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Autore: Sarck    28/09/2017    4 recensioni
Raccolta di confessioni a metà. Dichiarazioni più implicite, che esplicite, mentre l'estate giunge a termine.
***
1. Kageyama x Hinata: Twister (giallo) “Sta zitto, non sono io quello che cade sempre come un sacco di patate”
2. Akaashi x Bokuto: Overdose di Coca-Cola ghiacciata (verde) “Non si muore per un mal di pancia, Bokuto-san”
3. Oikawa x Iwaizumi: Ventilatore (arancione) “Non ti sopporto; sei davvero un esibizionista di merda”
4. Lev x Yaku: Car wash (giallo) “Glielo dico io da parte tua? Che ti piace o della votazione?”
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Koutaro Bokuto, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Ventilatore
Rating: arancione
Parole: 1.749 (questa è decisamente più di un flashfic)
Tipo di coppia: yaoi
Pairing: Oikawa x Iwaizumi (certe OTP non passano facilmente)
Prompt: "fa caldo, non dico certo di no, ma almeno le mutande le potevi tenere addosso". (Generatore causale di prompt Summer Time! Fanwriter.it). 
Note: appena ho letto il prompt ho subito pensato ad Oikawa, non ho idea del perchè. Il bonus era "parlare al ventilatore", ma ho deciso (perchè sono bulla pt.2) di prendere in prestito solo "ventilatore", per trarne questa OS sconclusionata. Doveva essere più comica che arancione (comunque, è un arancio molto lieve), ma Iwa-chan non me lo ha permesso. (Per chi se lo chiederà: Yo Kai Watch è un gioco per Nintendo - a cui personalmente ho giocato - , mentre Ff tipe-0 è Final Fantasy, un gioco per Playstation - a cui personalmente non ho giocato). In questa storia Oikawa e Iwaizumi sono ancora al secondo anno di liceo, questo perché me li immagino già come una coppia ufficiale al terzo anno.

 

 

 

 

Ventilatore

 

 

Il rumore della porta che viene spalancata, una frase acuta lasciata a metà che si espande nella stanza immobile; “Tooru, tutto ben…” e il conseguente silenzio. Poi ci sono le guance bollenti di Iwaizumi che si riempiono di sangue, le orecchie che pulsano e il respiro fermo in gola. C’è anche la bocca spalancata di Takeru oltre lo stipite e il Nintendo tenuto nella sua mano sinistra da cui proviene la flebile musicchetta di Yo Kai Watch - unico suono distinto in quell’imbarazzante silenzio – che cade per terra.

E’ Tooru, piegato in avanti, il torso scoperto, con la pancia aderente al ventilatore e le natiche premute contro il bacino di Hajime, a sollevare una mano, sgranare gli occhi e “non è come pensi, Takeru” giustificarsi. La voce in falsetto.

 

*

Da qualche giorno a questa parte Iwaizumi Hajime, studente del secondo anno dell’Aoba Johsai, asso e aspirante vicecapitano, ha un problema con il suo migliore amico. Con la schiena contro la porta di camera di Oikawa, chiusa di fretta e con eccessiva enfasi, tutto quello che riesce a pensare è: “anche oggi?”.

Solleva gli occhi al cielo e “va bene che fa caldo, non dico certo di no, ma almeno le mutande le potevi tenere addosso” grugnisce, mettendo più sconforto che riesce nella voce, cercando di guardare qualunque spazio del campo visivo non venga occupato dalla pelle diafana di Tooru. Il ventilatore acceso, posto a lato del letto, sembra un oggetto abbastanza interessante.

L’amico in risposta appoggia una mano sul fianco, inclina la testa di lato e osservandolo da sotto ciglia foltissime “come hai detto tu; fa caldo” enuncia sorridente, totalmente a suo agio. Poi si lascia cadere sul letto, a pancia in giù e “hai portato Ff type 0?” mugugna, con la faccia contro al cuscino.

Iwaizumi ha diciassette anni, scarse esperienze in fatto di ragazze, un migliore amico appiccicoso e, da qualche mese, pensieri decisamente troppo spinti nei riguardi di una pelle candida, morbidi capelli castani e delle labbra maliziose, fin troppo furbe per i suoi gusti. Per questa serie di ragioni rimane incollato alla porta per qualche secondo di troppo, gli occhi intenti a scivolare su quel sedere sodo lasciato lì in bella vista, alla fine di due cosce toniche e alla base di una schiena contratta e ampia. Discosta lo sguardo solo quando Tooru toglie il volto dal cuscino e con le guance ora arrossate “mmh?” mugugna, incitandolo a rispondere. Il sorriso che gli tende le labbra fa sentire Iwaizumi esposto, come se fosse lui quello totalmente nudo lì dentro.

Fa un passo avanti, sta per rispondere che sì, ha portato il gioco per la Play, ma poi Oikawa fa peso sugli avambracci e alza un po’ il busto, inarcando la schiena e un ciuffo di capelli gli ricade sugli occhi. Hajime boccheggia, con le gambe ancora divaricate per il passo appena compiuto, le mani sudate dentro le tasche dei pantaloncini, ricordando in quel momento che Oikawa aveva lasciato l’uscio totalmente aperto, nell’aspettarlo. Sente una strana contrazione allo stomaco e si ritrova a dire tutt’altro: “non è pericoloso stare a casa da solo così?”.
Nello stesso momento in cui pronuncia la frase si rende conto di aver dato voce ad un pensiero interiore che non aveva nulla a che fare con il loro dialogo.
Il problema è che chiunque sarebbe potuto entrare, prima di lui, e vederlo in quel modo.

Oikawa sbatte piano le palpebre e “che intendi, Iwa-chan?” domanda confuso.

Imbarazzato e non sapendo quale spiegazione dare per la sua affermazione fuori lungo, rimedia con un “niente, che sei il solito esibizionista di merda”. Camuffa il disagio tirando fuori dalla tasca il gioco e lanciandoglielo addosso. Fortunatamente non gli colpisce le natiche nude.

Si trascina verso di lui continuando a guardare altrove, le iridi che scattano irrequiete da un oggetto all’altro della stanza, pur di non guardare il corpo che le attrae implorando la loro attenzione. E’ per colpa di tale ostinazione a portare lo sguardo lontano dal letto, che non nota il lenzuolo che pende da un lato del materasso e finisce sotto al suo piede scalzo. Inciampa in esso ed è costretto ad allungare il braccio cercando di aggrapparsi a qualcosa per non cadere. Peccato che quello che afferra – se ne accorge dopo un attimo di spaesamento e un’occhiata più attenta - non è il materasso.

Uno squittio di Oikawa (“Iwa-chan, che fai?!”), una strana sensazione di calore sotto il palmo e poi il battito cardiaco prepotente, quando l’asso si rende conto di cosa ha appena afferrato. Le dita della sua mano sono impresse nella carne chiara del gluteo di Tooru. La pelle si abbassa lì dove i polpastrelli premono con più forza e Iwaizumi non riesce a schiodare lo sguardo, davvero, non ce la fa, perché sogna di afferrare quelle natiche e separarle con le sue mani fin troppi spesso negli ultimi mesi.

“Oikawa” la voce gli esce particolarmente bassa, sente le parole grattare in fondo alla gola e afferra anche con l’altra mano quei due muscoli tondi – la ragione lasciata oltre la porta di quella camera - , “cosa avresti fatto se fosse entrato qualcun altro?”, grugnisce tra i denti, assottigliando gli occhi.

“C-cosa?”

Non lo lascia neanche rispondere. “Non ti sopporto; sei davvero un esibizionista di merda”.

Stinge quella carne tra le mani ed è più morbida di quanto pensasse, così calda che per un attimo chiude gli occhi e si concentra solo sulle sue dita che stringono possessive le natiche del suo migliore amico.

“Ma I-Iwa-chan!” lo richiama Oikawa cercando di spostare il bacino, note acute, ma che gli scivolano addosso e non lo destabilizzano minimamente. Lo tiene fermo con più forza e allenta la pressione delle dita solo una volta sicuro che non si sarebbe più mosso, per far scorrere le mani in basso e poi di nuovo in alto, saggiando la pelle liscia che sfrega contro i suoi palmi ruvidi, callosi. Non si ferma al “cosa stai facendo?” tremulo, all’inarcarsi eccessivo della sua schiena e le dita artigliate al cuscino. Ha un’erezione costretta nei boxer - che vorrebbe liberare e strusciare con forza lungo il solco di quelle natiche - , le orecchie che pulsano e pupille che divorano il corpo che ha sotto agli occhi, ingorde. Poi Oikawa ruota il collo e solo a quel punto, quando un ansimo gli esce dalle labbra, Iwaizumi gli presta attenzione e solleva le ciglia. Tooru lo guarda con occhi liquidi oltre la spalla, i capelli a pendere disordinati sul lato sinistro del volto, le guance totalmente rosse e la bocca semiaperta. Non gli dice di togliersi.

E’ in quell’esatto momento che Iwaizumi Hajime - occhi fissi sul volto accaldato di Tooru, orecchie in cui continua a rimbalzare l’ansimo appena sentito e mani strette su un fondoschiena ora arrossato - comprende di aver perso la testa per il suo migliore amico.

Quello che succede dopo è un susseguirsi confuso di rumori, porta al piano di sotto che viene aperta e movimenti scomposti alla ricerca dei vestiti di Tooru.

“Idiota!” urla Iwaizumi lanciandosi giù dal letto. Afferra dei pantaloni a caso, appoggiati sulla sedia e glieli passa brusco. “Potevi dirmelo che stavano per arrivare tuo nipote e tua madre, cosa te ne stai in casa completamente nudo?”

“Iwa-chan, Takeru è un bambino e mia madre mi vede nudo da anni” è la risposta ridanciana di Tooru, mentre infila i pantaloncini sopra i boxer indossati di fretta e urla un saluto al piano di sotto.

“Appunto per quello: è piccolo, potrebbe scandalizzarsi e rimanere segnato a vita”.

“Oh, tu sei rimasto scandalizzato?” lo chiede sorridendo civettuolo e sbattendo le palpebre sulle pupille dilatate, mentre afferra la maglietta che Iwaizumi gli sta porgendo.

A questo punto della situazione ci sono due possibili risposte che il buon caro Iwa-chan, con un’erezione ancora in mezzo alle gambe, può dare. Quella scherzosa sarebbe la migliore, ma ha appena diciassette anni – e un’erezione in mezzo alle gambe -, scarse esperienze in fatto di ragazze – e un’erezione in mezzo alle gambe-, un migliore amico fin troppo malizioso e un’erezione in mezzo alle gambe. Soprattutto, un’erezione in mezzo alle gambe.

Tutto quello che fa è afferrarlo per un fianco, voltarlo e, piantandogli una mano in mezzo alle scapole, piegargli il busto leggermente in avanti per spingere il proprio bacino contro il suo fondoschiena. “Senti, come sono scandalizzato?” inizia a dire, sentendosi incredibilmente soddisfatto, sicuro di essere riuscito ad imbarazzarlo e chiudergli quella bella bocca, per una volta. Peccato che l’ultima parola venga interrotta da un rumore assurdo, un movimento scattoso delle braccia di Oikawa e un conseguente silenzio. Nella stanza solo il suono dei loro respiri accelerati, per due motivi diversi.

Rimane fermo così, non capendo la situazione, le mani ancora artigliate al bacino di Oikawa. Che fine ha fatto il rumore del ventilatore?

E’ a quel punto che si sporge oltre la schiena massiccia di Oikawa e comprende il movimento forsennato delle sue braccia, le imprecazioni che sono iniziate ad uscire dalla sua bocca e – soprattutto – la posizione del ventilatore, di cui si era completamente dimenticato. La maglietta, che Oikawa teneva in mano, in procinto di indossarla, prima che lui lo costringesse a voltarsi bruscamente, è incastrata nelle pale del ventilatore, ora ferme.

Allunga le braccia anche lui e cercando di tirare fuori il tessuto infilatosi nelle grate metalliche laccate di bianco, “come cazzo hai fatto?” chiede, ignorando di essere stato lui stesso a spingerlo involontariamente in avanti.

E’ esattamente in quel momento che Takeru spalanca la porta.

 

(Iwaizumi non dimenticherà facilmente il sottofondo musicale di Yo Kai Watch.)

 

 

***

Quella sera, nel buio della sua stanza, con solo lo schermo del cellulare ad illuminargli il volto, Iwaizumi sospira. Sullo schermo, sotto la scritta “Shittykawa” compare un nuovo messaggio.
Hajime ha le mani che gli tremano leggermente e la testa piena di pensieri, ma anche una sicurezza diversa dal solito, che lo fa respirare liberamente dopo tanto tempo.
Dopotutto, Oikawa non l’ha allontanato.
Digita velocemente sulla tastiera, poi, nervoso, spegne il telefono subito dopo aver cliccato “invio”, senza neanche aspettare la risposta di Oikawa. Butta la faccia nel cuscino, sbatte un paio di volte le punte dei piedi sul materasso e “dannazione” grugnisce contro il lattice, mordendo la federa per non urlare, le guance in fiamme. 

Nella casa affianco, in una camera su cui giacciono pezzi di un ventilatore smontato, sul pavimento, sullo schermo di un cellulare compaiono le parole: ‘perché sei troppo carino per girartene nudo in casa, quando potrebbe entrare chiunque e vederti. Questo intendevo, idiota’.

 

 

  
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