eri al festival organizzato nel paese qui vicino? Mi sembra di averti già vista, anzi ne sono sicuro!” disse per poi cominciare a fissarmi.
“Si, ero lì però non credo che tu possa ricordarti di me! Abbiamo parlato si e no per cinque minuti” dissi in imbarazzo.

“Invece mi ricordo! Eri tra le prime file con una ragazza bionda” disse convinto.
“Io ricordo molto bene la tua amica, aveva un culo da fare paura” disse il batterista.
Alzai gli occhi al cielo. Monx gli allungò uno schiaffetto sul braccio.
“Hey, che vuoi? E’ vero!” disse sbuffando.
“Ignora il mio amico, che ne dici se stasera tu e tuoi amici ci raggiungete nella zona campeggio? Organizziamo un bel falò e farò un concerto privato, se vogliamo difenirlo così” chiese sorridendo. Stavo per svenire dopo quella richiesta. Monx stava davvero parlando con me?
“Marco e smettila di provarci co’ tutte” disse una voce dai sedili posteriori ridendo. Giustamente, chissà quante ragazze sono cadute ai suoi piedi in circostanza simili. Non volevo assolutamente essere la prossima stupida.
“Mmh non so, stasera avevamo già un impegno” dissi facendo finta di pensarci. Ovviamente non era vero ma non potevo accettare subito senza parlarne con Aurora e il mio gruppo di amici.
Ad un certo punto mi venne l’illuminazione. Inizialmente credevo fosse una cosa geniale, poi appena cominciai a spiegarlo mi resi conto che era una grandissima stronzata.
“Potrei accettare ad una sola condizione! Ti ricordi il mio nome?” lui mi guardò confuso.
“In verità no” disse in imbarazzo. Sentii delle risate all’interno dell’autovettura.
“Perfetto! Se vuoi che io venga, devi trovare un qualunque modo per scoprire il mio nome e contattarmi!”
“E come faccio? E’ impossibile” disse ancora più confuso ma interessato.
“Ti dico solo che il mio nome ha a che fare con il mondo greco e che seguo tutti i tuoi social” doveva cercare di ricordare la nostra conversazione. Era impossibile e proprio per quello mi insultai mentalmente. Che cosa avevo nella testa? Non potevo accettare come tutte le persone normali? No! Dovevo rendere le cose complicati e rovinarmi con le mie stesse mani. Stupida me!
“Non sottovalutarmi, riuscirò a trovarti! Ho già in mente alcuni nomi” disse con un sorriso furbetto.
“Appena riparti la prima cosa che farò sarà smetterti di seguire su Instagram, renderò le cose ancora più complicate” dissi guardandolo con aria di sfida. Stavo impazzendo.
“Perfetto, ci vediamo stasera!” disse facendomi l’occhiolino. Calma Irene, calma.
“Vedremo” dissi per poi avviarmi e cominciare a respirare normalmente. Ero ufficalemente impazzita.

 

 “Tu cosa hai fatto? Ma perché non hai accettato e basta?” Aurora quasi mi stava rimproverando.
“Sei una stupida” dissero le gemelle insieme. Le gemelle erano due mie amiche storiche, Francesca e Fiammetta. Ci conoscevamo dai tempi delle medie e non ci eravamo mai separate. Eravamo un bel gruppo noi quattro. Sempre insieme, poteva cambiare tutti ma il nostro legame mai. Eravamo una cosa sola.

“Perché devi sempre complicarti la vita?” chiese Francesca.
“Credo di essere l’unica a condividere la tua idea un po’ pazza! Ho capito cosa è scattato nella tua mente: ti sembrava troppo banale accettare subito e hai deciso di rendere le cose più interessanti, vuoi capire se lui ti desidera lì stasera. Per me hai fatto più che bene” disse Fiammetta sorridendomi. Mi aveva fatta sentire meno pazza e aveva capito esattamente cosa avevo pensato mentre parlavo con lui.
“Per me resta comunque una pazzia! Ha 30 mila followers su Instagram e tu hai anche smesso di seguirlo! Sei pazza, basta” disse Francesca controllando il suo profilo Instagram.
“Ho rovinato tutto?” dissi cominciando a piagnucolare come una bambina. Volevo solo sbattere la testa contro il muro! Avevo perso un’occasione unica.
“Secondo me se vuole un modo per contattarti lo trova, è difficile ma non impossibile” disse Aurora poco convinta.
“Che stupida!” dissi per poi sbuffare.
“Allora, ascoltatemi!” Aurora prese in mano la situazione “ora torniamo a casa e ci prepariamo! Usciamo, teniamoci pronte per un eventuale messaggio, se Monx riesce a contattarti li raggiungiamo. Basta disperarsi, quel che è fatto è fatto” disse saggiamente Aurora.
“Ha ragione Au, vai a casa e fatti bella! Stasera mal che va, dormite tutte a casa e ci ubriachiamo” disse Francesca ridendo. Le amavo, erano le mie compagne di vita.

 Tornata a casa, mi scusai con mio fratello che era tornato da lavoro e guardai un po’ di TV con papà. Gli raccontai un po’ del festival e di alcune cose successe tra i vecchietti del nostro quartiere. Lo avvisai sui miei programmi per la serata.
“Forse più tardi io e le ragazze raggiungiamo dei nostri amici in montagna” lo avvisai.

“Da sole?” chiese guardandomi.
“Nono, ci saranno anche i fidanzati di Fiamma e Francesca, stai tranquillo!” questa era una cosa vera.
“E chi sono i ragazzi che vi aspettano in montagna?” chiese.
“Non li conosci, sono amici dei ragazzi” mentii. Odiavo dire le bugie a mio padre ma non potevo fare altrimenti in questo caso. Non potevo dire che dovevo incontrarmi con un cantante che non conoscevo.
“Va bene, non fare tardi e state attente” disse con il suo solito sguardo premuroso. Uno sguardo vuoto ormai da troppi anni.

 

Mi feci una bella doccia rilassante, mi vestii e mi truccai addirittura (mascara e rossetto).
​Misi un semplice pantaloncino di jeans a vita alta, una canotta e misi una felpa in borsa.
Indossai la bandana che Aurora adorava e le mie amatissime converse bianche. Convinsi mio fratello a lasciarmi la macchina e andai sotto casa di Aurora. Mentre ero in macchina che aspettavo la mia migliore amica, mi arrivò una notifica su instagram.

 

@monx ha richiesto di seguirti.

​Ciao!
​Sono consapevole di essere in ritardo, non ho aggiornato per circa un mese ma ero senza idee e senza tanto tempo disponibile per dedicarmi completamente alla scrittura. Questo capitolo è nato dal nulla, non doveva essere così ma spero che vi piaccia comunque. Irene è un po' pazza e direi che ha commesso quasi un errore..però Marco ce l'ha fatta a trovarla! Lily Collins sarà il bellissimo volto della nostra Irene, è così che la immagino. Vi piace?
​Cosa ne pensate del capitolo? Dei personaggi? Dovrei modificare qualche cosa? Datemi qualsiasi tipo di consiglio per quanto riguarda anche la storia o il modo di scrivere. Sono curiosa di leggere le vostre recensioni e ovviamente anche critiche, non offensive e formative.
​Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite\seguite\ricordate e chi ha recensito, un bacione enorme a voi!
​Grazie mille, alla prossima!
​I
​P.S. Aspetto le vostre recensioni!!


 

  
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