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Autore: giamma21    29/09/2017    2 recensioni
"Forse fu per l’occasione, o perché entrambi inconsapevolmente si erano avvicinati “quel poco in più”, che le coccole si trasformarono in baci, sfuggenti ma travolgenti, ingenui ma consapevoli, e in carezze tanto caute quanto pericolose. Logan aveva sempre rinnegato l’attrazione per il migliore amico, come mai si era lasciato andare? Aveva bisogno di amare, tanto quanto ne aveva Toby. Nessuno si aspettava che due anni dopo, due migliori amici sarebbero stati degli estranei."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Poco prima che la sua visione si offuscasse, Logan ebbe l’impressione di essere tornato al Rainbow, il locale dove era stato aggredito insieme al suo amico Toby. Le sensazioni erano le stesse: battito del cuore fuori controllo, sudore gelido, incapacità di reagire. E pensare che se i due ragazzi fossero usciti dieci minuti dopo o prima, avrebbero potuto evitare il gruppo di assalitori. Il destino aveva voluto così, però. Quella era un’amicizia non destinata a durare, e lo avevano dimostrato i taglienti colpi di quegli individui disturbati.
“Frocio”, “Succhiacazzi”, “Pigliainculo”, erano solo alcuni dei diversi e creativi soprannomi che erano stati rivolti a Toby e Logan prima di passare alle mani, e alle spranghe di legno.
Già, perché a spedire Logan in coma fu il colpo duro di un robusto bastone, che gli aveva provocato una commozione cerebrale. E per rendere le cose più sgradevoli, il dottor Stewart gli aveva spiegato come le conseguenze di quel trauma lo avrebbero accompagnato per il resto della sua vita, o quasi. Con alcuni postumi come l’ansia e i disturbi del sonno aveva imparato a conviverci, mentre con l’irritabilità intermittente non c’era niente da fare; passare da uno stato d’animo sereno ad uno di rabbia e odio improvviso era la cosa più fastidiosa del mondo, per Logan. Prima era solare ed energico. Ora era statico, appassito, traumatizzato.
Ecco perché sentirsi così lo aveva fatto svenire: troppe informazioni allo stesso tempo. Nel suo cervello si era disfatto l’equilibrio.
Poco a poco, Logan riuscì ad aprire gli occhi. Si trovava nella sua camera, e dalle finestre filtravano i colori della sera. L’orologio al fianco del letto segnava la data del giorno dopo allo svenimento.
Merda, sono rimasto così per un giorno, puzzo da far schifo.
Oltre alle condizioni igieniche migliorabili, al ragazzo brontolava lo stomaco.
-Cibo…- esordì in silenzio, trascinandosi fuori dalle coperte blu.
Entrò in bagno e si spogliò dei vestiti sudati, gettandosi sotto l’acqua calda della doccia. Il calore che pervase il suo corpo lo fece rilassare, sciogliendo i suoi nervi tesi, ripulendolo di quel giorno tremendo.
Terminata la riflessiva doccia, sotto la quale riuscì a sistemare un po’ le idee nel cervello, si cambiò e fece per scendere in salotto.
I pantaloni grigi della tuta accarezzavano le sue piccole, ma sufficientemente muscolose gambe, mentre la maglia a maniche lunghe metteva in mostra il suo recente calo di peso. Doveva assolutamente recuperare le vecchie abitudini. Scendendo le scale, Logan rallentò il passo abbastanza per poter sentire le voci di qualcuno nella cucina.
-E’ stato così improvviso, comunque- diceva la madre ad un ragazzo.
-Già, è questo che mi ha spaventato di più. Forse era un segno della Natura, tipo nei confronti dell’inquinamento- replicò questo, con un tono inquisitorio e curioso.
Per un attimo, Logan pensò di aver riconosciuto quella voce, ma non ne era certo. Decise quindi di proseguire verso la porta mezz’aperta della stanza e capire chi fosse l’ospite misterioso.
 
24 DICEMBRE, 20:45
Toby Duval aspettava impaziente che il migliore amico sbucasse dal giardino della sua casa. Entrambi sarebbero dovuti andare, quella stessa sera, in un locale gay per il quale avevano ottenuto due ingressi. Tecnicamente nessuno dei due aveva ancora 18 anni, ma l’amica etero del gruppo, Vanessa, era riuscita a farsi il dj del locale (sorprendentemente etero) ad una festa; tra i due per un po’ c’era stata una storiella, terminata qualche giorno prima che Vanessa desse i pass a Toby.
-Non vi consiglio di fare il nome di Mark, o potrebbero cambiare idea. Fingetevi due adulti- aveva consigliato la ragazza agli amici, l’ultimo giorno di scuola.
-Oh allora mi sa che Logan dovrà abbandonarmi in questa “fuga colorata”. La maturità non è proprio il tuo forte, vero Wolverine?- chiese Toby, ridacchiando. Logan gli diede un colpetto alla spalla.
Wolverine era il suo soprannome da quando un giorno aveva colpito una porta a scuola così forte da lasciare il segno delle sue nocche, come se avesse trafitto il legno con delle lame invisibili. Vanessa lo aveva medicato con quel che poteva e i tre avevano promesso di non dirlo a nessuno. Da allora lo sgabuzzino della palestra non era più stato lo stesso per loro.
Finalmente, dopo quella che era sembrata un’eternità, ecco che Logan sgattaiolo fuori dal suo giardino, indossando una camicia bianca sotto la sua giacca di pelle, che faceva risaltare il suo volto dolce.
-Carino- commentò Toby con un piccolo sorriso, mentre nella mente visualizzò per qualche istante uno scenario piccante insieme al suo amico. D’altronde lo aveva sempre ritenuto il suo ragazzo ideale, nonostante l’altro si mostrasse contrario su quel punto. Non voleva rovinare la loro amicizia, che durava dai tempi della quinta elementare, quando Toby si era appena trasferito. Nonostante ciò, prima che si confessasse qualche possibile attrazione, i due si erano “esercitati” con baci, carezze, e cose così.
-Finalmente, mia mamma non se ne andava più. Mi aveva trattenuto per sapere se mi sentivo con qualcuno. Sì, certo, magari. Le ho detto che volevo andare a letto per sognare un po’- spiegò Logan salendo in macchina. Toby trattenne una risata e sospirò.
-Mi dispiace Wolverine, troverai il tuo ragazzo ideale un giorno-.
Logan sistemò la cintura.
-Sento della aggressività passiva nelle tue parole-.
Questa volta risero entrambi, e continuarono a scherzare durante il viaggio intero. Giunti al Rainbow, trovarono un parcheggio non troppo lontano e si avviarono.
-Promettimi che se entriamo, non ci divideremo- disse Toby, stringendo la mano di Logan.
-Mai e poi mai T-.
Il locale era apparentemente piccolo, ma una larga sezione era in oscurità per via della radura. Essendo relativamente presto, c’erano ancora poche persone fuori, quindi i due aspettarono un po’ prima di approcciare il bodyguard all’ingresso. Le luci al neon poste sulle finestre illuminavano di rosa e rosso il giardinetto che circondava il Rainbow.
Man mano arrivavano ragazzi e ragazze, drag queen e aspiranti drag queen, facendo sentire Logan leggermente estraneo da quel gruppo di individui. Tuttavia, c’era dell’altro nel suo timore: curiosità.
Nella fila che si era formata per entrare, Toby aveva fatto amicizia con chi li circondava, e tutti trasmettevano umori positivi e voglia di divertirsi.
-E’ impossibile che tu abbia diciassette anni, ne dimostri almeno ventidue!- illustrò incredulo un bel biondino a Toby. In effetti Toby sembrava più grande, forse per via della barba curata, dei capelli lisciati di lato e dell’abbigliamento semi-formale che sapeva portare alla grande. Poteva passare per un universitario, alla peggio.
-Tu invece quanti anni hai?- chiese Logan, con un sorriso infastidito al biondo. Non gli piaceva granché, perché ci stava esplicitamente provando da un po’ con il suo amico, e si comportava da ochetta.
Il ragazzo lo guardò con un sorriso forzato e rispose in modo poco convincente di avere 18 anni.
Toby ci chiacchierò ancora un po’, prima di giungere alla biglietteria.
Il buttafuori squadrò sia lui che Logan, strizzando un po’ gli occhi.
La tensione sui loro volti era tangibile. Mister Muscolo li esaminò per qualche altro secondo (forse più per controllare la mercanzia) e poi li fece passare ai biglietti.  
Dietro un bancone in legno li aveva accolti una ragazza carina con i capelli viola. Era simpatica e attenta nell’accogliere i clienti, ballando di tanto in tanto a ritmo con la musica della discoteca.
-Ciao ragazzi!- disse sorridendo agli amici, -Non vi ho mai visti qui, prima volta?-.
-Ce l’ha consigliato un amico. Anzi, è qui anche lui in real- ribatté Logan, frenato prontamente da Toby con un calcio tattico alla gamba.
-Sì, è la prima volta. Abbiamo due inviti- intervenne poi lui, passando i biglietti di Vanessa alla ragazza dai capelli viola, la quale non pareva aver colto la situazione.
-Okay, siete a posto così, ecco i vostri ticket per la consumazione- riprese poi, dando due piccoli fogliettini rosa a Logan.
Incredibile ma vero: erano riusciti ad entrare.
Spalancate le porte della sala principale, non ci volle molto prima che, colti dall’entusiasmo, si gettassero entrambi sulla pista da ballo. Si era creata una sensazione magica quella notte, che aveva unito tutti; era come essersi ritrovati dopo una disperata ricerca.
La musica non lasciava spazio alle chiacchiere, ma ai twerk e alle linguacce.
Dopo un drink e qualche ora poi, tra Logan e Toby sfuggì anche un bacetto. Nulla di preoccupante, ma avevano capito che forse era troppo presto per provarci con qualche estraneo, quindi perché non fingere di stare insieme?
Solo che quel bacetto sotto le luci del palco, e accompagnato dalle improvvise canzoni romantiche, portò ad un altro bacio più profondo. Poi seguirono due grosse risate da parte di entrambi.
E un abbraccio. Si volevano bene.
 
25 DICEMBRE, 00:00
 
Prima ci fu uno spintone, che allontanò Toby pericolosamente.
Poi Logan si buttò tra l’amico e il rozzo membro del gruppo di reietti che li aveva insultati e punzecchiati sin da quando avevano lasciato il Rainbow. Avevano quasi raggiunto il parcheggio. Avrebbero dovuto affrettare il passo, invece di far finta di niente.
Quella volta, fingere di non aver sentito era stata la loro condanna.
Gli altri ragazzi del gruppo accorsero a pestare Logan, buttandolo contro l’asfalto freddo. Toby urlò.
E i ricordi terminano lì.
 
Dalla cucina ondeggiava un profumo di spezie e aromi molto invitante.
-Ti fermi a cena?- chiese di nuovo Laura, con un tono di voce molto amichevole.
Logan aprì la porta bussando, e trasalì. Sia la madre che il ragazzo misterioso si voltarono a guardarlo.
-Toby…- disse Logan, quasi come se pronunciare quel nome fosse un peccato. Ci fu un momento di silenzio, seguito dal campanello della porta d’ingresso.
-Devono essere Vanessa e il suo amico. Vi lascio un attimo da soli, sono certa che avrete piacere di parlare. Ve lo meritate- intervenne Laura, calma e composta. Lasciò la stanza e accolse in soggiorno Vanessa Burges, visibilmente emozionata, e… Trevor.
Quella sera, si sarebbe svolta una cenetta a base di ricordi e rimpianti, e forse la portata principale non sarebbe stata facilmente digeribile.
   
 
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