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Autore: RoryJackson    29/09/2017    10 recensioni
"Chi sei?" Chiese una voce dietro di lei. Era una voce maschile, calda e profonda, stranamente umana. Rory si fermò impietrita. Possibile che fosse lui...? Girò il viso verso la voce la quale proveniva effettivamente dalla creatura, completamente sveglia e all'impiedi.
Questa volta, Rory, poté ben vedere gli occhi della creatura: dalla forma leggermente triangolare, confinavano con il muso beige. Le iridi rosse come il fuoco. - CAP 1
"Tu non sei in grado di spezzare un giuramento" constatò la giovane, placando in un momento l'animo di Shadow, [...] "Io mi fido di te" - CAP 10
Shadow: un essere tanto temibile eppure tanto umano. Un riccio dal cuore indurito per l'ingiustizia subita da parte degli uomini e che, per questo, odia con tutto se stesso. Riuscirà mai a cambiare idea?
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il telefono da polso, nascosto dal lungo guanto della pipistrella, vibrava incessantemente da più di mezz’ora, infastidendola immensamente. Impossibilitata a rispondere, dovette ignorare la chiamata fino all’atterraggio che tanto agognava. Avvistato finalmente il rifugio di Sonic e dei suoi compagni, non vide l’ora di posare la biondina che stava trascinando in volo da troppo tempo, a causa del quale, per quanto fosse fisicamente dotata, cominciava a non reggerne più il suo peso.
“Siamo arrivati”, esclamò lei, per dare principalmente sollievo a se stessa e, più precisamente, alle sue braccia, piuttosto che offrirne alla giovane che teneva stretta. Jessica guardò in basso, verso la lugubre e cadente casetta di legno e mattoni poco sotto di loro, inarcando un sopracciglio. Non proferì nulla, ma aveva seri dubbi sulla destinazione che, a quanto pareva, avevano raggiunto. Rouge posò la giovane con delicatezza sul prato e finalmente poté poggiare i piedi al suolo e percepire il terreno sotto i tacchi. Sembrava impossibile che tutto ciò potesse darle una simile benessere, eppure anche le spie - nonché ladre di gioielli - riuscivano a trovare una forma di consolazione in situazioni elementari come quelle.
Dopo aver stiracchiato le braccia, la pipistrellina si avviò con andatura sensuale verso la porta decadente della piccola casetta e picchiò le nocche sulle assi di legno che la componevano.
Dalla porta uscì una graziosa e minuta coniglietta dal manto giallino, dalle grandi e lunghe orecchie che cadevano penzoloni dietro la schiena, con indosso un vestitino arancione e il colletto ornato da un fiocchetto celeste. Portava in braccio una specie di animaletto azzurro che l’umana non riuscì a catalogare. Di sicuro non assomigliava a nessuno degli animali terrestri esistenti, ma la bionda lo trovò comunque adorabile: era grande circa due mele e lo si poteva tenere tra i palmi delle mani. La testolina, a forma di goccia e alla cui punta era posta una piccola sfera dorata, era grande quasi quanto il resto del corpo paffuto. Aveva due piccole ali lilla, poste dietro la schiena, e indossava un papillon rosso pastello. I due erano accompagnati un ragazzo umano, dall’espressione basita in volto, che Jessica conosceva fin troppo bene.
“Christian?! Ma che ci fai tu qui?” domandò lei, bloccando il ragazzo che stava per porle lo stesso quesito. “Questo non è il rifugio di Sonic?” chiese poi alla pipistrella, dal momento che quest’ultima le aveva rivelato la meta quando erano ancora in volo.
“Sì, signorina, è la nostra casa”, rispose la coniglietta gialla con la sua solita vocina gentile. Jessica si intenerì alla vista di quella minuscola e affabile creaturina, dimenticando in un lampo la questione in sospeso con Christian.
“Ciao, piccola! Io sono Jessica!” esclamò la bionda, piegandosi leggermente e poggiando i palmi sulle ginocchia, “come ti chiami?” rivolgendole questa domanda quasi come se stesse avendo a che fare con una semplice bambina umana, anziché un coniglio.
“Io sono Cream!” rispose squillante la piccolina, “e questo è il mio amico Cheese, è un Chao!”
Il minuscolo esserino azzurro squittì un acuto Chao Chao, sotto gli occhi increduli ed allo stesso tempo addolciti dell’umana. Quell’animaletto sembrava essere uscito direttamente da un cartone per ragazzini.
“Bene, ora che sono state fatte le presentazioni, io devo andare…” fece la pipistrella, con fare sbrigativo. Infine si alzò nuovamente in volo, ma prima che potesse allontanarsi definitivamente, Jessica la ringraziò per averla portata in un luogo sicuro. Rouge la liquidò con un sorriso malandrino e con un gesto della mano a mo’ di saluto.
Dopo essersi assicurata di essere abbastanza in alto per non poter essere ascoltata né vista, una volta preparatasi all’incombente sfuriata dal suo superiore, rispose alla chiamata cosicché terminasse quel perpetuo disturbo al polso, esclamando: “Qui agente Rouge, parlo con la G.U.N.?”
Al ricevitore rispose una voce maschile cupa, affilata e che dimostrava essere abbastanza in là con gli anni. Ma stranamente tranquilla, nonostante il tono autorevole, tipico di un generale.
“Agente Rouge, qui è il comandante”. Sul volto della pipistrella si dipinse una leggera smorfia stupita. “Raggiunga la base centrale, adesso. Passo e chiudo”.

***

“Shadow…” azzardò lei, dispiaciuta, gettando una fugace occhiata su di lui. Il riccio nero, che tuttora aveva dipinta sul volto un’espressione austera, non rispose e continuava percorrere la strada a grandi falcate, scivolando sul terreno grazie alle sue scarpe speciali. Era trascorsa circa un’ora da quando avevano lasciato quel luogo e, per l’ennesima volta, avevano sventato i vili propositi del dottore. Ormai avevano gli smeraldi del caos: Sonic e Tails si sarebbero occupati di rimandare a casa lo scienziato.
Non ricevendo alcun responso dal suo amico, Rory abbassò lo sguardo. Dopodiché, con coraggio, si costrinse a guardarlo in viso, mormorando: “Mi dispiace…”  
Ma se il suo era un tentativo volto a calmare i bollenti spiriti, poteva tranquillamente darlo per fallito: quell’espressione non fece altro che alterare di nuovo i nervi del riccio, che da poco stavano incominciando a distendersi, facendola sentire ancora di più in colpa. Shadow strinse i denti e non le rivolse neanche una parola finché non giunsero in una piccola radura fiorita, dopodiché la fece scendere cosicché potesse avviarsi dentro da sola.
“Dove siamo?”
“Al rifugio di Sonic e dei suoi amichetti”, fu la semplice e netta risposta del nero. Niente di più, niente di meno. Il riccio bicolore si avviò veloce verso il portone d’ingresso di quella che aveva l’aspetto di una casa abbandonata da decenni, intimandole di seguirlo. Bussò più volte al portone, con insistenza e con così tanta forza da far tremare le mura dell’abitazione.
Ad aprire fu la coniglietta Cream, la quale, dopo aver dato una veloce occhiata verso i due, esclamò, gentile e sorridente: “Ciao, io sono Cream, e lui è Cheese!” disse, presentando la creaturina, la quale, con un piccolo balzo, agitò la zampetta a mo’ di saluto e squittì un sonoro quanto acuto: “Chao Chao!”
“Cream, chi è alla porta?” chiese un’altra giovane - benché fosse leggermente più matura - voce. Alle spalle della bambina, comparve una riccia di colore rosa confetto, la stessa che vide nelle immagini trasmesse durante quel servizio che Rory trovò ingiurioso nei confronti del compagno.
“Amy, sono il signor Shadow e...”
“Oh, sono Rory”, rispose la giovane, amabilmente.
“Rory!” finì la coniglietta di rimando all’amica.
“Molto piacere, io sono Amy!” disse la riccia con un sorriso e accennandole un saluto.
Shadow, che nel frattempo era rimasto lì solennemente in silenzio, ascoltò disinteressato, a braccia conserte, quel giro di presentazioni. Sul volto aveva dipinta un’espressione a dir poco corrucciata. Quando quel teatrino finì, entrò nella casa senza neanche chiedere il permesso. Amy spalancò gli occhi per l’indignazione, dovendo spostarsi affinché non venisse spinta altrove dal riccio.
Dopo circa qualche secondo, la giovane chiese il permesso alle due creaturine di entrare, le quali la scortarono all’interno, seguendo il riccio che aveva ormai varcato l’androne che portava ad una scalinata di legno scricchiolante e poco illuminata. L’interno di quell’abitazione era piuttosto lugubre e malmesso. Era di certo inabitabile per qualsiasi essere umano vivente, innanzitutto perché non conteneva alcun mobilio atto a riporre oggetti e se ce ne fosse stato, sicuramente sarebbe parso consunto dal tempo come tutto il resto, e poi non vi era traccia di manutenzione se non una leggera spolveratina ai pavimenti. Quando, invece, arrivarono in fondo alla scalinata, circa un piano sotto terra, Rory fu investita da un’ondata di luce che, essendo i suoi occhi abituati al buio, l’accecò per qualche istante.
Erano arrivati ad un corridoio ben illuminato, grazie ai faretti posti al soffitto. Il pavimento in piastrelle simile al parquet chiaro rendeva l’ambiente ancora più luminoso e ampio, mentre l’intonaco alle pareti era di un rilassante color avorio.
Dopo aver attraversato il lungo andito e dopo aver superato diverse porte di legno poste parallele tra loro, Amy varcò una delle tante che era, diversamente dalle altre, aperta. Ad aspettarla c’erano Jessica, seduta su una delle sedie di quella stanza molto simile ad un salottino terrestre, e straordinariamente anche Christian che fissava con fare particolarmente astioso Shadow. Un temperamento che non sfuggì né al riccio, il quale gli rivolse a sua volta uno sguardo torvo né alla ragazza, alquanto spaesata. Vi era un divano di stoffa ad angolo, un tavolino con qualche sedia dall’altra parte della sala e diversi mobili in legno.
La bionda si avventò sull’amica, avvolgendola in un abbraccio soffocante, esclamando in un tono che esprimeva tutta l’angoscia che aveva provato e l’attuale sollievo nel constatare che la sua migliore amica si fosse salvata: “Ciccia! Ero così preoccupata!”
Ma Rory era già consapevole di ciò che stava per avvenire e si preparò per l’imminente terzo grado targato Jessica.
“Come stai? Dove sei stata? Perché ci hai messo tanto…?” E un’altra sfilza di domande che se la mora non l’avesse interrotta, sarebbe durata ben oltre le otto ore di agonia.
“Jess, sto bene, sono stata con Shadow, è tutto a posto”, rispose lei, sospirando rumorosamente per quell’apprensione del tutto fuori luogo, tuttavia non riuscì a non sorridere. Jessica aveva i suoi pregi ed i suoi difetti, come tutti gli esseri umani. Ma sapeva sempre come dimostrare affetto, verso chiunque. “A proposito: che ci fate voi qui?”
“Mi ha accompagnato Rouge, l’amica di Shadow”, rispose la bionda dopo aver finalmente mollato la presa, infine si rivolse al riccio per ringraziarlo per aver protetto Rory. Quest’ultimo sbuffò distogliendo lo sguardo, dopodiché si mise a braccia conserte.
“E tu?” continuò la mora verso l’amico.
“È una storia lunga”, si limitò a dire il ragazzo, vago.
“Come mai hai degli smeraldi del caos?” chiese una voce maschile giovane, lievemente rauca, alle sue spalle. Dietro di lei vi era un echidna rosso, appoggiato sullo stipite della porta. Rory fissò le gemme che teneva tuttora strette tra le braccia. Ma prima che lei potesse rispondere, Tails - che teneva stretta in braccio la borsa di Rory, che aveva lasciato sul Tornado X - e Sonic varcarono l’atrio, entrando nel salottino, il primo con un sorriso gentile in volto, l’altro con un’espressione puramente impertinente.
“Knuckles, tranquillo. La ragazza di Shadow ci ha aiutati a sistemare Eggman come si deve!” a parlare fu il blu, provocando all’istante l’ira del già di per sé adirato riccio nero. Rory non poteva credere alle sue orecchie. La… ragazza di Shadow? Si era forse persa qualcosa? Christian non riuscì a non storcere il naso a tal pensiero, ma cercò di non dar a vedere eccessivamente il suo fastidio.
“È stata una trovata geniale, davvero”, fece a questo punto Tails, entusiasta, forse per smorzare l’opinione completamente sfacciata del compagno. “Rischiosa, ma geniale”.
A quel punto, la collera di Shadow arrivò al culmine della sua sopportazione e, colto da un sentimento di furia improvviso, sotto gli occhi esterrefatti dei presenti, si avventò contro la piccola volpe, la quale fu costretta a lasciare la presa della borsa, portandogli una mano alla gola e trascinandolo all’istante contro il muro adiacente. Tails, che era ben più debole del suo aggressore, tentò invano di togliersi quel guanto di dosso, causando tuttavia l’effetto opposto. Il riccio nero, preso da una rabbia cieca, strinse la presa, impedendogli di respirare.

***

“Shadow!” esclamarono all’unisono Sonic e Rory, quest’ultima mosse qualche passo verso il compagno ancor prima che il blu potesse intervenire per salvare l’amico e scatenare quella che sarebbe stata l’ennesima violenta diatriba tra il lui e il nero. “Lascialo andare, che cosa ti ha fatto?!”
Ma il riccio non rispose e continuò a stringere forte il collo della volpe indifesa, strozzandola.
“Shadow, ti prego, lascialo!” ripeté la giovane, terrorizzata all’idea che il suo compagno potesse spingersi tanto da arrivare al punto di non ritorno. D’un tratto, il suo sguardo incontrò quello cremisi furibondo del compagno, non trovando, tuttavia, traccia alcuna di quello scintillio di pazzia che, durante lo scontro con lo scienziato, aveva osato sfumare i suoi occhi. La ragazza si passò una mano tra i capelli, disperata, ed esclamò: “Non è colpa sua, prenditela con me, piuttosto!”
Ma il riccio nero non volle sentirne di allentare la stretta. Mentre tutti assistevano alla scena scioccati e proprio mentre Sonic decise di frapporsi tra i due, Rory, volitiva, si lanciò su di lui velocemente, posandogli una mano sull’arto teso su Tails, per strattonarlo. Con un solo movimento del braccio, Shadow lasciò la presa dalla volpe, per poi spingere via la ragazza con abbastanza violenza da farla scivolare lungo il pavimento, facendo cadere gli smeraldi del caos che ancora teneva tra le braccia. Sonic si lanciò dietro di lei, affinché la giovane non andasse a sbattere la testa contro la parete.
“Rory!” esclamarono all’unisono Jessica e Christian, basiti, mentre quest’ultimo corse verso di lei, per aiutarla a stare seduta. La mora lo spostò gentilmente con una mano, rifiutando il suo aiuto con orgoglio mentre con un cenno del capo gli fece intendere che non doveva intromettersi, infine ringraziò il riccio blu per aver arrestato il capitombolo.
Nel frattempo che il nero si allontanò da lui per fare qualche passo verso Rory, Tails cadde a terra, stremato, portandosi una mano alla gola sofferente, emettendo qualche suono roco.
“Credi di essere nella posizione di dirmi cosa devo fare?” sbottò infuriato il nero contro la giovane, che nel frattempo si era rimessa in piedi, massaggiandosi la schiena dolente. Shadow aveva di nuovo sottolineato la differenza che c’era tra lui e lei, e questo la faceva imbestialire. Al diavolo tutto: decise di rispondere.
“Ehi, impost…”
“Non ti intromettere, Sonic” lo bloccò l’umana, che a stento riusciva a trattenere un’espressione furiosa, dopodiché si rivolse di nuovo al compagno, esclamando alterata e arrabbiata come non mai contro quel riccio: “E tu credi che prendersela con Tails sia una cosa normale?”
Sul viso aveva dipinta una smorfia furibonda così accentuata da trasformarle il volto: sembrava una tigre imbizzarrita.
“Oppure, ci sono: ti si è fuso il cervello, te lo sei bevuto, l’hai digerito e l’hai espulso con l’urina, forse?” continuò lei, furente, gesticolando animatamente e tentando con tutte le sue forze di non cadere nel dialettale. L’influenza del suo popolo d’origine prendeva il sopravvento solo quando era veramente infuriata.
Tutti i presenti rimasero pressoché sconvolti: quella ragazza stava davvero rivolgendo quelle parole a Shadow? Persino quest’ultimo strabuzzò gli occhi, meravigliato e al contempo innervosito per quell’impertinenza. Nel frattempo, Rory, solo qualche attimo dopo aver detto quella frase, capì di aver probabilmente un tantino esagerato. Ma quel che era fatto, ormai, era fatto e Shadow se le meritava tutte quelle parole. Quest’ultimo digrignò i denti e strinse i pugni, avvicinandosi pericolosamente alla giovane, la quale giurò di aver visto delle scosse elettriche solcare i guanti del nero. Pur tuttavia, non gli diede la soddisfazione di arretrare e mostrare neanche il più sottile timore nei suoi confronti. Nel frattempo, Amy si avvicinò all’amico, che fissava terrorizzato le spalle del suo aggressore e l’umana che aveva di fronte, per aiutarlo ad alzarsi e ad allontanarsi da lì.
“Continui ancora a giudicarmi? Non hai capito un bel niente!” scattò feroce il riccio bicolore, le mani tremanti.
“Ma da che pulpito viene la predica!” ribatté lei, esacerbata, puntandogli il dito. “Tu non fai altro che guardarmi dall’alto in basso, continuando a tenermi il muso, nonostante io ti abbia chiesto scusa!”
Shadow la fissò stravolto, ammutolito, così come il resto del gruppo. Nessuno si era mai azzardato a dirgli certe cose e sentirle dire da lei fu come un fulmine in ciel sereno.
Per la prima volta nella sua vita, un sentimento ben lontano dalla rabbia avvertì penetrare sotto pelle. Un sentimento che proprio non poteva accettare di provare, non nei confronti di quella stupida. Ed era la profonda sofferenza che si percepisce quando si viene feriti da qualcuno. Era quasi come se una miriade di dardi incandescenti si fossero incastrati nelle sue carni, logorandogli il manto pece, poi i muscoli ed, infine, le ossa, come un essere condannato alla forca. Ma il suo senso di dignità gli impediva di mostrare alcuna traccia di quel dolore, così come il suo ego non voleva accettare di averle permesso di scavare così a fondo nella sua corazza, indistruttibile per tutti. Sperava tanto che questa sua, come la definiva lui, debolezza non fosse stata intravista, ma lo sguardo colpevole della giovane fu la netta conferma del contrario.
Un profondo silenzio calò in quella sala. Un vuoto che fece dilatare così tanto il tempo da farlo sembrare un’eternità. E senza neanche emettere un suono, il riccio nero lasciò la stanza, sbattendo la porta dietro di sé, così forte da far cadere un bel po’ di intonaco sul pavimento.

***

Rory, dopo un breve lasso di tempo passato a guardare l’uscio, ormai chiuso, che conduceva al corridoio, abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore, ricacciando indietro le lacrime prossime ad uscire. Una parte di lei voleva mettere da parte l’orgoglio e seguirlo, per chiedergli di nuovo scusa. L’altra, invece, la costringeva a stare lì, immobile, impossibilitata a fare anche un solo passo. Si sentì le gambe molli, come se i piedi fossero così pesanti da renderla incapace di muoverli di un millimetro. Dopodiché, con gli occhi vitrei puntati verso il nulla, riprese gli smeraldi del caos e si costrinse a parlare, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
“A chi posso darli questi?”
“Li prendo io”, fu la pronta risposta di Knuckles, il quale, una volta presi, scomparve, allontanandosi da quella baraonda che era ormai diventato il salotto.
Rory si avvicinò verso Tails, piegandosi sulle ginocchia di fronte a lui, per osservare rammaricata i segni profondi lasciati dalle dita del riccio nero.
“Mi dispiace, Tails…” mormorò la ragazza. La volpe, leggermente a disagio per quel contatto ravvicinato, scosse il capo energicamente e disse: “Non hai di che scusarti”.
“Posso chiederti come fai a stargli vicino?” chiese Amy, incredula per quanta confidenza avesse con Shadow e quanto coraggio Rory aveva dimostrato nell’affrontarlo, e incollerita, per l’ingiustizia subita dal giovane inventore.
Rory sbatté le palpebre, incerta, e disse: “Beh… con me non si è mai comportato così. È successo una sola volta che perdesse le staffe, ma dopo mi chiese scusa”.
“Shadow ti ha chiesto scusa? È davvero in grado di farlo?!” esclamò la riccia, scioccata. La giovane aggrottò la fronte, stranita sia per il tono usato nel porre la questione sia per quell’insolita curiosità, sicché non poté fare a meno di raccontare a tutti le loro vicende, esponendo con minuziosità ogni particolare riguardo il loro primo incontro, il rapimento di Eggman, il litigio con Shadow a causa del quale fu ferita duramente da lui, le sue scuse e il ritorno a casa. Tutti quanti ascoltarono il racconto con estrema sollecitudine.
“Quindi tu gli hai salvato la vita”, disse Sonic, finora rimasto in disparte poggiato con le spalle alla parete, prestando attenzione alla loro storia. Dopodiché si avvicinò al gruppo con un leggero sorriso biricchino. Rory gli rivolse un’occhiata imbarazzata e fece spallucce. Proprio come il compagno dal manto ebano, non amava essere dipinta come un’eroina.
“Beh, in compenso lui mi ha protetto e aiutato veramente tante volte, tipo questa sera...”
“Quella di combattere Eggman da sola è stata una mossa davvero coraggiosa”, ribatté lui, alzando il pollice in segno di apprezzamento. La giovane scosse il capo in segno di diniego.
“Sono stata una sprovveduta... non ho fatto altro che farlo arrabbiare”.
“Non ti abbattere! È grazie a te se abbiamo gli smeraldi”, insistette il riccio con convinzione.
Fu Jessica ad intromettersi nella conversazione questa volta, chiedendo: “Sonic, in che senso Rory lo ha combattuto?”
L’amica si portò una mano al viso, facendola ben aderire alla fronte, preparandosi all’imminente ramanzina targata Jessica. Tails spiegò a tutti cosa fosse accaduto durante la battaglia, meravigliando coloro che non avevano assistito allo scontro. Il risultato fu che la bionda, dopo aver strabuzzato gli occhi e aggrottato la fronte in un’espressione a dir poco esterrefatta, esclamò atterrita verso l’amica: “E tu mi hai detto che andava tutto bene e che non dovevo preoccuparmi?”
Christian alzò gli occhi al cielo e passandosi per il nervosismo una mano tra i capelli, sistemandoli allo stesso tempo, sbottò dicendo: “Sei forse impazzita, Ro? Come ti è saltato in mente?!”
Rory tentò di nascondere un piccolo sorriso incerto, invano. La bionda si mise le mani ai fianchi, tentando di calmarsi, dopodiché continuò affermando: “Sei incorreggibile... comunque avrai capito perché Shadow se la sia presa con Tails, no?”
Quel piccolo sorriso sul viso della mora apparve tanto rapidamente e altrettanto prontamente scomparve. Ovvio che l’aveva capito.
Sospirò, alzandosi per poi avviarsi alla porta d’uscita.
“Vado... a prendere una boccata d’aria”, mormorò, sperando tanto che lui non se ne fosse andato.











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Angolo dell'autriciah! 
Gentili donzelle e baldi giovini, come ve la passate? Sono di nuovo io! Pensavate di esservi liberati di me? E invece NOH. 
Bene, dopo questo ritorno in scena, volevo dedicare questo angolino a tutti coloro che stanno seguendo con in loro insostituibile amore questa sciocchezza di <3 Siete stupendi. In particolare a chi ultimamente ha messo la storia tra le preferite e chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti :) Lo apprezzo davvero tanto! E spero che continuiate a farlo. Io mi impegnerò aggiornare a ritmo costante (questa volta aggiornerò tra il 28 ottobre ed il 3 novembre. Quella settimana lì, insomma).
Come dico sempre: se trovare errori, non esitate a segnalarli! 
Un bacione caloroso,
Rory

   
 
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