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Autore: Miss Simple    28/09/2017    1 recensioni
Avrebbe perso le ali.
Avrebbe vissuto una vita da umano.
Avrebbe lottato per ciò che gli era più caro.
Avrebbe ricordato in un modo o nell'altro?
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lay, Lay, Suho, Suho
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Fallen for love 10.

Correva in un lungo e stretto corridoio buio, correva a perdifiato. Aveva perso qualcosa e sapeva che alla fine lo avrebbe ritrovato. Correva e correva, le mura era sempre uguali, sembrava che non finisse mai. Stremato si fermò, si accasciò a terra e iniziò a piangere, un’aura tenue di calda luce gli si presentò d’avanti. “Vai! Corri! Non devi fermarti, segui il tuo cuore” l’aurea gli indicò il percorso e poi scomparve. 
Pieno di nuova forza e coraggio ricominciò a correre, ad un tratto vide un punto luminoso lontano, un sorriso gli si dipinse sul volto, “Eccomi, sto arrivando”. 
Si avvicinava sempre più, iniziava a scorgere una figura in mezzo a quella luce, non smetteva di correre, era così vicino che riusciva a vedere i suoi capelli, a scorgere il suo profilo poi, ad un tratto non sentì la terra sotto ai piedi e cominciò a cadere. “Perché non ho le mie ali?!”

“Yixing, Yixing tranquillo, calmati. Era solo un sogno.
La sveglia segnava le 3 del mattino, dalla finestra si vedeva il mare appena rischiarato. Era quella luce formata dai primi raggi lontanissimi e dal bagliore della luna, una luce tenue, argentea.
Il cinese sussultava ancora, singhiozzava nervosamente e lacrime copiose scendevano sul suo viso.
“Joon, Joon, io…io” non riusciva a parlare, non riusciva a ricordare perché stesse piangendo, ricordava solo il profilo dell’uomo che aveva sognato.
“Yixing, va tutto bene, è stato un brutto sogno”
Lo scrittore si trovò spiazzato a quella scena, guardare Yixing in quello stato lo intenerì così decise di stringere le braccia attorno al corpo del più piccolo, che, dal canto suo, appoggiò la testa nell’incavo del collo. Stretto tra quelle braccia si trovò in pace con sé stesso, smise di piangere e sussultare, ma non lo lasciò andare. Chiuse gli occhi e si beava di quel calore e di quell’affetto che i più grande gli trasmetteva. Nella sua testa una voce gli ripeteva “Segui il tuo cuore”.
“Yixing, cosa hai sognato? Vuoi dirmelo?” gli chiese sottovoce Joonmyeon
“Non lo ricordo più. Ricordo solo una cosa”
“Cosa?”
“Una frase. Qualcuno che diceva che dovevo seguire…”
“Dovevi seguire cosa?”
Joonmyeon attese una risposta che non arrivò, non disse nulla e continuò ad aspettare. Quando si decise a chiedere nuovamente le parole gli si bloccarono sulle labbra.
“Non ricordo Joonmyeon, non ricordo…” disse stringendosi di più nell’abbraccio.
Non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire quella frase. Perché doveva seguire il suo cuore? Per cosa? Non lo sapeva.
In quel momento voleva solo dimenticare quel sogno che lo aveva agitato.
“Ok, va bene. Adesso ritorna a dormire” mormorò all’orecchio del più giovane accarezzandogli il capo per farlo calmare.
Il mattino dopo, consumarono la colazione nel giardino del resort. L’aria a quell’ora del mattino non era tanto afosa, permettendogli di godersi il tempo.
Joonmyeon osservava Yixing che sembrava perso nel suo mondo, era ritornato silenzioso come ai tempi che lo aveva conosciuto. Non era di certo il meraviglioso, sorridente ragazzo che aveva imparato a conoscere in quella settimana.
Sembrava essere ancora turbato dal sogno della sera prima.
“Yixing stai bene?”
“Eh? Oh…si.” disse destandosi dai suoi pensieri.
“Ne sei sicuro? Sembravi così perso. Forse il sogn..”
“No, no. Te l’ho detto non lo ricordo. Stavo solo pensando che forse è ora di ritornare a casa. Alla mia vita.”
“Cosa?”
Lo sguardo del più grande si corrucciò inavvertitamente. Non voleva che Yixing se ne andasse, in quei giorni si era abituato alla presenza dell’altro. Sembrava tutto così naturale, come se stare insieme nello stesso posto, nello stesso tempo e prendersi cura del più piccolo fosse stata la cosa più naturale, si sentiva come se fosse stato creato per questo motivo.
Ma in fondo sapeva che Yixing non poteva rimanere per sempre lì, aveva una vita e un lavoro.
“Sto meglio. Non ho avuto ricadute da quando sono qui. Ti sei preso cura di me in modo più che eccellente e te ne sono grato. Ma adesso sto bene.”
“Già…” mormorò. Non aveva parole per confutare l’opposto. Yixing stava bene e non aveva più bisogno di lui.
“Ehy, Joon cos’è quella faccia? Non sto scomparendo. Continueremo a vederci come abbiamo sempre fatto, solo che non sarò qui. E a proposito ancora grazie. Grazie di tutto.”
“Lo so, è che… È che mi ero abituato alla tua costante presenza.” Disse arrossendo un po’ a quella confessione. “E inoltre smettila. Smettila di ringraziarmi. Non hai fatto altro per tutta la settimana. Ho fatto tutto perché volevo e non perché volessi la tua gratitudine.”
“Sei un caro ragazzo.” Pronunciò Yixing portando la sua mano su quella dello scrittore che teneva sul tavolo, accarezzandola con affetto.
Da quella mattina erano passati quattro giorni.
Yixing aveva ripreso il suo lavoro in libreria, nulla di affaticante, dato che Luhan si occupava di tutto quello che poteva essere “pericoloso” per Yixing.
“Sto bene posso…”
“No non puoi” in quel modo lo zittiva e iniziava a lavorare senza prestare attenzione alle lamentele del più piccolo.
Yixing si sentiva un po’ offeso da quell’atteggiamento, non voleva essere trattato come una bottiglia di cristallo pregiato che da lì a poco poteva frantumarsi. Non era un malato terminale, non sarebbe morto da un momento all’altro.
In quei giorni si rese conto di quanto Joonmyeon e Luhan fossero diversi. Diversi nel modo in cui si prendevano cura di lui.
Luhan: mamma chioccia protettiva, fin troppo, quasi a soffocarlo.
Joonmyeon: attento, ma mai opprimente.
Parlando di Joonmyeon lo aveva visto quest’ultimo lunedì quando ricominciò a lavorare, era venuto a trovarlo per verificare come se la stesse cavando il più piccolo e che impatto avesse avuto il rientro. Nei giorni a seguire, non si era fatto vedere, qualche messaggio ma nulla di ché. A quanto aveva intuito, il più grande era occupato con il suo romanzo e non poteva perdere del tempo.
Yixing al solo pensiero che significasse quello che pensava , al solo pensiero che fosse una perdita di tempo per lo scrittore si incupì, perché sperava che Joonmyeon non la pensasse così.
Ammise a sé stesso che in qualche modo gli mancava la presenza costante del più grande, i suoi sorrisi, la sua voce, i suoi occhi.
Forse Joon non è l’unico che si era abituato alla presenza dell’altro” pensò “È davvero un ragazzo fantastico. Un ottimo…amico”  
Le labbra si arricciarono alla parola “amico” che gli saltava in mente, non sapeva perché ma suonava così sbagliata quella parola, amico, ma era certo che lo scrittore era ormai un amico dopo tutto questo tempo.
“Zhang Yixing!” una voce veterana lo destò dai suoi pensieri.
“S-si signor Lee?”
Il vecchio signor Lee si posizionò davanti a lui, lo guardò con fare inquisitorio come se stesse valutando qualcosa.
“Vedo che stai meglio, figliolo.”
“Si signor Lee, grazie” rispose sorridendo gentilmente.
“Bene. Mi servi in forma per quello che sto per chiederti.”
Yixing alzò le sopracciglia sorpreso e curioso per quello che il signor Lee doveva dirgli. Pensando che si trattasse di qualche commissione da fare.
“Ti voglio a Seoul. Nella libreria che gestisce mia figlia. Qui non c’è tanto da fare e Luhan e io possiamo prendercene cura. Ma a Seoul mia figlia ha bisogno di una mano per un po’ di tempo, essendo incinta non riesce a fare molto quindi per non assumere altro personale, ti trasferisco lì.”
A quella dichiarazione Yixing restò sorpreso, avrebbe pensato di tutto ma non quello che il signor Lee gli aveva appena detto.
Aveva desiderato di andare a Seoul, ricordava ancora quando andò alla posta per una commissione e pensò che sarebbe stato bello stare nella grande metropoli. Ma adesso, suonava in qualche modo sbagliato, era una stonatura.
Non voleva lasciare Jeju.
“Parti questa domenica, è stato tutto organizzato non devi preoccuparti di nulla. Devi solo preparare la valigia.”
Con questo il vecchio voltò le spalle e tornò nel suo ufficio a sbrigare della burocrazia. Yixing era del tutto stordito a tal punto da non sentire Luhan.
“Yixing. Xing!!” il più grande scosse il più piccolo dal braccio per attirare la sua attenzione.
“Cosa?”
“COME COSA? SEOUL. NON PUOI LASCIARMI QUI DA SOLO. COME FARÒ SENZA DI TE? CHI SI PRENDERÀ CURA DI TE? “
“Luhan, calmati.” Disse con tono di voce piatto.
“CALMARMI?! COME FACCIO A CALMARMI? SEOUL…”
“Seoul? Qualcuno va a Seoul?” una nuova voce si propagò all’interno della libreria.
I due si voltarono vedendo all’ingresso la figura sorridente di Joonmyeon che si incamminava sornione verso di loro, con uno sguardo divertito per lo strambo comportamento di Luhan.
“Vai a Seoul Luhan?”
“Che ci fai qui?”
Domandarono all’unisono l’autore e Yixing.
Joonmyeon si arrestò a pochi centimetri da loro guadandolo accigliato. Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere dal più piccolo.
“Yixing!” rimproverò Luhan trovandosi spiazzato anche lui dal tono di voce che l’amico aveva usato con l’autore. “E no Suho, non sono io che vado a Seoul ma…” iniziò rompendo la tensione improvvisa che si era creata ma non riuscì a finire.
“Luhan, non hai nulla da fare?”
“Cosa? Ma Yixing…”
“Voglio parlare da solo con Joonmyeon. Puoi coprirmi?” domandò ritornando ad assumere un tono di voce pacato.
“Certo.”
Così Yixing prese il suo telefono dal bancone e si fece strada verso l’esterno dopo essersi assicurato che lo scrittore lo stesse seguendo. Nessuno dei due osò dire una parola mentre camminavano verso nessuna meta. Joonmyeon aveva paura che se avesse detto qualcosa avrebbe sconvolto il più piccolo. E Yixing si sentì terribilmente in colpa per come si era comportato qualche minuto fa.
Quando il signor Lee aveva buttato la bomba, l’unica cosa che gli venne in mente era Joonmyeon. Andare via da Jeju significava non vedere più lo scrittore per il resto del mese e sentiva che questo era terribilmente sbagliato e non capiva il perché.
“Non avrei dovuto. Mi dispiace” spezzò il silenzio. Si voltò verso l’uomo che lo stava guardando confuso “Per prima cosa, non avrei dovuto usare quel tono verso di te. Sono successe troppe cose, tutte una dietro l’altra e mi sentivo sottopressione…E poi tu non sei venuto in questi giorni ma hai deciso di presentarti proprio in quel momento…ogni tanto il caso è…è…le coincidenze sono…sono…sono così…”
“Ehy, ehy…va bene Yixing. Va tutto bene”
“No, non va tutto bene. Smettila di essere sempre comprensivo su tutto ciò che mi riguarda. Non ti meriti i modi in cui io ti tratto oh…oh Dio, Joonmyeon che diavolo mi hai fatto? Sento che potrei impazzire da un momento all’altro e non so neanche il perché. Cosa vuoi da me? Dimmi cosa vuoi da me?”
A quelle domande calò di nuovo il silenzio. Si erano fermati, uno di fronte all’altro, occhi puntati negli occhi, si guardavano con diverse emozioni.
Quelli di Yixing erano pieni di lacrime, pronti a fuoriuscire ma si trattenne nel farlo dandosi dello stupido per reagire in quel modo. E quelli di Joonmyeon erano pieni di preoccupazione e soprattutto d’amore.
“Ti amo.”
Venne fuori così, senza i preamboli che ogni scrittore che si rispetta avrebbe potuto usare, senza essere il Mr Darcy della situazione, senza orpelli e giri di parole, senza spiegare il perché il come e il quando, venne fuori così, non ce la faceva più a trattenere quelle semplici ma terribilmente piene di significato poche sillabe.
“C-cosa?” domandò il più piccolo con lo stesso sguardo che gli mostrò quella notte in spiaggia.
“Si Yixing. Dal primo momento che ho incontrato i tuoi occhi ho capito che eri una persona speciale, sotto ogni aspetto. Sei diverso da ogni essere umano che io abbia mai conosciuto.
I tuoi sorrisi così eterei, l’aurea che emani mi fa sentire tranquillo, come lo ero anni fa. C’è qualcosa di così famigliare in te che mi ha fatto pensare che mi appartenessi .
E ogni tuo sorriso, ogni tua parola, ogni tuo gesto ha colpito proprio qui, dentro a questa gabbia toracica. Hai penetrato il mio cuore dandogli vita e facendogli capire che cos’è l’amore. Non so cpsa sia stato, so solo che quando ho varcato quella soglia per la prima volta ho sentito qualcosa, mi sentivo stranamente tranquillo a mio agio, quando ho incontrato i tuoi occhi mi sentivo a casa. E non mi importa se tutto questo è sbagliato, non mi importa cosa dirà la gente o se la mia carriera ne risentirà, ciò che mi importa sei tu. Non so spiegare, è il colmo, uno scrittore sa sempre come spiegare le cose, ma è difficile spiegare quello che senti alla persona per cui lo senti. Io ti amo Yixing.”
Ogni parola che Joonmyeon diceva era come un pugno tirato allo stomaco di Yixing. Gli occhi, dapprima pieni di lacrime, adesso le stavano lasciando andare, come fossero gocce di rugiada argentei.
“Mi hai chiesto se fossi un esperto in amore. Be’ no! Non lo ero finché non ti ho incontrato. Hai ispirato ogni singola parola scritta in quel romanzo.”
Yixing cominciò a scuotere il volto, non voleva sentire più nulla, ogni parola lo faceva sentire strano.
Non sapeva neanche cosa provasse era tutto un gran caos dentro di sé.
Joonmyeon si avvicinò, afferrando il volto del più piccolo delicatamente spazzò via con i pollici le lacrime che gli rigavano la morbida pelle. Ma a quel tocco Joonmyeon sentì quanto Yixing si era irrigidito e questo gli fece perdere un battito.
“Yixing ti prego…”
“Non posso Joon. Non posso.” Disse iniziando a tremare.
Fu allora che Joonmyeon capì che Yixing aveva paura, e quella era l’ultima cosa che avrebbe voluto che il più piccolo sentisse.
Nel modo più cauto si avvicinò, aveva sempre rispettato Yixing e lo avrebbe fatto anche adesso. Anche se questo significasse che sarebbe stato lui a soffrire.
Prudentemente per paura di una reazione negativa appoggiò le labbra sulla fronte del più piccolo, con sorpresa Yixing non si scostò, ma sempre più lacrime piene di singhiozzi veniva giù.
“Va bene così…” mormorò “Non piangere, ti prego. Va bene, davvero. Ti amo troppo per forzarti in qualcosa che non vuoi.” concluse lasciando un leggero bacio sulla fronte “Adesso vado.”
Quando Joonmyeon si voltò, scomparendo pian piano in lontananza, Yixing portò la sua mano sinistra in un pugno all’altezza del cuore lasciando piccoli colpi sul torace.
Pianse, pianse per i due giorni a seguire. Maledicendosi per essere un codardo, per non capire quello che realmente provava, per non aver avuto modo di dire a Joonmyeon che sarebbe partito. Si erano lasciati in un modo così brutto, non si erano più sentiti da quel giorno.
L’unico testimone di tutte quelle lacrime era Luhan, aveva visto l’amico sconvolto come non mai. Lo aveva abbracciato per tutta la notte, avendo deciso che non avrebbe mai e poi mai lasciato il suo amico in quelle condizioni.
Non aveva insistito nel fargli raccontare cosa fosse successo, ma lo sapeva. Lo aveva compreso da tempo.
Il modo in cui lo scrittore gli sorrideva, come lo guardava, il tono che usava per rivolgersi a lui e il come si prese cura di Yixing. Era tutto così palese agli occhi di Luhan, ma non al suo piccolo Yixing che era troppo ingenuo, troppo puro, e troppo all’oscuro di certe cose.
Ma era sicuro che lo avrebbe capito un giorno o l’altro e magari si sarebbero rincontrati. La sua nonna gli diceva sempre: “有情人终成眷属 “*
E Luhan ci credeva in quel detto.
“Xing, per favore smettila”
“Non posso, devo fare la valigia il volo e tra 4 ore” disse singhiozzando silenziosamente provando a non farsi scoprire.
“Non intendo la valigia. Smettila di piangere, ti verrà un grosso mal di testa.”
“Non sto piangendo…” mormorò
Luhan non disse nulla, voleva tanto schermirlo, silenziosamente lo abbraccio da dietro e strinse finché il più piccolo non la smise di singhiozzare e Yixing ne fu grato per quel conforto.
“Gliel’hai detto? Di Seoul?” domandò dopo un po’ senza mai staccarsi dall’abbraccio.
“No” mormorò
“Stupido, perché? Deve saperlo, lo merita”
Yixing non disse nulla, sospirò cercando di regolarizzare il respiro.
“Hai paura?”
“Tanta…”
“Ti ama?”
“Si”
“E tu lo ami?”
A quella domanda non rispose, era tutto troppo confuso, troppo sconosciuto.
“Come fai a capire se ami qualcuno? Come sai che ami Sehun?” domandò 
“Lo so e basta. Non ho bisogno di pensarci tanto…Basta aprire quello che hai qui” disse mentre alzò le mani portandoli all’altezza del cuore “Aprilo Yixing e capirai”.
Non dissero più niente, continuarono a sistemare la valigia e quando tutto fu pronto un taxi portò via Yixing verso l’aeroporto.
Luhan guardò l’auto andare via e raccolse il cellulare dalle tasche

A: Autore Suho
Sta partendo. Vai all’aeroporto.
Adesso.
 
Yixing con il peso nel cuore era arrivato a destinazione, diede qualche won al tassista e si incamminò dentro l’aeroporto. Si bloccò all’ingresso, guardandosi alle spalle pensando a cosa stesse lasciando in quel posto. Non aveva nessun ricordo prima dell’incidente ma ne aveva costruiti tanti in quei mesi.
Il pensiero andò a quando si svegliò in quel letto di ospedale e ciò che sentì. Sentì che aveva una missione da compiere, come se gli fosse stata data un’opportunità. All’improvviso sentì un forte fitta alla testa e si presentarono dei flashback: ali, luce, un volto, una voce, lui d’avanti al Padre, delle scelte, Baekhyun, l’oscurità, Joonmyeon.
Gli mancava il respiro, pian piano tutto gli era più chiaro. I ricordi gli stavano affiorando alla mente. Calde lacrime gli rigavano il volto, la sua opportunità gli stava scivolando tra le dita.
“Vai. Corri”
“Baekhyun?!”
“Vai Yixing, vai o sarà troppo tardi. Vai! Corri! Non devi fermarti, segui il tuo cuore”
Si destò e corse al primo taxi presente.
“Vada. Vada!!” gridò in preda al panico.
Incitava l’autista di accelerare, di farsi spazio tra la folla. Non voleva più perdere tempo, aveva bisogno di Joonmyeon.
Il suo Joonmyeon, di colui per cui aveva dato tutto ciò a lui caro.
Ma il destino stava giocando con lui, una lunga coda d’auto non aveva intenzione di muoversi e in Yixing un gran senso di ansia si impadronì del suo corpo.
“Dannazione. Vi prego muovetevi”
“Mi dispiace signore, credo proprio che c’è stato un incidente”
Udite quelle parole, Yixing tremò sul posto. Una brutta sensazione gli attraversò il corpo e senza pensarci due volte scese dal taxi e cominciò a corre tra quella colonna di macchine.
Mormorò come un mantra infinito “Ti prego” senza smettere neanche per un secondo di correre. Fu come essere in quel sogno, correva e sembrava che quella strada non finisse mai.
Sentiva le sirene in arrivo dietro di lui, ma non gli importava doveva arrivare lì per prima. “Ti prego, ti prego!” La corsa si arrestò quando vide della folla accalcata intorno a qualcuno disteso per terra.
Delle lacrime scesero sul suo volto, si avvicinò tremante sul posto facendosi spazio tra ll folla.
“Spostatevi. SPOSTATEVI!”
E fu allora dopo essersi fatto spazio a spintoni e urla che lo vide lì a terra.
“No, no nooo. J-Joonmyeon” gridò inginocchiandosi e prendendolo tra le sue braccia.
“J-Joon. Ti prego, ti scongiuro.” singhiozzò
Deboli ciglia sbatterono finché dei piccoli occhi quasi spenti lo guardavano.
“Y-Yixing” disse alzando debolmente una mano per accarezzare l’angelico volto “S-se-sei tu. Sei sempre stato t-tu” disse tossendo.
“Sssh, non affaticarti.” Disse accarezzando la chioma imbrattata di sangue “Mi dispiace, mi dispiace”
“Non es-serlo. Sei qui”
“Ti prego non morire, ti scongiuro. Non provarci nemmeno.” Disse tra le lacrime.
“B-baciami, Yixing.”
Non aveva bisogno di farselo dire una seconda volta. Appoggiò le labbra su quelle dell’uomo che teneva tra le braccia. Il bacio non era per niente simile a quello che si erano dati sulla spiaggia. Quello era vivo, caldo, dolce. Questo era salato, ferroso, freddo e privo di vita.
Nella sua mente riaffiorarono tutti i suoi ricordi, tutte le volte che gli era stato vicino, il dolore che aveva visto nella vita del suo amato, il suo amore che cresceva ogni giorno di più.
Sentì l’ultimo respiro infrangersi sul suo volto. Si staccò tanto quanto gli bastò per vedere il volto del suo amato Joon, la vita scivolò via da quel corpo che teneva stretto a sé. Sentì un vuoto dentro di sé, sentì mille lame conficcarsi nel trace e il cuore andare in frantumi, la testa gli stava scoppiando, il dolore che provava era immenso, inspiegabile, inconsolabile.
“No…no…” sussurrò.
Il corpo di Joonmyeon giaceva tra le sue braccia privo di vita.
“J-Joon…Joonmyeon. No. No. NOO! PADRE NO. RIPORTALO DA ME, TI PREGO. TI SUPPLICO” Gridò.
Gridò il suo dolore così forte che era sicuro che il Padre avesse sentito.
Gridò così forte il suo dolore che sentì le spalle squarciarsi e il corpo diventare debole. Si sentì cadere in un oscuro abisso.
 


*有情人终成眷属 : Le persone che si amano alla fine staranno insieme
 
  
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