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Autore: LittleBunny    29/09/2017    1 recensioni
~ 3 ~
Era davvero arrabbiato in quel momento e immaginava che forse - forse -, avesse un tantino esagerato nel rivolgersi ad Ai che, anzi, gli aveva pure 'salvato la vita' - e ricordava piuttosto perfettamente la sua espressione dopo aver mangiato quella robaccia, quindi era davvero sicurissimo della cosa- e a pensarci... Sapeva piuttosto bene di aver scaricato tutte le sue frustrazioni su di lui. Il ragazzo dagli occhi eterocromatici non stava passando un bel periodo, proprio per niente, ma sapeva bene che non aveva il diritto di ferire i sentimenti delle persone - o almeno, di persone che non gli avessero fatto nulla di talmente grave di meritarsi un trattamento simile-.
... Davvero stava pensando ai sentimenti di uno sconosciuto? Dio... Come si era ridotto per via di quel Mikaze.
[Ranmaru x Ai + altre ship]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ai Mikaze, Ranmaru Kurosaki, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1 ~ Your Name



"....!..... !!"

Era da un po' che quel ragazzo aveva catturato la sua attenzione. Non sapeva se fosse per quello stile così eccentrico e particolare, almeno per uno come lui, che vestiva sempre in modo molto sobrio, con un abbigliamento caratterizzato prevalentemente dai colori pastello. Non credeva di aver mai visto una persona indossare così tanto nero in una volta sola.

"....? ...! ...?!"

Magari era anche quell'atteggiamento così scontroso e schivo. Insomma, aveva tutta l'aria di qualcuno che non voleva assolutamente che le persone gli stessero vicino.
... Aveva come l'impressione che potesse irritargli anche il semplice fatto che qualcuno respirasse la sua stessa aria. E infatti eccolo lì, seduto il più lontano possibile da tutto e da tutti, che rispondeva con un grugnito a chiunque osasse anche solo incrociare gli occhi con i suoi. Era in qualche modo affascinante quella scena. Sembrava, in qualche modo, di vedere un documentario sui gorilla che cercavano di prevalere l'uno sull'altro per determinare il capobranco.
Tuttavia, per quanto quell'aula fosse piena di gente all'apparenza poco raccomandabile, il paragone con i gorilla non poteva essere adatto al ragazzo con i capelli argentati : essi erano animali da branco e lui... Sembrava tutto fuorchè uno da 'branco'.

"... Quindi... Possibile che... ? ...!"

Ma più di tutto, la cosa che dava maggiormente nell'occhio era lo sguardo di quel ragazzo. Non solo per l'eterocromia ma anche per la sensazione che trasmettevano. Qualcuno, all'apparenza, poteva dire di vederci solo rabbia ed ostilità ma lui era convinto che ci fosse qualcosa oltre quelle emozioni.
Che magari si trattasse di...?

"... Aze? MIKAZE!"

Scosso dai suoi pensieri Ai sussultò lievemente, spostando finalmente l'attenzione sul professore. Notò subito il suo viso rossastro e, con un leggero cipiglio di preoccupazione, si chiese se il professore soffrisse di pressione alta o qualcosa del genere. Prima che potesse fare domande a riguardo e consigliare eventualmente qualche sorta di alimentazione che potesse aiutarlo a risolvere il problema, l'insegnante lo battè sul tempo.

"... Ai Mikaze. Ha sentito quello di cui le sto parlando da almeno 10 minuti?"

"A dir la verità, no. E' qualcosa di importante?" replicò senza battere ciglio l'azzurrino, fissandolo dritto negli occhi, con un'espressione fin troppo sincera e genuina.

Il professore tacque nuovamente mentre il rossore, se possibile, aumentò ulteriormente, insieme alla sudorazione, e gli occhiali nel frattempo si fecero via via più appannati. Il ragazzo, invece che spaventarsi, rimase abbastanza affascinato da quella strana reazione, il tutto senza sapere minimamente da dove fosse scaturita: sembrava quasi di vedere un vulcano in eruzione.
Il 'vulcano' però finì per reprimersi e, dopo una serie di respiri profondi, tornò ad avere un colorito quasi normale.

"... Signor Mikaze." esordì l'insegnante con voce bassa e isterica mentre si prese frettolosamente gli occhiali per pulirli con fare nervoso "... Il fatto di avere 'conoscenze in alto' non le dà il diritto di comportarsi come vuole. ORA. Spero che l'ora nell'aula di punizione la faccia riflettere. Buona giornata."

Senza che il ragazzino potesse in qualche modo ribattere, il docente uscì dall'aula, sbattendo abbastanza rumorosamente la porta.
Il sedicenne scrollò le spalle, lievemente seccato da quella situazione.
La sua era una buona scuola ma anche fin troppo severa. Non che fosse mai stato un problema per uno come lui, anzi, era proprio questa la cosa che più lo urtava di questa situazione.
Lui, che era sempre una persona in orario, aveva fatto in quei giorni una manciata di minuti di ritardo, per colpa di Natsuki che 'obbligava' lui e Syo a fermarsi a vedere le vetrine della nuova sala giochi, in particolare, nella macchinetta gancio stra colma di peluche carini.
Per quanto la cosa lo urtasse, fortunatamente, non aveva mai trovato nessun professore che badasse molto alla cosa - contando che il ritardo era davvero minimo e coincideva spesso con l'arrivo del docente e Ai è sempre stato uno studente modello, di cui nessun professore si è mai lamentato più di tanto- ma non quel giorno. Quel giorno, infatti, oltre al bloccarli davanti quei pupazzi zuccherosi, Natsuki convinse Syo a provare a vincere uno di quei 'esserini così carini e dolci', come amava chiamarli il ragazzone con gli occhiali.
Inutile dire che Syo non ci riuscì.
Inutile dire che il ritardo non fu di un paio di minuti ma di più.
Inutile dire che corsero all'impazzata per non farsi beccare dal professore.
Fortunatamente, Syo e Natsuki riuscirono ad entrare in aula in tempo mentre Ai, che era dietro di loro, finì per sbattere contro... Il professore in questione. Professore che, per qualche oscura ragione, non sembrava averlo in simpatia.
La cosa ancora più irritante? Lui era veloce, molto più veloce dei due suoi amici messi assieme, ma... Si era distratto.
Aveva visto una testa color argento e gli sembrò che fosse... Beh. Il ragazzo che ora sembrò aver deciso di dormicchiare sul banco di scuola.
La cosa per l'azzurrino era inconcepibile. Era così metodico, preciso... Come poteva lasciare che un ragazzo, che neanche conosceva, gli desse così tante seccature? Era impensabile.
... Tuttavia, la curiosità per l'albino non fece che aumentare ancora di più.
Così, senza battere ciglio, - procurandosi così delle occhiate miste ad ammirazione e terrore da parte degli altri compagni- decise di posizionarsi di fianco al ragazzo dagli occhi eterocromatici.
Appena si sedette, poggiò lo zaino sul banco e, dando l'ennesima occhiata al ragazzo, fece un sospiro, iniziando a sfruttare quell'ora di lezione extra per studiare.


**************

"... Che cavolo stai guardando?"

L'azzurrino non potè fare a meno di sussultare appena l'altro aprì la bocca, finalmente destato dal suo sonno.
Sarà stato lì una mezz'ora ma, nonostante l'impegno, non era riuscito in nessun modo a concentrarsi in pieno alla lettura, e la cosa lo infastidì non poco.
Non si capacitava di come, anche solo la presenza di una persona, potesse distrarlo fino a questo punto... Senza fare apparentemente nulla, per giunta.

"Guardavo la persona che mi sta distraendo." replicò senza battere ciglio l'azzurrino, chiudendo il libro di matematica che aveva calcolato fino ad un certo punto, mentre il ragazzo più grande stiracchiò le braccia come se nulla fosse.
Appena sentita la risposta, il ragazzo dagli occhi eterocromatici si voltò a fissarlo, alzando un sopracciglio, mostrando tutta la sua irritazione.

"... Scusami? Che diavolo stai dicendo?"
Nonostante il tono di voce minaccioso, il più minuto non sembrò essere per nulla spaventato e non abbassò minimamente lo sguardo, anzi, tenne il contato visivo il più possibile.

"Mi distrai. Hai qualche sorta di problema d'udito..?" chiese, senza alcuna malizia nella voce "Inoltre è per colpa tua se sono finito qui. Il minimo che puoi fare è dirmi come ti chiami, almeno."

Più Ai Mikaze parlava e più il ragazzo seduto di fronte a lui sembrava diventare rosso dalla rabbia.
L'aveva 'conosciuto' per qualche manciata di minuti e gli stava già facendo perdere le staffe.
E lui non era di certo famoso per la pazienza.
Di scatto, afferrò il bavero della camicia ma, prima che potesse urlargli contro le peggiori cose, il docente - uscito momentaneamente per andare al bagno - lo riprese e, a malincuore, fu costretto a mollare la presa.
Ai posò una mano sul suo petto, abbastanza confuso da quello che era appena successo.
Quella vicinanza era stata così... Strana.
Di sottecchi, posò lo sguardo nuovamente sul ragazzo di fianco a lui, che stava scarabocchiando in maniera piuttosto feroce su un foglio, in un vano tentativo di scaricare la rabbia.

"... Quindi non me lo vuoi dire?" sussurrò Ai, in modo da non farsi sentire dall'insegnante ma in maniera tale che l'altro sentisse.

L'albino smise subito di scarabocchiare, lanciandogli uno sguardo misto fra l'irritato e il confuso, che il più piccolo interpretò come il fatto che l'altro non l'aveva capito.

"... Il tuo nome. Non me lo puoi dire?"

Il ragazzo dagli occhi etero-cromatici gli lanciò un occhiataccia. Fece per aprire bocca, come se volesse lanciargli contro i peggiori insulti... Ma si bloccò. Visto che era stato appena ripreso e visto il poco interesse nel ripassare, l'azzurrino dedusse che non ci tenesse proprio a fare un'altra ora di lezione extra.

"... Se te lo dico, ti starai zitto fino a fine lezione?" chiese in tono frustrato, tornando a fissare il ragazzino, che annuì con fare pacato.

Così si ritrovò a sospirare pesantemente, massaggiandosi la fronte con fare stanco, in maniera così intensa che Ai Mikaze si chiese se stesse per sentirsi male. Quando fece per domandarglielo, però, l'altro lo battè sul tempo.

"Kurosaki. Ranmaru Kurosaki."

*******************

"Perchè sei finito in punizione?"

Era appena riuscito ad aprire la portiera della macchina quando suo padre gli pose quella domanda.
Domanda a cui Ai non rispose, anzi, sembrò quasi più interessato a sedersi e sistemarsi la cintura di sicurezza.
Camus fece partire la macchina, avviandosi verso casa e, non ricevendo risposta, aprì nuovamente bocca.

"... Ai, perchè sei finito in punizione? Non è da te." mormorò il biondo e, nonostante la sua attenzione fosse posta sulla strada, quando poteva lanciava delle leggere occhiate al figlio sul sedile affianco.

Ai inspirò profondamente, per poi scrollare le spalle: dare delle scocciature al genitore era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.

"... Natsuki ci ha fatto fare tardi per via della sua insana passione per gli oggetti carini. Stavolta più del solito. E sono andato a sbattere sul professore sbagliato al momento sbagliato. Tutto qui."

"... Hm. Capisco"

Il padre non sembrò dubitare della sua versione - in quanto conosceva bene che tipi fossero gli amici d'infanzia del figlio- e ad Ai non sembrò il caso di aggiungere altro. Entrambi non erano persone particolarmente calorose e spesso finivano a rimanere in completo silenzio ma era comunque un silenzio che al ragazzo non dispiaceva, in quanto mai colmo di disagio.
... Tuttavia, quel silenzio sembrò un po' diverso dagli altri.

"Mi ha chiamato il professore. Sembrava molto irritato dal tuo comportamento. Sicuro che sia tutto qui? Non devi aggiungere altro?"

Il ragazzino si arricciò un ciuffo di capelli fra le dita, con fare pensieroso. Capiva bene quell'apprensione da parte di Camus, era più che normale. Non solo era il suo tutore, ma era diventato il preside della scuola di quell'anno. Sapeva bene quanto ci avesse lavorato per quel posto e... Tutto avrebbe fatto, fuorchè dargli problemi.

"Non so perchè quel professore ce l'abbia così tanto con me, ma... Non... Succederà più. Non avrai più problemi per colpa mia."

Il tono di voce si fece lievemente più sottile, mentre lo sguardo dell'azzurrino si piantò verso le sue gambe, mentre le dita erano impegnati suoi suoi capelli, immersi in chissà quali pensieri.
Camus, forse capendo il comportamento strano di Ai, gli diede un buffetto sulla guancia, approfittando del semaforo rosso.

"Basta con quel muso, è davvero sgradevole. So che non hai mentito e so che quel professore è abbastanza... Particolare. Quindi non dargli motivo per chiamarmi nuovamente. Chiaro?"

Notevolmente più rilassato, il ragazzino annuì con la testa, poggiando la testa sullo schienale, mentre la sua mano smise finalmente di tormentarsi i capelli. Avrebbe sicuramente fatto in modo che una situazione del genere, non si sarebbe più presentata.

"... Per il resto? Com'è andata? Hai fatto nuove conoscenze?"

A quella domanda, Ai si voltò verso il padre e, istintivamente, la sua mano si posò sul petto. Gli venne istintivamente in mente quando Ranmaru l'aveva afferrato. Era stato un comportamento da vero maleducato, contando che lui non gli aveva fatto assolutamente niente ma... Non riusciva, per qualche oscura ragione, a smettere di pensare al fatto che, anche se per un breve istante, i loro visi erano... Molto vicini.
Stavolta, il ragazzo non riuscì a rispondere alla domanda, in quanto un vivido rossore lo colpì in pieno viso.




~~Note dell'autrice~~
Tanti auguri RanRan!! (ᗒᗨᗕ)
Yay, sono riuscita a scrivere il primo capitolo di questa storia nata per caso, per il suo compleanno ~
Allora dunque... Vorrei dare qualche indicazione per capire meglio la mia storia. (ノ≧ڡ≦)
Ai, Syo e Natsuki hanno 16 anni, Ranmaru ne ha 18 e Camus ne ha... 33! Ora Camus è un daddy di tutto rispetto, eh eh. (≖ᴗ≖✿)
Alcune cose sono /ovviamente/ abbastanza diverse dalla storia originale , per quanto riguarda il loro background, ( non ci sono androidi, ne gatti powah,etc.)
Ad ogni modo, spero che la mia storia possa piacere a qualcuno e... Spero recensirete in tanti!!  (✿╹◡╹)
Ringrazio tantissimo le mie amiche che mi hanno aiutato a correggere la storia e tutte le altre che hanno continuato a sostenermi.  (♡^▽^♡)
Detto questo... Ci vediamo al prossimo capitolo ヾ(^∇^)
   
 
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