Libri > Shakespeare, Varie
Segui la storia  |       
Autore: fra_dreamingoutloud    29/09/2017    4 recensioni
"Jeans e Nike ad una festa galante, curioso." esordì sorprendendo Romeo, il quale rivolse di colpo lo sguardo verso di lei, che era già tornata a contemplare la piccola piazzetta.
"Isolata da tutti su un balcone ad una festa da sballo, curioso." ribatté il giovane sorridendo soddisfatto della sua risposta.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2
L'invidiosa Luna.


Il nome di Romeo risuonava nella notte profonda che si era ormai calata su Verona. Veniva pronunciato invano, poiché Mercuzio e Benvolio non ricevevano risposta e iniziavano a stancarsi e a voler tornarsene a casa.
"Romeo!" urlava Benvolio facendo appello a tutta la sua forza vocale aiutandosi con le mani appoggiate ai lati della bocca. I due amici avevano percorso tutto il perimetro della villa Capuleti rischiando di essere scoperti dagli stessi proprietari della casa che, però, era talmente grande che l'eco delle loro voci non riusciva a raggiungere ogni sua parte. Inoltre il rumore delle auto che sfrecciavano sulla strada provinciale poco distante da lì rendeva ancora più invana la ricerca dell'amico sperduto.
"Romeo è furbo," commentò Mercuzio, "di sicuro se ne sarà andato a letto senza dirci niente" concluse realistico.
"Secondo me invece è corso da questa parte" Benvolio indicò il vialetto che conduceva al grande cancello del cortile, "e ha scavalcato."
"Sì, e come avrebbe fatto, con la magia? Ci saranno almeno dieci telecamere installate in tutto il giardino, non immagino quante ce ne siano in casa!" rispose sarcastico Mercuzio mentre finiva di sorseggiare la sua birra, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Benvolio.
"Quando mi hai chiamato per raggiungerti e aiutarti a cercarlo la festa non era ancora finita del tutto, la gente stava uscendo, avrà approfittato della confusione e sarà sgattaiolato dentro." immaginò Benvolio, conoscendo bene la scaltrezza del cugino. Romeo era furbo, diceva bene Mercuzio, ma di sicuro non per azioni ragionevoli e responsabili. Era sempre stato uno che si fa trasportare dalle emozioni, il suo animo era irrimediabilmente romantico, anche se non voleva mai ammetterlo. "Non ricordi le follie che faceva per Rosalina?" chiese cercando di far ragionare Mercuzio. "Perché non dovrebbe farle per questa fantastica Giulietta?"
Mercuzio ci rifletté un po' su e infine disse: "Hai ragione, Benvolio. Probabilmente se ne starà seduto da qualche parte nel giardino ad aspettare che qualcosa accada o che qualche idea geniale gli illumini la mente." ridacchiò nel pronunciare queste ultime parole.
"Peccato che se Tebaldo lo vede non penso che esiterà nel dargliene di nuovo e Romeo sarà ancora sotto effetto dell'alcol." osservò Benvolio preoccupato.
"Che facciamo allora?" chiese Mercuzio laconico. "Io non ho intenzione di rimanere qui tutta la notte."
"Neanche io, andiamocene. È inutile cercare chi non vuole essere trovato." rispose filosoficamente Benvolio e così, stanchi e ancora un po' ubriachi, si avviarono barcollando verso le rispettive abitazioni.


L'erba del giardino era fredda al tatto del giovane Romeo che sedeva sotto un nespolo ed era in preda ad una pesante sbornia. Rifletteva su tutto ciò che era accaduto durante la serata appena finita, sostituita dall'oscura e tenebrosa notte punteggiata da poche stelle. Malediva sé stesso e pure Tebaldo che gli aveva procurato un dolore assurdo alla testa. Sentiva il sangue pulsare nei vasi proprio nel punto in cui le nocche di Tebaldo l'avevano colpito e tutto ciò aumentava il suo odio e il suo disprezzo nei suoi confronti. Romeo aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre la sua mente raffigurava la sagoma di Giulietta che si muoveva leggiadra nell'aria opaca e soffocante, quasi accarezzando con un movimento ogni nota musicale di cui la canzone era composta. Cercava di ricordarsi il titolo ma proprio non ci riusciva. Doveva essere qualche canzone dei Coldplay o di Calvin Harris. Insomma, uno degli ultimi successi pop che in ogni festa veniva sparato a tutto volume. Ricordava i suoi occhi verdi, accompagnati da un sorriso sornione, guardarlo in un modo talmente irresistibile che in quel momento si era ritrovato lì, nel suo giardino, seduto sotto un nespolo ad aspettare chissà che cosa. Si sentiva come Odisseo attratto dal canto seducente delle sirene e sapeva di essersi dimenticato di una cosa, ovvero di farsi legare dai compagni all'albero maestro dell'imbarcazione. Ma non voleva paragonare Giulietta ad una di quelle sirene malefiche e figlie del Diavolo. Se Dio esiste, pensò Romeo, lei deve essere sicuramente di natura angelica. 
Passò circa un'ora e mezza e l'ubriachezza cominciò a svanire. Le sue nubi si scostarono lentamente lasciando spazio alla luminosità della ragione e del buonsenso. Romeo si risvegliò come da un lunghissimo ed impegnativo sogno esplorando meglio lo spazio che lo circondava. 
"Sono un coglione," sussurrò fra sé e sé quando si accorse di essere completamente solo nel giardino dei Capuleti. Recuperò il suo iPhone dalla tasca dei jeans sporchi di terra e di erba e controllò l'orario. Spalancò gli occhi quando lesse sul blocco schermo che la batteria era arrivata al 6% e che erano esattamente le 5:14 di mattina. Si alzò con difficoltà da terra destandosi quasi completamente. Fece qualche passo e continuò a guardarsi attorno nel tentativo disperato di trovare una via d'uscita. Qualsiasi suo movimento ai bordi del giardino e vicino al cancello avrebbero fatto scattare l'allarme. Certo, sarebbe potuto scappare subito ma l'allarme era munito di telecamere e l'avrebbero riconosciuto immediatamente. Si portò le mani ai capelli mentre sbuffò energicamente. Perché devo sempre cacciarmi in situazioni del genere?, si chiese lasciando cadere le braccia lungo i fianchi in segno di resa al destino. Mentre rifletteva fissava la Luna che emanava deboli raggi di luce. All'improvviso un altro tipo di luce attirò la sua attenzione: una luce artificiale proveniente da una delle finestre della grande villa. Il panico scosse i suoi nervi facendogli tremare leggermente le mani e le ginocchia. Rimase immobile mentre cercava mentalmente ogni genere di soluzione possibile senza trovarne nemmeno una perché l'avrebbero scoperto di sicuro. L'ombra di una figura femminile fu proiettata sulla tenda che copriva la grande finestra. Si nascose dietro il tronco del nespolo e aspettò con il cuore che picchiava come un martello contro il suo petto. La tenda venne aperta e subito dopo la finestra. Ne uscì una ragazza che, con un atteggiamento familiare, si appoggiò al parapetto del piccolo balcone reggendosi la testa con la mano destra. Romeo la riconobbe immediatamente e chiuse gli occhi per riprendersi dallo spavento. Poi li riaprì e la osservò. Giulietta era silenziosa e di tanto in tanto sospirava malinconica guardando in lontananza verso il fiume Adige. 
"Mio dio..." la sentì dire accompagnata da un sospiro.
Romeo rabbrividì al suono di quella voce dolce e leggera che arrivò con facilità alle sue orecchie e per un momento scordò il pericolo. Si ritrovò a desiderare di essere un guanto infilato in quella piccola e delicata mano solo per riuscire a toccare la sua guancia illuminata dai flebili raggi lunari. Poi desiderò incosciamente che parlasse ancora perché qualsiasi parola sarebbe suonata perfetta se pronunciata dalle labbra di Giulietta. 
"Romeo..." proferì la ragazza scandendo il nome in un debole sussurro. Romeo, intenerito, sorrise automaticamente e rispose, senza pensarci su due volte:
"Eccomi qua." allargò le braccia per farsi notare. Giulietta spalancò gli occhi quando si accorse che c'era qualcuno in giardino. "Purtroppo sono io", aggiunse ridendo. La ragazza riconobbe immediatamente i suoi ricci scomposti e il suo timbro vocale basso. Il panico aumentò e lasciarono Giulietta con gli occhi e la bocca spalancata per qualche secondo.
"Cosa cazzo ci fai qui? Ma sei impazzito per caso?" sbraitò cercando di tenere la voce abbastanza bassa in modo da non svegliare le persone all'interno della casa. La presenza di quel ragazzo faceva sì che l'adrenalina prendesse il sopravvento in lei e provocasse l'aumento progressivo della frequenza cardiaca e respiratoria.
"Probabilmente sì, sono impazzito." rispose Romeo umilmente. "In realtà non è che ricordi molto, so solo che ero ubriaco e adesso mi ritrovo qua." Per un momento Giulietta ebbe il dubbio che fosse tutto un sogno e che, sonnambula, avesse raggiunto il balcone e ora si stesse immaginando tutta la situazione. Ma lei percepiva alla perfezione l'ambiente che la circondava, sentiva l'aria sfiorarle il viso e spettinarle i capelli, sentiva lo sciabordio lontano dell'Adige e il respiro irregolare di Romeo Montecchi ma, soprattutto, il suo sguardo magnetico addosso. Realizzò tutto in un secondo e il suo stomaco si contorse per l'agitazione e l'ansia.
"Devi andartene assolutamente." ordinò la ragazza indicando il cancello del giardino. "Se ti vedono sei nella merda."
"Lo so bene ma so anche che se provassi a varcare l'uscita farei la stessa fine che farei se mi beccassero direttamente nel giardino, solo che me la andrei letteralmente a cercare." Alzò le spalle semplificando il ragionamento in due frasi. "Sarei stupido come lo è don Abbondio ad andare incontro ai bravi che lo stanno palesemente aspettando."
"Wow, ma come sei colto." commentò Giulietta fingendo ammirazione mentre roteava gli occhi.
"Questo giardino mi sembra tanto un posto in cui se entri, e in qualche modo sei peccatore nei confronti dei padroni, non esci più. Dì a tuo padre di mettere qualche insegna all'ingresso, qualcosa come Lasciate ogne speranza voi ch'intrate." sorrise sotto i baffi e fece infuriare ancora di più Giulietta. 
"Ti ho detto che te ne devi andare," ripeté con determinazione, "ora."
"E va bene, allora ti aspetto domani alle 9:00 al bar in Piazza delle Erbe," decise Romeo.
"No. Adesso disattivo l'allarme e tu esci, va bene?" lui trovava così affascinante la freddezza con la quale Giulietta cercava di cacciarlo. Le si formava una ruga profonda tra le sopracciglia, proprio come quando l'aveva trovata isolata e pensierosa alla festa conclusa solo qualche ora prima. Era consapevole del fatto che niente di tutto quello che stava facendo o dicendo fosse la cosa giusta e appropriata ma Romeo adorava le sfide. Era attratto dalle avventure, dalle situazioni impossibili ed enigmatiche, dalle persone apparentemente irraggiungibili, dalle notti passate in bianco a causa delle emozioni che prendono il sopravvento.  Giulietta in quel momento, incorniciata dalla luce favorita dall'abat-jour all'interno della stanza, faceva un baffo alla bellezza della Luna, umile sostituta del Sole, che poco più in là fluttuava nel cielo solitaria e invidiosa illuminando a fatica ciò che poteva. Romeo sentiva che Giulietta, invece, era capace di illuminare qualsiasi cosa regalandole un proposito e uno scopo. 
"Mi hai capito?" chiese lei spazientita riportando il suo corteggiatore alla realtà. 
"Ma certo." Rispose Romeo rimanendo immobile in attesa. Giulietta si precipitò dentro e in punta di piedi scese la lunga scalinata raggiungendo il soggiorno. Cercò il telecomando con cui disattivò immediatamente l'allarme di sicurezza e premette il pulsante del citofono aprendo il grande cancello del giardino. Scorse la sagoma statica di Romeo nel giardino attraverso le grandi finestre che davano sulla veranda. Anche lui la vide e la guardò aspettando un segnale. Giulietta gli fece cenno frettolosamente con una mano per dargli il via libera e Romeo, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, si diresse verso l'uscita mentre il cielo cominciava a rischiarirsi. Giulietta non riuscì a comprendere se fosse l'ansia e la fretta del momento che faceva sembrare qualsiasi cosa più lenta o se Romeo nel tragitto verso il cancello se la stesse prendendo con calma di sua spontanea volontà. Probabilmente, per quel poco che lo conosceva, lo stava facendo di proposito e si innervosì al solo pensiero. Quando il giovane raggiunse finalmente la destinazione, ovvero il momento tanto atteso dalla sua dolce osservatrice, il cancello fu chiuso e l'allarme reimpostato. Giulietta si sentì profondamente sollevata ma, allo stesso tempo, piena di pensieri  e pulsioni controversi nella testa.

La mattina seguente Romeo Montecchi si trovava seduto al bar Caffè Veronese situato in Piazza delle Erbe. Reggeva una sigaretta consumata per metà tra le labbra carnose mentre scorreva annoiato la bacheca di Instagram. Portava gli occhiali da sole in modo da riuscire a camuffare le occhiaie dovute alle poche ore di sonno. Tornato a casa dopo il breve dialogo con Giulietta, Romeo si era fatto velocemente una doccia e si era appisolato qualche ora per poi svegliarsi, vestirsi e dirigersi come un automa in Piazza delle Erbe. Era consapevole che Giulietta non si sarebbe mai presentata. Ma se lo avesse fatto, lui sarebbe dovuto essere lì, ad aspettarla. A distrarlo dalle sue tristi riflessioni fu il rumore della tazza di caffè che il cameriere appoggiò al tavolino accanto a Romeo.
"Nottata in bianco, Montecchi?" chiese il cameriere notando la stanchezza del ragazzo. Romeo alzò gli occhi blu, che il cameriere non poté vedere perché mascherati dagli occhiali da sole, e lo guardò senza dire niente.
"Scommetto che deve c'entrare una bellissima ragazza." azzardò. Romeo sorrise tradendo sé stesso e facendo saltare la copertura.
"Eh sì, Lorenzo. Proprio una bellissima ragazza." rispose Romeo dopo aver fatto un tiro dalla sua sigaretta ed aver buttato fuori il fumo grigio. 
"Rosalina?" chiese Lorenzo. "Non ci credo che sei finalmente riuscito a portartela a letto."
"No, non Rosalina." rispose Romeo accorgendosi che l'incantesimo, che prima teneva ancorato il suo cuore a quello di Rosalina, era svanito, lasciando spazio a un nuovo sentimento più profondo e tremendamente sbagliato. Lorenzo guardò l'amico con un'espressione sorpresa.
"Aspetta, ho capito. Quella rossa che ti ballava accanto alla festa dei Capuleti?" Romeo scosse la testa.
"Non mi sono portato a letto nessuna, purtroppo." confessò con una leggera risata.
"Ah ecco perché sei così affranto. Ora capisco tutto." rise Lorenzo. Stava per porre un'ulteriore domanda all'amico Romeo ma qualcuno da dentro il bar lo chiamò e lo interruppe.
"Devo lavorare. Stasera ci troviamo tutti al solito posto vicino al fiume, ti unisci?" chiese frettoloso.
"Ci devo pensare." rispose Romeo. Lorenzo scappò dentro l'edificio lasciando Romeo di nuovo da solo con la sua sigaretta che ormai stava per estinguersi. La spense nel portacenere e ne accese subito un'altra. Erano le 9:13 e la piazza era affollata da turisti che riempivano l'aria di parole in lingue straniere e catturavano immagini della città nei loro cellulari. Erano le 9:14 e un artista di strada sistemò un cappellino da baseball per terra al contrario iniziando a suonare una versione col violino di If I Lose Myself degli OneRepublic. Erano le 9:15 e a Romeo saltò letteralmente il cuore quando riconobbe Giulietta tra la folla. Bevette il caffè tutto d'un sorso mentre si alzava, lasciò i soldi sotto il portacenere e raggiunse la ragazza.

___

Ehi, ciao a tutti!
Grazie mille alle persone che hanno recensito il primo capitolo della mia fanfiction, spero che anche questo sia stato di vostro gradimento!
Fatemelo sapere in una recensione.
Ci tengo a sottolineare che non seguirò scrupolosamente la storia originale ma semplicemente mi ispiro ad essa. Il motivo è che, essendo ambientata al giorno d'oggi, Romeo e Giulietta si comportano come due normali adolescenti innamorati l'uno dell'altro ma che, per motivi di forza maggiore, devono trattenersi e inibire le proprie passioni. Non ci saranno né frati né balie né matrimoni. 
Ci tenevo a dirlo!
Un bacio,
Fra.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shakespeare, Varie / Vai alla pagina dell'autore: fra_dreamingoutloud