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Autore: Kim WinterNight    23/09/2017    2 recensioni
[Sequel di 'Alive'.]
«Siamo giunti all'ultimo campo per Laura.
Stavolta però si ritrova ad avere qualcuno al suo fianco, qualcuno che però non è Marco.
Forse questa è la volta buona, forse la ragazza riuscirà a superare l'attrazione che da sempre la lega a qualcuno che non la ama.
Lei ci proverà, supportata da sua sorella Tamara, dall'immancabile e storica amica Viola e da tutti i loro compagni di avventura, sotto la supervisione di educatori e istruttori che non rinunceranno a mettere i ragazzi alla prova e a combinare un bel po' di casini.»
Come per le due storie precedente, troverete una colonna sonora diversa per ogni capitolo. Vi basterà cliccare sul collegamento presente sul titolo per essere rimandati direttamene al brano su YouTube.
Inoltre, come di consueto, il titolo della storia porta il nome di una canzone dei P.O.D. intitolata proprio 'Boom': vi consiglio di andarla a sentire! ;)
Buon ascolto e buona lettura e, come sempre, non esitate a farmi sapere il vostro parere ♥
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Youth Of The Nation'
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Epilogo: Boom




Era pieno inverno. La pioggia battente imperversava implacabile, mentre lampi e tuoni si susseguivano nella loro naturale sequenza, facendomi sobbalzare di tanto in tanto.

Mi ero barricata in casa, il fuoco all'interno della stufa a legna ardeva scoppiettando, riscaldando l'atmosfera e le mie mani. Un buon libro mi teneva compagnia, riempiendo la mia mente di storie non mie e di ricordi appartenenti a personaggi inesistenti che, come di consueto, sentivo più vicini dei miei stessi amici.

Leggevo per la seconda volta L'ombra del vento di Zafón e non mi stancavo mai di quel suo stile inconfondibile, dei suoi personaggi singolari e degli intrecci articolati e intriganti che sapeva creare.

Durante la lettura, un passo colpì la mia attenzione, così mi affrettai a segnarlo su un vecchio quaderno in cui raccoglievo tutte le mie citazioni preferite.


La vita ci assegna senza possibilità di scelta i genitori, i fratelli e gli altri parenti, l'unica e vera alternativa che ci offre è quella di poter scegliere i nostri amici. Se qualcuno non ti ama ti amerà qualcun'altro. Goditi l'amore delle persone che ti vogliono bene, condividilo con loro e dedicagli il tuo.


Era come se l'autore avesse colto il succo di ciò che era sempre stata la mia vita.

E qualcuno mi aveva detto: «Lui non ti merita, non ti ha mai meritato. Se non ti ama lui, troverai mille persone disposte a farlo».

Chissà se era vero, io in ogni caso non credevo nell'amore, forse non ci avevo più creduto da quando avevo subito la cocente delusione da parte di Marco, più di due anni prima.

E non ci avevo creduto neanche quando avevo cominciato a uscire con Danilo, ecco perché sentivo sempre che qualcosa non andava tra noi.

Quel qualcosa ero io, era la mia consapevolezza, era ciò che comunemente viene chiamato sesto senso o intuito femminile.


«Dimmi, che c'è che non va?»

«Lau, ascolta... per me è molto difficile...»

Reggevo il telefono con mano tremante, già pronta a udire il peggio, già conscia di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

Ero rientrata dal campo da tre giorni e le cose con Danilo non avevano fatto che peggiorare, raffreddandosi sempre di più.

Lo sentii tirare su col naso e rimasi basita.

«Non possiamo più vederci, non me la sento di continuare...» balbettò in preda ai singhiozzi.

«Come sarebbe a dire? E perché?» sbottai contrariata.

«Ho ricominciato la scuola, ho ripreso con la scuola guida e ho tante cose da fare...»

«Avevamo detto che avremmo trovato un compromesso!» avevo protestato. Sul momento la mia reazione fu catastrofica: scoppiai a piangere e lo implorai, risultando piuttosto patetica.

«Il punto è che... tu sei troppo impegnativa, non riesco a gestirti, a gestire le tue difficoltà e...»

«Cosa?!» La rabbia mi invase, non avrebbe dovuto dirlo. Questo era troppo.

Come avevo potuto credere che lui fosse una brava persona?


Probabilmente lo avevo sempre saputo, me l'ero sentito fin nelle viscere, ma avevo preferito farmi trascinare da quella sorta di avventura estiva senza pensare o riflettere su niente di serio.

Tutto, per me, si era basato prevalentemente sull'attrazione, non gli avevo permesso di arrivare fino al mio cuore e questo aveva fatto sì che non soffrissi quasi per niente. Piansi quel giorno, poi cominciai a rendermi conto che lui era sempre stato strano e bizzarro.

Così, io e Tamara prendemmo ad analizzare tutto ciò che era successo e io cominciai a ricordare un sacco di stranezze riguardanti Danilo, cose che risultarono davvero raccapriccianti e che mi convinsero che dovessi soltanto ringraziarlo per avermi lasciato.

Arrivai alla conclusione che era un ragazzo soggiogato dai genitori, a ventitré anni non sapeva ragionare con la sua testa; aveva difficoltà di adattamento, manie di persecuzioni che gli impedivano di appoggiare il suo borsello su una panchina senza che qualcuno glielo rubasse. Provava fastidio nel trovarsi in strada quando c'erano delle macchine in transito, aveva dubbi su alcuni aspetti del sesso e aveva cercato di impartire lezioni alla sottoscritta in una maniera piuttosto bizzarra e inquietante.

Una volta mi aveva detto, infatti, con tanto di balbettio d'accompagnamento: «Non so se sei consapevole che quando si fanno certe cose... esce qualcosa... da lì...».

Ero rimasta basita e non avevo saputo come replicare, ma ci ero passata sopra e non ci avevo più badato finché la mia mente non mi ci aveva riportato con maggiore lucidità.

Ero uscita per un mese con una specie di ritardato schizofrenico, e temevo che i suoi problemi non fossero neanche diagnosticati e quindi non potessero essere tenuti sotto controllo.

Col senno di poi, ero contenta e me la ridevo nel ricordare tutte le citazioni memorabili legate alle sue stronzate.

Non smisi di vederlo, poiché continuai a seguire la sua band. Non mi importava niente che lui ci fosse o meno, tanto era un incapace, spesso si dimenticava di suonare ed era come se non esistesse all'interno del gruppo.

La cosa più divertente fu che continuò a fissarmi, ogniqualvolta che ci trovavamo nello stesso posto; fortunatamente, nella maggior parte delle occasioni non potevo vederlo e quindi mi limitavo a ignorarlo e a divertirmi per i fatti miei.

La mia vita era decisamente migliorata, ma restava comunque il fatto che un essere simile aveva detto di non poter gestire i miei problemi; certo, non era in grado di gestire neanche i suoi, figurarsi i miei.

E allora cominciai a maturare sempre più la convinzione che per una disabile come me non ci sarebbe stato futuro in quel senso; era inutile girarci intorno, la mia categoria era penalizzata sotto molti punti di vista e sicuramente, se anche un disagiato come Danilo si era tirato indietro – per volere, probabilmente, di quella strega di sua madre –, nessun normodotato vero e proprio avrebbe accettato di badare a una persona non autonoma come me.

Era logico, e a me non importava più. Volevo stare tranquilla, volevo stare sola ed evitare i problemi che queste situazioni portavano con sé.

Avevo davvero troppe cose a cui pensare, tante difficoltà da affrontare e tante passioni da coltivare, non avevo più tempo né voglia di sprecare tempo prezioso in cose futili come l'illusione dell'amore o altre stronzate affini.

La mia mente corse a Marco. Non pensavo più a lui tanto spesso, se non nei momenti in cui ricordavo alcune scene raccapriccianti dell'ultimo campo.

Ormai era gennaio, erano trascorsi quattro mesi da quando il campo era finito e io mi sentivo tranquilla.

Sorrisi al ricordo dell'ultima volta che lo avevo visto. Era stato un caso e non me l'aspettavo, ma ero certa che non sarebbe più successo.


Era fine novembre e mia sorella aveva compiuto gli anni proprio quel giorno. Per farle una sorpresa, l'avevano trascinata senza che lo sapesse al concerto di uno dei nostri gruppi locali preferiti.

La serata stava andando a gonfie vele, lei era emozionata e ancora non poteva credere di essere davvero lì.

Ci eravamo godute il concerto, il cantante aveva – sotto nostra richiesta – fatto gli auguri a Tamara direttamente dal palco, parlando al microfono e dedicandole poi uno dei brani più belli.

Lei era scoppiata a piangere e si era goduta il resto del concerto con una nuova luce negli occhi e nel cuore.

I componenti della band, infine, avevano insistito per regalarle una maglia con il loro logo stampato sopra e lei aveva raggiunto così il culmine della gioia.

Tutto, insomma, procedeva a gonfie vele e noi, contentissime, ci stavamo dirigendo verso l'uscita in compagnia di alcuni miei amici che avevano partecipato con noi all'evento.

Qualcuno ci fermò e noi lo riconoscemmo subito per due ragioni: la sua voce lamentosa era inconfondibile, così come la puzza di alcol che emanava.

«Lau, Tami! Siete voi! Ciao!» esordì infatti Marco, accostandosi a noi per baciarci sulle guance.

Mi venne quasi da vomitare per l'odore che emanava, ma cercai di stare calma e di non mandarlo al diavolo seduta stante.

«Anche voi qui?» se ne uscì poi.

«A quanto pare...» borbottai.

«Tami, oggi è il tuo compleanno, vero? Auguri!»

«Grazie» fece mia sorella in tono laconico.

«Io sono stanchissimo... sono venuto qui perché loro mi piacciono molto, ma tra l'università e tutto il resto sono sempre fuso...» blaterò.

Non avevo minimamente voglia di averci a che fare, aveva in qualche modo rovinato l'idillio che aveva caratterizzato la serata fino a poco prima.

«Ah, be', immagino» fece Tamara con poca convinzione.

Lui continuò a parlare di se stesso e non si preoccupò minimamente di chiedere qualcosa su di noi; finalmente, cinque minuti dopo, riuscimmo a liberarcene portando fuori la scusa che dovevamo proprio andare perché ormai si era fatto tardi.

«Ma perché dovevamo incontrare proprio lui? Che palle...» brontolò Tamara mentre ci avviavamo verso il luogo in cui stazionava la macchina di uno dei miei amici.

«Non lo so... ma hai sentito quanto puzzava di alcol?!»


Era stato raccapricciante, col senno di poi mi veniva soltanto da ridere. Marco era davvero un essere penoso, non c'era nient'altro che io potessi dire sul suo conto.

La cosa più grave era che, pochi giorni dopo il campo, aveva scambiato dei messaggi con mia sorella e le aveva fatto intendere di essersi innamorato di lei, anche se non aveva esplicitamente fatto il suo nome.

Stavano parlando di me, lui aveva detto che era contento di aver risolto le cose con me, ma che il suo cuore ora apparteneva a un'altra ragazza. Tamara indagò con qualche domanda e utilizzò il suo solito fare ingenuo e da finta tonta, e venne fuori che lui non voleva rivelare a questa ragazza di essere interessato a lei per non rovinare un rapporto molto importante che aveva da poco ricostruito.

Ci impiegammo ben poco a fare due più due e ci esibimmo in grosse risate che perdurarono anche nei giorni successivi, ogni volta che ripensavamo all'accaduto.

Poi, anche Tamara e Marco avevano smesso di sentirsi.

Tutto era finito, puff, svanito, scoppiato come un palloncino bucato.

Riportai l'attenzione sul libro che avevo di fronte e rilessi le parole che avevo segnato sul quaderno.

Sorrisi, pensando che avrei potuto aggiungere una frase tutta mia a quel concetto, per renderlo più completo e adatto a me.

Afferrai una penna rossa e annotai:


Lasciare che qualcuno ci ami significa permettergli di distruggerci. L'amicizia è l'unico valore davvero irrinunciabile.


La mia mente cercò l'immagine di mia sorella, lei che era la prima vera amica che avessi; poi corse ad Anna, lei che era come una sorella acquisita per me.

La mia vita poteva essere completa anche così, anche con la loro sola presenza e il loro sostegno. Senza di loro sarei irrimediabilmente caduta.

Tutto era esploso, ma io ero ancora in piedi, pronta ad affrontare il mio futuro. Ormai avevo eliminato tutti i parassiti che intralciavano il mio cammino e, in caso se ne fossero presentati altri, ormai sapevo qual era il metodo più efficace per estirparli e proseguire libera e serena.


Boom!

Here comes the Boom!

How you like me now?




Ciao a tutti, eccomi qui con l'epilogo di questa storia, e quindi anche dell'intera “trilogia”!

Vi aspettavate che tra Laura e Danilo sarebbe finita così presto?

Qui ci sono pensieri molto forti, idee molto ferree da parte della nostra protagonista; ha raggiunto molte consapevolezze che prima non aveva ancora maturato.

Volevo dare un finale realistico, non un lieto fine scontato che non rispecchiasse ciò che succede nella vita di tutti i giorni; diciamocelo, è più logico che capitino certe cose, piuttosto che tutto vada rose e fiori, non pensate anche voi? :D

Forse mi sono fatta contagiare dal generale pessimismo della protagonista, ma questo dimostra ancora una volta quanto siano i personaggi a comandare noi autori, non il contrario!

Per quanto riguarda la citazione di Zafón che ho inserito all'inizio, si tratta della stessa che fa parte della mia introduzione qui su EFP. Mi piaceva l'idea di inserirla e di farla leggere alla nostra Laura, spero vi sia piaciuto quest'accostamento! ^^

Prima di lasciarvi, spendo due parole su questa trilogia: mi sono emozionata con i personaggi, l'ho portata a termine grazie all'incoraggiamento di Marss che, ormai, non bazzica più tanto sul sito. Tutto è partito da lì, e io sono felicissima del risultato.

Sicuramente non sarà un capolavoro della letteratura moderna, ma sicuramente mi ha aiutato moltissimo e ha fatto sì che mi cimentassi in qualcosa di diverso, di particolare; ha fatto sì che entrassi nel mondo di Laura e dei suoi amici, dei suoi problemi e delle sue difficoltà.

La disabilità non è un tema facile da trattare, ma io ho cercato di fare del mio meglio e mi auguro di esserci almeno un po' riuscita.

Passo, infine, ai ringraziamenti veri e propri: in questo caso devo ringraziare le mie due lettrici più fedeli, le mitiche e adorate Soul_Shine e Hanna McHonnor che si sono prodigate a recensire tutti i capitoli ^^

GRAZIE RAGAZZE, senza di voi non saprei come fare... siete la mia forza, mi spingete sempre a continuare, qualunque cretinata io decida di fare o scrivere, quindi a voi va tutta la mia gratitudine ♥

Grazie anche a chi ha seguito in silenzio la storia, a chi l'ha apprezzata e a chi si è emozionato pur senza dirmelo.

L'importante è che le vicende di Laura e gli altri ragazzi siano arrivate, almeno un po', al vostro cuore :3

Alla prossima ♥

  
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