Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Me91    30/09/2017    4 recensioni
"Primo posto al contest indetto da E. Comper sul sito: ‘Cronache di Cacciatori’"
Nell'Antica Grecia è in corso una spietata caccia a un malefico mostro.
Tra miti e Dei, breve frammento di vita di due cacciatori e la loro missione.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccoci qua all'ultimo capitolo. Ringrazio tutti i lettori, in particolare Old Fashioned (beh, un pochino ammettiamo che Cerbero sia stato maltrattato invece ahah leggerai in questo capitolo che intendo!), molang (no, Pegaso non era tra le creature che ho visionato, ma avevo comunque intenzione di inserirlo perché per me è un animale mitologico meraviglioso! Grazie mille inoltre per tutti i complimenti che mi hai fatto sullo stile!!) e LyaStark (ciao che piacere trovarti qui! Il mito di Neilos iniziale è di mia fantasia, mi ronzava in testa da tantissimo tempo e ho avuto modo di inserirlo in qualche storia alla fine! I flashback li adoro, si era capito??) per aver recensito!

Spero che quest'ultimo capitolo sia di vostro gradimento e rinnovo il mio "in bocca al lupo" a tutti i partecipanti al contest di E.Comper :)

 

Capitolo 3

 

«Mio signore, mi duole disturbarla, ma sono in dovere di avvisarla che Caronte ha appena traghettato al di là dell’Acheronte due ospiti viventi

Con tutta calma, Ade apre gli occhi, destandosi dal suo placido sonno per lanciare uno sguardo al servitore inginocchiato di fronte a sé.

«E di Cerbero che cosa sai dirmi?» domanda il Dio con tono profondo e solenne.

«I visitatori hanno con sé una delle teste del guardiano… o così dicono.» mormora il servitore, profondamente dispiaciuto di portare quelle terribili notizie.

Ade non si scompone in alcun modo. Con tutta calma richiude gli occhi e focalizza così quelle due figure poco lontane dalla sua sala, riconoscendoli.

«Oh sì, so bene chi sono.» afferma con tranquillità «Un umano allevato da Artemide e le sue ninfe e una figlia bastarda di Zeus.»

«Vuole riceverli, mio signore?» domanda l’altro timidamente.

Ade riapre gli occhi e lo guarda con fredda placidità.

«Sarò piacevolmente interessato a sentire perché mai si siano presi così tanto disturbo per venirmi a trovare.»

Detto ciò, con uno schiocco di dita, apre il portone di ingresso della sua sala del trono, attendendo i due visitatori.

 

*

 

Elios, dritto e fiero nella sua migliore veste, la sta aspettando sotto l’arco di fiori. Cerca di nascondere il nervosismo, spostando leggermente il peso da una gamba all’altra, quindi lancia uno sguardo alle sue spalle, verso il limpido stagno dietro di sé. Lì di fronte, disposte a semicerchio, ci sono le ninfe che lo hanno cresciuto; nelle loro candide vesti bianche, di aspetto così bello da togliere il fiato, gli sorridono tutte teneramente, come a rassicurarlo. Saranno le testimoni della sua unione sacra.

Come rincuorato dalla loro presenza, Elios torna a guardare davanti a sé, trattenendo il fiato alla vista della splendida donna che sta ora uscendo dalla semioscurità del bosco per raggiungerlo in quella piccola e isolata radura.

Completamente vestita di bianco, con un immacolato velo di raffinata fattura a ricoprirle il capo e il meraviglioso ciondolo in smeraldo che brilla al sole che si affaccia in timidi raggi tra le fronde, la sposa ferma il fulvo cavallo e scende elegantemente a terra.

Il velo ondeggia lievemente a ogni passo, andando a celare lo sguardo della donna, ma il sorriso luminoso e l’andatura leggera rivelano la sua felicità man mano che si avvicina al suo sposo.

Elios allunga una mano in avanti, come un invito ad afferrarla e quindi unirsi a lui, e la sposa si prepara ad alzare a sua volta il braccio per porgergli la sua. Ma non fa in tempo.

Ad ancora qualche metro di distanza da Elios, l’avanzare della sposa viene bruscamente interrotto. Un vorticare di foglie, polvere e piume nere e si materializza improvvisamente Lamia di fronte la fanciulla; con un guizzo rapido e lucente, la sua arma la trafigge al ventre. La lama viene spinta completamente all’interno del corpo della sposa e lo spruzzo di sangue va a macchiarle violentemente i canditi abiti.

«Lamia, maledetta!» urla Elios, portando la mano sull’elsa della spada al suo fianco, mentre alle sue spalle le ninfe gridano spaventate e orripilate.

«Stolta! Non avrei mai permesso che tu potessi essere felice!» sibila malignamente Lamia all’orecchio della sposa «Non ti avrei mai permesso di avere una felicità che a me è stata negata!»

In quel momento, mentre il corpo della fanciulla si inclina indietro sotto il peso di Lamia china su di lei, il velo le scivola via dal volto, svelandone lo sguardo terrorizzato e sorpreso. Occhi di un azzurro acceso che guardano con orrore il mostro lì di fronte.

Lamia non fa in tempo a stupirsi di quei due occhi color del cielo che una freccia si conficca con precisione nella sua schiena, raggiungendole il cuore. Con un sussulto e uno sguardo incredulo sulla punta della freccia che appena fuoriesce dal suo petto, Lamia lascia andare la sua spada e si volta indietro, trovando Sibilla a pochi passi lei, ancora in posa con il suo arco in mano.

Scilla, alle spalle di Lamia, cade a terra con un rantolo di dolore, mentre del sangue fuoriesce dalla sua bocca. E Lamia, ancora confusa e stordita, si porta debolmente una mano al petto, sfiorando il suo sangue nero e l’acuminata punta della freccia che ha trafitto il suo cuore.

«Mi assicurerò che sta volta la tua morte sia definitiva.» sentenzia Sibilla con tono greve, per poi afferrare la sacca che porta appesa al fianco.

Mentre la apre con un gesto deciso, conclude:

«Devi sapere che a Perseo Elios non sottrasse solo il cavallo.»

Prima ancora di lasciare il tempo a Lamia di raccogliere le energie per compiere la sua magia e scappare, Sibilla estrae di scatto il contenuto della sacca, allungandolo di fronte a sé, in direzione di sua madre.

Quella è niente meno che la testa di Medusa, il mostro sconfitto da Perseo; con un urlo, Lamia si ritrova il volto del mostro davanti il suo sguardo, con i vitrei occhi puntati contro di lei, e, in un attimo, tra i scricchiolii del suo corpo che si contorce dal terrore, viene tramutata in pietra. Infine, senza attendere oltre, con un grido di rabbia Elios cala la sua lama su quella statua di pietra, spaccandola in mille pezzi.

Le ninfe, spaventate da tanta violenza, si tuffano velocemente nelle acque dello stagno, scomparendo al suono dei nitriti del cavallo di Sibilla che sta sbattendo con forza gli zoccoli a terra, nervoso.

A quel punto Sibilla ripone velocemente la testa di Medusa all’interno della sacca che lascia cadere a terra assieme al suo arco, per poi correre verso sua sorella. Elios è già chino sulla ragazza e le tiene una mano.

«Scilla, amore mio.» sussurra Sibilla, inginocchiandosi al suo fianco e immergendole una mano tra i morbidi capelli corvini.

Lo sguardo di Scilla è incredulo e sperduto.

Quell’aria pura e innocente dipinta sul volto della sorella fa improvvisamente fremere di dolore Sibilla.

Ma come ho potuto farlo?

Si chiede con disperazione, mentre la sua calma fredda scivola via di colpo e i suoi occhi si riempiono di calde lacrime.

«Perdonami…» riesce solo a sussurrare, straziata di dolore.

Elios alza gli occhi su di lei, profondamente abbattuto nel vedere il suo dolore.

«Sib… Sibilla…» mormora Scilla con quelle labbra sporche di sangue «Sto… sto morendo…»

Nel suo tono c’è spavento e incredulità.

Sibilla le afferra con forza la mano e, in un impeto disperato, le giura con decisione:

«Io verrò a riprenderti Scilla. Scenderò agli Inferi e ti riporterò qui. Perdonami, perdonami per averti usata per poter uccidere nostra madre. Ti giuro che non ti lascerò nel regno di Ade.»

«Sibilla…» sospira Elios, come quasi a rimproverarla.

Come può fare una simile promessa? Come avrebbe potuto salvare la sorella? Ma soprattutto, come poteva uscirne viva da una tale prova?

Sibilla lo ignora e continua ad accarezzare i capelli della sorella con sguardo assorto.

E infine Scilla esala l’ultimo respiro, chiudendo serenamente gli occhi su questa ultima promessa di Sibilla.

La guerriera la osserva spirare, poi lancia uno sguardo a ciò che resta di Lamia e infine, dopo lunghi istanti, guarda Elios.

«La vado a riprendere.» asserisce con risoluzione, ma voce roca di pianto.

«E allora verrò con te.» decide lui, posando una mano sulla spalla della donna.

 

*

 

Con un’imponente e ripetuto eco, la testa in pietra di Cerbero rimbalza nella sala del trono di Ade, lanciata da Sibilla che fino a poco prima la teneva sottobraccio. Dopo aver rotolato per qualche metro a terra, questa frena la sua corsa ai piedi del trono del Dio degli Inferi, rivolgendo lo sguardo spento e immobile verso di lui.

«Un vero peccato, era un fedele servitore.» commenta freddamente Ade, osservando la testa di Cerbero.

«In realtà il tuo guardiano è ancora vivo.» lo rassicura Sibilla avanzando nella stanza «Solo una delle sue teste si è voltata verso di me, tramutandosi immediatamente in pietra. A quel punto le altre si sono sbrigate a chiudere gli occhi e la bestia è arretrata di colpo con un gemito, andando a sbattere contro la parete al suo fianco: nell’urto la testa di pietra si è staccata di netto dal corpo. Infine, spaventato, Cerbero si è rintanato nell’oscurità, lasciandoci libero il passaggio.»

«L’altra testa gli ricrescerà tra qualche tempo.» spiega Ade alzando le spalle «Ha di certo preferito quindi salvare la propria vita, evitando lo scontro con voi e con gli occhi di Medusa.» indica con un cenno la sacca al fianco di Sibilla.

«Se intendete utilizzare quell’arma contro di me, vi consiglio di desistere da questa idea.» la voce del signore degli Inferi è così fredda e perentoria da mettere i brividi.

I due guerrieri si fermano al centro della sala.

«Non oseremo mai metterci contro un Dio.» afferma subito Elios, porgendogli anche un piccolo inchino «Chiedevamo solamente udienza al sommo re degli Inferi.»

Sibilla si inchina a sua volta in segno di rispetto.

Ade rimane in silenzio qualche istante, poi fa un cenno accomodante con il capo.

«Quindi ditemi, esseri mortali, cosa fate qui nel mio regno?»

Sibilla si fa avanti e chiede:

«Ti supplico di lasciare andare l’anima di mia sorella, Scilla.»

Ade la guarda attentamente, scorgendo in effetti una grande somiglianza con la bella Scilla.

«Conosco la fanciulla alla quale ti riferisci.» le risponde dopo qualche attimo «E mi trovo costretto a declinare la tua richiesta.»

Sibilla si mostra incredula, insistendo:

«Sarò lieta di donarti qualsiasi cosa tu mi chieda in cambio, per l’anima di mia sorella.»

«Tua sorella è di certo una tra le anime più belle che io abbia mai posseduto.» ribatte risoluto il Dio «E non posso negare di essermene innamorato. Non vi è quindi nulla che io voglio in cambio per lei.»

La guerriera, non volendosi arrendere, lo supplica ancora:

«Ti prego, mio sommo Ade. Lei non era destinata a questa morte prematura e fui proprio io a tradirla. Io, che avevo giurato di proteggerla! Per giungere al mio scopo finale ho sacrificato la sua giovane vita e non potrò vivere con questo rimorso. Inoltre le ho giurato che l’avrei riportata al mondo dei vivi, per questo di nuovo ti chiedo: ti prego, lascia andare l’anima di Scilla!»

Cala di nuovo il silenzio nella sala mentre Ade scruta con attenzione il volto di Sibilla, leggendovi sincerità e provato pentimento.

«Ebbe Sibilla, figlia di Zeus.» esordisce il Dio solennemente «Concederò di lasciare andare l’anima della splendida Scilla, ma solo in cambio della tua.»

«No!» esclama con forza Elios, piazzandosi davanti a Sibilla «Mio sommo signore, non puoi chiederle una cosa simile!»

«Elios, così è giusto.» asserisce Sibilla con aria grave.

L’uomo si volta verso di lei con un’espressione disperata.

«Non posso permetterlo, Sibilla!»

La donna lo ignora e si rivolge ancora al Dio:

«Dimmi in che modo te la devo concedere.»

«Sibilla!» insiste Elios, afferrandole un braccio con forza.

Ade a quel punto gioca la sua carta.

«Molto bene, solo in un modo vorrò la tua anima: che mi sia concessa tramite colpo inflitto dall’arma del tuo amato.»

Elios si volta a guardarlo con disperata ira, asserendo:

«Mai questo sarà possibile!»

Sibilla si fa seria, mormorando:

«Faresti così in modo di non donarmi Scilla, pur di tenertela qui.»

Ade annuisce con un piccolo gesto del capo.

«Oppure che a un tale riscatto sia equiparata la sofferenza che ha provato quella donna nel morire per mano della sua amata sorella.» sentenzia il Dio.

Sentendo nel suo animo così equa e corretta quella affermazione, Sibilla abbassa un momento lo sguardo, per poi alzarlo sull’uomo al suo fianco.

«Così è giusto.» gli ripete con fermezza.

«No che non lo è.» ribatte Elios, rivolgendole uno sguardo sorprendentemente carico di lacrime «Sibilla, non lo è. Non lo meriti, non è giusto. E io non potrò mai uccidere la donna che amo con le mie mani.»

Anche gli occhi della donna si fanno lucidi, mentre i due si guardano con tenero amore.

«Quindi così è deciso.» interviene Ade, mettendosi comodo con la schiena sul suo trono «Scilla rimarrà con me.»

Sibilla si morde un labbro e poi sussurra, tremante:

«No, non lo permetto.»

Con un forte calcio e tutta la sua rapida abilità, Sibilla sospinge via da sé Elios, allungando intanto velocemente il braccio verso l’arma al fianco del cacciatore. Con un grido stupito dell’uomo, Sibilla riesce ad afferrare l’elsa della sua spada che viene estratta rapidamente mentre lui cade di schiena a qualche metro da lei. Poi, con un elegante gesto, la donna fa ruotare l’arma sopra di sé, afferra l’impugnatura con entrambe le mani, urlando:

«Ade! Ti concedo la mia anima tramite colpo inflitto dall’arma del mio amato!» e cala la lama verso il suo ventre con violenza.

La spada la trafigge completamente, fino alla lucente elsa in oro; il suono viscerale risuona cupamente nella sala, accompagnato dal grido disperato di Elios.

«Sibilla!»

Il sangue va a formare rapidamente una viscida pozza al di sotto il corpo della donna ora inginocchiata. Elios è subito da lei, mentre Sibilla si estrae l’arma con le ultime forse rimaste, senza riuscire a trattenere un gemito di dolore.

«Amor mio, non voglio perderti così!» piange l’uomo, stringendola a sé con forza.

Intanto Ade, dovendo far fede alla sua parola nonostante sia stato in parte raggirato, chiude gli occhi e soffia dell’aria fredda dalle labbra, sospingendo via, verso l’alto, l’anima di Scilla, permettendole di tornare al mondo mortale.

«C’è un’ultima cosa che ti chiedo, mio amato Elios.» sussurra Sibilla con poca voce.

Lui la guarda disperato.

«Prenditi cura di mia sorella, come avresti fatto con me.» gli supplica lei con un piccolo sorriso.

«Non ho mai conosciuto donna più nobile e dal cuore più puro del tuo.» mormora l’uomo, accarezzandole il volto «Gli Dei dovrebbero accoglierti nel loro regno celeste.»

«A me basterà brillare tra le stelle e poterti osservare da lassù.» replica lei con un fil di voce, mentre chiude gli occhi sul pensiero di un’ultima preghiera rivolta alla sua amata Artemide.

E, proprio come nel mito di Neilos, la riconoscenza di Artemide nei confronti di quella donna che l’ha venerata tutta la vita permette la magia: con un’impetuosa esplosione di luce, il corpo di Sibilla si tramuta di colpo in tante lucenti stelle.

Sotto gli occhi stupiti di Elios, queste iniziano a vorticare su loro stesse e poi verso l’alto, sempre più su, fino a risalire fuori dagli Inferi e infine raggiungere il cielo, andando a formare una nuova costellazione in quel manto nero.  

 

*

 

«Quindi, Sibilla, questa tua sorella è davvero così sorprendentemente simile a te?» chiede nuovamente Elios, ancora poco convinto del piano della donna.

«Fidati di me.» insiste lei, comodamente seduta sul morbido divanetto della splendida camera «Tra poco ci raggiungerà, constaterai con i tuoi occhi.»

Lui, ancora dubbioso, si allontana dalla finestra da cui era affacciato e si dà un’occhiata curiosa intorno.

«È una bella villa.» commenta osservando i magnifici affreschi.

«La nostra ricchezza ci ha concesso molti lussi.» ribatte Sibilla con fare distratto mentre si arrotola una ciocca tra le dita.

Elios annuisce distrattamente con il capo, per poi tornare sull’argomento:

«Come sei riuscita a tenerla nascosta tutti questi anni?»

«Attirando l’attenzione su di me.» risponde lei fissando il pavimento con sguardo pensieroso.

«In effetti poi Lamia è sempre stata troppo concentrata nella sua atroce vendetta. Troppo presa dalla sua sete di sangue, per vedere tutto il resto.»

Sibilla non risponde e Elios rimane ad osservarla qualche attimo in silenzio.

Com’è bella.

Come non amare quella fierezza, quel corpo tonico, quello sguardo malinconico. In lei, l’uomo vede una splendida perfezione incrinata però da quella profonda tristezza che le vela spesso gli occhi. Spera davvero di concludere al più presto quella loro sfiancante caccia, per poterla veramente vedere felice un giorno. E, finalmente, prenderla davvero in sposa.

A questi ultimi pensieri, la sua mente ritorna al folle piano che stanno per attuare e quindi non si trattiene nel dire di nuovo:

«Ma sei certa che attireremo Lamia in trappola?»

«Ho sparso la voce di questo matrimonio. Non potrà resistere e l’attireremo al luogo dell’agguato.»

«E sei certa che tua sorella non sarà in pericolo?» insiste lui «Voglio dire, Lamia si è sempre dimostrata così rapida nel…»

«Non preoccuparti, ho tutto sotto controllo.» lo zittisce la guerriera con fare scocciato «Non le accadrà nulla. So quel che faccio.»

In quel momento la porta della stanza si apre e, radiosa come sempre, fa il suo ingresso Scilla.

Elios rimane colpito dalla bellezza della fanciulla e l’incredibile somiglianza tra le due.

«Sibilla! Sorella mia!» esclama Scilla, correndo verso di lei.

Sibilla si alza in piedi e l’accoglie con un forte abbraccio.

«Lui è Elios, l’uomo di cui ti ho parlato ieri.» le sorride la cacciatrice, indicandole il guerriero.

I due si presentano in modo formale, poi, come da rito, lui le chiede ufficialmente la mano.

Scilla, colpita dalla bellezza dell’uomo, accetta con un dolce sorriso.

A quel punto Sibilla fa allontanare Elios che si dirige dai servitori per dare loro l’ordine di iniziare gli allestimenti per la cerimonia, intanto la guerriera si concentra sulla preparazione della sorella.

«Sembra davvero un uomo forte e coraggioso.» commenta timidamente la Scilla, entusiasta di quel matrimonio.

«Saprà renderti felice.» concorda Sibilla con un sincero sorriso, pensando amorevolmente a Elios tra sé e sé «Te l’ho detto che avrei trovato l’uomo giusto per te prima o poi.»

La sorella la guarda con un’espressione grata.

Dopo alcune ore di preparativi e dolci chiacchiere tra di loro, Scilla si siede di fronte lo specchio per ammirarsi.

L’altra le si avvicina e commenta dolcemente:

«Sei bellissima Scilla.»

Scilla scuote leggermente il capo, tra l’imbarazzo e l’ammirazione.

«Non eguaglierò mai la tua bellezza, sorella mia.» ribatte «Guardati! Che fiera donna dallo sguardo regale, che possenti braccia e abilità in lotta, da far invidia agli Dei.»

Sibilla le accarezza dolcemente il volto, continuando ad osservarla allo specchio, e accosta la sua guancia a quella dell’altra fanciulla.

«Ti amo, sorella mia.» le sussurra «Che la tua dolcezza ti accompagni fin dopo la morte.»

Le due sorelle si abbracciano e in particolare Sibilla la stringe a sé con forza, quasi come a non volersene separare.

Scilla ride a quel forte gesto di affetto e Sibilla, senza farsi notare, si asciuga in fretta le lacrime che sono andate a riempire i suoi occhi.

È stata disonesta con Elios, lo è ancor di più con Scilla. Elios in fondo ha ragione: Lamia è rapida nei suoi movimenti e Sibilla non è affatto certa di riuscire a fermarla prima che possa colpire Scilla. Questa si troverà del tutto impreparata a tale attacco in quanto non sa di questo piano e non è mai nemmeno stata addestrata all’arte del combattimento, perché Sibilla stessa si è sempre opposta. Dopo il massacro di Era, Sibilla, sorella maggiore, aveva promesso ad una terrorizzata Scilla che l’avrebbe tenuta per sempre lontana da qualsiasi altro tipo di orrore. L’aveva quindi nascosta all’interno di quella bella casa, facendosi lei carico della caccia a sua madre, che ovviamente non sapeva nulla di Scilla: questo avrebbe giocato a suo favore.

Una scintilla di dubbio brilla per un istante nella sua mente.

Starà davvero facendo la cosa giusta? Varrà veramente la pena mettere a rischio la vita di sua sorella per poter uccidere Lamia? Dopo aver speso un’intera vita per proteggere Scilla, è davvero pronta a sacrificarla così?

Con un trattenuto sospiro melanconico, Sibilla si stacca dall’abbraccio, scacciando di colpo tutti quei pensieri.

La sua intera vita in realtà è stata spesa per cacciare quel mostro, è quello il suo scopo. Quello il motivo per cui si è votata ad Artemide, la Dea della caccia, quello ciò che le aveva chiesto suo padre Zeus in persona: di fermare quella folle assassina. E se quello è l’unico modo per farlo, non può tirarsi indietro.

Così è giusto.

Ritrovando la fredda calma che la contraddistingue, fa voltare delicatamente Scilla verso lo specchio, si toglie quindi il ciondolo di smeraldo e va a legarlo al lungo collo della sorella.

«Ora siamo proprio identiche.» commenta Sibilla con una velata punta amara nella voce.

Scilla le sorride, raggiante, e infine Sibilla le sistema il velo, mormorando:

«Adesso vai, mia amata sorella. Lo sposo starà aspettando.»

 

FINE

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Me91