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Autore: vesta    29/09/2017    0 recensioni
Lei non sopporta lui.
Lui non sopporta lei.
Come possono non amarsi?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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ALEX
“Hei Alex!”
“Ciao amico!”
“Ciao Alex!”

E vari altri saluti mi accolgono quando entro nell’aula della prima tortura della giornata: biologia!

Ricambio i vari saluti e scambio altri convenevoli con i miei compagni di classe mentre tutti aspettiamo che si presenti il professore, cosa che spero avvenga il più tardi possibile.
 
Sono già passati dieci minuti dal suono che preannunciava l’inizio della lezione, ma del professore ancora nessuna traccia…

I miei amici ed io ci siamo spostati in fondo all’aula, su dei banchi non utilizzati, per occupare il tempo. Una coppia sta giocando a carte, altri tre stanno combinando qualcosa di non ben definito con del cibo, io ed altri, invece, stiamo discutendo, abbastanza animatamente, su chi sia il pugile migliore di tutti i tempi.

“Ragazzi non sarebbe meglio se qualcuno andasse ad avvisare che il professore non è ancora arrivato?” Propone ad un tratto Sissi e, vari miei compagni di classe, cominciano a ponderare la proposta finendo tutti con il fissarmi.

“Beh io penso che si, sia il caso d’avvisare e chi meglio de-‘’

“Si si… Ho capito, ho capito vado io… ‘chi meglio del rappresentante di classe’, giusto?” Interrompo e completo ciò che stava dicendo Caleb.

In un clima di divertimento generale, dovuto alla scena appena vissuta, salto giù dal banco sopra al quale sono seduto, ma prima che possa avviarmi qualcosa attira la mia attenzione vicino alla porta.
Una macchia rossa, troppo rossa, continua ad ondeggiare dentro e fuori dalla porta.

Caleb, notando probabilmente il mio sguardo smarrito puntato verso la porta, salta giù dal banco, mi raggiunge e, battendomi su una spalla, mi chiede: ’’Che c’è amico? Fifa?”

La sua risposta, però, non la ottiene da me, ma dalle dirette interessate, come del resto l’intera classe.
 
HOPE
“Taylor! Basta fare la bambina!”
“Hope! Basta fare la mamma!”
 
Dopo che Taylor ed io siamo entrate a scuola, ho notato che era meglio se prima di mandarla a lezione l’avessi resa almeno apparentemente ‘presentabile’, questo mio grande spirito d’osservazione fu risvegliato dalla sua plateale spaccata nel bel mezzo dell’atrio ridendo ed urlando: “Gira tutto qui!! Che bello mi hai portato alle giostre!” … Chiamatemi pure Sherlock…

Così l’ho portata nel bar della scuola. Mary, la barista, non ci fa domande sul motivo per cui non siamo a lezione, discrezione data probabilmente dalla conoscenza dell’elemento che mi ritrovo davanti insieme ad una tazza enorme di caffè bollente che ho ordinato.

“Non mi piace il caffè!” Questo è ciò che Taylor ripete da minuti ininterrottamente.

“Lo so che non ti piace, ma ti serve!” La canzono allora io. Il caffè, infatti, è l’unica cosa che, adesso come adesso, potrebbe renderla, non certo in grado d’intendere e volere, ma almeno di stare in piedi e rendersi conto che non siamo in un lunapark!

“Ok…” Oh cielo miracolo! È rinsavita!

“Ma solo se mi dai tre BUONE motivazioni” conclude lei, marcando più di tutte la parola ‘buone’ ed appoggiandosi con le braccia incrociate alla sedia. 

Scherzavo… Niente miracolo, è ancora un’idiota…

“Uno: siamo in ritardo a lezione e a te non servono altre note disciplinari. Due: non sei per niente in grado di andare a lezione conciata come sei. Tre: sei fatta alle otto di mattina quindi bevi sto cazzo di caffè e vai a lezione!” Sbotto alla fine.

“Ok ok… mammina” Risponde lei con finta indifferenza portandosi alla bocca la tazza di caffè.
 


Dieci minuti dopo siamo nel corridoio della scuola.

“Devo proprio?” Chiede per la decima volta da quando abbiamo lasciato il bar sbadigliando.

“Si, devi proprio” Le rispondo per la decima volta accelerando il passo.

“Perché??” Cambia domanda, il che non sarebbe un problema, almeno non è la stessa domanda per l’undicesima volta, ma è un problema se si ferma in mezzo al corridoio alzando la voce.

La raggiungo a passi svelti, mi avvicino a lei il più possibile, alzo la testa, mi domando perché chi è già alto si debba anche mettere dei trampoli, e le rispondo a bassa voce, ma molto ferma.
“Devi andare, perché se salti ancora delle ore di lezione ti espelleranno! Capito?! Caput! Finish! Stop, fine della corsa! I tuoi genitori avranno un cavolo di motivo per mandarti in un collegio correttivo chissà dove!”

“…” Taylor per tutta risposta mi fissa e poi distoglie lo sguardo.

“Allora… Cos’hai alla prima ora?” Le chiedo con un sorriso, perché alla fine queste cose le sa benissimo, ma come una bambina è in continua ricerca di conferme ed attenzioni.

“Biologia” mi risponde lei.
La prendo quindi per mano e ci dirigiamo verso l’aula, pregando tutte le divinità di questo mondo che l’insegnante non sia ancora arrivato…
 

“Hope dai… Insomma è sconveniente… Nel bel mezzo della scuola, tenermi per mano così spudoratamente!”
“Taylor! Cavoli la vuoi smettere di fare l’idiota per una volta?!” Le lascio la mano di scatto.
“Oh allora il nostro amore vale così poco per te?” Si mette a fare la melodrammatica…
“Sto cercando di salvarti da un futuro orribile, quindi puoi farmi il favore almeno di abbassare la voce?” La ammonisco mentre cerco di spiare dallo spazio rimasto aperto della porta dell’aula di biologia.
“Mi ami davvero allora!” Urla lei buttandomisi addosso e, così facendo, colpisco la porta aprendola, ma mi tiro subito indietro.
“Taylor mollami!” Mi metto ad urlare anch’io visibilmente infastidita.
Taylor perciò mi lascia e continua a ridere. Sono contenta che almeno una delle due si stia divertendo!

Dopo aver mandato uno sguardo truce a Taylor per assicurarmi che stia buona, infilo un po’ la testa nell’aula e non c’è traccia del professore.

“Bene, signorina Taylor sono felice di annunciarle che è salva! Non è ancora arrivato, quindi infilati subito in classe senza farti notare troppo e… buona giornata!” Le comunico dopo aver ritratto la mia testa dall’aula con un sorriso stampato in faccia. Sorriso che, però, scompare prima di subito…

Subito dopo averle annunciato la grande notizia Taylor, ignorando palesemente tutto ciò che le ho detto, mi salta addosso e, non aspettandomelo minimamente, finisco per terra dentro l’aula di biologia con lo sguardo di tutta la classe punta addosso, ma, ovviamente, l’unico che sento e che mi provoca istantaneamente un brivido per tutto il corpo, è uno sguardo di ghiaccio, mente in tutta l’aula risuona solo la voce di Taylor:

“Ti amo Hope!”




 
  
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