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Autore: Eynis96    26/09/2017    2 recensioni
ATTENZIONE SPOILER per chi non ha finito Lord Of Shadows!!
Questa fanfiction è stata scritta di getto dopo la lettura dell'ultimo capitolo del libro perchè proprio non riuscivo a rassegnarmi a come gli eventi si sono svolti e dunque ho deciso di descrivere gli istanti successivi a quel tragico momento finale pensando a che cosa sarebbe potuto succedere.
Detto questo spero che vi piaccia anche se, come ho detto, è scritta di getto :)
Buona lettura
Eynis96
(JulianxEmma - MarkxCristina)
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Carstairs, Julian Blackthorn, Livia Blackthorn, Mark Blackthorn, Tiberius Blackthorn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cristina rivolse gli occhi verso la pedana cercando disperatamente di farsi largo tra la folla di Shadowhunters inferociti per raggiungere i suoi amici che si dibattevano con un'inferocita Annabel Blackthorn all'improvviso una mano la afferrò per la spalla. Samantha, la leccapiedi di Zara, stava cercando di trattenerla, la ragazza fu contenta di poterle assestare una gomitata sotto lo zigomo.

Le venne quasi da sorridere, aveva desiderato farlo dal momento in cui l'aveva conosciuta, ma la sua bocca si fermò immediatamente quando un urlo inumano lacerò la Sala degli Accordi facendola tremare fin dalle sue fondamenta.

Le si gelò il sangue, sembrava il grido di una persona a cui avessero strappato la pelle dal corpo ed i tendini dalle ossa, straripava di una disperazione capace di bruciarti vivo, era l'urlo di chi aveva visto portarsi via una parte di se.

Cristina si voltò lentamente in direzione del suono straziante che aveva sentito e colse immediatamente lo sguardo feroce della sua amica Emma Carstairs che, come un angelo vendicatore, con Cortana in mano si stava avventando su Annabel Blackthorn, fendendo un colpo che le avrebbe squarciato il torace se lei non fosse scomparsa improvvisamente in un nugolo di polvere.

Ma non era stata Emma ad urlare, no, l'urlo proveniva da Julian.

Julian Blackthorn, il ragazzo gentile dagli occhi del colore del mare, sempre perfettamente padrone di se stesso anche nelle situazioni peggiori e capace di fare sentire tutti quanti al sicuro, era inginocchiato per terra, curvo su se stesso, gli avambracci sporchi di sangue dal gomito fino alla mano che stringeva convulsamente il suo stilo, illuminato dalla debole luce angelica provocata dalle rune di guarigione che stava tracciando su un corpicino rannicchiato tra le sue braccia.

A Cristina tremarono le gambe ma nonostante quello si avvicinò mentre la confusione nella sala cominciava a scemare e la consapevolezza dell'inutile carneficina compiuta si faceva strada nelle coscienze di tutte quelle persone.

Mentre proseguiva verso la pedana sentiva la testa annebbiata come se stesse fluttuando a qualche centimetro da terra, non riusciva a guardare quello che stava succedendo e di riflesso cercò attorno a sé tutti gli altri che si erano sparpagliati per la Sala poco prima che Annabel trafiggesse Robert Lightwood: trovò, Helen che si stava premendo una mano sulla bocca piangendo lacrime di vetro tra le braccia di Aline, poi, Mark e il suo cuore fece una capriola per il sollievo di vederlo vivo in tutto quel frastuono, stringeva tra le braccia Tiberius Blackthorn, apparentemente privo di coscienza e bianco come la neve in inverno.

A quel punto Cristina sapeva già che la persona che era tra le braccia di Julian, quella che lui stava cullando meccanicamente come incapace di fermarsi, ed a cui sussurrava parole dolci, come fosse una ninna nanna era Livia Blackthorn trafitta dalla Spada Mortale.

Non riuscì ad avvicinarsi oltre.

Era una scena troppo intima, troppo devastante per poterla tollerare, Cristina si girò verso Mark che era in ginocchio e piangeva disperato stringendo Ty al suo petto come se lo volesse far sparire dietro la sua pelle per proteggerlo da cosa avrebbe dovuto affrontare al suo risveglio.

La sua espressione gridava che no, sta volta la famiglia Blackthorn non ne sarebbe uscita indenne, che nemmeno Julian sarebbe riuscito a far tornare tutto al suo posto, che non sarebbe rimasto più niente di loro.

Cristina voleva correre da lui, abbracciarlo, ma non riusciva a muoversi, spostò solo lo sguardo verso il corpicino di Livvy, adesso le figure attorno a lei erano due.

Non le serviva guardare per sapere chi era, Emma si era precipitata al fianco di Julian, ed ora gli sussurrava piano delle parole veloci tenendogli la testa con le mani ed appoggiando la fronte a quella del ragazzo.

Cristina non aveva idea di cosa gli stesse dicendo, ma dopo un attimo che sembrò eterno Julian lasciò la presa sulle braccia di Lidia adagiandola delicatamente al suolo, fu l'unico movimento che fu capace di fare, rimase lì inerte a fissare la sua sorellina più piccola mentre Emma estraeva quello che rimaneva della Spada Mortale dal suo petto.

L'ultima cosa che si sarebbe aspettata da Emma in quel momento fu lo sguardo che si materializzò nei suoi occhi, uno sguardo duro, pericoloso, simile all'acciaio di Cortana, quello di chi avrebbe potuto sacrificare tutto per la sua famiglia, e se sta volta Julian non avrebbe avuto la forza per essere spietato lo sarebbe stata lei per lui.

Nonostante la testa annebbiata Cristina capì cosa la sua amica stesse per fare e un rivolo di terrore le scese giù per la schiena, si guardò intorno e vide che la sala era gremita di Shadowhunters che si stavano riprendendo dopo lo scompiglio portato dalle rivelazioni di Annabel Blackthorn, ed erano stati riportati all'ordine da Jia Penhallow che agitava le braccia a destra ed a sinistra ancora sporca del sangue di Robert Lightwood, che giaceva a terra circondato dalle braccia di suo figlio.

Alcuni dei membri del Consiglio stavano venendo verso di loro per capire cosa fosse accaduto e Cristina sapeva che sicuramente avrebbero visto cosa stava per succedere.

Livia giaceva ancora a terra e mentre le sue guance cominciavano a perdere colore Julian non riusciva a distogliere lo sguardo come se non riuscisse ancora a capacitarsi, e tuttavia Emma lo scuoteva e cercava di fargli capire quello che stava dicendo.

Lentamente Julian alzò gli occhi in quelli di lei, chiedendosi la stessa cosa che si stavano domandando tutti quelli che sapevano cosa sarebbe successo da lì a poco.

Vuoi davvero rischiare così tanto per una famiglia che non è nemmeno la tua?

Lo sai che ci saranno conseguenze e forse non potremo mai più essere Shadowhunters?

Lo sai che potremmo non rivedere i ragazzi mai più e marcire in galera per il resto dei nostri giorni?

Emma gli restituì uno sguardo di ferro, lo sguardo di chi si butterebbe nel fuoco per coloro che ama ed ora è sul ciglio del baratro, lo sguardo di chi ha fiducia che avrebbero potuto superare anche questa cosa se solo fossero rimasti assieme.

Bisognava provare non c'era più tempo.

Cristina voleva gridare, nasconderli dietro di lei ma non poteva fare nulla, si limitò a vedere che nel frattempo Jules ed Emma avevano preso in mano uno stilo.

Uno solo, per due mani intrecciate.

Julian aveva il volto rigato di lacrime e quasi non vedeva nulla, era evidente che la paura che il tentativo sarebbe andato a vuoto lo attanagliava, il dolore per una speranza infranta è più forte che quello provocato dalla delusione stessa.

Cristina vide Emma stringergli la mano più forte, fidati di me, sussurrarono le sue labbra, si fissarono negli occhi per qualche istante come se fosse l'ultima volta che potevano farlo così, senza barriere, senza leggi o maledizioni a separarli.

E poi cominciarono a tracciare la runa sul corpo di Livvy.

I secondi scorrevano lenti come se anche il tempo si fosse fermato per osservare la scena trattenendo il suo fiato eterno.

Il bagliore prodotto dallo stilo era fioco e la runa non sembrava funzionare, la ragazzina rimaneva pallida e lo squarcio nel petto non dava segno di rimarginarsi.

A quel punto Emma respirò forte, decidendo di provare il tutto per tutto, di attingere al suo legame parabatai come non aveva mai fatto prima, deglutì a fatica e con la mano libera voltò il viso di Julian e senza esitare appoggiò le labbra sulle sue.

Ci fu una specie di esplosione, lo stilo prese fuoco mentre la runa si allargava sempre di più fino a ricoprire per intero la pelle di Livvy che cominciò a brillare di luce propria, Cristina dovette distogliere lo sguardo per il bagliore intenso.

Poi, presto o tardi, non avrebbe saputo dirlo tutto finì.

L'immobilità avvolgeva la sala, tutti erano storditi dalla luce accecante e ancora confusi su che cosa fosse accaduto, non Jia però che guardava Emma e Julian, ormai separati ed ansimanti, con uno sguardo indecifrabile ma che non lasciava presagire nulla di buono.

Cristina non voleva voltarsi a guardare se la magia parabatai avesse avuto effetto o meno, si avvicinò di un passo ed incontrò lo sguardo di Mark pregando in spagnolo sotto voce, la mano stretta sulla collana con l'angelo, il suo volto era indecifrabile, ed i secondi si trascinavano inesorabili.

Poi diversi colpi di tosse ed una voce chiaramente udibile seppur un po impastata: - Ho visto la mamma Julian, diceva che dovevo andare con lei ma io le ho detto che dovevo ancora renderti fiero di me-.

Cristina crollò in ginocchio per il sollievo, ricominciando a respirare e rendendosi conto solo in quel momento di avere il viso bagnato di lacrime.

  
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