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Autore: Cwtch    26/09/2017    1 recensioni
Kara Danvers. Supergirl. Una donna dalla doppia identità che deve destreggiarsi tra la vita da (ex)reporter, amica, supereroina, fidanzata e... amante. Riuscirà la nostra Kara a capire chi è il suo vero amore e, soprattutto, a proteggere la relazione in cui crede davvero?
Genere: Angst, Comico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Mon-El, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Kara si svegliò di soprassalto. Con respiro affannato si districò dall'abbraccio in cui era imprigionata, mettendosi così a sedere al centro del letto.
Si voltò a guardare l'uomo disteso al suo fianco, provò a chiamarlo, ma egli dormiva tranquillo.
“Mon-el... ?” lo chiamò nuovamente.
“Sei sveglio?”
“Mh.” mugugnò lui, voltandosi e dando così le spalle alla donna.
Essendosi sincerata del sonno profondo del compagno, la bionda si alzò.

Aprì il frigo per cercare qualcosa da mangiare, ma proprio in quel momento il display del cellulare si illuminò. Prese quest'ultimo dal tavolo e osservò la notifica: semplice spam.
Sovrappensiero andò verso il divano e, una volta sedutasi, controllò la lista di messaggi ricevuti, fino ad arrivare al nome della persona che aveva sognato esattamente pochi minuti prima.
D'istinto guardò nuovamente Mon-el, ancora dormiente, si infilò una vestaglia e volò fuori dalla finestra, sul tetto del palazzo.

§§§

Il telefono squillò d'improvviso, una mano anonima chiuse il libro che stava stringendo, afferrò il cellulare e rispose.
“Pronto?”
“Scusami, ma volevo sentirti un po'. Questo cuore è un isterico, parla solo con te.”
“Dove sei? - disse – Non riuscivo a dormire, sai. È cresciuto in un attimo il bisogno di te.”
Dall'altra parte della cornetta si sentì un semplice sospiro, un sussulto e nulla più.
La donna raddrizzò la schiena e si mise seduta sul bordo del letto.
“Ij pe' tte sono solo un ostacolo, un amore al telefono, semp' pronto a murì.”
A quel punto fu interrotta da un'altra voce femminile.
“No, non dire così. Sai che quel che provo per te è un sentimento sincero, che t'amo davvero.”
“E allora perché finiamo sempre e solo a telefono, di notte e senza mai avere alcuna possibilità di passare del tempo insieme?” replicò irritata.
“Sai che sto vivendo una situazione complicata. Ho perso il lavoro, il mio capo ha fatto terra bruciata intorno a me e, in più, sono fid-”
In quel momento la donna che ancora era seduta sul letto, sentì la furia scorrerle tra le vene e, in un impeto di rabbia, iniziò ad urlare.
“Nun me telefona', mi gioco l'anima, ma si tu nun 'o lasse che me chiamme a ffa'? Nun me telefona', aiutame a pensa' che è sule 'nata storia ca' fernesce 'ccà.”
La bionda fu scossa da queste parole, in preda all'agitazione cominciò a piangere.
“Ma comme può pensa' ca' nuje c'amma lassa'. St'ammore nun è nato pe' firnì accussì. Dammi del tempo e, poi, vedrai che finirà e al posto della pioggia il sole ci sarà!”
Per alcuni momenti tra le due donne vi fu solo un lungo silenzio. Nessuna delle due osava proferire parola, ma al tempo stesso nessuna delle due trovava il coraggio di porre fine alla chiamata o, peggio, a quella storia.
“Sei ancora al telefono?” cominciò la bionda, d'improvviso.
“Sì.” rispose lapidaria l'altra.
“Nun me tratta' comme fosse buciarda e colpevole, nun me ripetere sempe so' stanca e te crerere.”
“Quanta promesse mancate m'è fatto conoscere? È colpa toja si stasera nun crere 'cchiù a tte.”
concluse la donna, staccando la telefonata.
Kara, ancora in lacrime, tornò nell'appartamento e si cambiò di getto. Indossò i primi vestiti che riuscì a trovare, per poi volare nuovamente fuori dalla finestra.

§§§

Il telefono riprese a squillare, più e più volte. Indecisa sul da farsi, la donna lasciò che questo suonasse a vuoto le prime volte. D'un tratto, stanca, accettò la chiamata.
“LENA!” si sentì una voce strillare al di là della cornetta.
La bruna non replicò, mantenendo un silenzio esemplare, ma disposta ad ascoltare quel che l'altra aveva da dire.
“Dove sei? Io sono alla L-Corp, ma non ti ho trovata. Vieni a prendermi subito. Questo amore al telefono vuole stare con te.”
Lena si alzò di scattò, il battito accelerò.
“Stai mentendo.” riuscì a dire.
“No, Lena. Sono davvero alla L-Corp. Sono sul balcone del tuo ufficio, ma non ci sei.” rispose l'altra.
“Sono a casa, è notte.”
“Dimmi dove.” continuò la bionda, mostrandosi determinata.
“Giuralo. Non ci sono più ostacoli? Vengo a prenderti subito e ti porto con me.”
Lena staccò la telefonata.
Una porta della parete dell'ufficio si aprì. La bruna corse da questa verso il balcone e lo spalancò. Kara, interdetta, si abbandonò tra le braccia della donna. Dopo alcuni minuti si separò di poco, la guardò negli occhi e con grande emozione le chiese:
“Ma quindi davvero vivi nel tuo ufficio?”

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Note dell'autrice:
Salve, sono tornata dopo tanto tempo solo per poter scrivere questa str- ah ehm, questa parodia. Cosa non si fa pur d'evitare di studiare per gli esami universitari, eh? Ora torno ai miei libri.
La canzone usata nella storia è "Un amore al telefono" di Rosario Miraggio e Stefania Lay. Ringrazio (ma non così tanto) il fratello che me l'ha fatta conoscere anni fa e che continua, insistentemente, a urlarmela ogni tanto nelle orecchie quando più gli va.
Passo e chiudo!
   
 
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