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Autore: Echocide    28/09/2017    1 recensioni
Laki Maika'i è il modo in cui ad Alola augurano 'Buona Fortuna' e sono due parole che Adrien, Marinette e Nino si sentono dire quando iniziano il loro giro delle isole.
Adrien è un ragazzo misterioso, che sembra fuggire da qualcosa.
Marinette è una giovane di Kalos, trasferitasi assieme ai genitori.
Nino è il protetto del Kahuna Fu, deciso a dimostrare il suo valore.
Tre ragazzi.
Tre destini che si uniscono in una regione piena di misteri.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 3.071 (Fidipù)
Note: Alola a tutti! E si continua il viaggio ad Akala: lasciata la città di Kantai, i nostri baldi eroi giungono a Ohana e...beh, sappiamo tutti che Ohana significa famiglia. E famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato (Lilo e Stitch docet. Ok. Chiunque abbia giocato a Pokémon Sole e Luna l'ha pensato, vero?); inoltre c'è anche una nuova aggiunta al nostro gruppo di allenatori preferiti. Chi sarà mai?
Io, intanto, come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!

 

 

 

Marinette lasciò andare un lungo sospiro, osservando l’uomo in camice che, incurante della battaglia in corso, si stava muovendo fra la piccola calca che la lotta fra Nino e un allenatore aveva attirato: il professor Plagg sembrava aver trovato come attività della vita quella di metter su veri e propri giri di scommesse attorno alle loro lotte.
Aveva fatto lo stesso il giorno prima, quando Adrien era stato sfidato da una ragazza, poco dopo essere usciti dal Centro pokémon e lo stesso con lei, quella mattina, quando si era lasciata convincere da un ragazzino a intavolare con lui un piccolo match; Rowlet tubò allegro sulla sua spalla, facendo sorridere la ragazza che, alzando una mano, si mise a carezzargli il farfallino verde mentre lo sguardo celeste vagava attorno a sé, concentrandosi sulla mancanza di un qualcuno con lei.
Adrien se n’era andato quella mattina, volatilizzandosi come aveva fatto a Mele Mele.
Si era proposto come suo ragazzo e se n’era andato il giorno successivo.
Doveva ammettere che questo non giocava tanto a suo favore come possibile fidanzata.
Insomma se il ragazzo in questione fuggiva in quel modo…
«Oh» il sospiro la fece sobbalzare e voltare leggermente verso la fonte da cui era provenuto, osservando Adrien con un sorriso tranquillo in volto e un Eevee che, tranquillo, riposava sulla sua spalla destra: «E’ stato complicato raggiungervi» dichiarò, togliendosi lo zaino dalle spalle e poggiandolo con delicatezza vicino alla ragazza che, seduta per terra, l’osservava dal basso: «E nel mentre ho catturato questo piccolino» commentò il ragazzo, alzando una mano e carezzando la testa del pokémon: aveva una forma canide, con il pelo marrone e che era più folto attorno al collo, e di una colorazione più chiara; i grandi occhioni scuri si guardavano attorno curiosi, mentre muoveva le orecchie a ogni suono che percepiva, scodinzolando con la voluminosa coda.
Adrien le regalò un nuovo sorriso, scivolando poi al suo fianco e osservando Nino impegnato nella lotta, spostando poi l’attenzione su Plagg: «Cosa sta facendo quell’idiota?» borbottò, voltandosi verso Marinette e guardandola mentre negava con la testa: «Non dovevo chiedere?»
«Sc-scommesse» mormorò la ragazza, venendo accolta da uno starnuto del ragazzo: «Scusa» mormorò Marinette, prendendo Rowlet fra le braccia e alzandosi, indietreggiando di qualche passo, guardandosi attorno e cercando di ignorare lo sguardo divertito di Adrien: «Mh. Eri andato a caccia di un Eevee?»
«Cosa? Ah sì!» Adrien assentì con la testa, regalandole l’ennesimo sorriso e osservando il nuovo acquisto balzare giù dalla sua spalla, guardandosi poi curioso attorno a sé: «Com’è andata a voi?»
«Abbiamo avuto qualche sfida» mormorò la ragazza, incespicando sulle parole, mentre, posava il proprio pokémon sull’avambraccio e gli dava la spinta per spiccare il volo, osservandolo assorta mentre si librava nel cielo, e cercando di reprimere le domande che la sua mente stava formulando, una di seguito all’altra: «Siamo qui» bisbigliò, scrollando le spalle e abbozzando una specie di sorriso che, era certa, sembrava più una smorfia che altro.
Adrien la fissò, annuendo poi con calma e spostando lo sguardo sulla piccola folla di persone, che si stava diradando decretando così il finire della battaglia: il ragazzo si alzò, dandosi alcune pacche sui pantaloni e sorridendole: «Andiamo dal prode vincitore!» dichiarò, indicandole il loro amico mentre questi sorrideva a Popplio e la accoglieva a braccia aperte.
Poco lontano da lui, Plagg stava dando generose manate sulle spalle a uno spettatore, mentre questi contava i soldi e li passava poi a malincuore all’altro che, ghignante, li infilò nella tasca del camice: «Hai scommesso contro di me!» esclamò Nino, attirando l’attenzione del professore e fissandolo sconvolto: «Ti ho sentito quando hai puntato contro di me!»
«Beh, dovevo farlo» sentenziò Plagg, sorridendo al giovane allenatore e passandogli un braccio attorno alle spalle: «Altrimenti come avrei potuto recuperare tutti questi bei soldini?»
«Ti stai arricchendo sulle nostre spalle.»
«Non è vero» esclamò Plagg, allontanandosi dal ragazzo e portandosi una mano al cuore: «Non potrei mai sfruttare i miei allenatori per fare soldi. Mai e poi mai!»
«Pensi davvero che ci creda?» domandò Nino, sbuffando e negando con la testa, spostando poi l’attenzione sugli altri due: «Alla buon’ora! Ti stavamo dando per disperso, bro!»
«Ho avuto da fare.»
«Ehi, e quello?» Nino indicò l’Eevee che era balzato ai piedi di Adrien e, nascosto fra le gambe di questo, fissava i due umani con i grandi occhioni scuri: «Un Eevee? Quando…»
«Ah. Mentre vi raggiungevo sono stato assalito da un suo compagno e Litten l’aveva quasi sconfitto, quando ha richiamato…» il ragazzo si fermò, sorridendo e portandosi una mano alla nuca: «Beh, lui. L’altro è scappato e ho provato a catturarlo ed eccolo qua!»
«Ne voglio uno anche io.»
Plagg sbuffò, sistemandosi il cappellino in testa e posando poi le mani sui fianchi: «Magari dopo che siamo arrivati a Ohana, potrai andare a caccia di Eevee.»
«Ohana…» mormorò Nino, spostando lo sguardo su Adrien e ghignando divertito: «Significa famiglia…»
«E famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato» concluse Adrien per lui, battendo poi il cinque con l’altro e sorridendo, sotto lo sguardo attonito di Marinette che non comprendeva ciò che era appena successo davanti ai suoi occhi.
«Mi ero dimenticato di quello stupido detto» borbottò Plagg, sbuffando e superando i due, addentrandosi nel percorso che li avrebbe condotti al villaggio successivo; Marinette lo seguì, tenendo entrambe le mani sulla tracolla della borsa e fissando incantata ciò che la circondava: se ad Hau’oli i fiori la facevano da padrone, in quella zona di Akala era il verde che regnava.
La strada si districava e seguiva la conformazione naturale del terreno, snodandosi fra salite e discese, che macchie di erba alta si trovavano qua e là lungo la strada e, alle volte, quest’ultima si era prepotentemente fatta avanti e dominato la zona: «Immagino che a Kalos non c’è niente di tutto questo» mormorò Adrien, facendola trasalire e riportare alla realtà: «Guardi tutto con aria meravigliata.»
«Qui è…» la ragazza si fermò, scuotendo il capo e sospirando, mentre posava lo sguardo sul suo pokémon che, ad ali aperte, dominava il cielo sopra di loro: «Incontaminato? Selvaggio?» buttò lì, sorridendo appena: «A Kalos non si troverebbero simili percorsi, non fra due villaggi: sarebbero curati, tenuti sotto controllo mentre qui...» si fermò, scuotendo il capo con un espressione incredula in volto: «E’ tutto così libero.»
«Libero…» Adrien ripeté quella parola, facendosela scivolare sulla lingua e quasi assaporandola: «Hai ragione: ad Alola tutto sembra libero» commentò, sorridendo alla ragazza e poi spostando l’attenzione davanti a sé, osservando i muri in legno delle prime case del piccolo villaggio: «Ci siamo» decretò, facendole un cenno con il capo e raggiungendo poi il professore avanti a loro.
Marinette fissò le case, fermandosi sul ciglio della strada e osservando le abitazioni a due piani che delimitavano l’inizio del villaggio: Ohana era legno e quasi nell’aria si respirava l’odore denso di questo, scese velocemente la piccola discesa che la separava dagli altri, inciampando sui suoi stessi piedi e quasi rovinando a terra se non fosse stato per l’intervento tempestivo di Adrien che, allungate le braccia, la bloccò e le impedì la caduta.
«Benvenuti a Ohana» dichiarò Plagg, fermando davanti l’entrata del villaggio, le mani ben piantate suoi fianchi e lo sguardo sul villaggio davanti a sé: «Una piccola sosta prima di intraprendere le vostre Prove, che ne dite?»


Fissò lo schermo del grande televisore appeso alla parete, osservando il riflesso di ciò che c’era nella camera e muovendo svogliata un braccio per aria, osservando i propri movimenti nella superficie scura: «Mi sto annoiando» sentenziò, alzandosi di scatto e guardando la ragazza che, seduta composta al tavolino, la fissa in nervosa attesa: «Che possiamo fare?»
«Non so, Chloé» mormorò Sabrina, portandosi una mano ai capelli e giocherellando con questi: «Andiamo a fare shopping?»
«Bah» la bionda si alzò dal letto, incrociando le braccia e tamburellando le dita sulla pelle nuda, stringendo le labbra in una linea sottile e fissando davanti a sé: «Potremmo seguire Adrien. Che ne dici?» dichiarò, voltandosi verso l’altra ragazza con un sorriso allegro in volto: «Magari ha bisogno di qualcuno che lo aiuti con le prove e con i miei pokémon potrei farlo.»
«In verità, Chloé, gli allenatori che affrontano il giro…» iniziò la ragazza, alzandosi lentamente dalla sedia e osservando l’altra che, senza prestare alcuna attenzione a ciò che lei aveva detto, stava rovistando nei mobili, gettando di tutto e di più per terra con fare stizzito: «Che cosa stai cercando, Chloé?» domandò Sabrina, avvicinandosi titubante e tenendo le mani al petto, allungando il collo in modo da vedere quello che stava facendo la bionda: «Posso aiutarti?»
«Dove sono le mie pokéball? Dove sono i miei pokémon?»
«Li hai lasciati di là» mormorò la ragazza, indicando il piccolo salotto che fungeva da anticamera e balzando all’indietro quando, con in tutta rapidità, Chloé si alzò e marciò a passo spedito verso l’altra stanza: Sabrina ne fissò la schiena, non riuscendo a capire cosa la sua amica avesse in mente.


Plagg si portò il bicchiere alle labbra, ignorando gli sguardi in attesa dei tre ragazzi e bevendo, con tutta la calma che possedeva, il suo lemonsucco, indugiando poi con il bicchiere alzato e rimandando più di quanto poteva la discussione: «Immagino che vorrete parlare delle prove di Akala» mormorò, una volta abbassato il braccio e tenuto lo sguardo sul boccale vuoto: «Bene, vi informo che su quest’isola si svolgeranno tre prove, oltre alla Grande Prova che affronterete con Bridgette.»
«Tre prove?» domandò Adrien, annuendo con la testa: «Di che tipo?»
«Beh, a Kantai avete conosciuto Rose, la Capitana di tipo Erba» spiegò Plagg, lasciando andare il sorriso che aveva tenuto fino a quel momento e calandosi nei panni di guida: «Ma ci sono altri due Capitani: Alix, la Capitana di tipo Acqua, e Kim, il Capitano di tipo Fuoco.»
«Erba, acqua e fuoco» mormorò il biondo, annuendo lentamente con la testa: «Saranno prove interessanti» commentò con un sorriso sulle labbra e una luce avida negli occhi, quasi già a pregustarsi le sfide che, di lì a poco, avrebbero affrontato.
«La prima prova sarà quella di Alix e si terrà alla Collina Scrosciante» riprese Plagg, poggiando un gomito contro la spalliera della propria sedia: «Che raggiungeremo una volta usciti da Ohana e superata la Fattoria Ohana. E sì, si chiama così perché è subito dopo Ohana» spiegò brevemente l’uomo, sorridendo ai tre: «Siete liberi. Vi aspetto domattina per partire, fino ad allora non rompetemi. Fate finta che io non esista.»
«Il miglior professore di sempre» commentò Adrien, osservando l’uomo cambiare la propria postura e poggiare le spalle contro la spalliera della sedia e le mani sulla pancia, in una posizione di totale relax: «Beh, io pensavo di visitare un po’ Ohana, che significa famiglia…»
«E famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato.»
«Voi due, ne avrete ancora per molto?»
«Ma che cosa è?» domandò Marinette, osservando i due ragazzi e studiandone i volti sorridenti, in attesa di una risposta alla sua domanda: «Allora?»
«Beh, qualche tempo fa» iniziò Adrien, voltandosi completamente verso di lei e dedicandole così tutta l’attenzione: «Con Nino abbiamo visto un film e c’era un personaggio che diceva questa frase…»
«E da allora, ogni volta che per sbaglio sentono Ohana – che nella lingua antica di Alola, significa famiglia – questi due partono in quarta con quella battuta» concluse Plagg, strascicando le parole e concludendo il discorso con un sonoro sbadiglio: «Siete diventati davvero noiosi» bofonchiò, lasciando andare poi un lungo sospiro: «Sciò. Via. Andate a fare qualcosa. Levatevi di torno.»


Non riusciva a rimanere ferma.
Le mura del Tempio della Vita quasi sembravano inglobarla e non riusciva più a stare, più di tanto tempo, ferma nel luogo che chiamava casa.
Doveva muoversi, doveva…
Si guardò le zampe, senza neanche lei capire cosa avesse in mente.
Voleva rifugiarsi nel suo Tempio, ma stare lì era come soffocare.
Voleva uscire e muoversi per l’isola, ma questo non placava ciò che sentiva.
Che cosa voleva?
Si mosse nell’aria, vibrando il suo intero essere e senza trovare una risposta.
Scaglie luccicanti si staccarono dal suo corpo e caddero sulla terra come pioggia: Tapu Lele seguì con lo sguardo quella pioggia luminosa, non curandosi di ciò che sarebbe successo a chi ne fosse stato colpito.
Avrebbe curato qualche pokémon, ferito in una lotta?
Avrebbe innestato un qualche effetto venefico?
Non gli interessava.
Nulla le importava più.
Voleva solo trovare un po’ di calma.


«Prima che la città venisse costruita, qui i Tauros scorrazzavano liberamente in grandi gruppi» dichiarò la donna, mentre allungava una mano e carezzava la schiena del Miltank vicino a lei: la mucca rosa muggì felice, muovendo la figura piena con fare lento e goffo, facendo sorridere la ragazza: «Ohana è nata piano piano, dopo la Fattoria» mormorò, osservando sognante in lontananza verso la strada che portava fuori dal paese: «Beh, auguri per il tuo giro delle isole.»
Marinette annuì, sorridendo dolcemente e guardandosi attorno per il paese: non che ci fosse molto da fare in quel luogo, le era bastata una mezz’ora per girare quel manipolo di case dall’aria vissuta e, in vero, si domandava come facessero a resistere alle intemperie del tempo oppure ad Alola splendeva sempre il sole, come faceva presagire la campagna pubblicitaria della regione?
Scosse il capo, mentre raggiungeva velocemente la fine del paese e si fermò all’ingresso, da cui era entrata poco prima, poggiando una mano sull’arco che delimitava l’entrata e osservò la vegetazione che circondava il villaggio: andare a esplorare un po’ la zona e catturare qualche pokémon? Oppure…
Sentì una presa sul suo polso e un lieve strattone che la fece voltare con lo sguardo azzurro sgranato, pronta a metter mano alle proprie pokéball e far passare il più brutto quarto d’ora al malcapitato per merito di Growlithe ma la sua mano si fermò, quando il suo sguardo incontrò quello verde e divertito di Adrien: «Hai in mente di sfidarmi?» le domandò con una nota divertita, mentre la tirava lievemente in un punto nascosto: il ragazzo si poggiò contro il muro della casa, posandole le mani sui fianchi e osservandola negli occhi: «In effetti, avrei voglia di sfidarti…» mormorò, chinando un poco la testa e sfiorandole con le labbra la guancia: «Mi faresti vincere o saresti senza pietà?» continuò, spostandole i capelli e scendo lungo il collo, succhiandolo leggermente e sorridendo, quando la sentì sospirare di piacere: «Allora?»
«I-io…ecco…mh…»
Adrien sorrise, portandole indietro una ciocca di capelli e osservandola mentre posava ovunque lo sguardo tranne che sul suo viso: «Vediamo…» mormorò, posando nuovamente entrambe le mani sui fianchi e sorridendole: «Non saresti tipo da farmi vincere, no. Mi faresti sudare la mia vittoria…»
«Co-come se tu po-potessi battermi.»
«Non sfidarmi» dichiarò Adrien, chinandosi e baciandole la punta del naso, addossando poi la testa contro il muro della casa: «Immagino che sei curiosa di sapere dove sono sparito stamattina, vero?»
«N-no.»
«Ho incontrato un vecchio amico di famiglia» dichiarò il ragazzo, sorridendole dolcemente e intrecciando le mani dietro la schiena di Marinette: «Voleva parlarmi in privato e quindi…»
«Capisco.»
«Vorrei dirti di più, Marinette, ma…»
«N-non importa.»
Adrien si rabbuiò in volto, aprendo la bocca quasi come se volesse dire qualcosa ma si fermò con le labbra socchiuse, scuotendo la testa lentamente: «Io…» iniziò, fermandosi e tirandola contro di sé, facendo aderire maggiormente i loro corpi: «Domani dovrò andarmene di nuovo, devo…»
«Questioni di famiglia?»
La domanda della ragazza lo fece rimanere spiazzato, mentre annuiva lieve con la testa e le sorrideva appena: «Sì, questioni di famiglia» bisbigliò, chinando il capo e poggiando la fronte contro quella di lei, socchiudendo gli occhi: «Vorrei dirti tutto, però…» si fermò, inspirando profondamente: «Ciò significherebbe metterti in pericolo e, finché, non troverò una soluzione, io…»
Le dita di Marinette gli sfiorarono tremanti la guancia, quasi come se la ragazza avesse paura a toccarlo e Adrien riaprì gli occhi, incontrando lo sguardo celeste che lo fissava tranquillo: «Cosmog ha fatto il bravo?» gli domandò la ragazza, sorridendo appena.
«Quella peste ha cercato di scappare dallo zaino due volte. Due volte» borbottò Adrien, imbronciandosi quando notò la luce divertita nello sguardo di Marinette: «Mi farà diventare matto, sono sempre in ansia che possa scappare da un momento all’altro…»
«Adesso dove è?»
«Con Plagg» le rispose il ragazzo, dandole un bacio veloce e leggero sulle labbra, sorridendo quando vide le guance di lei tingersi di rosso: «A quanto pare condividono la passione per il cibo: uno mangia formaggio e l’altro si ingozza di pokégioli» precisò, chinandosi e posando nuovamente le labbra su quelle di Marinette: la strinse più forte che poteva, leccandole il contorno della bocca e incoraggiandola ad aprirsi a lui. La sentì sospirare estasiata fra le sue braccia, avvertendo le mani intrecciarsi attorno al suo collo e, spinta da un po’ di coraggio che aveva raccolto, approfondire il bacio: «Ti sei fatta audace» le mormorò contro la bocca, baciandola lieve e sentendo la risposta farfugliata di lei: «Mi piace.»
«Sì?»
«Sì.»
Marinette gli sorrise contro la bocca, baciandolo di propria iniziativa, quasi come se le sue parole l’avessero spinta a osare: Adrien la imitò, accogliendo la lingua di lei nella propria bocca e sentendola mentre lo stringeva più forte.
Marinette era come l’acqua e non riusciva a fare a meno di lei.
Era una droga.
Era…
Marinette.


«Marinette e Adrien dove sono?» domandò Nino, entrando nella stanza che avevano preso al Centro e osservando l’uomo stravaccato sul letto con il piccolo pokémon nebulosa posato vicino la testa che sonnecchiava tranquillo e beato.
«Secondo te?» gli chiese di rimando Plagg, senza aprire gli occhi o fare il minimo movimento: «Sicuramente stanno amoreggiando da qualche parte.»
Nino annuì, buttandosi su uno dei rimanenti tre letti e sospirò, mentre posava lo sguardo sulla grande vetrata che dava sulla famosa Fattoria di cui tutti parlavano in quel villaggio: i grandi pascoli erano rigogliosi e poteva vedere le mandrie di Tauros e Miltank che pascolavano tranquilli: «Secondo lei va bene?»
«Beh, perché no? Se l’ormone chiama…»
«Adrien…»
«Sì, a lui farebbe veramente bene scaricare un po’ di ormoni.»
«Professore.»
«Non le vuole dire niente, per ora» sbottò Plagg, aprendo pigramente un occhio e osservando il ragazzo: «Io non sono tanto d’accordo, sinceramente Marinette non mi sembra una delicata fanciulla, che non saprebbe affrontare tutto quello che c’è dietro ma…» si fermò, inspirando e lasciando andare l’aria: «Chi sono io per dirlo?»
«Conosco Marinette da poco, ma posso dire che non la prenderà bene.»
«Lo so, ma sai com’è fatto il tuo amico, no?»
«Purtroppo sì.»

 

   
 
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