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Autore: Endorphin_94    26/09/2017    4 recensioni
Chi sei? Cosa vuoi da me? Perché mi guardi così?
Perché quando combatto con te tutto intorno scompare?

Non sarà per niente facile per Ichigo arrivare in fondo alla storia, alla fine della guerra, se inizierà a fare di testa sua. Se si perderà alla ricerca di qualcosa di diverso, all'inseguimento di sensazioni e poteri sempre più appaganti.
E soprattutto se allontanerà le persone vicine mentre gli avversari si avvicineranno sempre di più.
Remake di Extraterrestrial, con sorprese. Spiegazioni nell'intro.
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

La mia missione

 
 
Nello scavo è buio pesto. Con un salto atterro sul fondo, dove il buco scende più orizzontale e grazie ai miei occhi da gatto metto a fuoco le pareti e il soffitto di un largo corridoio di cui non si vede la fine scavato nel sottosuolo. Tantomeno si vede Kisshu.
Inizio a camminare verso il nulla alla ricerca di quel dannato alieno, inoltrandomi sempre più a fondo. Almeno qui l’odore terribile dei rifiuti tossici non si sente più: gli operai del cantiere non sono arrivati così a fondo a scaricarli. Quei chimeri-talpa invece sono scesi forse per decine di metri.
«Kisshu!»
L'eco della mia voce rimbomba nel lungo corridoio vuoto.
Nessuna risposta.
Vado avanti a camminare finché nemmeno gli occhi di Mew ichigo riescono quasi più a distinguere questo posto e l’apertura da cui sono entrata non è che un punto luminoso dietro di me.
«Kisshu! Dove sei?»
Dopo qualche secondo di silenzio, la sua voce melliflua risuona lungo le pareti.
«Ma guarda un po'… Sei venuta a cercarmi, Koneko-chan? Non potevi proprio restare senza di me».
Dov’è? Dove accidenti è?
Mi volto in ogni direzione, ma non lo trovo, né riesco a capire da dove viene la sua voce.
Coraggio Mew Ichigo. La Mew Aqua. Come hanno detto Ryo e Kei.
«Sono venuta perché non posso permetterti di prendere il cristallo, Kisshu!» gli grido di rimando. Alzo la mia arma a forma di cuore e la faccio brillare nel buio.
Di fronte a me, immerso nell’oscurità, Kisshu fluttua a pochi centimetri da terra e mi fissa con il peggior sguardo diabolico del suo repertorio.
 
 
~ You’re so hypnotizing
Could you be the devil, could you be an angel?

 
 
Sussulto, non mi aspettavo che fosse così vicino. Lui sghignazza facendomi vergognare profondamente. Mi ricompongo e tiro fuori un po’ di grinta.
«Avanti Kisshu, il Cristallo».
«Sei convinta, eh? Mi dispiace molto, ma non posso proprio dartelo» arriccia le labbra con finto dispiacere. Riesce solo a farmi definitivamente arrabbiare.
«Non puoi averlo preso tu, ti avrei visto, stai bluffando!»
«Chi, io? Così mi ferisci nell’orgoglio, bambolina».
«Mi hai ingannato!»
«A te non cambia nulla, Koneko-chan». Sorride malizioso e tra le sue dita appaiono i suoi tridenti brillanti di luce gialla. «Tanto non uscirai viva da questo posto!»
Merda.
Kisshu si avventa addosso a me e io ringhiando faccio lo stesso, scontrando con forza la Strawberry Bell contro i suoi sai in una pioggia di scintille, che illuminano le pareti e il soffitto scavati nel sottosuolo. Rimbalziamo all’indietro con violenza e osserviamo le mosse dell’altro. Lui si acquatta sulle punte dei piedi e mi guarda di sottecchi ghignando.
«A meno che tu non preferisca venire via con me…»
«Tsk, neanche per sogno, Kisshu! Ribbon Strawberry Check!»
Kisshu vola in alto e evita il mio attacco luminoso, quindi iniziamo a combattere corpo a corpo.
Lo colpisco, mi scansa, lo colpisco di nuovo, lui colpisce me e io paro il suo calcio.
Si gira, una lama scatta in avanti, la paro col Cuore.
Ci colpiamo e pariamo, ci colpiamo ancora più forte… combattiamo e ci guardiamo.
Quegli occhi oggi hanno qualcosa di strano, qualcosa che non mi spiego…
Perché mi guarda così?
Paro di nuovo i sai con la mia arma e in un lampo ho un’idea. Ruoto il Cuore e arpiono il manico di un suo tridente e con tutta la forza che ho glielo scaglio via.
Ci guardiamo per pochi attimi, io esalo un respiro nervoso tra i denti, Kisshu ha un’espressione mista tra lo stupore e la rabbia. Non se lo aspettava. Stavolta sono io a sorridere.
Schiocca la lingua e riprende lo scontro con un sai solo, ringhiando come un animale selvatico e combattiamo di nuovo. Salto e tiro un calcio, lui gira su se stesso e risponde con un pugno.
Il combattimento si fa intenso e a poco a poco succede qualcosa di strano e insolito.
Una sensazione. Anzi, molte sensazioni.
Sento la forza e l’euforia, pura adrenalina in ogni movimento che faccio. Sento di essere in armonia con l’istinto del felino che è in me, sento la sua energia, non sento stanchezza né dolore.
Kisshu muove il sai insidioso verso di me, lo evito, agito la coda per darmi equilibrio e arrivo a graffiarlo.
Mi sento forte.
Mi sento una leader.
E avrò quel cristallo.
Parte ancora una volta il suo calcio, mi colpisce di striscio. Salto all’indietro in capriola e sento che è il momento buono per caricare la luce.
«Ribbon Strawberry Sur-…»
*CLANG*
Maledizione, di nuovo!!!
Come prima il mio attacco viene bruscamente interrotto e non mi resta che atterrare malamente sulle ginocchia. Sono furiosa, vorrei strangolare quel dannato alieno con tutte le mie forze.
Kisshu atterra levitando, abbassa il braccio e mi fissa con aria di scherno. La mia Strawberry Bell e il tridente che l'ha colpita rotolano via nel buio in direzioni opposte. Per disarmarmi ha anche disarmato se stesso.
Ma non mi va giù il fatto che mi abbia disarmato e interrotto di nuovo il mio attacco.
«Questa me la paghi».
Mi lancio contro di lui senza armi e lo attacco a calci e graffi con tutte le mie forze. Sento la rabbia, la carica e l’euforia scorrermi nelle vene.
Forse non c’è alcun Cristallo, realizzo. Siamo qui io e Kisshu solo a combattere. E io voglio combattere. Voglio combattere il mio avversario insieme all’animale che c’è in me.
Combattiamo con le forze che iniziano a scarseggiare, ma non posso permettermi di abbassare la guardia. Incasso una gomitata solo per girarmi e caricare un pugno alto verso la sua faccia…
… che lui blocca afferrandomi la mano con la sua.
Ringhia per lo sforzo. Io per la frustrazione.
Sento l’energia dei suoi attacchi elettrici vibrare attraverso il guanto. La sento attraverso il suo sguardo stanco, ma ancora determinato e fisso nel mio.
Questo combattimento è decisamente diverso dal solito.
 
~ Your touch magnetizing
Feels like I am floatng, leaves my body burning

 
 
Mi distraggo più del necessario nei miei pensieri e un suo calcio mi colpisce in pieni visceri. Rimango senza fiato, ma Kisshu mi è subito addosso: mi spinge contro la parete di roccia, mi afferra saldamente per le braccia e si piazza di fronte a me. Decisamente troppo vicino.
Di colpo ho paura. Tutta la rabbia e l’euforia di poco fa spariscono, lasciando il posto al terrore.
I secondi si allungano.
Non respiro, non so per quanto. Sudo freddo, la testa mi scoppia. Le mani gelide di Kisshu che mi stringono le braccia sembrano roventi.
«K…Kisshu…»
Ti prego, lasciami andare… non farmi del male. Non… non portarmi via con te…  Ti prego… puoi tenerti il Cristallo se vuoi, ma lasciami stare
Kisshu fissa i miei occhi terrorizzati.
Quindi inaspettatamente allenta la presa e passa lentamente le dita sulle mie spalle, senza dire nulla.
Ho i brividi per il disagio e il terrore. Non so che fare, non riesco a pensare.
I suoi occhi affilati mi trapassano da parte a parte facendomi sentire completamente indifesa e debole. Tremo sotto il tocco sgradevole delle sue dita sulla pelle, le sento salire sulle spalle, sulle clavicole, fino al collo… Chiudo gli occhi…
«Ti… Ti prego, no…» sussurro cedendo del tutto alla disperazione.
Kisshu resta in silenzio.
Quindi fa scorrere un’unghia affilata lungo la mia gola per un tempo lunghissimo e angosciante, durante il quale resto ad occhi chiusi preparandomi a sentire le sue dita strangolarmi da un momento all’altro.
… e invece a un tratto il senso di gelido sul collo sparisce e lo sento schioccare la lingua.
Apro gli occhi, pentendomene subito perché mi sta ancora fissando, le labbra socchiuse, la fronte corrugata, come pensieroso, ma indecifrabile.
«Sai Koneko-chan? Così non mi diverte» sussurra in tono quasi distratto.
Senza lasciarmi il tempo di dire nulla, Kisshu mi afferra per i polsi e veniamo investiti da una specie di tempesta di vento che ci spinge forte da tutte le direzioni. Grido e chiudo gli occhi, senza capire cosa succede, giro su me stessa in balìa dell’aria.
E di colpo tutto si calma.
Mi trovo a cascare in malo modo sul terreno duro.
 
Dopo essere stata là sotto, la luce dell’esterno è accecante e ci metto qualche secondo ad abituarmi. Mi alzo a sedere, non mi ero accorta di essere così dolorante. La trasformazione in Mew Ichigo si è dissolta. Attraverso gli occhi impastati dalle lacrime trattenute, metto a fuoco poco lontano da me la porta divelta del capanno in cui abbiamo affrontando gli alieni.
«Il… il teletrasporto…» balbetto rivolta a nessuno.
Kisshu è scomparso.
 
«Ichigo!»
Minto, Purin, Zakuro e Retasu corrono verso di me, seguite da Ryo e Kei.
«Ichigo-nee-chan! Stai bene?» chiede Purin preoccupata.
«Ci hai fatto preoccupare!» aggiunge Retasu.
«Sto… sto bene ragazze, grazie» mi alzo in piedi con l’aiuto di Keichiiro.
«Cosa è successo?» chiede Ryo. «Hai trovato il Cristallo? L'ha preso Kisshu?»
Ma come sei gentile a preoccuparti che io stia bene, Shirogane… Proprio educato come sempre!
«No, niente Cristallo» gli rispondo forse più acida del necessario. Quindi faccio un respiro profondo. «Non c'era nulla, devono aver sbagliato posto» aggiungo guardando Kei.
Lui annuisce. «Hanno sbagliato altre volte».
«Però non si sono fatti scrupoli a fare tutti quei danni» commenta Minto.
Di colpo mi tornano in mente i barili e i gas puzzolenti. «Siete riusciti a togliere quei barili e tubi? E gli alieni?»
«Abbiamo fatto il possibile, poi Shirogane-san ha chiamato le autorità per segnalare il danno ambientale, stanno per arrivare» dice Retasu.
«E Pai e Taru-Taru se ne sono andati con la coda tra le gambe!» conclude Purin.
 
Ci avviamo verso la macchina, le ragazze, Ryo e Kei continuano a parlare di tutto quello che è successo. Ma io resto in silenzio. Sono a disagio. Ho un mucchio di strane sensazioni. Questo scontro è stato diverso, c'era qualcosa che non riesco a definire…
«Ichigo?»
«… uh?» mi riscuoto.
«Che fine ha fatto Kisshu?» chiede Minto aprendo la portiera dell’auto di Kei.
«K-Kisshu…?»
«Sì, Kisshu, è uscito anche lui dallo scavo?»
Kisshu… i suoi occhi assurdi che mi fissano sono ancora stampati nella mia memoria. Sento ancora quel caldo e quel freddo, le sue unghie sul collo. Prima quell’euforia, poi quella paura paralizzante.
Così non mi diverte più.
‘Non mi diverte più’, ha detto e mi ha teletrasportato fuori.
«Ichigo? Ma ci sei?»
«Io… sì, Minto scusami» faccio un sorriso imbarazzato, dall’esterno devo proprio sembrare persa. «Kisshu se n’è andato, il Cristallo non c'era, appunto» affermo cercando di tornare con i piedi per terra.
«Mh» fa Minto sedendosi in macchina. Mi siedo davanti accanto a Kei, lui mette in moto e ci avviamo verso il Café, stavolta per fortuna guidando senza fretta.
 
 
~ They say: be afraid
You’re not like the others, futuristic lover

 
 
Ormai è tardi per riaprire il servizio, ma evidentemente un pomeriggio a combattere gli alieni non esime le paladine della Terra dalle pulizie. Retasu e Zakuro puliscono i pavimenti, Purin funamboleggia avanti e indietro dalla cucina, non vedo Minto, ma non mi sorprende.
A me toccano i tavoli, ma sono stanchissima e non ho per niente voglia di lavorare. Infatti mi rendo conto di stare strofinando lo stesso tavolino da un po’ troppo tempo.
Sbuffo. Devo essermi fusa il cervello.
Non riesco a togliermi dalla testa lo scontro.
È davvero una cosa senza senso, non è stata di certo la prima battaglia contro gli alieni! Non è stato nemmeno il primo combattimento in cui fossi sola contro Kisshu.
Eppure…
Dannazione.
Lancio lo straccio bagnato nel secchio, mancandolo. Asciugo e poi passo a pulire il tavolino accanto.
Di nuovo rivedo Kisshu che scontra i tridenti contro la mia Strawberry Bell, sento la forza che metto io nel respingerlo, sento l’aria che vibra di energia.
Vedo i suoi occhi così strani che mi fissano…
Perché?
Sbatto le mani sul tavolo per la frustrazione.
Perché continuo a pensarci?
L’ho seguito per prendere la Mew Aqua, mi sono infilata in quel dannato buco solo per quella, per la mia missione, accidenti! L’ho seguito e abbiamo combattuto. E allora? È successo un milione di volte!
Metto a posto una sedia sotto il tavolo con più forza del necessario e intravedo Ryo al bancone alzare un sopracciglio interrogativo. Meglio smettere di dare di matto o qualcuno potrebbe fare domande.
Ma io non ho niente da nascondere! Non è successo niente!
Mi strofino forte le guance con le mani e chiudo gli occhi. Forse devo solo andare a casa a riposare. Decisamente ho bisogno di riposare.
Kisshu nella mia mente scuote la testa e mi lancia un ghigno di scherno mostrando i denti affilati.
Maledetto.
«Ragazze, per favore, venite tutte qua» chiama Kei dalla cucina.
Perfetto. Niente casa.
 
Ci sediamo intorno al tavolo e attacchiamo il vassoio di dolci avanzati dalla giornata che mi tirano un po’ su di morale. Keichiiro si toglie il grembiule da cuoco e si appoggia a un bancone. Ha la solita aria serena, ma è comunque serio.
«Ragazze, io e Ryo vorremmo parlare con voi della situazione. Dopo gli ultimi scontri abbiamo lavorato per cercare di capire quali siano le nuove priorità e gli obiettivi degli alieni».
«Oltre a invadere la Terra, intendi?» fa Minto sarcastica.
«La Mew Aqua» dice piano Retasu guardando il suo tè fumante.
«Esatto» risponde Kei. «La cercano con ogni mezzo e tecnologia a loro disposizione – spesso a noi sconosciuta – e come sempre non si fanno alcuno scrupolo a trasformare animali in chimeri».
«Il punto è: perché?» dice Zakuro.
Kei guarda Ryo, che tiene gli occhi a terra e fa uno sbuffo prima di rispondere. Non è di buon umore. «Possiamo solo fare delle ipotesi, non abbiamo certezze sul perché».
«Può essere che gli serva come fonte di energia» dice Kei. «O sono interessati ai suoi poteri».
«Quali siano i perché non importa, il punto è che non si fermeranno facilmente» taglia corto Ryo.
«Ma la Mew Aqua è nostra, non possono prenderla» dice Purin.
«La Mew Aqua è un elemento antico, tuttavia è rimasto oscuro agli studiosi fino ad adesso, né essa né un suo qualche componente è mai stato inserito nella tavola periodica, né se ne fa menzione nella chimica e nella geologia antiche e moderne. E anche questo è un mistero» spiega Kei.
«Magari era ben nascosta» dico io, ricevendo per tutta risposta un’occhiata gelida da Ryo.
Quanto è antipatico quando fa così.
Non sono mica stupida, professor Shirogane, a me sembra sensato!
«Voglio dire» sibilo a denti stretti. «Potrebbe anche essere che nessuno l’abbia mai trovata finora, dati i posti assurdi dove l’abbiamo trovata noi quando ci siamo riusciti».
Kei fa un sorriso: «Può darsi, comunque il primo a osservarla e studiarne un frammento è stato il dottor Shirogane e noi abbiamo continuato. Abbiamo provato a cercarla e anche ad usarla, tuttavia non sappiamo quanta ce ne sia, né conosciamo a pieno i suoi poteri».
«Ce n’è una goccia nei vostri medaglioni, parte dei vostri poteri vengono da essa: è la Mew Aqua che media il legame tra il DNA degli animali e il vostro. Si è visto quando siete venute a contatto con reali frammenti di Cristallo, alcune di voi hanno reagito potentemente» aggiunge Ryo.
«Esatto» gli fa eco Kei. «Continuando così siamo sulla buona strada per scoprire sempre più dettagli».
«Quindi in conclusione non è comunque corretto definirla ‘nostra’» osserva Zakuro rispondendo a Purin.
Giusto, penso nei secondi di silenzio che seguono.
Minto però guarda Zakuro visibilmente contrariata. «Di certo non è degli alieni, non ti pare, O’nee Sama?»
Zakuro non risponde e Ryo va avanti.
«Comunque sia, la nostra ricerca ci conduce in questa direzione e si intreccia inevitabilmente nella guerra contro gli alieni». Stacca la schiena dal muro e si avvicina al tavolo guardando una per una tutte noi, me per ultima.
Si può sapere cosa gli prende oggi? Si è svegliato col piede sbagliato?
«Gli alieni sono intrinsecamente malvagi. Sono pericolosi e imprevedibili. Odiano la razza umana e noi per primi perché siamo loro di ostacolo».
Ma davvero? Vieni a spiegarlo a noi, Ryo, ne abbiamo proprio bisogno, da sole non ce ne eravamo accorte.
Ovviamente non parlo ad alta voce, ma il mio viso probabilmente tradisce i miei pensieri e Retasu mi dà una leggera gomitata sotto il tavolo. Ryo è così preso dal suo monologo che non se ne accorge e continua: «Che sia la ricerca della Mew Aqua o sventare un loro piano, dobbiamo impegnarci al massimo nelle missioni, ora più che mai».
Vorrai dire che noi ragazze dobbiamo impegnarci al massimo, pff.
«…E non possiamo più permetterci nessun errore o distrazione, né soprattutto nessuna mossa avventata…»
Lo sapevo. Lo sapevo che voleva prendersela con me, lo sapevo! Quanto lo odio!
«La prudenza è importante quanto l’impegno. La vostra sicurezza è fondamentale. Siete preziose per ciò che siete e rappresentate, non possiamo rischiare di perdervi e gli alieni vogliono eliminarvi, non scherzano. Siete con noi fino in fondo in questa impresa?»
Mi sento il viso fumare dalla rabbia, ma mi trattengo e non dico nulla. Forse è anche la stanchezza, meglio non discutere. Annuisco decisa insieme alle mie compagne di squadra, promettendo a Ryo e Kei un maggiore impegno e tutte insieme usciamo finalmente dalla cucina del Café.
 
 
~ Different DNA
They don’t understand you

 
 
In spogliatoio è tutto come sempre, le altre chiacchierano del più e del meno e sistemano le loro cose. Chiudo la borsa, me la metto in spalla e punto la porta, pregando che questa giornata finisca in fretta, ma Retasu mi mette un mano sulla spalla e indica in modo discreto i miei piedi. Ho ancora le scarpe dell’uniforme del Café. Mi sbatto sonoramente una mano sulla fronte e lancio di nuovo la borsa sulla sedia, chinandomi a slacciare le scarpe.
«A domani, ragazze» saluta cordialmente Zakuro.
«A domani, Onee-sama!» trilla Minto che comunque la segue fuori ed è seguita a sua volta da una saltellante Purin.
Retasu esita davanti alla porta e la vedo guardarmi.
«Come stai, Ichigo?»
«Sto bene» la liquido con un po’ troppa durezza.
Retasu arrossisce.
Sospiro. «Scusami, Retasu… Sono molto stanca».
Mi allaccio le scarpe giuste e prendo la borsa. «E poi quel presuntuoso mi dà sui nervi!»
Retasu realizza che sto parlando di Ryo e arrossisce di nuovo.
«Shirogane-san e Akasaka-san sono solo preoccupati…» tenta il discorso. «E anche loro mi sembrano molto sotto stress…»
«Non gli dà il diritto di trattarmi come una bambina» sussurro io. Usciamo dallo spogliatoio, attraversiamo il salone del Café e salutiamo con la mano Ryo e Keichiiro.
Retasu resta in silenzio lungo il vialetto all’esterno. Io butto fuori anche più del dovuto.
«Tutti quei discorsi sulla serietà della missione e sugli alieni… E finora cosa abbiamo fatto, se non esattamente quello che diceva lui? Sai cosa mi importa delle sue raccomandazioni sulla prudenza?» abbaio senza pensare, senza riuscire nascondere quanto personalmente ho inteso il discorso di Ryo.
Sbuffo e chiudo gli occhi. Intanto per la strada si alza una folata di vento.
Il mal di testa mi pulsa forte nelle tempie.
«Lui… lui non sa cosa vuol dire… Non sa com’è quando combattiamo».
«Ichigo… non dire così… sai che non è colpa sua» fa Retasu mortificata.
«È la verità» continuo imperterrita. «Per esempio una cosa che non sa è quanto è bello combattere tutte insieme, a questo non pensa mai, eh? Ma soprattutto non sa davvero quanto è faticoso e pericoloso, mentre di questo continua a parlare. Noi lo sappiamo, Retasu. Noi cerchiamo quel maledetto cristallo per conto suo e soprattutto noi abbiamo a che fare con gli alieni ogni giorno. Per questo non accetto tutta quella predica da lui. Non è giusto».
Camminiamo lungo la strada in silenzio per un minuto buono.
Io sento il cuore battere forte e la testa girare. Non ho mai parlato così prima d’ora. Mi guardo i piedi soppesando le parole che ho appena pronunciato e rendendomi conto di quanto posso essere dura e sgradevole quando mi gira. Povera Retasu, lei non ha fatto nulla. Ma soprattutto so di essere arrossita quando ho detto la parola ‘alieni’ e probabilmente a Retasu questo è sfuggito…
«Ichigo… cosa è successo con Kisshu nello scavo?»
Ho parlato troppo presto. Cerco di evitare lo sguardo preoccupato della mia amica e non rispondo.
«Scusami, Ichigo, io non volevo essere invadente, non sei obbligata a raccontarmi… solo che… ti vedo così tesa e io vorrei… vorrei fare qualcosa per aiutarti».
«No, Retasu, io… scusami tu».
Lei annuisce dolcemente e mi sorride. Io esito, quindi provo a parlare: «Kisshu non ha… non è stato molto diverso dal solito. Abbiamo combattuto, però è stata dura…»
Retasu mi ascolta in silenzio, visibilmente preoccupata.
«La Mew Aqua non c’era, non l’ha trovata neanche lui, ma… siamo andati avanti a combattere lo stesso. E io in quel momento mi sentivo così determinata, così forte! Ma poi… lui stava per avere la meglio e in un attimo io ho avuto paura».
Retasu allarga gli occhi grandi e lucidi: «Mi dispiace, Ichigo…»
«Aveva qualcosa» continuo io fissando l’asfalto. Si sente la frustrazione in ogni mia parola. «C’era questa forza, sia in me che in lui quando stavamo combattendo, non riuscivo a spiegarmela… e poi tutto è crollato e io ero… debole. Alla fine lui si è solo fermato, ha smesso di combattere e mi ha fatto uscire».
Retasu mi poggia una mano sulla spalla.
«Non sei debole, Ichigo… Sei la migliore di noi… Kisshu è così, ormai lo conosciamo e ti ha preso di mira. Poteva capitare a chiunque di noi».
Però è capitato a me.
Sospiro, devo calmarmi.
Sorrido e ringrazio Retasu. Sono contenta di aver parlato con lei, è un’ottima amica.
Ci avviamo verso casa e ci salutiamo al momento di andare in direzioni diverse.
Retasu, la guardo allontanarsi. Sei una compagna di squadra e una persona fantastica, ma… questa è una cosa che credo di dover affrontare da sola.






 




 
   
 
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