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Autore: lady lina 77    30/09/2017    3 recensioni
E se nella scorsa fanfiction mi riagganciavo al finale della S2, ora mi aggancio a quello della S3. Tutto comincia in quella spiaggia dove Demelza, col cuore a pezzi, si concede a Hugh Armitage. E dopo? Se non fosse tornata a casa, cosa sarebbe successo?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le sue mani erano gentili, esperte, non era la prima donna che aveva amato e questo Demelza lo intuì subito, non era così ingenua. Conosceva bene l'arte dell'amore, gliel'aveva insegnata Ross e per tanti anni aveva creduto che solo con suo marito avrebbe potuto sperimentare un rapporto intimo completo.

Poi era arrivato Hugh, affascinante, dolce, gentile e innamorato di lei... Era incredibile, ma si era innamorato di lei...

C'era stato un tempo in cui nemmeno davanti al più affascinante degli uomini avrebbe ceduto, ma era un tempo lontano quello. Ross non era più da tanto il suo principe azzurro infallibile, l'aveva umiliata e tradita tante volte e in tanti modi differenti, smantellando, mattone dopo mattone, la fede, la fiducia e l'amore infinito che provava per lui ed ora stava cedendo a un altro.

Mentre le mani di Hugh la spogliavano, lì, fra le dune della spiaggia dove tante volte era stata con Ross o a portare a passeggio i suoi bambini, ripensò fugacemente a tutto quello che l'aveva portata fin lì. Il comportamento scostante di Ross, il suo tenerla sempre lontana da ogni decisione presa, il suo agire come se lei non esistesse, le sue parole a volte velenose, come quando le intimava di trovarsi un altro se lui non le andava bene, Elizabeth... Già, sempre Elizabeth. E tutte le bugie che Ross le aveva detto che la riguardavano.

Le era crollato il mondo addosso poche ore prima quando Prudie le aveva detto che aveva visto Ross baciarla, e qualcosa si era rotto dentro di lei. Quella flebile lastra di vetro che teneva insieme il suo matrimonio dopo il tradimento di alcuni anni prima si era spezzata, rotta in mille pezzi. Si era sentita stupida, tradita e umiliata. Era una dannata idiota, come aveva potuto credergli, quando gli aveva detto che era lei l'amore della sua vita? Come aveva potuto essere tanto stupida da rimanere a Nampara con Jeremy per due paroline dolci? Come diavolo gli era venuto in mente di mettere al mondo una figlia, dopo quell'inferno?

Ross non l'aveva mai amata e non aveva mai smesso di vedere Elizabeth di nascosto, probabilmente. E ora quelle sue paure erano realtà, ne aveva le prove! Prudie aveva visto un bacio, ma Ross ed Elizabeth probabilmente nascondevano da anni molto di più. Proprio sotto ai suoi occhi e lei era stata stupida e cieca a non accorgersi di nulla.

La verità, in fondo, non l'aveva sempre avuta davanti? I comportamenti scostanti di Ross, le sue parole taglienti, il suo pensare sempre prima agli altri che a lei, non erano un sintomo sufficiente del fatto che non l'amava?

Il suo cuore era spezzato, mentre si concedeva a Hugh. Lo baciò e si lasciò baciare e accarezzare in tutto il corpo, lo aiutò a togliersi i vestiti, guidò la sua mano ad accarezzarla dove ne sentiva necessità e prima di azzittire la sua mente, si chiese perché lo stesse facendo.

Hugh era dolce, gentile e gli aveva fatto una corte serrata e romantica, l'aveva riempita di attenzioni che per tutta una vita aveva desiderato da Ross ed era intenerita e rattristata per le sue precarie condizioni di salute. Pensare che un giovane così gentile, educato e promettente stesse diventando cieco, le faceva piangere il cuore. E voleva regalargli quel poco di felicità che poteva, resituirgli un momento bello in cambio di quelli che lui aveva dato a lei, facendola sentire amata.

Lei non amava Hugh, sapeva di non esserne innamorata. Ma era innamorata di quei sentimenti che lui rappresentava, puri, appassionati, romantici e sinceri che sapeva essere utopistici da portare costantemente avanti in un vero rapporto di coppia che dura anni, ma era tutto ciò di cui lei aveva bisogno in quel momento.

Voleva amore, ne era affamata e Hugh era lì a darglielo. Fosse arrivato solo il giorno prima, quando ancora non sapeva nulla di Ross ed Elizabeth, gli avrebbe resistito per amore della sua famiglia. Ma ora perché resistere, perché lottare, per cosa? Il suo matrimonio si basava sulle bugie, l'amore era unilaterale e lei aveva lottato come una leonessa per cosa? Perché non cedere all'oblìo, perché non diventare, solo per quel giorno, quell'altra Demelza di cui aveva parlato a Ross? Quella senza figli, senza marito...

Fare l'amore con Hugh aveva un sapore diverso. Il piacere fisico era innegabile, chiuse gli occhi e cercò di ritrovare le sensazioni che viveva con Ross, ma non ci riuscì. Hugh era un amante esperto, attento e premuroso, la toccava con la referenza e la delicatezza con cui si tocca un qualcosa di prezioso, ma non sentiva quel senso di appartenenza che provava ogni volta che faceva l'amore con Ross.

Tentò di ricacciare indietro le lacrime, Hugh non lo meritava. Si sarebbe odiata per quello che stava facendo, non se lo sarebbe perdonata. Ma era affamata d'amore e Hugh era lì ad offrirglielo, senza chiedere nulla in cambio.

Quando lui entrò dentro di lei, la sua mente si annullò e per lunghi istanti fu solo una amante, una donna che si conceceva a un uomo conosciuto per caso da cui si sentiva attratta, una donna senza un passato e, anche se non voleva ammetterlo, senza un futuro. Per lunghi istanti non fu più Demelza di Nampara, sposata con un uomo che la tradiva e mamma di due bimbi piccoli, ma solo una donna alla ricerca di un attimo di amore per se.

Quando tutto fu finito, mentre il vento impetuoso della Cornovaglia accarezzava i loro corpi nudi, Hugh fece per abbracciarla a se, ma lei si irrigidì. "Avete freddo?".

A Demelza venne da sorridere con amarezza. Avevano appena fatto l'amore e si davano del 'voi'. Era ironico, a pensarci bene, ma rappresentava appieno ciò che in fondo erano: due quasi-sconosciuti. Ed era per quello che, nonostante tutto, non si era sentita completamente parte di lui pochi istanti prima, mentre facevano l'amore. Con Ross era diverso, con Ross provava ogni volta la sensazione di fondersi in lui, anche dopo tanti anni di matrimonio. "No, non molto".

Hugh prese la sua giacca che riposava sull'erba a pochi passi da loro, mettendogliela sulle spalle. "Tenetela addosso o vi prenderete un malanno".

"Grazie". Era intenerita dalle sue premure e si accorse di non esserci abituata. Ross era sempre stato un amante dolce ma difficilmente stava a far caso a lei, fuori dalla camera da letto. Difficilmente si era mai chiesto se avesse freddo, se fosse stanca o triste. No, quelle erano premure che probabilmente riservava ad Elizabeth, a colei che amava...

Hugh le accarezzò i capelli e tentò di baciarla sulle labbra, ma d'istinto si ritrasse, rendendosi conto che in quel momento non voleva essere toccata. Si sentiva come una bambola rotta, fragile, come una barca alla deriva senza un porto sicuro a cui tornare. L'idea di rientrare a Nampara la atterriva, dopo quando detto a Ross nel pomeriggio. Nampara era sempre stata la sua casa, il suo mondo, quello dove credeva avrebbe vissuto tutta la vita assieme al suo uomo.

E invece aveva vissuto una frottola e ora lo sapeva. Perché Ross avesse tanto insistito, alcuni anni prima, a farla rimanere, per lei rimaneva un mistero. Avrebbe potuto bloccare il matrimonio fra Elizabeth e George, annullare il matrimonio con lei in qualche modo e sposare la donna che amava e invece...

E invece aveva preferito dare a Elizabeth la ricchezza dei Warleggan che lui non poteva garantirle, vivere da amante e mantenere il suo buon nome di rispettabile uomo di buona famiglia, sposato e con prole.

Meschino, spregevole...

Mai avrebbe creduto di arrivare a pensare questo, di Ross...

Hugh tentò nuovamente di abbracciarla e questa volta lo lasciò fare, mentre una lacrima le solcava il viso.

"State male? Ho fatto qualcosa che...?".

"No Hugh, non siete voi. Sono io ad essere sbagliata".

Hugh le sorrise dolcemente. "Io non vedo nulla di sbagliato in voi".

Demelza scosse la testa. "Ci sono tante cose sbagliate in me e nella mia vita, credetemi. Non sono così perfetta come pensate, perché se lo fossi non sarei quì con voi".

"Amarsi non è mai un errore, Demelza".

"Sono una donna sposata. Il mio matrimonio è pessimo ma la cosa non cambia, resto la moglie di Ross Poldark e l'ho appena tradito. Ed è una cosa che avevo giurato di non fare mai".

Hugh abbassò lo sguardo, stringendole la mano. "Siete pentita?".

"No. Ve l'ho detto, non sono così perfetta come sembro".

"Quando potrò rivedervi?" - le chiese.

"In questi termini, mai più. Non deve succedere di nuovo. Come amico, spero invece di rivedervi presto".

Hugh incassò il colpo con classe, senza protestare. Lo sapeva anche lui che le cose stavano in quei termini. "Vi riaccompagno a casa, si sta facendo buio".

A quella proposta, le si contrasse lo stomaco. "Casa?".

"Sì".

Scoppiò a piangere, non poteva farne a meno. "No, non posso tornare".

Hugh spalancò gli occhi, sorpreso. "Cosa dite? Non parlerete in questo modo per colpa mia, vero?".

Scosse la testa, singhiozzando. "No, non è colpa vostra. Ma fra me e Ross ci sono tanti nodi dolorosi che oggi sono giunti al pettine ed è... un disastro. Devo andarmene".

Hugh la guardò con l'aria di non capirci molto ed in effetti non poteva dargli torto, lui aveva sempre pensato a lei e a Ross come a una coppia fortunata e perfetta. "Non fate cose avventate... Non per me...".

"Non lo faccio per voi, lo faccio per me. Hugh, volete aiutarmi?".

Lui annuì, un po' confuso. "Cosa volete che faccia?".

Demelza assunse un'aria decisa, ricacciando indietro le lacrime. "Torniamo insieme a Nampara a prendere il vostro cavallo e poi...".

"Poi?".

Chiuse gli occhi, pensando ai suoi bellissimi bambini. Non li avrebbe messi a letto quella sera e nemmeno le successive. Li avrebbe persi ma non poteva fare nulla per impedirlo, non sarebbe riuscita a vivere di nuovo sotto lo stesso tetto con Ross. "Portatemi a Illugan. Lì c'è la vecchia casa di mio padre, la sistemerò ed andrà benissimo per me, per viverci".

"No!". Hugh le strinse il polso, deciso. "Illugan è un posto malsano, non è luogo per voi".

"Ci sono nata, ad Illugan. E ci tornerò. Se è vero che tenete a me, portatemi, vi prego".

A malincuore, Hugh dovette arrendersi e annuì. "E Ross?".

"Ross ha la sua vita da vivere" – tagliò corto.

Hugh si morse il labbro. Era preoccupato per lei e per gli effetti di quella decisione, ma per amor suo acconsentì senza fare ulteriori domande.

Si rivestirono e poi le prese la mano. Lo lasciò fare, aveva bisogno del suo calore perché in lei sentiva solo gelo e gli echi dell'amore di poco prima, della passione, erano già lontani.

Tornarono verso Nampara che ormai era pomeriggio inoltrato. Prudie era nell'aia e appena la vide, mano nella mano con Hugh, probabilmente capì subito cosa era successo. "Signora...?".

Demelza non le disse nulla. La sorpassò e con Hugh si diresse alla stalla, a quel magnifico cavallo bianco che aveva portato il poeta da lei.

"Signora" – la inseguì Prudie – "uscite di nuovo?".

"Sì, esco di nuovo".

"Quando tornerete?".

Hugh salì a cavallo e l'aiutò a fare altrettanto. "Da la cena ai bambini e mettili a letto" – le disse, in tono piatto, col cuore che le andava in mille pezzi al pensiero di Jeremy e Clowance. Ma non poteva fare altrimenti, non poteva trascinarli con se nell'inferno di povertà che era Illugan.

Prudie le corse incontro con fare disperato, cercando di afferrare le redini del cavallo. "Quando tornerete?".

Demelza non rispose, non ne aveva la forza. Affondò il viso contro la schiena di Hugh, gli cinse la vita e gli fece cenno di partire al galoppo.

E il poeta ubbidì.


  
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