Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |       
Autore: _Agrifoglio_    30/09/2017    8 recensioni
Questa storia è un divertissement, una commedia allegra e scoppiettante che parte da un presupposto storicamente mai verificatosi: la visita, alla Corte di Versailles, della sorella maggiore di Maria Antonietta, la Regina Maria Carolina d’Asburgo e del di lei consorte, Re Ferdinando I di Napoli e di Sicilia. Come si sarebbe comportato Ferdinando I - a tutti noto come Re Lazzarone, a causa delle intemperanze plebee e della frequentazione dei bassifondi napoletani - a contatto con la schizzinosa Corte di Versailles? Come avrebbe interagito con i nostri personaggi e loro con lui? Per scoprirlo, non resta che leggere la storia.
Genere: Comico, Commedia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Luigi XVI, Marie Antoinette, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un guappo a Versailles
 
A Versailles, fervevano i preparativi, perché la visita di un monarca straniero non era cosa di poco conto e, quando i monarchi erano addirittura due, la faccenda diventava davvero impegnativa.
Gli appartamenti destinati agli ospiti reali ed al loro seguito nobile erano stati puliti e perlustrati con meticolosa puntigliosità, al fine di reperire e di correggere ogni minima imperfezione nelle stanze e negli arredi. Nessuno strappo, scolorimento o macchia nei tendaggi, negli arazzi e nelle tappezzerie e nessuna tarlatura nei mobili e nei quadri sarebbe dovuta sfuggire al setaccio, perché nessun particolare, sia pur infinitesimale, avrebbe dovuto trasmettere di Versailles un messaggio diverso da quello che tutti si aspettavano dalla leggendaria reggia: splendore.
Erano stati allestiti gli appartamenti destinati ai servitori degli ospiti, erano stati mobilitati i migliori cuochi, musicisti e teatranti ed i giardinieri avevano fatto il possibile e l’impossibile per migliorare – se mai fosse stato immaginabile farlo – la magnificenza dei tanto decantati parchi. Le fontane erano state ripulite dal muschio e squadre di idraulici avevano rimosso il calcare e le altre incrostazioni che ostruivano le condutture e che avrebbero potuto pregiudicare la gittata degli zampilli e la buona riuscita dei giochi d’acqua.
I cristalli e gli specchi della famosa galleria erano stati lucidati in modo che la stessa potesse risaltare nel pieno della sua magnificenza e migliaia di fiori erano stati sistemati in vari angoli per abbellire le sale di rappresentanza e gli appartamenti privati destinati agli illustri ospiti. La gradevolezza olfattiva di tali ambienti sarebbe stata assicurata dalla combustione nei bracieri delle essenze più pregiate.
Tutto era, quindi, pronto affinché la Regina Maria Antonietta potesse incontrare, dopo oltre dieci anni di separazione, la sua amata sorella maggiore, Maria Carolina, Regina di Napoli e di Sicilia ed il di lei consorte, Re Ferdinando I.
La Regina non stava in sé dalla gioia, perché Maria Carolina era stata, da sempre, la sua sorella preferita, oltre che quella che immediatamente l’aveva preceduta nella numerosa figliolanza dei suoi genitori e con la quale aveva condiviso, per diversi anni, gli appartamenti privati. La partenza dell’adorata sorella per Napoli aveva procurato a Maria Antonietta uno strazio indicibile e la prospettiva di rivederla le era gradita come la sospirata e non ancora realizzata nascita di un figlio o come la guarigione di uno dei suoi cari da una grave malattia.
Re Luigi XVI era, invece, molto più controllato e, di sicuro, meno trepidante della Regina, perché il lato timido e poco esuberante del carattere lo rendeva scarsamente soggetto ai facili entusiasmi mentre quello riflessivo lo metteva in guardia dai fastidiosi inconvenienti e dagli incidenti diplomatici che sarebbero potuti scaturire da quella stana visita di cui egli avrebbe fatto volentieri a meno. Come avrebbe reagito la raffinata, elegante ed elitaria Corte di Versailles all’incontro con un Re da tutti definito Lazzarone? Come si sarebbe comportato il suddetto Sovrano, noto per le sue intemperanze plebee e per la sua indole goliardica e dispettosa, quando avesse realizzato a pieno in che mondo di cicisbei pretenziosi e di dame svenevoli era capitato? Il giovane Re rifletteva su queste cose e, più lo faceva, più i problemi gli sembravano insormontabili. Più i problemi gli sembravano insormontabili e più l’agitazione di lui cresceva e, con essa, la voglia di rifugiarsi nell’adorata fucina.
I nobili della Corte erano infervorati all’idea di conoscere la coppia reale ed estremamente curiosi di verificare dal vivo tutte le stranezze ascritte a quel pittoresco Sovrano.
 
********
 
Re Ferdinando I e la sua consorte, la Regina Maria Carolina, erano appena giunti nella Reggia di Versailles.
La Sovrana non vedeva l’ora di riabbracciare la sorella minore anche se paventava quella visita per le stesse ragioni che agitavano l’animo di suo cognato. A lungo ed invano, aveva tentato di convincere il Re a rimanere a Napoli, ricordandogli tutte le amenità di cui quel viaggio lo avrebbe privato, prime fra tutti, la caccia ed i suoi adorati spaghetti. Il Re era stato irremovibile e si era ostinato a partire.
– Se Voi volete rivedere Vostra sorella, Madame, io Voglio conoscere mio cugino e non sono meno ansioso di Voi di vedere la reggia di Versailles.
Quanto alla caccia, da quel che si diceva, essa era praticata dappertutto, persino a Versailles mentre, per ciò che concerneva gli spaghetti, se ne era portato dietro una buona scorta.
I cortigiani fissarono gli occhi sulla coppia reale straniera che si incamminò in direzione della sua omologa francese.
Quando le due sorelle si videro, si precipitarono l’una nelle braccia dell’altra, sotto gli sguardi stupiti dei cortigiani, poco abituati alla spontaneità di modi dei membri della dinastia asburgica.
I due Sovrani di Napoli e di Sicilia furono introdotti, attraverso scale e corridoi, nella galleria degli specchi, ove iniziarono a scambiare frasi di circostanza e convenevoli con i componenti della famiglia reale e con i membri di maggiore spicco della Corte.
Il Re era alquanto brutto, non rivoltante, ma deludente nell’aspetto e nei modi. Il volto era dominato da un prominente naso che gli era valso l’appellativo di Re Nasone oltre che Lazzarone. Sebbene, finora, avesse aperto bocca in pochissime occasioni e non avesse fatto molto altro che camminare, il portamento e la gestualità ne tradivano le frequentazioni dei bassifondi napoletani. Se lo avessero visto per strada, senza conoscerne l’identità, non lo avrebbero scambiato per un Re e tantomeno per un nobile o per un borghese.
La Regina era decisamente meno bella di sua sorella, ma sprigionava un carisma ed un’autorevolezza che alla Sovrana francese facevano difetto. Non distoglieva mai lo sguardo dai suoi interlocutori né lo abbassava in qualsivoglia frangente. Gli osservatori non impiegarono molto a capire chi comandava in quella coppia e che sarebbe stato davvero poco salutare inimicarsi quella Sovrana. Se, a Napoli, fosse stato pubblicato, all’indirizzo di Maria Carolina, anche uno solo dei numerosi libelli che, in Francia, avevano messo in dubbio la reputazione e la virtù di Maria Antonietta, l’autore non se la sarebbe cavata tanto a buon mercato.
Fra i vari dignitari della Corte partenopea, spiccava l’irlandese Sir John Acton, capo della flotta del Regno di Napoli e di Sicilia e grande amico della Sovrana.
La coppia reale partenopea non avrebbe potuto essere peggio assortita e, al confronto, quella francese poteva dirsi fortunata, tanto che Maria Carolina che, negli anni, si era sorbita le lamentazioni della sorella su quel pover’uomo di Re Luigi, avrebbe fatto volentieri a cambio.
La Regina Maria Carolina era rimasta profondamente delusa dalla conoscenza del suo sposo e, a dir poco, sconvolta dalla prima notte di nozze, ma, ben presto, il carattere dominante e la vocazione al comando erano prevalsi. Mettendo a frutto gli insegnamenti di sua madre, alla quale somigliava moltissimo, non aveva tardato a conquistarsi la fiducia del detestato consorte, fingendo interesse per tutte le occupazioni da lui preferite. Alla nascita del primogenito, come da contratto matrimoniale, le era stato riservato un posto nel Consiglio di Stato che l’aveva consacrata de facto come effettivo monarca di Napoli e di Sicilia. Malgrado la ripugnanza per il marito, gli aveva sfornato una nidiata di figli che, per niente portata per la maternità, aveva subito messo a balia, disinteressandosene quasi completamente. La vita matrimoniale della Regina poteva brevemente, ma efficacemente riassumersi nella lettera che, subito dopo le nozze, ella aveva spedito alla sua ex governante: “Il Re è ripugnante, ma mi adatterò”.
Re Ferdinando, dal canto suo, aveva subito provato soggezione per quella virago austriaca, stato d’animo che, col passare del tempo, era riuscito a mitigare, ma non a vincere del tutto. Godeva un mondo nel metterla in imbarazzo e nel suscitarne la disapprovazione e lo sdegno, ma, alla fine, a vincere era sempre lei. I detrattori della Regina gli avevano spesso riferito le di lei infedeltà ed egli aveva minacciato di accoltellarla o di strangolarla con le sue stesse mani, ma, poi, non aveva mai dato seguito a quelle intimidazioni, in primo luogo, perché la presenza di lei gli faceva comodo, sollevandolo da tutte quelle incombenze che a lui non piacevano, come regnare, intrattenere relazioni internazionali e trattare con i vari ministri e dignitari (con alcuni di essi, la regale consorte trattava molto bene….); in secondo luogo, perché, a dispetto delle minacce, la manesca della coppia era lei.
 
********
 
Tutti gli astanti avevano in mano dei calici colmi di champagne e conversavano allegramente.
D’un tratto, Re Ferdinando si rivolse, a voce alta ed in pessimo francese, inframmezzato da napoletano, ad uno dei cortigiani che era stato scelto per affiancarlo in base alla conoscenza della lingua italiana e del dialetto partenopeo:
– Chi è quel femminiello biondo con la divisa rossa?
– E’ il Colonnello Oscar François de Jarjayes, Comandante delle Guardie Reali, Maestà – bisbigliò quello – e non è un femminiello, ma una vera e propria donna, entrata nell’esercito per volere di suo padre.
– Sarà, ma, per me, resta sempre un femminiello! Ah! Ah! Ah! Ah!
Oscar sentì l’intera conversazione, ma, in parte, perché non conosceva il significato della parola “femminiello” e, in parte, perché non era abituata ad esternare le sue emozioni – almeno fino a quando qualcuno, preferibilmente se Duca, non fosse riuscito a farla infuriare come un serpente a sonagli – non reagì.
Si rivolse, poi, a Re Luigi XVI, in modo chiassoso e ridanciano:
– Dovete sbrigarVi, caro cugino, a sfornare un erede! Se volete, posso darVi qualche consiglio su come si fa! DateVi una mossa o il Duca d’Orléans non tarderà a farVi le scarpe ed a rubarVi il trono! A quanto si dice, ne ha tutta l’intenzione! Ah! Ah! Ah! Ah!
Mentre parlava, guardava divertito, ora Re Luigi che quasi tremava, ora il Duca d’Orléans che, di rimando, gli lanciò una di quelle celebri occhiate assassine tanto tipiche del personaggio.
– Duca di Germain, la Vostra reputazione Vi precede. E’ proprio vero che avete sparato nella schiena ad un ragazzino che Vi aveva rubato una moneta, in pieno giorno, a Parigi, davanti a tutti e che non siete stato neanche processato?
– E’ mio dovere di nobile e di francese mettere al loro posto i delinquenti nati!
Gli astanti divennero tutti paonazzi, increduli e sgomenti per il fatto che gli altarini di Versailles fossero fuoriusciti dai confini dorati della reggia. Re Luigi XVI avrebbe voluto intervenire, ma non sapeva proprio come fare e cosa dire. 
– Chi è quel capellone con la divisa azzurra? 
– E’ il Tenente Victor Clément de Girodel, il secondo nel comando delle Guardie Reali – rispose il cortigiano esperto di lingua italiana e di dialetto partenopeo.
– Ah! Ah! Ah! Ah! E non gli dà fastidio essere secondo ad un femminiello? Ah! Ah! Ah! Ah! E quel tale vestito di marrone, accanto al femminiello, chi è?
– Si chiama André Grandier, Maestà ed è l’attendente del Comandante delle Guardie Reali.
– Ah! Ah! Ah! Ah! Quindi, è facile che i femminielli siano due! Ah! Ah! Ah! Ah!
– Cara cognata – disse, poi, rivolto a Maria Antonietta – Se posso darVi un consiglio, smettetela di buttare via i soldi di Vostro marito e disertate, ogni tanto, il tavolo da gioco anziché gli impegni di Corte ed il talamo nuziale, che le male lingue sono già all’opera da anni! Ah! Ah! Ah! Ah!
Maria Carolina guardò contrariata il marito e costernata la sorella che, a sua volta, lanciò al Re napoletano un’occhiata di fuoco, pensando, fra sé e sé: “Povera sorella mia!”.
– Madame de Noailles, certo che non siete riuscita granché nel Vostro compito di educatrice! Avete mai pensato di lasciare il Vostro posto a qualcun altro dotato di maggiore polso? Ah! Ah! Ah! Ah!
– Maestà, io…. – bisbigliò la nobildonna, sull’orlo di uno svenimento.
– Madame de Polignac, guardateVi bene intorno, mi raccomando! Che non Vi sfugga neanche una carica da fare assegnare al cugino di secondo grado del prozio di Vostro cognato e scegliete bene le Vostre parenti da infilare nel letto del Conte di Artois! Ah! Ah! Ah! Ah!
La Contessa di Artois avvampò dalla collera, il Conte di Artois fece uno sguardo semi compiaciuto mentre la Contessa di Polignac, sfoggiando, con maestria, la sua falsa modestia, rispose:
– Maestà, le cariche di cui il mio beneamato Re ha munificamente onorato i membri della mia famiglia sono state indegnamente accettate nell’esclusivo interesse della Corona e della Francia tutta.
– Allora, se sono state tanto indegnamente accettate, non resta che rimetterle nelle mani di chi le ha elargite! Ah! Ah! Ah! Ah!
– Ditemi – chiese, poi, rivolto al cortigiano che, ormai, malediceva le sue conoscenze linguistiche ed avrebbe preferito trovarsi in qualsiasi altro posto, purché non là – Quell’uomo anziano, dritto come se avesse ingoiato un manico di scopa e dall’aria imperiosa neanche fosse Giulio Cesare, chi è?
– E’ il Generale de Jarjayes, Maestà – rispose quello, detergendosi il sudore della fronte con un fazzoletto.
– Ah! Il padre del femminiello! Toglietegli il vino, allora, che ne ha già bevuto fin troppo! Ah! Ah! Ah! Ah!
– E ditemi, quali di questi gentiluomini è il Conte di Fersen? Si parla molto di lui! Ah! Ah! Ah! Ah!
– E’ quello là in fondo, Maestà – rispose il cortigiano, con un filo di voce.
Il Conte di Fersen chinò il capo, Maria Antonietta avvampò e Luigi XVI sembrò sul punto di scoppiare a piangere mentre tutti i presenti concentravano gli sguardi, alternativamente, sull’uno e sull’altro.
D’un tratto, furono serviti ai presenti gli spaghetti, cortese omaggio degli ospiti stranieri e Re Ferdinando, sotto gli sguardi basiti di tutti, iniziò a mangiarli con le mani, tirandoli su con rumorosi risucchi.
Gli astanti rimasero di sasso: chi trasecolava, chi invocava tutti i Santi del Paradiso, chi soffocava, a stento, il riso e chi motteggiava col vicino. Madame de Noailles era in procinto di avere una crisi di nervi e Luigi XVI non sapeva più dove nascondersi, finché Maria Carolina, al culmine della sopportazione, disse, con voce sibilante e trattenendo, a stento, la collera:
– Maestà, Vi prego, contegno!
– Madame, se, dopo tanti anni di matrimonio, ancora non Vi siete abituata ai miei modi, non Vi resta che tornare in Austria da Vostra madre o voltarVi dall’altra parte! Ah! Ah! Ah! Ah!
Maria Antonietta era del tutto alterata per avere sentito nominare sua madre con così poca riverenza ed oltremodo costernata per l’infausto destino toccato alla sorella.
Luigi XVI, dal canto suo, era diventato pallido come un cencio lavato e si sentiva estremamente provato dalla consapevolezza che i suoi timori stavano prendendo corpo oltre ogni peggiore previsione.
– Mi dispiace soltanto che Madame du Barry sia stata buttata fuori a calci nel deretano. Di tutta la Corte, è l’unica persona che mi sarebbe davvero piaciuto conoscere! Ah! Ah! Ah! Ah!
Maria Antonietta lanciò al cognato una sguardo carico d’odio, nell’udire che, della splendida Corte di cui ella era la Regina, che era stata preparata con tanta fatica e spesa per accoglierlo, a quel detestabile, volgare e fastidioso omuncolo sarebbe andata a genio soltanto quella repellente donna di strada.
I presenti, intanto, cominciarono a scommettere sul se e sul quando la loro Sovrana avrebbe sbottato.
Finiti gli spaghetti, Re Ferdinando disse:
– de Jarjayes, aiutatemi a montare a cavallo! de Girodel, aiutate de Jarjayes ad aiutarmi a montare a cavallo! Voglio perlustrare i boschi qua intorno, così, caro cugino, in una delle prossime giornate, potremmo andare insieme a caccia, che, a quanto si dice, è una delle poche attività che Vi riescono bene! Ah! Ah! Ah! Ah!
Appena ebbe finito di parlare, lanciò un rumorosissimo e puzzolente peto.
Maria Antonietta, al culmine dell’ira, disse:
– Mio caro cognato, la Corte di Versailles non difetta di valletti che potranno aiutarVi a montare a cavallo come e quando vorrete, ma, di certo, questo compito non spetta agli Ufficiali di Sua Maestà!
– Maestà, non preoccupateVi – disse Oscar – posso aiutare il Re a montare a cavallo.
– Lo stesso vale per me – fece eco Girodel.
Re Ferdinando montò a cavallo e partì per il suo giro perlustrativo, restandosene fuori per molte ore, nel sollievo generale.
Al rientro, nel suo pessimo francese, si mise a gridare con voce spavalda e canzonatoria:
– André, strigliami il cavallo!
– Maestà – disse Oscar, con voce imperturbabile, ma ferma – André è il mio attendente e non gli compete strigliare i cavalli della Corte. Uno dei mozzi di stalla assolverà egregiamente quel compito.
– Maestà, Comandante, non temete – si intromise André – Posso strigliare il cavallo anche subito. Per me, non c’è alcun problema.
Detto questo, si diresse verso le stalle con la dignità e la compostezza a lui naturali che avrebbero reso difficile a chiunque distinguerlo da qualsiasi gentiluomo.






Ebbene sì, è proprio vero, Re Ferdinando I aveva dei modi decisamente poco regali. Mangiava gli spaghetti con le mani e, un giorno, se li fece servire pure a teatro, tanto che la moglie si alzò sdegnata e se ne andò. Era un guappo a ruota libera e, nel prosieguo della storia, non farà che peggiorare. 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: _Agrifoglio_