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Autore: Jackthesmoker7    25/09/2017    2 recensioni
Ho cercato di scrivere una storia il più simile possibile agli episodi della serie TV, che dia alla serie una conclusione (p.s. La quinta stagione non conta qui).
Vedrete uno Slado mai visto ed una Stella che potreste vedere solo nei vostri incubi.
E Robin...
Vedrete
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin, Slade, Starfire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per un secondo, per un solo secondo Robin si perse. Cioè, sapeva dove si trovava, e sapeva anche come ci era arrivato; era la sua testa quella che si era persa.
Gli passarono davanti agli occhi come foto tanti piccoli momenti passati, degli spezzoni di diversi film compressi e mandati avanti a velocità X30. Non riuscì a cogliere nessuna immagine distintamente, e quando ci provò quelle svanirono come cancellate.
"Che stia per morire? Ho sentito spesso che quando uno sta per morire tutta la vita gli passa davanti, ma non ci avevo mai creduto. E poi, perché non riesco a distinguere niente? Perché non riesco a vedere la mia vita?"
Quei pensieri attraversarono la mente di Robin come un proiettile, entrando da un lato del cranio ed uscendone dall'altra parte, quasi senza che lui se ne accorgesse, tanto era stato veloce. Scosse la testa con forza, scacciandoli e tornando così lucido e concentrato.
Non era vicino alla morte, ma il rischio era comunque molto alto data la situazione in cui si trovava: "Doveva essere stata la droga. Forse avrei fatto meglio a non usarla.
Bruce diceva sempre che il dolore era utile, una specie di sistema di allarme per il corpo che ci dice che cosa non va. Ma ormai non posso farci niente. Devo tornare alla battaglia."
Ma dei suoi nemici non c'era traccia; si erano nascosti. La lotta li aveva spostati dalla baia, dove si erano scambiati i primi colpi, in una zona più urbana della città, piena di palazzi, cambiando di fatto il terreno di lotta.
Lì Cyborg e Corvina avrebbero potuto nascondersi ed attaccarlo da qualsiasi direzione senza che lui se ne potesse accorgere.
Robin tentò di attivare la visuale infrarossi ed i raggi X, sperando che fossero ancora integri, ma i sistemi erano troppo danneggiati per funzionare. Non poté fare altro che usare i propri occhi e basarsi sul proprio udito, ma con la forte pioggia battente le orecchie non riuscivano a captare bene i rumori.
Riuscì però ad udire distintamente dietro di se un ringhio bestiale. Si voltò a guardare la nuova minaccia e vide che era comparso un enorme demone cornuto di colore nero, dall'aspetto animalesco e grosso come una casa, tanto grande da sovrastare anche la Hellbat. La sua bocca era dotata di tre file di denti taglienti come quella di uno squalo, da cui usciva una lingua lunga ed articolata, dotata anch'essa di una piccola bocca irta di denti.
La bocca era sostenuta da un muso rugoso e schiacciato, come se fosse stato colpito numerose volte sul naso con un martello, che era piccolo ed incassato nel cranio. Non aveva le orecchie, ma in compenso gli occhi erano enormi e lattiginosi, ed occupavano tutta la fronte, dagli zigomi fin quasi alle corna, che erano lunghe e massicce.
Il resto del corpo era simile a quello di un orso senza peli, ma con artigli enormi e senza la coda.
E lo guardava con la bava alla bocca.
Il portale da cui era stato appena evocato stava ancora vorticando alle sue spalle quando il demone caricò verso di Robin con le sue enormi corna ricurve, colpendo in pieno l'armatura e facendola schiantare contro la parete di un edificio, per poi cadere a terra. Il demone ci salì sopra, cominciando a schiacciarla sotto il proprio enorme peso.
Tenendolo fermo sotto di lui cominciò pestarlo con i suoi enormi piedi e ad artigliarlo con forza, sollevando ad ogni graffio minuscole scintille, subito spente dalle gocce di pioggia, e staccando piccole schegge baluginanti di metallo nero.
"Questo mostro è abbastanza forte da scalfire l'armatura" realizzò Robin guardando i frammenti rimbalzare sul cemento, "Devo sbarazzarmene, ed in fretta, se voglio sopravvivere!"
Robin annaspò sotto il ventre della creatura, cercando una leva o uno spazio libero, cercando allo stesso tempo di sfuggire alla lunga lingua del mostro, che cercava di prenderlo.
La pioggia copriva le loro voci, ma Robin sapeva che i suoi due aguzzini stavano ridendo di lui. Gli sembrava di vederli sganasciarsi dalle risate mentre si divertivano a vederlo annaspare sotto quel bestione demoniaco.
Non poteva di certo lasciare che se la spassassero così, gratuitamente.
Riuscì a far scivolare il braccio superstite sotto il ventre molle del mostro, percorrendolo per tutta la sua lunghezza e fermandosi sulla gola, premendo con forza sul collo e caricando l'energia lungo il braccio. Lentamente, ma inesorabilmente, il demone si sollevò da terra dimenando furiosamente nell'aria le zampone nere nel tentativo di colpirlo alla cieca.
Un artigliata fortunata riuscì a penetrare nella maschera dell'armatura con un rumore come di vetri rotti, sfiorando il labbro del ragazzo e provocandogli un minuscolo buco appena sotto il naso, da cui il sangue cominciò subito a fuoriuscire in un piccolo torrente rosso vermiglio.
"L'armatura sta per lasciarmi!" realizzò Robin, sconvolto che fosse così vicino al punto di rottura della tuta: "Devo finire in fretta prima che venga distrutta del tutto."
Le dita premettero con più potenza sulla gola del mostro, scavando solchi nerastri sulla pelle scura, che cercava di sfuggire divincolandosi come un pazzo. Tentò anche di morderlo con la lingua dentata, ed allora Robin premette sull'acceleratore. Lo sbatté ripetutamente a terra con forza, sfruttando al massimo la forza concessa dall'armatura semi-danneggiata. Mano a mano che ripeteva la mossa sulla strada si formò un buco con la forma del mostro, sempre un po' più profondo ogni volta che lo colpiva.
Dopo poco tempo lo lasciò andare facendogli fare un volo in aria. Il demone atterrò esattamente entro i bordi della sagoma e rimase lì, stordito ma vivo, ma non in grado di rimettersi in piedi. 
Lentamente e senza fretta, lo raggiunse... e si preparò a finirlo.
Caricò il braccio. Sentì i circuiti caricare di un enorme quantitativo di energia l'arto metallico; energia che voleva essere rilasciata con potenza addosso all'obiettivo. L'aria crepitò e scintille uscirono dall'unica mano rimanente dell'armatura, chiusa in un pugno che sembrava un possente martello pronto a battere un enorme chiodo.
In un istante, colpì. Ma la creatura non c'era più.
Era svanita nelle ombre, e non sarebbe più tornata in quel mondo.
A Robin non servì alzare lo sguardo per vedere Cyborg e Corvina uscire dai loro nascondigli per tornare ad affrontarlo di persona; li avrebbe percepiti anche un uomo in coma.
In quel momento il ragazzo vide accadere tre cose:
1- Corvina alzò le mani in dei gesticoli convulsi. Si preparò a ricevere un chissà quale colpo letale, ma non arrivò. Piuttosto sentì qualcosa muoversi dentro di se, qualcosa che si stava raggruppando e premeva per uscire. Il risultato fu che ebbe un conato, e vomitò fuori una palla di liquido fluttuante. Gli si fermò davanti agli occhi per un solo istante, poi svanì in uno sbuffo di fumo.
Guardando le volute nebbiose e tentacolari del composto chimico che gli aveva permesso di combattere fino ad allora fuoriuscire dalle crepe della maschera, li sentì ghignare beffardi, sicuri, vittoriosi. Non avevano del tutto torto.
2- Vide il mondo cambiare colore alla velocità di un caleidoscopio mentre le ferite riprendevano a fare il loro lavoro; produrre atroci dolori in tutto il corpo.
La spalla venne trafitta da innumerevoli schegge di ghiaccio, mentre le costole gridavano la loro agonia e mano rotta riprendeva a pulsare così forte che Robin cominciò a temere che sarebbe esplosa. Poi si unì tutto il resto del corpo, costringendo il cervello ad indurre uno stato di semi-coscienza.
Piombò a terra come un sasso, a stento consapevole di ciò che avveniva intorno a lui.
3- Infine, li vide attaccarlo. Si diressero verso di lui con ferocia, le mani luminose ed i cannoni carichi. Scaricarono su di lui tutta la loro potenza su di lui sotto forma di laser e di energia oscura, e la Hellbat, in uno sferragliare di metallo bruciato, gli venne scorticata di dosso. Se non fosse già mezzo svenuto avrebbe gridato.
Ma, prima del colpo di grazia, dei lampi verdi tagliarono la pioggia colpendo in pieno i due ragazzi, mentre nella pioggia si mescolò il ringhio di una bestia feroce, subito seguito dal puzzo di un animale bagnato.
Erano arrivati i rinforzi, in una forma inaspettata.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Cassie stava ancora correndo, saltando e scivolando sui detriti e sulle tubature delle fogne divelte da terra, quando si accorse che stava per prendere parte a qualcosa di unico. 
In quel momento stava attraversando una delle strade più grandi della città, una di quelle vicino al centro, con un grande incrocio per far passare le auto, quando si fermò di colpo per nascondersi dietro la carcassa di un'auto distrutta.
Sbirciando tra le lamiere vide che qualche metro davanti a lei stava passando un'insolita sfilata: una dozzina di robot percorrevano la strada evitando le macerie e gli ostacoli, scortando un grosso veicolo corazzato, simile ad un furgone portavalori.
Fu quando il blindato era quasi a pochi metri davanti a lei che successe. All'improvviso quello si bloccò di colpo, ed un rumore di vetro infranto venne seguito dallo sfarfallio delle fiamme sul cofano del blindato. Una molotov.
I robot si fermarono e si guardarono intorno, alla ricerca del tiratore. Oltre al suono delle fiamme si udì anche un rumore che Cassie aveva sentito molte altre volte da quando aveva visto arrivare gli invasori: il rumore di ferro oliato che scorre velocemente su altro ferro, il clic del caricatore che inserisce il primo proiettile, e lo schiocco della leva quando torna nella posizione originale.
I robot, un momento prima confusi, mossero la testa verso il fondo della strada, dove era necessario che passassero. Per dove dovevano andare era rimasta solo quella strada, e Slado li aveva programmati per non deviare in alcun modo il loro percorso.
Anche Cassie girò lo sguardo in quella direzione, e vide qualcosa che le fece mozzare il fiato.
La strada si stava riempiendo di persone!
Uomini, donne, vecchi e ragazzi, che uscivano dai tombini, dalle porte, dai vicoli, armati di tutto ciò che erano riusciti a trovare. Avevano bastoni, aste di ferro, bottiglie come quella lanciata prima, un paio erano addirittura armati di mitra e pistole. Alzando lo sguardo ne vide altri, appollaiati sui tetti o alle finestre, che stavano ammassando mattoni, palle di ferro, lamiere, portiere di auto, copertoni ed esplosivi da lanciare di sotto.
La folla crebbe sempre di più, fino a diventare una banda che riempiva tutta la strada, circondando i robot anche da dietro ed esibendo e battendo le loro armi l'una contro l'altra ritmicamente, producendo un forte fracasso.
I robot si strinsero tra di loro, posizionandosi ai lati del blindato. Anche se erano privi di emozioni umane a Cassie non fu difficile credere che fossero spaventati.
Infine la folla si aprì in due, accelerando il ritmo dei clangori, lasciando passare quello che doveva essere il capo.
Poteva essere un ragazzo, per certi versi simile a Robin, forse un po' più alto e slanciato; per via della pioggia e della poca luce lei non riusciva a vederlo bene in faccia. Indossava una specie di sciarpa rossa sopra una tuta nera stracciata e piena di buchi, che un tempo doveva assomigliare a quelle dei ninja, ma che sembrava essere passata attraverso un trita rifiuti e poi in un inceneritore. Aveva anche dei guanti senza dita grigiastri, strappati e malconci. Ai piedi stivali bianchi dello stesso materiale plastico dei guanti.
Teneva nella mano destra una molotov ricavata da una bottiglia di birra e nell'altra un accendino acceso, con la fiamma che ballava alta nonostante la fitta pioggia.
Lentamente, con tutta calma, avvicinò la fiamma al pezzo di stoffa intriso di benzina che usciva dal collo della bottiglia e per un secondo rimase a guardarlo prendere fuoco. 
Il fragore generato dell'esercito andò in un crescendo mentre il fuoco divampava, e diveniva sempre più forte e più frequente di secondo in secondo.
Quando i clangori furono così veloci da sembrare un suono solo, il ragazzo caricò il braccio all'indietro.
Per un momento il tempo si fermò, dilatandosi per un istante che parve infinito, in un attimo in cui le gocce di pioggia sollevavano schizzi dalle pozzanghere nelle buche, e scorrevano nei piccoli canali di scolo ai lati delle strade. Sempre in quell'attimo la fiamma illuminò il viso del lanciatore.
O almeno quello che doveva essere il viso.
Infine, in un unico gesto fluido, lui lanciò la bottiglia. Cassie seguì l'arco luminoso del fuoco rosso emesso dalla molotov mentre il mondo ammutoliva, anche lui ipnotizzato dalla scena.
La bottiglia esplose addosso ad un robot, che si dimenò nel disperato tentativo di sfuggire al fuoco assassino che gli stava divorando i circuiti. Dopo qualche istante quello si abbatté in una pozza ridotto ad un rottame fumante scosso dai tremiti.
I robot rimanenti aprirono il fuoco sulla folla, che come uno tsunami si abbatté su di loro da due lati, coinvolgendo anche Cassie.
Ebbe appena il tempo di rivedere la faccia del capo illuminata alla luce del fuoco prima di venire travolta.
E, in mezzo a tutto, luminosa come una stella, sul suo occhio spuntava una fiammeggiante X rossa.
   
 
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