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Autore: Anna Tentori    26/09/2017    2 recensioni
Cara Caroline,
ho deciso che durante questo mio viaggio le lettere saranno l’unico modo con cui ti farò avere mie notizie, a te e a tutti gli altri. Ti chiedo scusa se ti scrivo dopo così tanto tempo. Ma era quello di cui avevo bisogno: tempo. La mia è stata una scelta difficile. Difficile è stato lasciare voi, lasciare Mystic Falls. Ma dopo la morte di Enzo ho voluto dare una svolta alla mia esistenza. Non avrei potuto riprendere le fila di questa vita dopo tutto ciò che è successo. E soprattutto voglio mantenere la promessa fatta ad Enzo, vivrò la mia vita al massimo, voglio vedere il mondo. Godermi la vita. Voglio concentrarmi su me stessa. Questo non è solo un viaggio fisico, è anche interiore. Voglio trovare un po’ di pace.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bonnie Bennett, Caroline Forbes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bonnie

 

(Leggere ascoltando “Holding On and Letting Go”-Ross Copperman e subito dopo “Never Say Never”-The Fray)

 



Cara
Caroline,

ho deciso che durante questo mio viaggio le lettere saranno l’unico modo con cui ti farò avere mie notizie, a te e a tutti gli altri. Ti chiedo scusa se ti scrivo dopo così tanto tempo. Ma era quello di cui avevo bisogno: tempo. La mia è stata una scelta difficile. Difficile è stato lasciare voi, lasciare Mystic Falls. Ma dopo la morte di Enzo ho voluto dare una svolta alla mia esistenza. Non avrei potuto riprendere le fila di questa vita dopo tutto ciò che è successo. E soprattutto voglio mantenere la promessa fatta ad Enzo, vivrò la mia vita al massimo, voglio vedere il mondo. Godermi la vita. Voglio concentrarmi su me stessa. Questo non è solo un viaggio fisico, è anche interiore. Voglio trovare un po’ di pace.

Enzo mi manca immensamente. Il vuoto che ha lasciato è troppo profondo. A volte mi manca il respiro. Mi fa impazzire non poterlo stringere, non sentirlo accanto. So che tu puoi capirmi meglio di chiunque altro. Mi rattrista non poterti stare accanto, affrontare insieme questo dolore. Ma ricorda, con il pensiero sono sempre lì con te.

Sai, mi piace pensare ad Enzo e Stefan che, in pace, vegliano su di noi. E immagino tua madre, sempre con te, pronta a dare una mano alla sua bambina.

Non so se per te è lo stesso, ma a volte ho come la sensazione di sentirlo camminare accanto a me, e prima di prendere sonno un lieve brivido mi attraversa, come se mi toccasse il viso. Sento la sua voce che mi chiama, come un sussurro, quando soffia il vento, nel fruscio delle foglie, nello zampillare dell’acqua.

Ed è in quei momenti che il cuore mi si riempie nuovamente, si scalda.

Porto ancora la collana con il suo sangue, per niente al mondo me ne separerei. È come portare una parte di lui sempre con me, una parte concreta, fisica.

Immagino te e Alaric mentre crescete Josie e Lizzie, tra incantesimi e piccoli disastri. Sei fortunata ad averlo al tuo fianco, sappiamo che non ti lascerà mai fino a che la vita non glielo concederà, che farà di tutto per renderti ancora felice.

 

Si, a volte mi sento un po’ sola. E quando mi sento così immagino voi, tu, Elena e Damon, qui con me ad ammirare la bellezza del mondo.

 

Come già sai la prima tappa di questo lungo viaggio è l’Africa. Non appena sono entrata in contatto con la terra di questo continente ho sentito una scossa partire dai piedi e raggiungere la mente. Questo mondo è impregnato nella magia. Lo si sente nell’aria, nella sabbia, nella vegetazione e negli animali. È una sensazione meravigliosa, inspiegabile. Ti senti parte di un’unica cosa, sei un tutt’uno con ciò che ti circonda. Sei connesso al mondo.

Quasi tre mesi fa sono atterrata a Nairobi, in Kenya. Sono rimasta stupefatta dalla grandezza di quella città, e soprattutto dalla varietà degli strati sociali che vivono nei diversi quartieri. Intorno alla città si estendono gli “slum”, le baraccopoli. Qui la povertà urla e ti trafigge. Non puoi neanche pensare di capirla finché non la vedi di persona, e ti rendi conto di quanto tu sia stato fortunato a nascere lontano da questa realtà. È come vedere una gigantesca discarica, ovunque sorgono e si incastrano tra loro una quantità esorbitante di baracche, costruzioni instabili fatte con materiali di fortuna. La quantità di bambini è impressionante, rimangono sulla strada tutto il giorno, fanno festa ai visitatori. Non potrò mai dimenticare il momento in cui ho messo piede in una di quelle polverose strade. Un gruppo di bambini mi è venuto in contro correndo, mi hanno circondata, le loro mani mi toccavano ovunque. I loro sorrisi erano stupendi. È un’esperienza che lascia un segno.

Qualche giorno dopo mi sono unita a un gruppo di turisti addentrandomi nelle stupende riserve africane. Leoni, ghepardi, elefanti, rinoceronti, bufali, antilopi … e altri animali ancora. È stato strano vedere quelle creature dal vivo, dopo una vita passata ad ammirarli dai libri e dalla Tv. Per non parlare poi della natura. Dominavano l’ocra, il verde, varie sfumature di bruno, l’azzurro dell’immenso cielo.

Natura incontaminata.

Aria pura.

Sono riuscita a vedere anche il tramonto. Uno spettacolo stupefacente che tutti dovrebbero ammirare almeno una volta nella vita. Il cielo si tinge di rosso, giallo, arancione, e di tutte le loro tonalità. Le nuvole sbucano prepotentemente. Gli stagni riflettono tutto. Un trionfo di luce ti accarezza gli occhi. In quel momento ho pianto, ma non riuscivo a rinunciare di sorridere. Quanto avrei voluto Enzo accanto mentre mi godevo quel meraviglioso dipinto, lo avrebbe amato.

Poi è arrivato il momento di cambiare.

Una settimana dopo ho preso un volo di cinque ore diretto ad Accra, in Ghana. E qui ho deciso di fermarmi per un po’.

Arrivata nella capitale mi sono imbattuta in un gruppo di ragazzi che facevano parte di un’associazione umanitaria. Mi hanno coinvolta così tanto che alla fine ho deciso di unirmi a loro. Ho iniziato a fare volontariato in un orfanotrofio. È molto diverso da quelli in America, le risorse sono limitate, la struttura è molto spoglia. Ho fatto del mio meglio per renderla più accogliente. Mi sono presa il compito di occuparmi delle attività creative assieme ai bambini.

Ho vissuto giornate incredibili. Da una parte la consapevolezza delle condizioni di questi poveri bambini, il trovarmi faccia a faccia ogni giorno con i numerosi problemi che ciò comporta. Per non parlare della difficoltà nel comunicare, qui la lingua ufficiale e l’inglese, ma esistono numerosi altri linguaggi. Dall’altra ho provato la gioia di stare tra loro. Vedere i loro sorrisi, la loro vivacità. Ti riempiono il cuore di allegria. È stata un’esperienza unica e profonda.

Ti ritrovi immersa in una nuova cultura, ogni giorno impari qualcosa di nuovo. Le tradizioni e i costumi sono affascinanti e interessanti. Pensa che hanno due modi per salutarsi: le donne quasi si inginocchiano quando si rivolgono a persone più anziane; gli uomini si dispongono come soldatini. Per loro è forma di maleducazione offrire qualcosa con la mano sinistra. E poi la danza e la musica … meravigliose. Sono di una varietà incredibile, a seconde delle occasioni e delle località. Gli uomini ballano con le gonne, proprio come le donne. Questo perché una leggenda narra che il sesso forte doveva unirsi con quello gentile per impedire catastrofi. Ci vorrebbero centinaia di pagine per descriverti questa cultura, ma direi che è una impresa ardua.

E poi la svolta.

Una settimana fa mi trovavo ai villaggi artigianali di Accra, immersa tra colorati tessuti, gioielli di vetro, bamboline e svariate sculture in legno. Un posto dalla vivacità dirompente. Ed è qui che l’ho incontrata. Una signora di età avanzata, con il viso segnato dalle rughe e dalla vita.  Portava un lungo abito tipico ghanese, era di un intenso rosso con decorazioni nere. Sulla testa aveva un turbante nero. Camminava a piedi scalzi. Le braccia erano coperte da un gran numero di bracciali. Dal collo pendevano quelli che sembravano amuleti. Ma era diversa da tutte le donne anziane che fino a quel momento avevo incontrato. Aveva un portamento fiero, uno sguardo profondo e austero. E soprattutto, da lei si sprigionava una forza enorme. Era magia. La percepivo chiaramente. Nel momento in cui ho incrociato il suo sguardo una forte energia mi ha investita. Mi sono fermata. Ci siamo fissate intensamente per secondi infiniti. Dentro di me sentivo la magia crescere. Ed improvvisamente eccola davanti a me. Aveva degli occhi di un verde intenso. Mi ha preso la mano e una scossa di energia mi ha oltrepassata. Continuando a fissarmi ha pronunciato con un filo di voce, ma fermamente, una frase: “Un’ombra ti segue Bonnie Bennett”.

Ogni atomo del mio corpo ha iniziato a vibrare e poi ad essere risucchiate nel vuoto. Non ho più sentito il suolo sotto i miei piedi. Le immagini si sono fatte sfuocate ed indistinguibili. Ho provato una forte nausea, la testa mi girava velocemente. È  finito tutto velocemente. Ho sentito nuovamente la terra sotto i piedi, l’aria sulla pelle. Ho aperto lentamente gli occhi. Non mi trovavo più ad Accra, ma in mezzo alla savana. L’anziana signora era ancora davanti a me e lasciandomi la mano ha aggiunto: “Bentornata a casa”.

 Quelle due frasi come puoi immaginare mi hanno turbata molto, ma non ho ancora trovato risposte.

Immerso nella natura africana sorge un villaggio. Ma non è un villaggio qualunque. Ospita una congrega di streghe e stregoni. Kwabena, la donna anziana che ho incontrato ad Accra, è la “Tindana”, cioè la strega a capo. Il villaggio è nascosto all’occhio umano. Sorge in prossimità di un’oasi d’acqua. Le capanne sono costruite su uno spiazzo rotondo di terra rossa, in quelle tonde vi abitano le donne, mentre in quelle quadrate gli uomini. Sono fatte di mattoni di terra rossa e sono coperte da tetti di paglia.

Al centro si erge un albero gigantesco, un baobab millenario. È alto quasi come il Guggenheim Museum di New York e il tronco è largo poco meno di 50 metri. Si lo so, sembra assurdo, ma è così! La congrega lo chiama Akorade. Le sue grandi radici rompono la terra e si intrecciano tra loro. Da queste sono ricavate innumerevoli e piccole figure umane in posizione fetale. Ogni volta che un appartenente alla congrega muore la sua immagine viene scolpita dalle radici. Così si crea un groviglio di corpi elaborati e bellissimi. Sul tronco invece vi sono incisioni molto antiche. Sono simboli ed incantesimi. Per farti capire, è come una sorta di Grimorio. La congrega delle origini non avendo supporti su cui scrivere, ha utilizzato il tronco dell’Akorade. Ma la ragione non è solo questa, e neanch la più importante. Essendo la magia, come sai, strettamente legata alla Natura e all’anima di qualsiasi cosa, trascrivendo simboli e incantesimi sul tronco (elemento di pura Natura) ottengono maggiore forza e trasmettono maggiore potere a chi lì legge direttamente dall’Albero. Inoltre interagiscono direttamente tra loro utilizzando un collegamento puramente naturale e creando uno scudo difensivo che protegge il villaggio e tutti quelli che vi sono dentro. Nessuna forza e creatura oscura può penetrarvi senza essere neutralizzato. E nessuno può accedervi senza prima essere stato sottoposto a un rituale.

Lo scopo è neutralizzare qualsiasi energia negativa, purificare il soggetto da qualsiasi traccia di magia nera.

Qui chiamano questo processo “Tingere l’anima di bianco”.

Due sono gli elementi fondamentali di questo rituale: il Fuoco e il Sale. Il Fuoco purifica e distrugge tutto affinché si possa rinascere. Il Sale protegge dalla corruzione l’anima.

Il rito viene svolto in mezzo all’oasi d’acqua, dove emergono pochi metri di terra. Il punto del rituale si trova appena fuori dalla sfera protettrice dell’Akorade. Dal villaggio si raggiunge attraverso una passerella in legno, ma io, essendone fuori, l’ho dovuto raggiungere immergendomi in acqua. Quando sono arrivata Kwabena si trovava già lì, inginocchiata davanti a un fuoco. Mi sono messa di fronte a lei, all’interno di un cerchio fatto di sale. Kwabena, dopo aver detto il mio nome per sette volte, ha pronunciato una formula per altrettante volte:

 

“Phesmatos incendia, phesmatos salis. Focus salem incendit. Focus malum deles. Sal puram protegis. Focus et Sal animam purgatis. Anima culpam diluo”.

 

Al termine della settima ripetizione il cerchio di sale si è incendiato e ho iniziato ad inalarne il fumo. Era bollente, mi bruciava le narici. Non so per quanto tempo ciò è andato avanti, ma è sembrato un tempo infinito. Kwabena ha pronunciato nuovamente il mio nome per sette volte e al termine ho riaperto gli occhi, ho raccolto le ceneri e le ho buttate nel fuoco alimentandolo. Alla fine mi sono dovuta immergere nell’oasi, per lavare via ogni traccia rimasta di impurità, e così sono stata ammessa al villaggio.

Ora vivo qui, è un luogo pacifico, ne avverti la forte spiritualità. Dopo aver compiuto il rito mi sono sentita rinascere. Mi sento pura e in pace con tutto ciò che mi circonda. Sto imparando cose nuove, sulla magia, sulla cultura della congrega, la lingua … Ho il tempo di concentrarmi su me stessa, passo molto tempo a meditare, cerco di percepire ogni sentimento, ogni sensazione che provo. Kwabena è diventata come una sorta di mentore, mi insegna tutto quello che devo sapere, mi aiuta a potenziare i miei poteri.

Non so per quanto tempo rimarrò qui, ma per ora non intendo lasciarlo. Vivrò in questo bellissimo villaggio fino a quando non mi sentirò pronta a riprendere il mio viaggio.

Ti scriverò ancora, lo prometto.

Ti voglio tanto bene Caroline, ricordalo. Porta un bacio alle bambine da parte mia e saluta Alaric.

Sempre tua Bonnie.

                                                                   



                                                       

NOTA DELL'AUTORE:

Ciao a tutti! Spero vi sia piaciuta questa lettera
che Bonnie scrive a Caroline.
Questo testo fa parte di un progetto più amplio, che sto scrivendo
sulla nostra amata strega dopo la fine degli eventi dell'ultima stagione.
Volevo darvi un assaggio e sentire qualche parere!
Grazie per aver letto!

   
 
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