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Autore: Snow_Elk    27/09/2017    0 recensioni
Che cosa hanno in comune un mercenario di Reilly e una predatrice ribelle? Niente, probabilmente si sparerebbero a vicenda ancor prima di chiedere "Ehi, hai una sigaretta??". Ma non è il caso di Jeff e Dave che, catturati dall'Enclave, si ritroveranno ad affrontare un viaggio lungo che li costringerà ad attraversare tutta la zona contaminata di DC. Tra incontri fuori dal comune, scontri all'ultimo sangue e disavventure di ogni genere i due scopriranno che la zona contaminata non è semplicemente una distesa in rovina, un monumento ai peccati dell'uomo, bensì un luogo che ha una vita propria e secondo alcuni...anche una coscienza.
NOTA BENE: questa è una storia scritta a 4 mani in cui io sarò il mercenario"Jeff" mentre madame_red_, l'altra scrittrice, interpreterà la predatrice "Dave". Qui potrete trovare il suo profilo: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=141224
Speriamo che questo nostro esperimento vi piaccia.
Enjoy and stay close!
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Odissey in the Wasteland

Capitolo XVII -E’ talmente buio che non si legge il titolo

Jeff Callaghan   
 
Zona Contaminata di DC                                                            7 Settembre 2275

 
Il ritorno nella zona contaminata dopo il “soggiorno” nel Twin Sisters Den era stato esattamente come se l’era immaginato: caotico, folle e quasi mortale.
“Certe cose non cambiano mai” pensò mentre si accendeva la sigaretta, seduto accanto a Dave su quelle rovine in mezzo al nulla.
All’orizzonte la skyline silenziosa di DC, la loro meta fin da quando si erano incontrati, li osservava immobile.
Di certo non potevano tirarsi indietro da quella sottospecie di missione che quelle pazze gli avevano affidato, ma era comunque una scusa e un modo semplice per poter tornare a casa, per fuggire dal caos che li aveva inseguiti senza tregua per tutto quel tempo.
Avrebbero consegnato il messaggio tramite il ciondolo, evitando di beccarsi pallottole gratuite, dopodiché avrebbero proseguito verso casa, sperando di non dover sentire più parlare di “Un’altra apocalisse”.
Gli venne quasi da ridere mentre faceva l’ennesimo tiro: il mondo era già finito una volta, e anche male, perché tutta questa voglia di farlo finire di nuovo?
-Senti Jeff – Dave interruppe i suoi pensieri
 -Mm -
- Io non ce la faccio – continuava a fissare le rovine di DC senza incrociare lo sguardo della ragazza, erano quasi ipnotiche.
-A fare cosa? – le chiese.
La ragazza rimase in silenzio per alcuni secondi.
- A vederti andare via- fece un profondo respiro- credo di aver fatto la mia scelta, e ho scelto di fidarmi. Resteró con te –
Lì per lì non diede peso a quelle parole, perso com’era ad organizzare i loro prossimi movimenti, ma poi lo colpirono come un fiume in piena.
- Cosa?! -  per poco non gli volò via la sigaretta che stringeva tra i denti. Si aspettava una risposta da parte della predatrice, ma non così in fretta, non così diretta.
- Hai capito bene, voglio rimanere con te – la ragazza spense la sigaretta ormai consumata, si avvicinò a lui e gli sfiorò le labbra con un bacio.
- Lo capisci o sei diventato d’un tratto più stupido del solito? – si ritrovò i suoi occhi profondi a pochi centimetri dalla faccia e quel sorrisino beffardo che ti faceva venire voglia di scaraventarla giù dal palazzo.
- Lo capisco perfettamente, stronza – fece un ultimo tiro e la baciò a sua volta, quel tanto che bastava a sentire il sapore delle sue labbra che si mischiava a quello del fumo.
- La prossima volta magari fallo prima che un deathclaw tenti di usarci come aperitivo – lo punzecchiò lei scoppiando a ridere.
- La prossima volta chiederò alla zona contaminata di lasciarci un po' d’intimità, d’accordo? – rispose di rimando e la seguì in quella risata stupida che distendeva i nervi meglio di qualsiasi sigaretta.
Rimasero in silenzio, uno accanto all’altra, ad osservare il paesaggio circostante, assaporando quella leggera brezza che contrastava l’immobilità dominante.
Non ricordava quand’era stata l’ultima volta che aveva sentito una calma simile, forse quando tutta quella storia era iniziata, il giorno che l’Enclave l’aveva catturato, ma a differenza di quella volta si sentiva a suo agio, non c’era alcuna tensione nell’aria.
- Dobbiamo incamminarci, vero? – Dave si era poggiata sulla sua spalla, stringendo il suo braccio, non l’aveva mai vista così. Esternare certe emozioni non doveva essere facile per lei.
- Già, sarebbe bello rimanere qui a non far nulla, ma sappiamo entrambi che quella bestiaccia tornerà. Inoltre, dobbiamo cercare di raggiungere DC il più velocemente possibile - osservò, poggiando a sua volta la testa contro quella della predatrice.
Non voleva rovinare quel momento, non sapevano quando avrebbe avuto di nuovo l’occasione di rimanere così.
- Come hai intenzione di fare? Perché hai un piano, vero? Tu hai sempre un piano –
- Non penso tu abbia voglia di andare a portare il messaggio all’Enclave –
- Decisamente no. Secondo il mio istinto femminile dovremmo puntare alla confraternita d’acciaio. Sono i più cazzuti in circolazioni, quei bastardi metallici –
- Mai sentita una descrizione più accurata! – scoppiarono entrambi di nuovo a ridere come degli idioti, senza mai dimenticare dove si trovavano.
- Comunque – disse, tornando serio – Non ho un vero e proprio piano, ma qualcosa del genere – tirò fuori una cartina malridotta della zona e la aprì sulle proprie gambe così che anche Dave potesse osservarla.
- Fino a prova contraria noi siamo qui – indicò un punto della mappa in cui non c’era segnato nulla.
- Dovremmo evitare come la peste la zona est, come vedi c’è Paradise Falls e per quanto mi riguarda quegli schiavisti del cazzo possono marcire lì dentro finché i noctar non busseranno alla loro porta – Dave annuì compiaciuta.
- Il modo migliore per proseguire verso DC sarebbe andare verso sud fino al fiume, raggiungere l’altra sponda e proseguire mantenendoci il più possibile vicino ad esso senza finire in mezzo a qualche party di mirelurk – per ogni parola indicava il punto specifico sulla mappa, disegnando un percorso immaginario che la predatrice seguiva attentamente con i propri occhi senza farsi sfuggire nulla.
- I mirelurk sono ottimi grigliati! – esclamò la ragazza sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
- Sì, ma prima devi farli fuori e no, non si suicidano se glielo chiedi gentilmente – sorrise anche lui: il viaggio che stavano per intraprendere era lungo, pericoloso, senza alcuna garanzia se non quella di poter finire all’altro mondo nei modi più disparati, ironizzare con quelle frecciatine era d’obbligo.
- Mi sembra un buon piano – osservò la ragazza lasciando la presa e stiracchiandosi.
- Avevi dei dubbi? – si mise in piedi e si stiracchiò a sua volta, come se si fosse appena svegliato.
- Sei pronta? – le chiese, controllando che il fucile fosse carico e l’otturatore ben tirato, per poi mettersi lo zaino in spalla.
- Sempre pronta – rispose lei recuperando a sua volta tutte le sue cose, pistola alla mano.
- Bene, andiamo! –
 
 
                                                           […]
 
Avevano camminato per tutto il giorno sotto il sole, avanzando come da programma verso sud, cercando di scivolare via come ombre, senza attirare attenzioni indesiderate o finendo in incontri poco amichevoli.
Ogni volta che si erano imbattuti in qualche edificio o ammasso di rovine si erano ritrovati a dover decidere se avere maggiore copertura e un posto dove riposare o continuare ad evitarli non appena sentivano un rumore o qualche voce in lontananza.
Non potevano fidarsi di nessuno se non di loro stessi, e per quanto il ciondolo delle Twin Sisters fosse una garanzia di sicurezza prima dovevano riuscire a mostrarlo senza beccarsi una dose di piombo fumante.
Dopo aver evitato due gruppi di predoni strafatti, un piccolo branco di ghoul che barcollava senza meta e perfino uno scorpione radioattivo che se le dava di santa ragione con uno yao guai, erano riusciti ad arrivare alla zona antecedente ad uno dei pochi ponti rimasti integri sul fiume Potomac dopo il Fallout.
Il sole era ormai calato e le tenebre avevano inghiottito tutto e tutti spingendo la zona contaminata a mostrare il suo lato più oscuro e decadente. Solo qua e là alcuni fuochi o le pallide luci di qualche lampadina elettrica tentavano di sfidare quell’oceano nero.
La luna e le stelle dal canto loro si limitavano ad illuminare timidamente l’intera zona, tenendosi ben distante da tutta quella follia senza volto né voce.
- Ci siamo quasi, ma ora ci aspetta la parte peggiore – si volse verso Dave dopo aver poggiato il binocolo su un tavolino malmesso: si trovavano in una delle case diroccate del Faded Pomp Estates, una zona abitativa situata su una collina alle spalle della Roosevelt Academy.
- Che posto è quello? Sembra parecchio grande – chiese la ragazza osservando a sua volta con il binocolo.
- Quella è la Roosevelt Academy, Reilly mi disse che prima della grande guerra era una sorta di scuola privata per gente ricca – rispose, tirando giù un sorso d’acqua.
- E ora? Mi sembra di vedere dei fuochi accesi, c’è qualcuno –
- Adesso è diventata la tana di quelli maledetti supermutanti usciti dal fottuto vault 87-
- Supermutanti? Cosa?! Pensavo che principalmente si aggirassero per la città e raramente fuori – rispose la predatrice continuando a setacciare la zona col binocolo.
- Di norma è così, ma i bastardi là sotto hanno deciso di accamparsi lì e di non andarsene più. Quel posto brulica di bestie verdi, è peggio che finire in mezzo alla cittadella con addosso un’uniforme dell’Enclave –
- Hai reso perfettamente l’idea – Dave posò il binocolo e si accese una sigaretta abbandonandosi su una poltrona che aveva visto giorni migliori.
- Spero tu non voglia passare lì in mezzo – sentenziò aspirando il fumo.
- No, non esattamente, ma si dia il caso che l’unico ponte integro nella zona sia proprio alle spalle dell’accademia e non penso che guadare il fiume a nuoto sia una buona idea -
- Radiazioni – dissero all’unisono pensando a quanto le acque del Potomac fossero mortali, soprattutto vicino ad un edificio di quella stazza.
- Bella merda. Che cosa proponi di fare?  -
-  La mia idea è questa – disse sfilando la sigaretta alla ragazza per farsi un tiro – Dobbiamo sfruttare l’oscurità e il fatto che quelle bestie siano delle teste di cazzo con l’intelligenza di un bambino. Se riusciamo a mantenerci ai margini dell’accademia dovremmo arrivare al ponte senza troppi problemi –
- Dovremmo? –
- Già, non posso garantirti che non avremo problemi. In quel caso, scappa, non possiamo affrontarli, siamo due contro un piccolo esercito –
- Bene, qual è la nostra destinazione dopo questa scampagnata? –
- Le vedi quelle piccole luci in lontananza sopra la sovraelevata?-  le domandò porgendole il binocolo e indicando il punto preciso - Siamo distanti ma dovresti riuscire a distinguerne la sagoma – disse restituendole la sigaretta e Dave annuì.
- Quella è Arefu, la nostra destinazione – rispose, mentre il fumo svaniva nel buio.

Dave Campbell

Zona Contaminata di DC                                                                                                         8 Settembre 2275

 
La notte intorno a loro era calata, ormai dovevano aver superato la Mezza, intorno a loro un silenzio irreale li avvolgeva, il buio sembrava inghiottire ogni ultimo baluardo di civiltà, nel buio tutto diventava primitivo.
Fece un ultimo tiro e buttò la sigaretta che si spense alzando una piccola nuvoletta di polvere dal terreno.
Per la prima volta si trovavano a dover raggiungere un altro luogo senza aprire il fuoco come selvaggi seminando morte e distruzione e questo a Dave sembrava un vero e proprio ostacolo da superare, mica era abituata a certe cose…lei.
Si voltò verso Jeff, il mercenario sembrava concentrato, si guardava le mani e poi guardava la cartina, in continuazione, i suoi occhi schizzavano da una parte all’altra senza sosta, di botto si alzò in piedi e guadandola le disse: “Possiamo farcela!”
Dave alzò un sopracciglio con aria stranita: “Ma hai bevuto?”
“No testa di bramino- rispose lui- è che ci vuole massima concentrazione a non fare rumore e non destare sospetti in quei bestioni assetati di sangue, mica siamo tutti scellerati come te”.
Dave gli mostrò la lingua facendogli un verso strano, sapeva che il mercenario aveva ragione ma chi era lui per farglielo notare? Senza fiatare mise in spalla la sua piccola sacca, legata ben stretta così che non scivolasse destando l’attenzione dei supermutanti, sistemò bene il suo coltellino nella fasciatura sulla gamba e la sua 10mm in vita, era pronta, prontissima.
Jeff finì di allacciarsi un pezzo dell’armatura che stava dando qualche problema e si avvicinò a lei.
“Andiamo, ragazzina” le sussurrò.
Dave fece per aprire bocca e lamentarsi ma lo guardava dal basso all’alto, lui le dava una ventina di centimetri in altezza, a malapena gli arrivava al petto, forse quell’appellativo se lo era un po’ meritato e tutto sommato non gli dispiaceva che lui fosse decisamente più alto e grosso di lei, le dava quel brivido bollente che le faceva ardere le budella, ma ehi erano in missione ora, non poteva mica stare li a fantasticare su come solo il giorno prima l’aveva fatta sua in una cella, non poteva farsi distrarre, forse.
Sfoderò il suo miglior sorriso a 32 denti e come se niente fosse si misero in cammino.
Le luci della cittadina, tale Arefu non erano poi così lontane, ma la paura di essere vista da un piccolo esercito di supermutanti le faceva tremare ai suoi occhi come tante lucciole che si perdevano nel buio, allontanandosi da lei.
Seguiva i passi di Jeff in religioso silenzio, un piede dopo l’altro, nella quasi oscurità era decisamente difficile capire dove si trovassero o che cosa avessero intorno e la paura la faceva sudare freddo. Camminarono, ancora, un centinaio di metri, forse, le lucine debolmente si facevano più vicine e Dave iniziava a rilassarsi il buio non le sembrava più così spaventoso, sembrava un’enorme coperta che copre e nasconde tutti gli orrori che invece di giorno brillano fieri alla luce di un torrido sole.
D’un tratto un rumore di passi la fece nuovamente tendere come una corda di violino.
“Jeff… h-ho… sentito un rumore” sussurrò Dave attaccandosi al suo braccio come una bambina che non vuole perdersi.
“Lo so, anche io… Merda- imprecò lui- non si vede un cazzo! Sta ferma, cerchiamo di capire.”
Si accucciarono in mezzo al terreno e poco distante da loro poterono sentire quello che doveva essere il rumore di un gruppo di supermutanti di pattuglia, e li vide, avevano con loro una piccola lanterna che illuminava debolmente la zona intorno a loro, Dave trasalì, sapeva cosa quelle bestie facevano agli umani, li consideravano una razza inferiore, li cacciavano, li mangiavano e conservavano le parti del loro misero corpo per i pasti successivi, ringraziò il cielo quando realizzò che non sembravano averli notati, ma rimasero lì impalati e attaccati al suolo per non far notare a quei mostri verdi il benché minimo segno della loro presenza, passarono oltre e piano piano Dave si sentì in diritto di potersi alzare e così Jeff.
“Mi sono spaventata a morte, cazzo, erano così vicini, erano proprio lì, a due metri da noi” sussurrò concitata la predatrice.
Jeff le accarezzò i capelli : “Stai tranquilla, ora, tra poco siamo arrivati e una volta ad Arefu andrà tutto bene”
Nonostante le rassicurazioni le sembrava ancora di camminare come su un campo minato, ogni minimo rumore poteva essere presagio di morte, aveva bisogno del suo fottuto Jet per farsi coraggio, senza di quello non era nessuno ma dopo gli avvenimenti dei giorni precedenti Jeff non avrebbe mai e poi mai acconsentito a farglielo usare-Merda!- imprecò tra se e se, forse questa cosa delle sostanze andava rivista, non avrebbe potuto rinunciarci, non sempre, e non prima di infilarsi in queste azioni sconsiderate-Diamine-.
Persa come era nei suoi pensieri non si rese conto che erano arrivati di fronte a dei piloni autostradali, o perlomeno nella penombra quello sembravano e i suoi sospetti sembravano essere confermati quando Jeff le parlò :” Siamo arrivati, dobbiamo solo scalare questo pezzo di autostrada crollata, lì su c’è Arefu”. 
Dave non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo quando sentirono ancora rumore di passi ma non pesanti come quelli dei supermutanti- Cazzo- pesò Dave- Arefu è proprio qui sopra di noi, dobbiamo raggiungerla il prima possib..- Jeff la tirò giù per un braccio, tra un masso caduto e il pilone autostradale, in quel buco c’era scarso spazio per due persone e Jeff la strinse a se, forse- pensò la predatrice- anche lui ha paura-.
I rumori da sopra continuavano, passi e qualche debole lamento, come di qualcuno che sta morendo lentamente, gemiti di uomini ma anche di donne, qualcosa non andava in quella cittadina e Dave non era più così tanto sicura di volerci andare.
Il respiro di Jeff le spostava i capelli lievemente e piccoli brividi le percorsero la schiena, come era possibile? Ancora? Si maledisse per aver scelto di continuare il viaggio, altro che Jet ,lui era ciò da cui era più dipendente, una volta che lo aveva provato ne voleva sempre di più, ne sentiva la necessità. Lui poteva farla nascere e morire al tempo stesso, ucciderla e resuscitarla e questa cosa le pesava addosso come un macigno, la Dave che un tempo conosceva era carne morta, una carcassa senza sepoltura alla mercè delle bestie.
Intanto lui fermo immobile continuava a tenersela vicina, incurante di ciò che le stava accadendo, continuando la sua lenta agonia.
Di botto i rumori cessarono. Non si udì più nulla, nè lamenti, né grida e perfino i passi felpati sembravano essere finiti.
Dave colse la palla al balzo, non sarebbe resistita a stare lì un minuto di più :”Jeff, i rumori sono cessati, andiamocene”
“Sei sicura, Dave?-rispose lui- aspettiamo cinque minuti per sicurezza, non lanciarti sempre impulsivamente”
Ancora arrossata e con i brividi a fior di pelle affermò risoluta: “ Ho detto andiamo” ed uscì da quell’anfratto senza aspettare il mercenario e lo sentì mandarla al diavolo.
Davanti a lei si paravano una serie di macerie sovrapposte, molto simili a  quelle dell’edificio su cui si erano arrampicati il giorno prima per scappare dal deathclaw, non sembrava poi così difficile.
Mise il primo piede su un lastrone di cemento per assicurarsi che la reggesse e iniziò la sua scalata, passo dopo passo, sapeva che Jeff la stava seguendo ma questa volta non l’aveva superata come aveva fatto il giorno prima : “Andremmo più veloce se tu la smettessi di guardarmi il culo.” Esordì la ragazzina per prenderlo in giro.
“E io che ti sto anche dietro per prenderti se mai dovessi cadere, ingrata” ringhiò Jeff.
Orai mancava poco, un ultimo passo e con non poca fatica si issò su quello che rimaneva dell’autostrada  e di fronte  a loro eccola: in tutta la sua bellezza, o quasi: Arefu.
Una cittadina che cresceva sull’autostrada, era composta da poche baracche poste una di fronte all’altra, abbastanza fatiscente se così si vuole dire ma nella semioscurità, illuminata da poche lampade ad olio non sembrava poi così male.
All’improvviso una voce di uomo anziano tuonò nell’ombra:”Hei, voi due che ci fate qui?Che cosa volete?” Lentamente si avvicinarono verso di lui, l’uomo in questione sembrava avere una sessantina d’anni, indossava una sorta di berretto con dei grossi occhialoni e se ne stava nascosto dietro ad un blocco di cemento, armato di tutto punto.
“Avanti rispondete- continuò lui- è Evan King, il sindaco di questa città che vi parla!” 

 
   
 
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