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Autore: bik90    28/09/2017    1 recensioni
Natsuki guardò attraverso le sbarre del cancello lo stuolo di bambini che uscivano da scuola. appoggiò la fronte contro la fredda superficie del ferro battuto e sorrise non appena vide una bambina dai lunghi capelli neri camminare insieme agli altri. La vide voltarsi verso di lei e fissarla con aria vagamente incerta. Non poteva sbagliarsi, era davvero lei. Sua figlia
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trascorsero tre giorni in cui entrambe erano immerse nella loro strana quotidianità. La mattina Shizuru prendeva Shinobu permettendo a Natsuki di lavorare tranquilla e lo portava a lavoro con sé, a ora di pranzo s’incontravano fuori la scuola di Saori e insieme andavano a casa della più grande. Sembrava strano, eppure era tutto come sarebbe dovuto essere. Come sarebbe stato se lei non se ne fosse mai andata. Subito dopo pranzo, Natsuki tornava al suo studio e Shizuru, se poteva, lavorava da casa. Era capitato solo una volta che dovesse rientrare per una emergenza e aveva chiesto gentilmente alla maestra di pianoforte di Saori di occuparsi di entrambi. I due bambini, adesso, nonostante quello screzio iniziale, andavano molto d’accordo. A Shizuru pareva che la compagnia di Shinobu facesse bene alla bambina che era diventata molto più disponibile nel condividere e nell’imparare a prendersi cura di qualcun altro che non fosse Duran. E a lei passare del tempo col piccolo non dispiaceva affatto, soprattutto da quando aveva capito che parlava il Kyoto-ben in modo quasi perfetto. Quando lo aveva portato nel suo ufficio la prima volta, aveva iniziato a parlare il dialetto del suo luogo d’origine e, nel vedere che Shinobu le rispondeva senza difficoltà, aveva compreso che madre e figlio erano vissuti lì per anni. Così lontane, eppure così vicine. Il bambino era allegro e vivace ma al tempo stesso ubbidiente e non le dava mai fastidio. Parlava con lei senza remore e, in questo modo aveva saputo tante cose sulla loro vita. All’inizio si era sentita in colpa nei confronti di Natsuki, si era sentita sporca nel ricorrere a un bambino di quattro anni, ma sapeva che l’altra non avrebbe affrontato l’argomento di petto. In questo modo, invece, stava avendo tanti tasselli da mettere insieme. La figura più enigmatica era Shinichi. Da Shinobu non era riuscita a ricavare niente se non che era un medico che voleva bene alla madre. Ogni tanto si sentivano per telefono. Ma chi era? Possibile che fosse il padre del bambino? E se lo era, perché permettere a entrambi di tornare a Tokyo? A queste domande avrebbe potuto rispondere solo Natsuki, soprattutto sulla questione dell’età dei figli. Saori e Shinobu si portavano un anno e qualche mese di differenza, togliendo i nove mesi di gravidanza non ne rimanevano molti. Possibile che avesse concepito il bambino mentre era ancora con lei e che per questo fosse scappata? Il solo pensiero le faceva venire i conati di vomito. Non si era accorta di avere lo sguardo fisso sulla foto incorniciata di Saori. La prese in mano per osservarla e l’attimo dopo fu richiamata all’attenzione dalle urla di Shinobu. Il bambino stava perdendo sangue dal naso senza un apparente motivo. Di corsa gli tamponò il naso senza curarsi di essersi sporcata e con lui in braccio uscì di corsa per arrivare al bagno. Izumi, che era arrivata da poco, si sarebbe messa volentieri a urlare nel vedere che anche quel giorno c’era il marmocchio in giro. Erano giorni che aspettava di poterla parlare in privato ma quel bambino le stava sempre tra i piedi. Per non parlare del pomeriggio, poi, che c’era anche Saori.
Possibile che ormai fosse diventata la sua baby-sitter?
<< E’ tutto a posto, Shizuru-san? >> chiese attraverso la porta.
La donna non le rispose. L’unico rumore che si sentiva era lo scrosciare dell’acqua nel lavandino. Stava per entrare a controllare, quando Shizuru uscì tenendo il bambino in braccio che piangeva. Entrambi erano sporchi di sangue.
<< Adesso andiamo a casa a cambiarci, va bene Shin-chan? >>.
Il bambino annuì mentre con una mano si asciugava gli occhi.
<< Non prendere nessun appuntamento per tutto il giorno >> continuò la donna voltandosi verso la segretaria.
Izumi si limitò ad annuire dopo aver lanciato un’occhiata d’astio a Shinobu e si allontanò.
Arrivati a casa, Shizuru infilò sotto la doccia il bambino per lavarlo e gli fa indossare una vecchia tuta blu scuro di Saori.
<< Come ti senti, Shin-chan? >> gli chiese posandolo sulla poltrona.
<< Ho mal di testa, Shizuru-san >>.
La donna gli poggiò una mano sulle piccole spalle sorridendo.
<< Vuoi fare merenda? Dopo ti sentirai meglio >> vide il bambino scuotere il capo << Va bene, non fa niente. È la prima volta che ti capita? >> aggiunse alzandogli il viso per guardare meglio.
<< Non dirlo alla mia mamma, Shizuru-san. Per favore >>.
Shizuru lo fissò senza comprendere il motivo.
<< Per favore, Shizuru-san >> continuò Shinobu << Se lo sa, lei dopo piangerà tanto. Io l’ho vista tante volte. Non voglio che pianga ancora >>.
L’altra non seppe cosa rispondergli. Sembrava davvero spaventato all’idea di poter far soffrire la madre. Si chiese per quale motivo Natsuki piangesse; poi gli sorrise di nuovo.
<< Non preoccuparti, Shin-chan. Sarà il nostro segreto. Cosa vorresti fare adesso? >>.
Il bambino le saltò al collo abbracciandola e sorridendole con quei suoi grandi occhi azzurri.
 
<< Mai, ma che fine hai fatto? Ho provato a chiamarti varie volte in questi giorni! >>.
<< Scusa, Natsuki! Al ristorante è stato un vero inferno, non avevo il tempo nemmeno di respirare >>.
<< E adesso? Dove sei? >> chiese Natsuki che aveva finito di stampare le foto per Nao e aveva ancora un’ora e mezza prima di vedersi con Shizuru fuori la scuola.
<< Ovviamente al ristorante >>.
<< Ma non è il giorno di chiusura? >>.
<< Sono passata a controllare solo alcune cose per domani, Tate è andato a prendere Miyuki a scuola invece. Pare che si sia sentita male >>.
<< Come sta? È una cosa grave? >> domandò la mora preoccupata per la salute della bambina.
<< Adesso è dai nonni, sembra che non sia nulla. Probabilmente non avrà digerito la colazione stamattina >>.
<< Tra cinque minuti ti vengo a prendere al ristorante, fatti trovare pronta >>.
Natsuki era stata puntualissima. Si tolse il casco gettandone un secondo all’amica che stava sorridendo.
<< Come ai vecchi tempi? >> le chiese.
Quelle parole fecero sorridere la mora. I ricordi di quando erano adolescelti le passarono davanti agli occhi in un lampo. Sembrava una vita fa. Guidò nel traffico di Tokyo e alla fine si fermò fuori lo stesso bar dove Mai l’aveva condotta. Parcheggiò ed entrarono.
<< Allora, raccontami tutto >> fece la rossa non appena si furono sedute << Come va con Shizuru? >>.
A quella domanda così diretta Natsuki arrossì come se fosse sempre la stessa sedicenne imbarazzata.
<< Sei tu quella che dovrebbe sfogarsi, hai una faccia >>.
Un’ombra passò sul viso dell’amica che abbassò lo sguardo.
<< Cosa è successo? >> la incoraggiò Natsuki prendendole una mano.
<< Nulla di nuovo, la situazione con Tate è ormai insopportabile >>.
<< Mi dispiace tanto, è tutta colpa mia >> disse l’altra.
Mai le strinse la mano abbozzando un lieve sorriso.
<< Assolutamente no, Natsuki. Sono così contenta che tu sia tornata. Non hai idea di quante volte mi sia chiesta dove fossi o cosa facessi >>.
<< Se non fossi mai tornata tu e Tate… >>.
<< Sarebbe successo qualcos’altro. Io… io non lo riconosco più. Delle volte mi sembra di vedere un estraneo >>.
<< Il ritorno di Reito non ha niente a che vedere con tutto questo? >>.
Mai alzò gli occhi verso il vetro della finestra. Il cielo era diventato plumbeo, forse avrebbe piovuto nel pomeriggio. Si ricordò che aveva ascoltato distrattamente via radio le previsioni del meteo e aveva dimenticato l’ombrello.
<< Reito… >> fece un respiro profondo prima di continuare << …mi ha fatto ricordare tante cose. Ricordi quando andavamo al liceo?  Eravamo sognatrici, credevamo di avere il futuro in mano dopo aver sconfitto il Principe d’Ossidiana >>.
Natsuki sorrise appena ricordando quegli anni come i più belli della sua vita.
<< Ognuno di noi prese la sua strada. Tu e Tate, io e Shizuru… >>.
<< E se avessi sbagliato la mia? >>.
La mora si voltò di scatto verso l’amica. Ringraziò appena quando arrivarono le loro ordinazioni, talmente era presa dalla domanda di Mai.
<< Non puoi crederlo davvero. Pensa a Miyuki, lei è… >>.
<< Lei è la cosa più bella della mia vita >> la interroppe Mai con risolutezza << Mi sto solo chiedendo se è Tate l’uomo giusto >>.
<< Ma cosa dici, Mai? Lo hai sposato! E sei sempre stata innamorata di lui! Lui, non Reito! >>.
<< Ero giovane, Natsuki! Avevo vent’anni quando mi sono sposata. Forse siamo stati troppo precipitosi >>.
Natsuki la guardò senza dire niente. Lei non aveva mai nutrito simili dubbi su Shizuru. Era sempre stata sicura di amarla da quando aveva diciassette anni. Quando l’altra le aveva aperto il suo cuore, aveva capito che non avrebbe mai potuto fare a meno di lei. Nemmeno a Kyoto l’aveva dimenticata.
<< Non lo so, Mai. Secondo me, non è semplicemente un buon momento >>.
L’amica annuì sorseggiando il tè che aveva ordinato.
<< Ma se questi momenti bui che abbiamo non riusciamo ad affrontarli insieme, come possiamo andare avanti? Dobbiamo fare finta di niente? Come? >>.
Si guardarono negli occhi e la mora vi lesse tutto il malessere che provava. Non era facile per lei trovarsi in quella situazione. Alla fine chinò il capo.
<< Mi dispiace così tanto, Mai. Vorrei che almeno tu fossi felice >>.
L’amica le accarezzò il viso delicatamente.
<< E tu, Natsuki? Tu non sei felice di aver ritrovato Shizuru? >> le chiese.
Nonostante la situazione, la mora riuscì a sorridere appena. Si passò un dito sulle labbra.
<< Ieri mi ha baciata… >> mormorò in un soffio come se avesse paura di dirlo troppo forte.
Mai la abbracciò.
<< Ma è stupendo, ho sempre saputo che quella segretaria non contava niente per lei! >>.
Il pensiero di Izumi fece sobbalzare l’altra che l’aveva completamente rimossa dalla mente. Un’ombra di tristezza passò sui suoi occhi.
<< Ehi >> disse Mai notando il cambiamento << Tutto okay? >>.
<< E’ stato così normale, come se avessimo una famiglia nostra >> iniziò Natsuki << Mi ero dimenticata che nel frattempo lei ha un’altra >>.
<< Parlale chiaramente, raccontale la verità su Shinobu. Chissà quali pensieri le agitano la mente su quel bambino. Per favore, Natsuki. Lascia che i pezzi della tua famiglia si ricompongano, lei ama solo te >>.
<< Io…ho giurato che l’avrei protetta. Anche da me stessa e dall’orrore che mi porto dentro >>.
Mai stava per ribattere ma fu interrotta dal cellulare dell’amica che squillava. Natsuki lo prese chiedendole scusa per la sospensione.
<< Pronto, Shizuru? >> disse attivando la conversazione << Certo, non ci sono problemi. Ma è successo qualcosa? >>.
La rossa vide l’altra annuire mentre guardava l’orologio. Nonostante dicesse il contrario, Natsuki era una donna formidabile, cercava di fare sempre la cosa giusta per tutti.
<< Tutto bene? >> chiese quando la vide attaccare.
Natsuki annuì.
<< Shizuru mi ha chiesto di andare a prendere Saori e andare direttamente da lei. Pare che sia già lì >>.
<< Con Shin-chan? >>.
<< Sì, lei… lei viene a prenderlo la mattina per portarlo con sé a lavoro >>.
<< Non sei contenta che abbia questo rapporto così bello col bambino? >>.
<< Sì, certo. Non me lo sarei mai aspettato >> mormorò Natsuki posando lo sguardo sulla sua tazza << Credevo che lo avrebbe odiato >>.
Mai si concesse di sorridere.
<< Non avrebbe mai potuto farlo >> le disse << Perché Shinobu è una parte di te e lei ti ama con tutte se stessa >>.
Natsuki arrossì.
<< Mi domando come faccia ad amarmi nonostante tutto >>.
<< Perché >> rispose l’altra felice che almeno a lei le cose stessero andando finalmente meglio << Se fosse successo il contrario, ti saresti comportata esattamente come lei. Io lo so >>.
L’amica non le rispose perché sapeva che era vero. Si voltò verso la finestra pensando di dover portare Mai a casa e poi andare da Saori prima che scoppiasse a piovere.
<< Dimmi che non ti vedrai con Reito nel pomeriggio >> disse invece tornando a guardarla.
Mai avvampò improvvisamente e da quel gesto Natsuki comprese che non sarebbe stato così.
<< Ti prego, pensaci bene prima di buttare all’aria il tuo matrimonio >>.
<< Ci ho già pensato >>.
 
<< Mamma! >> esclamò Saori entrando in cucina correndo << Natsuki-san mi ha portato con la moto! È stato bellissimo! >>.
Shizuru si chinò per salutare la bambina e poi fece lo stesso con la sua ex compagna. Le fiorò i capelli per sistemarglieli dietro l’orecchio e vide Natsuki arrossire. Da quando si erano baciate, tra loro si era frapposto quello stesso imbarazzo che invadeva la mora quando era ragazza e l’altra aveva delle attenzioni per lei.
<< Siete arrivate in tempo >> disse riferendosi alla pioggia che aveva iniziato a cadare da poco.
<< Ciao Shin-chan! >> fece Saori avvicinandosi al bambino << Ma tu a scuola non ci vai mai? >>.
Shinobu alzò gli occhi verso la madre senza sapere cosa rispondere.
Natsuki fu presa in contropiede dall’ingenua domanda della bambina.
<< Che cos’è la scuola? >> chiese il figlio prima che lei potesse intercettarlo.
Saori spalancò gli occhi sorpresa.
<< Ma è un posto dove ci sono tutti i bambini! E giochiamo, e cantiamo, facciamo tante cose! >>.
Shizuru, intanto, si era fatta attenta. Natsuki non aveva mai iscritto il bambino all’asilo. Che fosse per la sua salute così cagionevole? Le tornò in mente l’episodio di quella mattina ma preferì tacere.
<< Voglio venire anch’io! Mamma, posso andarci? >>.
Saori si voltò verso Shizuru.
<< Può venire con me domani, mamma? >>.
La donna la guardò sorridendo.
<< Vedremo, amore >> disse per trarre d’impaccio Natsuki << Adesso andiamo a pranzare >>.
Con la coda dell’occhio vide la sua ex tirare un sospiro di sollievo.
Continuò a piovere incessantemente per tutto il pranzo e perfino nel primo pomeriggio. Per fortuna Natsuki si era portata il computer dallo studio e, se non poteva stampare le foto, almeno poteva lavorare sulla resa digitale. Quella mattina, poi, aveva sistemato in una cartella le foto dell’evento al ristorante di Mai. Le aveva guardate di sfuggita, le faceva ancora male pensare a quella sera. Guardò i bambini che nel salone stavano giocando a rincorrersi e urlò di fare attenzione perché avrebbero potuto farsi male. A quelle parole, Shinobu immediatamente si fermò guardando la madre che aveva parlato. Natsuki si ritrovò a pensare che suo figlio ne aveva davvero passate tante. Doveva salvarlo, l’indomani avrebbe parlato con Shizuru. Ma almeno quel pomeriggio voleva godersi la sua famiglia in tutte le sue sfaccettature. Si stiracchiò spostando la sedia della scrivania e sbadigliò. Duran abbaiò quando vide che si stava alzando e lei gli accarezzò la testa.
<< Non possiamo uscire oggi, Duran >> gli disse.
Si recò in cucina da Shizuru dopo aver raccomandato ai piccoli di non toccare il suo computer.
Trovò la donna intenta a versare due tazze di tè. Gliene porse una sorridendo appena.
<< Com’è andato l’incontro con Mai? >> le chiese mentre si sedevano una di fronte all’altra.
<< Bah, credo che stia facendo l’errore più grande della sua vita >> rispose Natsuki mentre soffiava sulla sua tazza << Ma non crollano dopo pranzo quei due? >> aggiunse riferendosi a Shinobu e Saori che erano passati alle costruzioni.
Shizuru sorrise.
<< Lascia che si divertano. Sono così belli insieme >> disse semplicemente.
Alzò la tazza senza portarla alle labbra e guardò l’altra donna attraverso il fumo che era arrossita.
<< Shinobu ti ha creato qualche problema a lavoro? >>.
Shizuru stava per scuotere il capo e rispondere ma fu interrotta dall’arrivo dei bambini.
<< Mamma, mamma! >> fece Saori << Nemmeno Shin-chan ha un papà! Siamo uguali! >>.
Invece di rispondere, la donna guardò Natsuki cui era andato di traverso il tè e stava tossendo.
<< Hai visto, mamma? >> continuò Shinobu senza comprendere il disagio della madre.
Pareva che quella notizia avesse entusiasmato entrambi.
<< Che cosa curiosa, eh Saori? >> disse Shizuru voltandosi infine verso i bambini.
<< Sì, è proprio come noi! Solo che noi siamo femmine mentre Shin-chan è maschio… >>.
Saori lasciò quella considerazione a metà, richiamata dall’altro che era tornato alle costruzioni.
Rimaste nuovamente sole, Shizuru osservò Natsuki che non osava alzare gli occhi dalla tazza.
<< Se non lo bevi subito, si fa freddo >>.
<< Cosa? Oh sì, certo >> rispose la mora arrossendo.
<< Qualche pensiero? >>.
Diglielo adesso, fece una vocina nella testa di Natsuki, Adesso è il momento giusto. Fallo!
<< Questa pioggia >> disse scacciando i pensieri che le turbinavano nella mente << Mi mette tristezza >>.
Aveva appena perso la sua occasione.
 
Mai era nervosa ed era una sensazione che non provava da tempo. Forse dai suoi primi appuntamenti con Tate quando si erano appena fidanzati. Ma era trascorso così tanto tempo, che ormai aveva dimenticato cosa si sentisse. Fu strano per lei che in tutti quegli anni era sempre stata assorbita dal lavoro e dalla famiglia. Il nervosismo le faceva formicolare le mani e battere forte il cuore nel petto.
Tutte queste sensazione per un caffè con Reito?, si chiese dandosi della stupida.
Erano solo amici. Sarebbe potuto nascere qualcosa tra loro se non ci fosse stato Tate, se lui si fosse dimostrato una persona diversa ai tempi del liceo. Ma rivangare certe cose adesso non serviva a niente. Erano trascorsi anni, anche se a lei sembrava addirittura una vita fa. Guardò suo marito che dormiva sul divano con la televisione accesa e il telecomando ancora in mano e silenziosamente indossò le scarpe. Sua figlia era ancora a casa dei nonni e sapeva che Tate sarebbe andato a prenderla in serata. Non aveva altri impegni e quindi, per tenere a bada la sua coscienza, poteva permettersi qualche ora di svago. Gettò un’ultima occhiata allo specchio e uscì prima di cambiare idea. Guardò il suo orologio da polso e, dopo aver aperto l’ombrello, si incamminò verso il ristorante. Reito non sapeva dove abitasse, non gli aveva lasciato nemmeno un recapito telefonico, e quindi il suo ristorante era stato il luogo più consono dove vedersi. Aveva perso parecchio tempo per scegliere cosa indossare e alla fine aveva optato per un vestitino non eccessivamente corto, dal taglio sportivo così da poterci abbinare una scarpa bassa. Mentre attraversava la strada si chiese quale fosse stata l’ultima uscita che avevano fatto lei e Tate come una normale coppia. Non lo ricordava. Stava per attraversare la strada quando una limousine si accostò fermandosi lentamente. L’autista scese dall’auto, aprì lo sportello e s’inchinò leggermente facendole cenno di salire. L’espressione di Mai era indecifrabile, non aveva mai visto così da vicino una macchina simile, figurarsi salirci sopra. Reito sbucò dall’interno della vettura con un bicchiere di prosecco in mano.
<< La tua faccia interdetta è meravigliosa come il resto, Mai >>.
<< Reito, non… non c’era bisogno di noleggiare una limousine! >>.
Il sorriso dell’uomo era calmo e rassicurante. Sembrava che nulla potesse scalfirlo. Allungò una mano verso di lei.
<< Vieni >> disse semplicemente.
Dopo un attimo di esitazione Mai accettò e l’autista le chiuse lo sportello alle spalle. La limousine era meravigliosa, mai Mai aveva visto così tanto sfarzo chiuso in una quattroruote. Lei, che era abituata all’utilitaria di Tate che ormai aveva anche i suoi anni, si ritrovò a sgranare gli occhi per la sorpresa e si sentì a disagio per il dislivello che consapevolmente Reito le aveva messo sotto gli occhi.
<< So cosa stai pensando, Mai >> fece Reito mentre l’autista riprendeva la sua corsa << Ma non è così >>.
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<< Credi che io ti stia facendo notare il mio livello economico che è nettamente superiore a quello di Yuiichi >>.
Mai non seppe cosa rispondere. Aprì e chiuse la bocca diverse volte, ma non articolò alcun suono. Reito sorrise di nuovo.
<< Ma vedi, Mai, questo tu già lo sapevi. Lo sapevi quando abbiamo terminato il liceo e qualche anno dopo hai sposato lui, lo hai sempre saputo. Perché dovrei mirare a una cosa così risaputa per impressionarti? Non servirebbe >>.
Le porse un bicchiere di prosecco e alzò il suo a mo’ di brindisi.
<< A cosa stiamo brindando? >> domandò ancora prudente Mai.
L’uomo la guardo scostandole una ciocca di capelli dal viso. Il suo odore era gradevole, sapeva di genuino, di mamma, di cose semplici. Mai era una di quelle donne che non aveva fatto altro oltre a occuparsi della famiglia fino ad allora.
<< A noi, a un pomeriggio insieme >>.
 
Chiuse il portatile e solo in quel momeno notò che nel salone non c’era nessuno. Shizuru e i bambini erano in cucina. La porta era socchiusa per evitare che potessero disturbarla. Sorrise appena mentre si alzava e andava da loro. Il pomeriggio era praticamente volato e lei aveva lavorato molto senza avere il pensiero di controllare Shinobu. Passando davanti alla porta-finestra, notò che pioveva meno rispetto a prima. Spalancò la porta e ciò che vide le fece sorridere il cuore. Shizuru stava infornando un dolce mentre Saori e Shinobu avevano il viso sporco di cioccolato. Entrambi indossavano i tipici cappelli da cuochi mentre la donna aveva un grembiule legato in vita.
<< Ehi >> fece Shizuru vedendola.
Si sorrisero come se fosse la cosa più normale del mondo.
<< Mamma, siamo stati bravissimi. Non ti abbiamo mai disturbato >>.
<< Sì, davvero bravi >> rispose Natsuki chinandosi per guardarlo negli occhi << Adesso noi dobbiamo andare, quindi… >>.
<< Cosa? Perché, mamma? >> esclamò Shinobu.
<< No, Natsuki-san! Abbiamo fatto i dolci al cioccolato! >> fece eco Saori correndo verso di lei.
<< Mamma, per favore! >>.
<< Shin-chan non insistere >> disse Natsuki cercando di non apparire dispiaciuta anche lei per quella separazione << Andiamo via ora che non sta piovendo troppo forte… >>.
Le parole le morirono in gola quando sentì un tuono in lontananza.
<< Non essere sciocca, Natsuki >> affermò Shizuru dopo aver scostato le tende della finestra << Sta ricominciando a piovere forte e non puoi prendere la moto con questo tempo. Restate a cena >>.
I bambini urlarono per la gioia e si batterono il cinque con aria complice.
Cenarono accompagnati dal rumore della pioggia che picchiettava sui vetri. Sia Shizuru sia Natsuki erano immerse nel loro ruolo di genitore ed ebbero poco tempo da dedicare l’una all’altra. Eppure non smettevano di lanciarsi occhiate e di guardarsi arrossendo. Quando la più grande tirò fuori dal forno il dolce, Shinobu si fece stranamente silenzioso. Natsuki aiutò con le porzioni ed entrambe rimasero sorprese quando il bambino si alzò in piedi. Guardò prima la madre, poi Saori e infine Shizuru.
<< Shizuru-san >> iniziò serio << Mi vuole sposare? >>.
Natsuki quasi si strozzò con un boccone a quelle parole mentre Shizuru dissimulò una risata. Osservò il bambino che stava diventando rosso e gli sorrise con gentilezza.
<< Ookini, Shin-chan. Sei molto carino >> rispose << Ma io sono grande per te >>.
<< Shizuru-san, ma io crescerò! >> fece il bambino << Diventerò un vero uomo in grado di proteggerla da qualunque pericolo! E mi prenderò cura di Saori-chan >>.
Shinobu guardò Saori con aria di superiorità che invece lo osservava sconvolta.
<< Basta, siediti nano >> disse Natsuki dandogli uno scappellotto dietro la nuca << E chiedi scusa >>.
<< Ma io sono serio >> affermò Shinobu massaggiandosi la parte.
<< Lo terrò in considerazione per quando diventerai un vero uomo, va bene? >> assicurò Shizuru sorridendogli di nuovo.
Saori, che era sempre rimasta in silenzio, decise di esprimere la sua opinione.
<< La tua mamma dovrebbe sposare la mia >> dichiarò come se fosse la cosa più semplice del mondo << Così rimarremmo tutti insieme >>.
<< Cosa? >> esclamò Natsuki avvampando per l’imbarazzo di quei discorsi.
Ma che avevano i bambini quella sera?
Shizuru adesso rideva per la reazione della sua ex compagna. Saori e Shinobu stavano facendo a gara per farla arrossire e vederlo era troppo divertente.
<< Sì, sarebbe a soluzione migliore >> continuò la bambina.
<< Saori-chan, non si possono sposare due donne >> fece Shinobu scuotendo un dito << E poi, Shizuru-san ha detto che mi aspetterà, vero Shizuru-san? >>.
<< Smettila Shinobu >> provò a dire Natsuki nel vano tentativo di far morire quella conversazione.
<< Non capisci niente, Shin-chan >> affermò Saori.
A quelle parole, Shinobu si girò verso la madre.
<< Tu sei una femmina, vero mamma? Non un maschietto come me >>.
Il viso di Natsuki prese letteralmente fuoco.
<< Certo che sì, stupido! >> esplose sempre più rossa << E adesso basta parlare di matrimoni, finisci di mangiare >>.
Shinobu mise il broncio ma ubbidì mentre Shizuru non smetteva di godersi tutto l’imbarazzo dell’altra.
 
Era un’ora che fissava il vetro dove la pioggia continuava ad abbattersi incessantemente e sospirò. Non accennava a smettere e lei non sapeva come tornare a casa. Avrebbe potuto chiedere a Shizuru di accompagnarla ma l’indomani non si sarebbe potuta recare nel suo studio per lavorare senza la sua moto. I bambini si erano finalmente calmati, però, dopo quello che avevano detto, non aveva osato guardare Shizuru. Conoscendola, si era divertita di fronte alle parole dei piccoli dette in modo così ingenuo. In particolare, era sicura che stesse riflettendo su quelle di Saori.
Così rimarremmo tutti insieme.
Si era davvero affezionata a Shinobu nonostante il poco tempo che avevano trascorso insieme? E a lei? Ricordò di come la prima volta che l’aveva vista, l’aveva seguita senza batter ciglio. Era davvero sua figlia. Li guardò mentre cercavano di rimanere svegli e sorrise sentendo le lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
<< Mi aiuti? >> chiese improvvisamente Shizuru indicandoli e risvegliandola dai suoi pensieri.
<< Cosa? >> fece lei senza comprendere.
<< Portiamoli di sopra, li cambiamo e li infiliamo nel letto >>.
Natsuki la guardò imbambolata senza comprendere.
<< Natsuki >> disse l’altra indicando il vetro << Non penserai davvero di uscire con questo tempo e di portare con te un bambino di quattro anni, vero? È da sconsiderati >>.
<< Ma… okay, allora ti aiuto e poi… >>.
<< Puoi restare anche tu, se vuoi >> la interruppe la sua ex << E sistemarti nell’altra camera >>.
Il viso di Natsuki arrossì mentre abbassava lo sguardo.
Shizuru le sollevò il viso con due dita per poterlo guardare negli occhi. Quanto era bella e quanto amore c’era ancora in ogni suo gesto.
<< Ti stai imbarazzando al solo pensiero di tornare a dormire con me? >> le domandò scherzando.
Natsuki tossì.
<< Ma che dici… e poi dormiremo separate, no? >>.
<< Ovvio >> assicurò la maggiore sollevando Shinobu dal divano.
Natsuki prese Saori e la seguì al piano superiore. Fu come tornare indietro di cinque anni. Shizuru aveva lasciato tutto com’era, le uniche cose che erano sparite erano le foto che le ritraevano insieme. Ebbe una fitta dolorosa all’altezza del cuore e rimase senza fiato nel vedere la camera della bambina. Shizuru aveva scelto per lei un arredo sobrio, ma che aveva lo stesso mantenuto un che di principesco. Perché lei era la loro principessa. Il colore delle pareti era caldo e, quando ci batteva il sole, si doveva avere un effetto bellissimo. Adagiarono i bambini sul letto di Saori e Shizuru le passò una vecchia tuta da infilare a Shinobu. Natsuki ringraziò e velocemente spogliò il figlio. In tutti quegli anni, soprattutto in ospedale, aveva imparato a essere rapida per non fargli prendere freddo e a non perdersi in cose inutili. Nel vedere l’altra donna, però, si rese conto di quanta delicatezza ci mettesse nel farlo. Era bellissima vederla in quel modo. Aveva un sorriso che rivelava solo quando guardava Saori. Era una madre fantastica, sua figlia era stata in ottime mani in quegli anni. Misero entrambi sotto le coperte e con cura Shizuru gliele rimboccò affinché non prendessero freddo nel muoversi durante la notte. Poi li baciò entrambi scostando i capelli dalle loro fronti. In silenzio uscirono e accostarono la porta. Fuori il mal tempo continuava a imperversare.
<< Eri bellissima prima >> disse incapace di trattenersi.
Shizuru la guardò sorpresa da quel complimento. Era raro che si lasciasse andare a simili frasi, doveva essere davvero molto sentito. Le sorrise ancora. Allungò una mano per accarezzare una ciocca di capelli e se la portò al naso. Il suo odore la inebriava, le era mancata così tanto.
<< Anche tu lo sei >> le rispose.
Le si avvicinò e prima che se ne rendesse realmente conto, la baciò. Natsuki tremò, lei tremò trovando sollievo alle sue ferite che le facevano male ogni volta che non c’era. Col naso le accarezzò la guancia e le venne da sorridere per quanto riusciva a farla stare bene quella donna. Sentì Natsuki ritrarsi leggermente e aprì gli occhi per guardare. La mora piangeva, anche se cercava di reprimere le lacrime.
<< Cosa… >>.
<< Io…io non voglio farti soffrire ancora, Shizuru. Non voglio >>.
Col pollice l’altra gliele asciugò e le sorrise per farle capire che era tutto a posto.
<< Vieni >> le disse semplicemente << Prendi qualcosa di pulito da metterti per la notte >>.
La condusse nella camera che un tempo era appartenuta a entrambe e a Natsuki quasi mancò il respiro nell’entrare. Rimase sulla soglia incapace di muoversi. Vide Shizuru avvicinarsi al grande armadio che avevano comprato insieme e aprire l’anta più lontana dal letto.
<< Tieni >> affermò porgendole una maglietta a mezze maniche e un paio di pantaloncini.
Natsuki li riconobbe come suoi.
<< Ma questi… >> mormorò.
<< Non ho buttato niente >> spiegò l’altra senza guardarla << Non ho mai avuto il coraggio di farlo >>.
La mora si portò gli indumenti alla bocca per impedirsi di urlare e sentì un profumo di lavanda arrivarle alle narici.
Come era stata egoista! Come aveva potuto abbandonare la donna che amava? Lei era tutta la sua vita.
Shizuru si sciolse il nodo della vestaglia e le diede le spalle. Vederla in quello stato le faceva così male, eppure era necessario che si mettesse di fronte a tutto quello che aveva perso. Si passò una mano tra i capelli e, quando tornò a guardare nella sua direzione, Natsuki era corsa via. Sentendo la porta chiudersi, comprese che si era rifugiata nella camera degli ospiti.
 
Sobbalzava ogni volta che sentiva un tuono, anche se lontano, e pensava di non riuscire a dormire per il mal tempo. Ma in realtà, sapeva bene il motivo. Aveva sbagliato ad accettare, sarebbe dovuta tornare in albergo il più veloce possibile nonostante la pioggia. E invece era lì, con Shizuru a pochi metri da lei e le parole dei bambini che le rimbombavano nelle orecchie. Alla fine si alzò, incerta su dove andare. Poggiò la fronte contro la porta prima di aprirla e fece un respiro profondo. Per parecchi minuti rimase immobile nel corridoio posando alternativamente gli occhi sulla camera dei bambini che dormivano profondamente a quella di Shizuru. Avrebbe voluto resistere, ma non ce la faceva più. Fece scattare la serratura il più silenziosamente possibile e si avvicinò al letto matrimoniale. Comprese immediatamente, dal solo respiro, che anche l’altra era sveglia. Scostò le coperte quel tanto che bastava per permettele di infilarsi mentre il cuore le martellava nel petto. Shizuru le dava le spalle, i lunghi capelli sciolti erano sparsi sul cuscino. Scivolò vicino a lei e, quando la abbracciò, i loro corpi aderirono senza difficoltà. Come se fossero nati per combaciare. La donna gemette sorpresa per il gesto dell’altra ma non si mosse. L’aveva sentita entrare ma mai avrebbe pensato che le si sarebbe avvicinata così tanto. Natsuki nascose il viso tra i suoi capelli senza smettere di tenerla contro di sé.
<< Ti avrei chiesto di sposarmi, ci stavo pensando da qualche mese ormai >> iniziò sentendo il bisogno per una volta di lasciarsi andare << Solo che stavo aspettando il momento giusto, quell’occasione particolare che avremmo ricordato per sempre. Sai, di quelle che avrei raccontato a Saori con una nota di orgoglio nella voce. Perché sarebbe dovuto essere tutto perfetto. E invece non ci sono riuscita >>.
Shizuru non si voltò per guardarla ma poggiò entrambe le mani su quelle di Natsuki.
<< Sei vissuta a Kyoto per tutti questi anni, vero? >> chiese con voce sottile, quasi avesse paura di rompere quell’atmosfera che si era creata << Hai cresciuto Shinobu lì, parla il Kyoto-ben >>.
<< Sì >> ammise la mora << Shinobu è nato a Kyoto >>.
<< Perché? Perché tra tante città hai scelto proprio quella? >>.
La trentatreenne adesso piangeva ma non si curava di nasconderlo. Tutte quelle parole le stavano facendo così male.
<< Perché volevo che avesse qualcosa di tuo. Perché Saori sarebbe vissuta con te che sei fantastica mentre Shinobu avrebbe avuto solo il peggio, me. Perché ho rovinato tutto, ma sentirlo parlare il dialetto del tuo paese di origine mi dava l’illusione che fossi ancora al mio fianco >>.
A quelle parole Shizuru si voltò e la baciò. Natsuki non era mai stata capace di grandi parole, era più il tipo di persona che agiva, quindi quello che aveva detto doveva davvero provenire dal cuore. Sorrise sulle sue labbra mentre lei le asciugava le lacrime con la punta delle dita.
<< Mi dispiace aver rovinato tutto >> ripeté la mora piangendo anche lei.
<< Ti amo, Natsuki >> affermò la più grande << Non ho mai smesso >>.
Fu Natsuki questa volta a cercare il suo bacio. Ne aveva bisogno, aveva bisogno, per una volta in tutti quegli anni, di serntirsi a casa. Una sensazione che solo Shizuru sapeva regalarle.
<< Nemmeno io >> disse in un soffio iniziando a sbottonarle la camicia da notte.
Non pensò neanche per un istante che l’altra l’avrebbe fermata, aveva bisogno quanto lei di un po’ di serenità. Almeno per quella notte. Shizuru le salì sopra chinandosi per baciarla con foga mentre le afferrava la maglietta e la trascinava verso l’alto per toglierla. Sorrise alla vista del suo seno e si chinò di nuovo per accarezzarlo. Natsuki, sotto di lei, gemette per quel tocco così leggero. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che aveva fatto l’amore con Shizuru che quasi temeva di non ricordare come fare. Invece, fu tutto molto naturale. Come se il suo corpo non aspettasse altro, come se fosse proprio lui a esigere quel contatto. Quando si ritrovarono entrambe nude, Natsuki restò qualche secondo a contemplare l’altra donna. Era meravigliosa, non aveva dimenticato nessun dettaglio del suo corpo, nemmeno il più insignificante. La strinse contro di sé credendo che avrebbe potuto perderla improvvisamente e respirò il suo odore. Sapeva di buono, di sicurezza, di protezione, di amore. E sobbalzò quando la maggiore scivolò in lei incapace di trattenersi per la felicità che le stava regalando.
 
  
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