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Autore: Kifuru    27/09/2017    0 recensioni
[Zagor]
[Zagor]Salve a tutti. Molti anni fa, il grande Bonelli creò personaggi straordinari, diventando un mito del fumetto italiano, come Zagor o Tex. Vorrei riproporre alcune delle avventure incredibili, sebbene con qualche mia modifica, del leggendario spirito con la scure e del suo inseparabile compagno, il simpatico messicano Cico.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'avamposto dell'orrore.



L'apparizione del vincitore del cruento duello venne accolta dai commenti delusi dei guerrieri Delawere, che si erano decisamente aspettati un esito diverso.

Il guerriero bianco stava raggiungendo a fatica la riva, abbandonando il fiume, teatro della  morte del rinnegato chiamato James Regan.

A causa del terribile duello, Zagor era decisamente provato, ma era anche consapevole che in quella situazione così delicata, non si sarebbe potuto permettere nessun segno di debolezza. Per questo, facendosi forza, si rimise in piedi e per niente intimorito si rivolse al capo Kanoxen, il quale non aveva commentato minimamente la conclusione dello scontro.

< < Spero che adesso ci potrà essere pace fra di noi, grande capo Kanoxen > > esclamò Zagor, guardando l'indiano dritto negli occhi e mascherando, per quanto possibile, la sua stanchezza.

< < Hai decisamente combattuto con valore, spirito con la scure e senza dubbio ti dichiaro vincitore davanti al popolo rosso > > disse Kanoxen, ghignando malignamente < < Ma questo non ti salverà la vita > >.

L'espressione del guerriero bianco divenne il ritratto della collera. Molte cose egli non riusciva a tollerare e certamente il tradimento era tra queste.

< < Dunque, la tua parola non conta niente, cane rosso > >.

< < Non mettere in dubbio il mio onore, Zagor > > rispose il malvagio capo, sempre con un orribile sorriso di scherno < < Ti avevo assicurato che  nessuno ti avrebbe aggredito durante la prova, non dopo > >.

< < Maledetto serpente > > ruggì Zagor. 

< < MIEI GUERRIERI! PRENDETELO, UCCIDETE IL NEMICO DELLA NOSTRA GENTE! > > ordinò il capo tribù. 

Immediatamente un gruppo di Delawere, inferociti e armati fino ai denti, si scagliò contro il vincitore, il quale  era rimasto privo persino della sua micidiale e infallibile scure.

Deciso a vendere cara la pelle, Zagor si preparò a combattere. Due guerrieri lo caricarono contemporaneamente. Attaccando per primo, lo spirito con la scure abbattè quello armato di ascia con un micidiale destro e subito dopo schivò per un soffio il mortale affondo di lancia del secondo guerriero. Afferrò con forza l'arma, strappandola dal possessore, per poi colpirlo con la stessa, dalla parte del manico in pieno volto. La caduta nella polvere dell'indiano venne accompagnata da uno spruzzo di sangue, che fuoriuscì dalla  bocca di quest'ultimo.

Altri guerrieri provarono a ferirlo e questa volta Zagor dovette usare la lancia, per uccidere e ferire. Uccise un uomo con un colpo dritto allo stomaco e ne ferì un altro, lasciandogli un terribile squarcio sulla coscia, facendolo urlare come un dannato.

< < Non potrò resistere a lungo > > si disse il guerriero, quasi privo di forze.

Provò ad aprirsi un varco fra i nemici, che per sua fortuna, non possedevano armi da fuoco.

 Scagliò con forza la lancia, centrando in pieno la gola di un pellerossa furioso e urlante. Zagor cominciò a correre disperatamente proprio verso il punto della sua ultima uccisione, incurante delle frecce che lo sfiorarono diverse volte, fino a quando una di esse si conficcò sulla sua spalla destra.

Il dolore era quasi insopportabile, ma Zagor continuò la sua corsa, abbattendo a mani nude gli avversari, che tentavano di fermarlo. Anche se non mortali, i suoi pugni erano comunque sufficienti a mettere fuori gioco per diverso tempo.

Lo spirito con la scure raggiunse finalmente la grande roccia, che dominava il villaggio Delawere e sempre combattendo, ora con una scure di pietra rubata ad un guerriero, iniziò la salita verso la cima.

< < Fate largo, cani o vi ammazzerò senza pietà > > ruggì Zagor. Le sue minacce spaventarono alcuni degli inseguitori, ma altri continuarono imperterriti, desiderosi di ottenere lo scalpo del possente uomo bianco.

Grazie alla scure di pietra, l'eroe si liberò di altri due nemici, che lo avevano affiancato e a quel punto potè finalmente giungere nei pressi della cima della grande roccia, che dava a strapiombo verso il fiume. 

In quella posizione, Zagor ebbe la possibilità di difendersi meglio, anche con una freccia conficcata sulla spalla. Ogni indiano, che raggiungeva la cima, doveva fare i conti con la scure e la terribile forza del guerriero. Molti Delawere trovarono la morte, precipitando in seguito ai colpi micidiali subiti.

Tuttavia, il numero dei nemici era in continuo aumento e anche se Zagor continuava a battersi, era pronto a ricevere il colpo finale da un momento all'altro, quando un improvviso urlo alle sue spalle gli fece quasi perdere l'equilibrio, a causa dalla sorpresa.

< < ZAGORRRRR > > urlò la voce, proveniente dal fiume < < EHI ZAGOR!! SONO QUI SOTTO! > >.

L'eroe non poteva credere ai suoi occhi. Sotto di lui, Cico, il piccolo messicano, remava con gran forza, sopra una piccola canoa indiana, che adesso si trovava proprio vicino alla piccola rupe, dove si stava svolgendo il cruento scontro.

Sfruttando la sorpresa dei nemici, lo spirito con la scure si liberò di un altro avversario e subito dopo si gettò a capofitto sul fiume sottostante, mentre dietro di lui continuavano a volare frecce e lance.

Rimase per qualche secondo sott'acqua, facendo tremare il povero Cico, ma poi, con un'atletica velocità, salì sulla piccola imbarcazione.

< < Zagor! Meno male, pensavo che tu fossi rimasto sul fondo del fiume > > esclamò il messicano.

< < Presto Cico > > disse Zagor, con evidente affanno < < Passami quella pagaia. Tra poco ci saranno addosso con le altre canoe > >.

< < Lo stanno già facendo, Zagor > > rispose Cico < < Ma i risultati non sono certo brillanti, come puoi notare > >.

Sorpreso, l'eroe vide infatti che gli indiani non erano riusciti nemmeno a raggiungere le acque alte del fiume, poichè tutte le canoe avevano tanti piccoli buchi, da renderle completamente inutilizzabili. I due compagni non poterono evitare di sorridere, nell'udire i commenti adirati dei Delawere.

< < Per gli Dei! Le canoe imbarcano acqua > >.

< < Stiamo affondando > >.

< < Questa è sicuramente opera di Zagor > > urlò furiosamente Kanoxen < < Non potremo inseguirli > >.





< < Per tutti i tamburi di Darkwood > > esclamò Zagor < < Vorresti farmi credere che tutto quel finimondo lo hai causato tu, messicano? > >.

< < Io in persona > > rispose felicemente Cico < < Finalmente puoi essere soddisfatto di me, amico mio. Dopo aver rubato una delle loro canoe, ho pensato a qualcosa per coprire la nostra fuga > >.

< < Lo devo ammettere, caro Cico. Questa volta, senza il tuo aiuto, nulla mi avrebbe salvato dal palo della tortura, ma dobbiamo proseguire velocemente. E' possibile che quel pazzo di Kanoxen stia tentando comunque di organizzare un inseguimento a piedi > >.

< < Bah, io dico che ti preoccupi troppo per quel pagliaccio, ma.... > > Cico si interruppe, vedendo la ferita sulla spalla destra dell'amico, che sanguinava terribilmente. Fu inevitabile il fatto che Zagor, ben presto, non fosse più in grado di remare. Egli, durante le brevi pause della lotta sulla rupe, era riuscito a estrarre la freccia, ma non aveva potuto fasciarla in nessun modo e ormai aveva perso troppo sangue.

< < Zagor, sei ferito. Nella foga, non me ne ero neanche accorto > > disse il piccolo messicano.
 
< < Cico, noi dobbiamo proseguire.... > >.
 
Il signore di Darkwood perse completamente conoscenza.


Il buon Cico guadagnò velocemente la riva e con diligenza si occupò del compagno ferito. Non conoscendo le erbe, che spesso venivano impiegate per scopi medici, si limitò a lavare la ferita sulla spalla dell'amico e a fasciarla per bene. Il possente guerriero rimase svenuto per due ore piene e durante quel tempo, Cico era riuscito instancabile a proseguire nella lora fuga, remando da solo, anche se a velocità minima.

< < Zagor! Zagor > > chiamò Cico, notando che l'amico si stava per risvegliare.

< < Ohh > > si lamentò il guerriero, mentre cercava di riprendere pienamente coscienza di sè.

< < Cico, dove ci troviamo > > chiese debolmente.

< < Ecco, non saprei dirlo con certezza, ma da qualche tempo il fiume è diventato sempre più impetuoso. Devo ammettere che la cosa non mi piace per niente. Non sarebbe meglio fermarsi adesso, Zagor? > >.

Le parole del messicano ebbero il potere di risvegliare completamente lo spirito con la scure, il quale si mise di colpo a sedere sulla canoa e vide con orrore il pericolo sempre più vicino.

< < Per mille scalpi! Cico, ci stiamo avvicinando al tratto più pericoloso del fiume Yukon. Proprio più avanti dovremo affrontare una cascata di una cinquantina di metri e non sarà facile sopravvivere sopra questa debole imbarcazione > >.

< < C-cinquanta metri > > balbettò Cico, terrorizzato < < Zagor, dobbiamo guadagnare subito alla riva, altrimenti sarà la nostra fine > >.

< < Sei un ingenuo, amico mio > > disse Zagor, con freddezza < < Kanoxen ci starà sicuramente inseguendo via terra, perchè conosce bene questo tratto e conta proprio su questo. No Cico, per noi l'unica via di scampo è rappresentata da quelle rapide, poichè, passate quelle, saremo definitivamente troppo lontani per i nostri inseguitori > >.

< < Allora, cosa dobbiamo fare? > > chiese il piccolo uomo, mentre iniziava a sentire il terribile rumore delle rapide mortali del fiume Yukon. Ormai il sole era quasi tramontato e Cico sperava ardentemente di poterlo presto rivedere.

< < Teniamoci pronti, Cico! > > esclamò Zagor con forza < < Affronteremo le rapide. Per prima cosa avvolgi quella cima intorno alla vita e poi legala saldamente alla mia cintura. In questo modo, quando saremo caduti in acqua, avrò modo di aiutarti a uscirne. Coraggio > >.

Il piccolo messicano fece velocemente quanto gli era stato detto e poco dopo fece in tempo a vedere per la prima volta la famigerata cascata del fiume Yukon.

< < Caramba y carambita > >esclamò il messicano.

< < Ci siamo Cico > > urlò Zagor < < Comincia il ballo > >.



Fu così che terminò la tragica corsa della canoa indiana . I due compagni affrontarono un volo spaventoso, ma grazie all'idea di Zagor, rimasero uniti quando piombarono con violenza nella spumeggiante e impetuosa acqua sottostante.

L'impatto fu molto pesante anche per un uomo forte come Zagor, il quale, però, riuscì a non svenire, a differenza del compagno.

 Sempre sott'acqua, egli tirò la corda con forza, afferrando successivamente la vita dell'amico, ancora privo di sensi.

Con la forza della disperazione e lottando anche contro il dolore alla spalla, Zagor nuotò vigorosamente. Riuscì a sfuggire incredibilmente ai mortali vortici del fiume e sempre tenendo ben salda la stretta sul compagno, raggiunse finalmente, esausto e dolorante, la riva.

Trascinò il suo amico fuori dall'acqua e quando entrambi furono definitivamente in salvo, Zagor si abbandonò di nuovo ad un sonno profondo, risvegliandosi solo all'alba, esattamente come il suo compagno. In seguito, i due si rifocillarono degnamente, mentre il guerriero si medicò la ferita alla spalla con una di quelle erbe curative, che ormai conosceva alla perfezione, dopo tanti anni vissuti nella foresta.


Sicuri di essere ormai al sicuro dai guerrieri di Kanoxen, i due compagni di avventura fecero trascorrere alcune ore, prima di riprendere il cammino a piedi nella foresta di Darkwood.

Il ritmo sostenuto della marcia, come era prevedibile, venne sentito maggiormente dal buon Cico, anch'egli provato per le ultime esperienze e sicuramente non dotato della stessa forza e resistenza del suo amico.

< < Caramba! > > esclamò il messicano, dopo molte ore di marcia < < Si può sapere dove stiamo andando con tutta questa fretta? E' da ore che non ci fermiamo, anche solo per mangiare qualcosa > >.

< < Non abbiamo tempo di cacciare per procurarci il cibo, Cico > > rispose lo spirito con la scure < < Voglio raggiungere in fretta Fort Henry e scoprire gli eventuali spostamenti delle tribù della zona. Ciò che ho visto al campo di Kanoxen è davvero preoccupante. Non c'erano soltanto indiani Delawere, ma anche Seneca e Uroni. Quello sciacallo ha intenzione di scatenare una guerra vera e propria in tutta Darkwood > >.

< < Adesso dobbiamo correre, Cico. Forse questo ti aiuterà a migliorare decisamente la linea > > aggiunse l'uomo, sorridendo allegramente.

< < Non preoccuparti troppo, Zagor. Se continuerai a farmi affrontare giornate come questa, presto diventerò così magro da rischiare di essere portato via dal più debole soffio di vento > > borbottò il piccolo uomo, mentre cercava di riprendere il fiato.





La marcia, a tratti disperata, proseguì fino al tramonto, quando finalmente Zagor decise di fermarsi. Vide le condizioni del suo amico e capì di non poter fare altrimenti, senza contare che anche la sua straordinaria resistenza stava per venir meno.

< < Siamo ancora molto lontani, Zagor? > > chiese Cico, mentre, stremato dalla fatica, si sedeva appoggiato su un grande tronco.

< < Direi che dopo un'altra giornata di cammino dovremmo farcela, ma per adesso è vitale riposarsi e mangiare qualcosa > > rispose il guerriero, intuendo le esigenze dell'amico.

Il viso del messicano si illuminò all'istante.

< < Adoro questi tuoi colpi di genio, amico mio. Scommetto che qui in giro non dovrebbe essere troppo difficile trovare un pasto degno di questo nome. Magari un cervo arrostito > >.

< < Ti ripeto che non abbiamo tempo, Cico > > rispose Zagor < < Il nostro pasto sarà molto più spiccio > >.

< < Fagiani o conigli? > > propose Cico, speranzoso.

< < Mi spiace, pancione, ma il nostro menu sarà composto da bacche e radici selvatiche > > disse Zagor, non potendo nascondere il suo divertimento di fronte alla faccia schifata dell'amico.

< < Per mille bisonti! Mi hai forse scambiato per un coniglio > >.





Dopo aver consumato una frugale cena, Zagor e Cico si addormentarono immediatamente, stremati per la fatica della giornata. Per molte ore, la notte trascorse tranquillamente, quando, poco prima dell'alba, gli attenti sensi di Zagor percepirono rumori strani, ma anche silenzi innaturali nella foresta, dove era abituato a vivere.

< < Sveglia, Cico > > sussurrò al compagno, ancora profondamente addormentato.

< < MMH!! > > mugugnò Cico < < Che cosa succede ancora? > >.

< < Fa silenzio! Sta arrivando qualcuno. Dobbiamo nasconderci > >.

< < Ma.... > > Cico non fece in tempo a replicare,  che il suo compagno lo trascinò fra la fitta vegetazione.

Il rumore, percepito da Zagor, si fece sempre più distinto, fino a quando comparve una lunga fila di indiani, armati e truccati con segni di guerra.

 Molti di loro trasportavano delle grandi casse, che non lasciarono alcun dubbio al guerriero bianco, riguardo la loro provenienza.

I due amici attesero con calma e prudenza il passaggio di quel gruppo minaccioso e inquietante  e finalmente quando furono sicuri della loro lontananza, si decisero a uscire dal loro nascondiglio.

< < Zagor > > chiamò debolmente Cico, visibilmente impaurito.

< < Erano indiani Seneca! > > rispose il signore di Darkwood < < Trasportavano casse appartenenti all'esercito degli Stati Uniti. Adesso siamo nei guai, pancione mio > >.

< < Ma cosa significa? > >.

< < Se le mie teorie sono corrette, quei lupi selvatici hanno assalito con successo l'Avamposto Cinque e proprio lì hanno preso le armi che abbiamo visto. A questo punto, la situazione potrà diventare insostenibile in pochi giorni > >.

< < Caramba y carambita > > disse il messicano < < Quei selvaggi sono capaci di mettere a ferro e fuoco l'intera regione > >.

< < E' esatto, Cico > > convenne Zagor < < Per questo dobbiamo fare assolutamente qualcosa > >.

< < Si, ma cosa? > >.

< < Per prima cosa, raggiungiamo l'avamposto e forse arrivati lì potremmo scoprire altre utili informazioni e soprattutto verificare come si è concluso lo scontro, che probabilmente si è tristemente verificato > >.

< < Ci risiamo. Un'altra corsa mortale e questa volta sento che il mio cuore cederà > > si lamentò il simpatico uomo, prima di seguire ancora una volta il suo amico.


                                                ----------------------

Instancabile e ansioso di trovare risposte, lo spirito con la scure percorse gli stretti sentieri della foresta, sempre seguito, sia pure a fatica, dallo stremato Cico, il quale ormai non aveva più nemmeno la forza di lamentarsi a gran voce, come solitamente amava fare.

Dopo due giorni di cammino forzato, durante il quale i due si concessero soltanto le soste più indispensabili, arrivarono finalmente nei pressi del famigerato Avamposto Cinque, che era stato costruito sul confine orientale della regione di Darkwood. Come molti altri forti, si trattava di una piccola base militare, presidiata da pochi soldati, ma ugualmente fondamentale per controllare i temperamenti, decisamente variabili, delle tribù indiane della zona.

Zagor salì velocemente sopra il ramo più alto di un grande albero, per avere una vista più chiara del posto.

< < E' strano > > disse ad alta voce verso l'amico, in attesa sulla terraferma < < Non riesco a vedere nessuna sentinella sugli spalti > >.

< < Forse saranno usciti tutti per una battuta di caccia > > ipotizzò Cico, quando il compagno scese dall'albero con un salto atletico.

< < Impossibile, Cico > > replicò Zagor, mentre fissava, turbato, l'apparente abbandonato fortino, reso ancora più tetro a causa delle ombre e dei rumori notturni < < Avamposti di questo tipo non possono essere lasciati totalmente sguarniti.

 Avviciniamoci Cico, ma stiamo pronti a tutto. Hai qualche arma? > >.

< < Ho perso la mia pistola nelle rapide > > rispose il messicano, che cominciava a mostrare chiari segnali di paura.

< < Ci faremo bastare la mia scure. Seguimi Cico > > sussurrò il guerriero.

Con una breve corsa, i due compagni d'avventura superarono il tratto scoperto e poco dopo si trovarono sotto la palizzata del forte.

< < Senti niente? > > chiese Cico, mentre rimaneva appoggiato ai robusti pali di legno del fortino. Dava l'impressione di voler far tutto, tranne che entrare nell'Avamposto Cinque.

< < Non sento alcun rumore provenire dal forte, ma il portone è socchiuso. Resta qui, Cico. Ora darò un'occhiata > > disse Zagor, anch'egli profondamente inquieto.

Il guerriero, sempre armato della micidiale scure, aprì lentamente il grande portone del forte e con la massima cautela cercò di dare un primo sguardo al cortile centrale. La luce della luna facilitò il suo intento e Zagor ebbe così le risposte a tutti i suoi interrogativi. Un terribile spettacolo si presentò davanti ai suoi occhi.

< < PER MILLE FULMINI > > urlò, preso dall'orrore.

L'interno del forte era cosparso dei cadaveri dei soldati americani. Tutti i trenta militari erano stati uccisi solo da armi indiane. Frecce, lance e asce da guerra.

Nel rispetto delle loro tradizioni, gli indiani Seneca avevano scalpato e mutilato le loro vittime, allo scopo di mostrare al mondo e al Grande Spirito il loro coraggio e la loro forza. 

Zagor comprese che molte delle vittime avevano ricevuto quel trattamento da vivi. Ben presto l'angoscia e l'orrore dello spirito con la scure si trasformò in collera e in un odio selvaggio.

< < Zagor > > chiamò Cico dall'esterno < < Cosa succede? > >.

< < Puoi vederlo tu stesso Cico. Non è un bello spettacolo > > rispose il guerriero, con apparente calma.

Il piccolo messicano non potè resistere molto alla vista di quel terribile spettacolo. Mettendosi in ginocchio, vomitò rumorosamente.

 Immediatamente egli fu supportato dall'amico.

< < Coraggio, Cico > > disse Zagor, ponendo gentilmente una mano sulla sua schiena < < So che è uno spettacolo terrificante, ma dobbiamo essere forti > >.

< < H-hai ragione > > balbettò il messicano, ancora tremante.

< < Purtroppo le nostre previsioni si sono verificate, Cico. Gli indiani Seneca, che abbiamo incontrato nella foresta, tornavano proprio da questo posto, dopo aver compiuto questo massacro > >.

< < Cerchiamo qui intorno, Zagor. Forse qualcuno di questi poveretti è ancora vivo > > disse Cico, il quale cercava disperatamente di riprendersi.

< < Ne dubito, amico mio. Questi sciacalli non hanno lasciato alcun superstite > >.

< < Caramba! Non hanno lasciato nessun arma da fuoco > > osservò il messicano.

< < Naturalmente > > rispose Zagor < < L'obiettivo era certamente quello di saccheggiare il piccolo arsenale dell'avamposto, per sostituire i loro archi con dei buoni fucili, ma c'è un'altra cosa molto preoccupante e spero proprio di sbagliarmi > >.

Cico intravide chiaramente una luce selvaggia negli occhi oscuri dell'amico.

< < Non vedo alcuna traccia di battaglia > > osservò il guerriero con freddezza < < E' come se i soldati non avessero avuto la minima possibilità di difendersi. Inoltre, se si fosse trattato di un vero assalto, la maggior parte dei morti dovrebbe trovarsi sulle mura e non così vicino agli alloggiamenti > >.

< < Caramba y carambita! Dove vorresti arrivare Zagor? > > chiese Cico.

< < Non posso ancora dire nulla di certo, pancione mio, ma ho un terribile sospetto > >.

Improvvisamente il silenzio del tragico avamposto venne bruscamente interrotto da un secco colpo di pistola, che mancò di poco il piccolo messicano.

< < Per mille scalpi! A terra Cico > > urlò Zagor, mentre spingeva violentemente a terra il suo amico.

< < Hanno sparato da quella baracca, Zagor > >.

< < E' strano. Forse è rimasto uno dei Seneca, per proseguire il saccheggio e noi lo abbiamo disturbato evidentemente > > osservò lo spirito con la scure, mentre si appostava al riparo di una grossa cassa di legno, insieme all'amico messicano.

< < E se fossero più di uno in quella baracca? > > chiese il piccolo uomo, rimanendo prudentemente a riparo.

< < Non credo proprio, Cico > > rispose Zagor, con sicurezza < < In quel caso, avremmo ricevuto molti più colpi. Tu resta qui a riparo, proverò a stanarlo > >.

< < Aspetta, Zagor. Non essere imprudente > >.

 Ma le parole del buon Cico non fermarono il guerriero, che dopo aver lanciato il suo solito urlo di battaglia, uscì coraggiosamente dal suo riparo, iniziando a correre verso la baracca.

< < AYAAAKKKKK > > urlò selvaggiamente, prima di sfondare con un'unica spallata la fragile porta dell'alloggiamento militare. Durante la sua corsa, nessun colpo era stato sparato.

< < Per mille tamburi! > > esclamò Zagor, una volta riconosciuto l'aggressore < < Il tenente Slater > >.

< < A-vevo sentito dei rumori e pensavo che quei diavoli fossero tornati. Mi dispiace, Zagor, ma sei arrivato troppo tardi > > disse il militare, con un tono di voce debole.

 Era ferito gravemente e ormai la fine era vicina per lui. Una freccia lo aveva colpito all'altezza del fegato, mentre un'altra sulla spalla sinistra.
 Zagor trovò miracoloso il fatto di averlo trovato ancora in vita.

< < Tenente, lasciate che dia un'occhiata alla vostra ferita > > provò Zagor, sapendo perfettamente l'inutilità di qualsiasi tentativo.

< < E' tutto inutile, Zagor. Sto per raggiungere i miei compagni > >rispose l'uomo, in preda ad una terribile sofferenza.

< < Cosa è successo, Tenente? > > chiese il guerriero, angosciato < < Il fortino era in un'ottima posizione difensiva. Come mai non vi siete battuti? > >.

< < Ci sono piombati addosso in un lampo. Quando ho provato ad organizzare una reazione, molti degli uomini erano già morti. Il portone era stato aperto dall'interno > >.

< < Maledizione! Allora le mie supposizioni erano esatte. C'era un traditore. Chi è stato, Slater? Un nome, datemi un nome > > chiese Zagor, al culmine della rabbia.

< < E'-è stato......è stato.......ahhhhhh > >.
Nonostante i suoi sforzi, il povero ufficiale non riuscì a pronunciare il tragico nome, ma il suo braccio teso debolmente verso un punto, posto dietro le spalle di Zagor, sembrava voler formulare un'accusa ben precisa.

 Finalmente le sofferenze del tenente Slater terminarono.

< < Il nome, tenente............ Slater, Slater > > provò a chiamarlo ripetutamente il guerriero senza successo.

< < E' inutile, Zagor. Purtroppo questo poveretto non può dirci più nulla > > disse Cico, che nel frattempo era entrato anche lui nella tragica baracca.

< < Per mille scalpi! Si direbbe che il destino abbia voluto aiutare il responsabile di questa atrocità > > disse Zagor, in preda alla collera.

< < Io ho avuto l'impressione che cercasse di indicarti qualcosa alle tue spalle > > disse Cico.

Il signore di Darkwood si girò verso il  camino. Sopra di esso, vi era un piccolo scaffale, dove erano stati posti alcuni libri e foto appartenenti al defunto militare, ma fu un'altra cosa ad attirare la sua attenzione.

< < E' una bambola indiana > > disse Zagor, prendendo il pupazzo dallo scaffale.

< < Non trovo nulla di strano, Zagor. Ho visto molti soldati comprarle, per regalarle a mogli e figlie > >.

< < Può anche darsi che il colpevole sia proprio un indiano, entrato nel forte per vendere una di queste bambole > > replicò Zagor, in uno stato di profonda riflessione.

< < E' una traccia molto vaga, Zagor. Non potremmo provare nulla in questo modo > > disse il messicano saggiamente.

< < Hai ragione, ma ormai a questo punto non abbiamo più nulla da fare in questo posto, Cico. Dobbiamo muoverci, perchè quando i Delawere avranno le armi da fuoco, rubate dai Seneca, nulla impedirà a Kanoxen di organizzare un attacco diretto a Fort Pitt > >.

< < Caramba y carambita! Credi che riusciranno a prendere anche quel forte? > >.

< < Con l'aiuto del traditore, la loro impresa potrebbe anche riuscire, amico mio. Ecco perchè dobbiamo muoverci in fretta. Molte vite dipendono da noi > >.

Zagor, seguito dal suo compagno, attraversò nuovamente il teatro della tragedia e proprio quando si trovò presso l'uscita dell'Avamposto Cinque, si girò nuovamente a guardare le giovani vittime del vile attacco.

< < Mi dispiace lasciare questi ragazzi senza sepoltura, ma dobbiamo pensare ai vivi, adesso. Ma giuro, di fronte a qualsiasi divinità, che i responsabili di questo massacro la pagheranno molto cara. Questa è la parola di Zagor > >.




< < AYAAAAAAKKKKKKKKK > >. 

L'urlo terribile dello spirito con la scure ruppe bruscamente il silenzio della notte nell'avamposto ormai privo di futuro.

 Era un grido di battaglia e allo stesso tempo anche di sofferenza e di dolore per le vite perdute.

 Ma forse più di ogni altra cosa, si trattava di un selvaggio ruggito di vendetta.



CONTINUA.

 


  
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