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Autore: chi9453    24/09/2017    2 recensioni
Cosa succede dopo il cliffhanger con cui è terminata la decima serie? Scully riuscirà a salvare Mulder e a trovare William?
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La luce. Fastidiosa, accecante, intensa. Luce, troppa luce. Non riuscivo a ricordare niente altro ora che la testa mi pulsava terribilmente e mi ritrovavo a terra. Allungai una mano e sfiorai la gamba dell’agente Miller. Sembrava stordito anche lui e ancora più debole rispetto a…quanto diavolo era passato? Un minuto? Due? Dieci? 

Mulder.

Dio, a prescindere da quanto fosse passato non avevo molto tempo a disposizione per salvarlo. Mi sollevai da terra con un balzo e lo raggiunsi. Non aveva un buon aspetto. Per nulla. Gli sfiorai la fronte madida di sudore e notai che tremava, nonostante la sua pelle fosse bollente.

“Coraggio Mulder…” sussurrai armeggiando nervosamente con la flebo che avevo lasciato sul sedile posteriore “Non farmi questo…!” aggiunsi stizzita senza che lui probabilmente riuscisse a sentirmi. Non ero pronta, ammesso che mai ci si potesse definire tali. Ci ero già passata. L’avevo già seppellito una volta ed ero sicura che non avrei retto a una seconda. Avevo perso mia madre appena quattro settimane prima e non potevo perdere anche lui proprio ora che ci stavamo ritrovando. Non così, tra le mie braccia, per colpa di ciò che avevamo combattuto per anni, a causa di ciò che aveva rovinato gran parte della nostra vita. Quel grandissimo figlio di puttana di Spender. Con le mani che tremavano scartai l’ago e toccai la pelle di Mulder totalmente disidratata. Con un gesto secco collegai la flebo e lasciai scivolare l’ago nella vena del braccio. Non era per nulla sicura che sarebbe bastato ma era l’unica cosa che potessi fare al momento. 

“Scully…” balbettò lui risvegliato dal pizzicore dell’ago sulla pelle.

Era esausto ma non si arrendeva, come sempre. Mulder fino alla fine, con la stessa forza e dignità anche davanti alla morte. “Ti aiuterà a star meglio” gli dissi avvicinandomi a lui e accarezzandogli le palpebre dolcemente. Come diavolo era possibile che io fossi immune e lui no? Perchè io sì e lui no?? Anche lui era stato rapito, anche su di lui avevano fatto chissà quali esperimenti, era entrato in contatto con l’olio nero ed era persino risorto nella parola letterale del termine. Una sorta di super erore. E ora rischiava di morire di…una banale influenza? Antrace? Peste? Risi nervosamente pensando all’assurdità di quella situazione.

“Non fartene una colpa Scully…Spender mi ha offerto la cura ma non l’ho accettata” mi rivelò con un soffio di voce cercando di tenere gli occhi aperti.

“Mulder…perché?” poggiai la mia fronte contro la sua e lasciai scivolare sulla sua spalla due lacrime. Dovevo immaginare che sarebbe andata cosi, ma non potevo fare a meno di odiarmi per essere l’unica che stava bene, l’unica che era protetta da quell’epidemia che stava mettendo in ginocchio il mondo. Mi odiavo per non essere riuscita a dirgli quanto fosse ancora importante per me e avessi bisogno di lui, anche se mi piaceva credere che lui lo sapesse. Hai visto Dana, ti hanno inoculato il cancro, ti hanno reso sterile, costretto a rinunciare a tuo figlio però ora ti salvano la vita…un altro controsenso. L’ennesimo, mi ripetevo. 

“Lo sai perché…”

Poggiai le labbra sulla sua fronte e annuii impercettibilmente. Per quanto mi facesse male ammetterlo in quel momento, Mulder aveva fatto esattamente ciò che avrei fatto anche io non accettando di scendere a patti con Spender. Ciò che invece Monica aveva fatto e per cui ancora non riuscivo a perdonarla.

“Devo andare…” mi allontanai da lui a malincuore e gli strinsi la mano sinistra, come se non riuscissi a staccarmi da lui del tutto “Ma torno presto…” aggiunsi mentendo e vergognandomi allo stesso tempo di quella bugia. Dana Scully la vigliacca. Dana Scully che non accettava la morte nonostante fosse un medico. Dana Scully che aveva un figlio e non aveva idea di dove fosse. Dana Scully che falliva sotto ogni aspetto, come sempre da anni.

“Scully, sei sempre stata una pessima bugiarda” tossì lui con un mezzo sorriso, tentando di rassicurarmi. Poi mi fissò per dei secondi che mi sembrarono interminabili. Dietro il peso degli anni e della malattia erano comunque sempre gli stessi occhi color nocciola. Quelli che mi avevano trascinato in Oregon ventitre anni fa. Quelli che mi avevano confortata in un letto d’ospedale subito dopo la chemio. Quelli di cui mi ero innamorata così tante volte da averne perso il conto. Quelli che volevo smettessero di guardarmi così altrimenti non sarei mai riuscita ad andarmene da quella strada. Quelli che volevo credere che ce l’avrebbero fatta a restare aperti anche stavolta, nonostante le circostanze suggerissero il contrario.

“William…”

Sgranai gli occhi nel sentirgli pronunciare quel nome. Come diavolo aveva fatto? Era ancora in grado di leggermi nella testa dopo così tanti anni insieme, nonostante l’ultimo periodo di lontananza? Ero così trasparente? O semplicemente anche lui, come aveva fatto mia madre, in punto di morte voleva essere sicuro che suo figlio stesse bene prima di morire?

“Shh, sta tranquillo…” gli accarezzai i capelli quasi convinta che fosse in preda al delirio o preferendo credere quello rispetto a tutte le altre spiegazioni che saltellavano nella mia testa. Ma sapevo che mi avrebbe stupito anche in quest’occasione, del resto era una delle sue caratteristiche migliori…o peggiori a seconda delle situazioni.

“Nella cassetta di sicurezza dietro l’armadio…a casa…c’è una chiave USB, Scully” lo vidi deglutire con grande fatica prima di buttare la testa contro il sedile “Ti servirà…”

 

4 SETTIMANE PRIMA

Io credo che tu riuscirai a trovare le risposte che cerchi, troverai le risposte al più grande dei misteri e io sarò con te quando lo farai…ma io non avrò mai… risposte ai miei misteri. Non saprò mai se anche lui pensa a me o… o se ha mai avuto paura e ha desiderato che fossi lì, se dubita mai di sé stesso perché lo abbiamo lasciato, se si pone mai delle domande su di me come io mi interrogo su questa moneta. E io ho bisogno di credere, ho davvero bisogno di credere che non abbiamo abbandonato nostro figlio.”

Da diverse ore le parole di Scully mi rimbombavano nella testa facendo ogni volta un po’ più male. Non capitava spesso che parlassimo di William e quel vuoto era stato probabilmente una della cause del nostro rapporto altalenante. O della mia depressione. O del fatto che non riuscissi a trovar pace e girassi come un pazzo a vuoto costantemente alla ricerca di qualcosa per non riconoscere che l’unica cosa che cercavo e mi mancava era un po’ di normalità. E il ricordo di quel bambino che avevo visto solo per poche ore ma che mi aveva tenuto a galla tra una bastonata e l’altra quando tentavano di condizionarmi per il processo, mi perseguitava ancora. Non ero mai riuscito a dire a Scully che se lei aveva paura che io non riuscissi a perdonarla per averlo dato in adozione, io non riuscivo a perdonarmi di non essere stato lì con lei. Con loro. 

Chissà se tifava i Redskins o i Detroit, se a scuola era bravo nelle materie umanistiche come me o era un piccolo scienziato come Scully. Chissà se sapeva andare in bicicletta, se amava i film di fantascienza o credeva negli extraterrestri. 

Anche io avevo bisogno di credere che non lo avessimo abbandonato. Speravo che sapesse di essere stato adottato e che in cuor suo ci avesse perdonato. E mi odiavo per questo desiderio così profondamente egoistico. Avevo passato metà della mia vita a cercare mia sorella e avevo soffocato per gli ultimi anni quel desiderio crescente di cercare mio figlio. Non volevo che l’altra metà della mia vita diventasse una nuova ricerca a vuoto. Non volevo soffrire ancora e soprattutto non volevo far soffrire Scully. Ma mi mancava, ogni singolo giorno e ogni singola notte.

Un tempo avrei chiesto aiuto ai Guerrieri Solitari e mi sarei buttato alla ricerca di William senza troppi problemi, ma oggi ero un uomo di mezza età a cui erano rimaste solo tre persone sui cui poter contare. Scully che volevo coinvolgere solo quando avessi avuto notizie certe. John Dogget che non sentivo da anni. E Walter Skinner.

Con un sospiro afferrai il cellulare e sfogliai la rubrica chiedendomi se stessi facendo la cosa giusta. Volevo crederci.

  
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