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Autore: Caramell_    29/09/2017    1 recensioni
John e Sherlock crescono assieme una bambina, Violet Holmes fa la nonna e Mycroft, semplicemente, perde la testa per Greg.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Coppie: Mycroft/Greg + John/Sherlock
Parole: 1853
Rating: Verde













 
Greg è circondato da imbecilli, non c’è altra spiegazione. Solleva lo sguardo dall’enorme fascicolo che sta esaminando e allunga l’occhio oltre la porta finestra. Vede Sally (quella strega) e Anderson (ma che, Anderson, sul serio? Dovrebbe esaminare cadaveri, non giocare a morra come il peggiore degli ubriaconi londinesi) e una buona metà di tutto il dipartimento mentre bisbigliano cospiranti, le schiene arcuate sul tavolo del centralino (il centralino, per Dio) e le mani chiuse a pugno. È mezz’ora che vanno avanti a quel modo e Greg comincia ad essere stufo del loro continuo chiacchiericcio.
Quella mattinata è cominciata in modo orribile, sono le dieci e Greg ha già esaurito la pazienza. Arriva alle loro spalle silenzioso come il migliore dei ladri, la bocca tutta storta e la faccia di uno che aspetta il primo pretesto per litigare. È appena sente il suo nome sussurrato che sibila indignato - Che diavolo state combinando? - a parecchi di loro quasi viene un infarto. Greg ne è estremamente compiaciuto. Anderson tira fuori un urletto davvero poco virile, sbatte gli occhi così velocemente che a Sally vien la paura che possa essere caduto in shock - Non facevamo niente, capo - dice, e una delle sopracciglia di Greg si solleva fino alla fronte - Niente di niente - ripete e poi, a sentirlo ringhiare basso, si disperdono tutti come piccole paperelle (Promemoria: Chiamare Sherlock, sì, farli mettere un poco in riga a suon di insulti)
Quindi sì, Greg è circondato da imbecilli nullafacenti ed è per questo che si sorprende molto quando, più di due ore dopo, uno meno imbecille degli altri bussa alla porta del suo ufficio.
Mycroft ha il portamento elegante di certi lord che la sera, stravaccato sul divano, Greg vede danzare alla televisione, tutti impomatati e in giacca e cravatta. Ha un fascicolo scuro infilato sotto al braccio e due energumeni cattivissimi che gli coprono le spalle. Greg non può che esserne intimidito.
Mycroft lo fissa dall’alto della sua perfezione, dice - Ispettore, perdoni il disturbo - e Greg vorrebbe dirgli di andare al diavolo (È una delle sue giornate no, maledizione, avrà pur il diritto di essere indiavolato col mondo) ma niente, annuisce - Ho qui un caso che potrebbe interessarle - e Greg solleva un occhio, sorpreso, afferra il fascicolo dalle sue dita pallidissime - E perché lo sta dando a me? - (Il Signore che il suo orgoglio gli ha impedito di aggiungere rimbomba nella sua testa in modo estremamente imbarazzante) Stavolta è il turno di Mycroft di rimanere perplesso - Non credo di capire
- Perché non lo porta a Sherlock? Sono sicuro che potrà esserle molto più utile di me - al che Mycroft sembra offendersi a morte, inarca le sopracciglia, le labbra e Greg lancia uno sguardo preoccupato ai giganti che lo piantonano, tira un impercettibile sospiro di sollievo quando li vede immobili come statue. Mycroft, però, sembra ancora irritato. Dice, tutto contrito - Mi dispiace che lei si sottovaluti così, Ispettore. Io, al contrario suo, ho un’enorme fiducia in lei - Greg spalanca un poco la bocca, le palpebre - Oh - sussurra e si impone di non arrossire come una donnicciola - La ringrazio, allora. Io uhm darò un’occhiata al caso, sa, e, e-
Gli occhi di Mycroft paiono accendersi d’un botto - Accetta, dunque?
- Certo, sì - balbetta Greg - Ovviamente
E Mycroft sussurra - Meraviglioso - come se fosse davvero felice e Greg gli avesse appena salvato il culo - La ringrazio, Ispettore - poi sorride, no, nel senso che sorride davvero e Greg rimane imbambolato così, la faccia accaldata e la bocca semiaperta, mentre osserva l’elegante figura di Mycroft lasciare Scotland Yard. Riprende a respirare solo quando quelle sue due bestie gli chiudono la porta alle spalle.
 
 
 
 
Sally non si fida di quel Mycroft. È un Holmes e gli Holmes, nella sua esperienza, non portano che guai. Psicopatici fino all’osso e strambi, parecchio strambi. Basta guardare Sherlock. E suo fratello, suo fratello è uguale. Anzi, si dice, forse lo supera in stramberia. Si presenta alla centrale come minimo una volta alla settimana e chiede di vedere Greg. Non accetta di parlare con nessun altro e le guardie super palestrate che si porta dietro ogni tanto non lasciano dubbi sull’interpretazione delle sue parole. Mycroft Holmes parla per ordini e, come tali, vanno rispettati ed eseguiti senza fiatare.
In verità, Sally ci ha messo un po’ a collegare i pezzi - meno di Anderson, questo è sicuro, ma comunque (Non è mai stata un’aquila, lo ammette) Il fratello dello strambo ha una cotta per Greg e il solo pensarlo le fa venire la pelle d’oca. Storce la bocca, contrita e osserva Mycroft Holmes arrivare in centrale - di nuovo - e infilarsi furtivo nell’ufficio di Greg, colletto tutto inamidato e scorta annessa.
Suppone che i pettegolezzi, a quel punto, diventino normali. Le scommesse, forse, un poco meno, però, beh, sono estremamente divertenti. Anderson ha scommesso che Mycroft non ci proverà nemmeno, a chiedergli un appuntamento, ma Sally scema non è - Dieci sterline - ha detto e la faccia di Anderson s’è ricoperta di chiazze. Chissà, si dice, spiandoli da lontano - Mycroft ha un sorrisino strainquietante appiccicato alla faccia e Greg l’espressione del peggiore dei pesci lessi - magari potrebbe aumentare a cinquanta. È sempre stata brava a scommettere.
 
 
 
 
Mycroft ci mette più di un mese, a fare la prima mossa (Greg il caso l’ha risolto, com’era prevedibile e si ritrova così sprovvisto di appigli) ma prima di riuscirci, tremori, salivazione azzerata e pacchetto completo, riserva per sé un piccolo consulto. Da John. (A Baker Street Mycroft sogghigna nemmeno troppo velatamente. A quel modo, si dice, prende due piccioni con una fava - indispettire Sherlock, dopotutto, è una specie di secondo lavoro)
A John, manco a dirlo, prende una paresi. Si blocca così, in mezzo al loro salotto, la tazza di tè infilata tra le dita e una pantofola sola appiccicata la piede. Mycroft solleva un solo sopracciglio, lancia a Sherlock uno sguardo al metà tra il compassionevole e il compassionevole. Sherlock sbuffa, irritato - John, per l’amor del cielo! - E John scuote un poco la testa, apre e chiude la bocca - Io - deglutisce - mi dispiace. È solo che è così inaspettato che- Sherlock, dall’altro capo della stanza, manco a dirlo, borbotta come un bambino, il sedere all’aria e la faccia seppellita tra i cuscini del divano. John è convinto abbia detto qualcosa del tipo inaspettato un piffero. Non ha davvero idea di dove possa averlo imparato.
Mycroft, però, ha ancora quel suo sopracciglio sollevato - È in grado di aiutarmi o essere arrivato fino a qui è stata solo un’immane perdita di tempo?
Sherlock apre un occhio - Ogni tua visita, Mycroft, è un’immane perdita di tempo - e John respira piano, rigurgita il suo tè ormai freddo, mentre Mycroft, più stizzito di quello che dà a vedere, sbatte l’ombrello sul loro bellissimo pavimento, fa dietrofront.
John sembra riprendersi giusto in tempo, quasi grida - Lo inviti a cena - occhiata scettica - o a pranzo - altra occhiata scettica - Insomma, lo inviti e basta
Mycroft è immobile come uno stoccafisso (Sherlock ne riderebbe se tutto quello non fosse così mortalmente noioso) Dice - Quindi lei suppone che il mio interesse sia ricambiato - ma John, a quel punto, è praticamente paonazzo e balbetta - Io uhm non- non-
Mycroft sussurra un “benissimo” che è tutto diabolico e (è un sorriso quello? ma che, sul serio? miodio) poi - Mi è stato estremamente utile, dottore, la ringrazio
John, comunque, ancora non c’ha capito niente e passa praticamente tutti i due giorni successivi a viziare e coccolare Sherlock che, per un qualche motivo assurdo e inconcepibile (per lui, almeno) non fa che guardarlo storto. Ouch.
 
 
 
 
Il volto di Greg è uno spettacolo per gli occhi anche se, ovviamente, Mycroft sa di essere di parte. Questa volta (e, di nuovo: John) ha deciso che la scorta non è necessaria e che è più che capace di chiedere a Greg di uscire senza fare la figura dell’imbecille (grazie, Sherlock)
Sguscia nel suo ufficio provando, e con successo, a non farsi beccare da quell’arpia bisbetica che Greg ha come secondo. Lo trova piegato sulla scrivania, la schiena ricurva, i capelli tutti spettinati a coprirgli la fronte e già così tutte le sue sinapsi vanno in tilt (e, di nuovo, il piccolo Sherlock nella sua testa - Patetico) Greg lo saluta con un sorriso incerto - Mycroft - dice e il suo nome, davvero, non gli è mai sembrato così bello - Ha bisogno di qualcosa?
- Oh io, non questa volta, Ispettore - per la regina, Mycroft, un po’ di contegno! Sembri John. Respira - Avevo solo bisogno di vederla
Greg schiude un poco gli occhi, sorpreso. Non ha mai visto Mycroft nervoso, se non nelle situazioni di estremo, grave pericolo e quella sua faccia contrita, allora, non fa che metterlo in ansia.
- Aveva bisogno di vedermi - ripete, come se non ci credesse e si aspettasse una sciagura da un momento all’altro.
- Esatto - mormora Mycroft e si stira col palmo la giacca, tira un poco il colletto inamidato - Vorrei che accettasse di uscire con me, uno di questi giorni - e la bocca di Greg si schiude in una piccola o perfetta - Lei vorrebbe-
- E, se non le dispiace, mi piacerebbe cominciare a chiamarla per nome. Credo che, ormai, formalità simili non siano più necessarie - tiene gli occhi bassi, la testa un poco a ciondoloni mentre Greg, dal canto suo, pare essersi dimenticato, tutto d’un botto, com’è che si respira. La sua cassa toracica fa come un rumore di scoppio e i suoi polmoni prendono a collassare su se stessi e il suo cuore, dio, il suo cuore comincia a correre e a correre, non si ferma più.
Il silenzio che ne segue è uno di quelli parecchio imbarazzanti. Greg arrossisce fino alla punta dei capelli e Mycroft, con gli occhi puntati nei suoi, comincia a pensare, a quel punto, che la sua sia stata davvero una pessima idea. Si schiarisce la gola, chiaramente in imbarazzo - Devo dedurre che sia un no?
Greg riprende l’uso della parola per miracolo - No, io- è solo che non pensavo-
- Posso sperare, allora? - e Greg si avvicina un poco a lui, non si sente più le gambe, lo guarda in faccia, gli occhi accesi, le guance tirate, e sorride piano, morbido - Accetto volentieri - poi ridacchia, la voce flebile e si sente una ragazzina, pensa che non sta dando proprio una buona impressione di se stesso - Entrambe le offerte - e il viso di Mycroft si spacca in due, gli afferra una mano e le sue dita sono caldissime, ustionanti, dice - Ti ringrazio, Gregory - e gli bacia piano il palmo, lo guarda come se qualcosa di importante, nella sua vita, si fosse finalmente realizzato. E Greg non ci può fare niente, arrossisce tutto e, inconsapevolmente, fa vincere a Sally Donovan la più grande scommessa della storia di Scotland Yard.
 
 
 
 


 

  
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